Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Emy Potter    19/07/2017    1 recensioni
Hester Murray è una ragazza normalissima, non ha nulla di speciale e come tutti ha i propri difetti. La parte paterna della sua famiglia però proviene da Mystic Hill, un semplice paese poco conosciuto dove sono rimasti a vivere sua zia Flo e suo zio Elliot. Tornata dopo anni per venire a trovarli e rimanere una settimana, Hester finirà involontariamente in un universo parallelo dove esiste la magia. Non potendo tornare subito indietro, farà la conoscenza di colui che viene chiamato "Il prescelto", ovvero un ragazzino dalle grandi potenzialità magiche che è destinato a spodestare la malvagia regina del regno. Costretta a stare con lui perché l'unico che può trovare un altro portale, dovrà decidere se tornare a casa il prima possibile o se rimanere per aiutarlo malgrado non abbia alcun potere. Ma potrebbe mai sopravvivere in un luogo tanto pericoloso?
[Anche su Wattapad con lo stesso titolo]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Been tryin' hard
not to get into trouble,
but I, I've got a war in my mind.
So, I just ride, just ride.
"Ride", Lana del Rey.

Passarono due giorni dal nostro arrivo e devo ammettere che furono piuttosto monotoni: ci svegliavamo alle 10:30, facevamo colazione, guardavamo un po' di TV fino a pranzo e nel pomeriggio facevamo tutti qualche gioco da tavolo o aiutavamo gli zii con il loro orto. Era divertente innaffiare, spesso io e i miei fratelli ne approfittavamo per farci qualche gavettone sotto gli occhi divertiti dei nostri parenti. Era uno spietato tutti contro tutti che ci sfiniva a fine giornata, per questo dopo cena andavamo a letto relativamente presto.
Ma quella monotonia, per quanto divertente, cominciava a stancarmi, per cui quella mattina decisi di svegliarmi alle 7:00 per fare un giro in bici. Avevo avvisato i miei genitori il giorno precedente e loro si erano stupiti di quella mia scelta perché non sono mai stata il tipo di persona che intende svegliarsi presto, specialmente se si trattava di fare esercizio fisico, ma ne furono comunque felici e accettarono con piacere. Stare in un posto per troppo tempo mi dava fastidio e avevo voglia di passare per la strada che costeggiava il fiume in modo da godermi un po' di tranquillità. Quella strada la facevo sempre con i miei genitori, prendevamo la bici e seguivamo il fiume fino al paese vicino, dove la mattina facevano il mercato.
Mi è sempre piaciuto perdermi nei ricordi positivi, ma cosa ancora più bella era sognare in quel luogo magico. L'acqua era perfetta e invitante, gli alberi verdi che incorniciavano il paesaggio come in una delle più belle cartoline, con il sottofondo della natura tranquilla e rassicurante.
Un'altra cosa che amavo era l'esplorazione e ora che ero cresciuta ero sicuramente più attenta riguardo al mondo che mi circondava, senza perdere però la mia voglia di fantasticare. Fingevo spesso di essere una ricercatrice che attraversava in uno splendido luogo abbandonato dal tempo, un paradiso inesplorato che solo io avevo l'onore di visitare. Così, quando vidi una grotta, non ci pensai due volte ad entrarci, curiosa di quello che potessi trovarci dentro, lasciando la bicicletta legata ad un albero dal tronco stretto. Utilizzando la torcia del cellulare per farmi luce, presi ad addentrarmi sempre più a fondo, ringraziando il mio buon senso per avermi fatto indossare le mie scarpe da trekking quel giorno, altrimenti sarei scivolata sicuramente.
Facendo attenzione a dove mettessi i piedi, continuai ad entrare sempre di più, trovando un arco di pietra perfettamente modellato. Sembrava esserci una strana nebbia al suo interno, che però faceva intravedere senza alcun problema cosa ci fosse dietro. Curiosa di cosa si trattasse, vi passai attraverso, sentendo un forte senso di freschezza avvolgermi e uno strano attorcigliamento dello stomaco, come quando stai sulle montagne russe. La cosa più insolita fu il fatto che mi ritrovai esattamente nel punto in cui ero uscita, dando le spalle alla superficie ora cambiata: sembrava ricoperta da un liquido argenteo che emanava una forte luce azzurrastra. 
Guardandomi attorno spaesata e spaventata dall'accaduto, non ebbi più il controllo del mio corpo, il quale reagì da solo allontanandosi in fretta da quella grotta singolare. Anche se amavo i misteri e le esplorazioni ero parecchio fifona, l'ho sempre dovuto ammettere.
Girai per un po' in cerca della mia bici, ma di essa non vi era alcuna traccia. Strinsi i pugni e diedi un calcio ad un masso lì vicino quando mi resi conto che me l'avevano rubata. Ero furiosa, eppure l'avevo incatenata ad un albero! Come avevano fatto a portarla via lasciando il tronco illeso?
Capendo che sarei dovuta tornare a piedi, mi incamminai pazientemente verso la strada di casa. Presi il mio cellulare per ascoltare un po' di musica con le cuffie che portavo appese attorno al collo, notando che non ci fosse campo. Non mi stupii troppo di questa cosa, dopotutto ero in mezzo al nulla e il mio operatore telefonico non prendeva proprio ovunque. 
Per tutto il tragitto canticchiai canzoni di Halsey, incurante del fatto che qualcuno potesse sentirmi malgrado fossi abbastanza stonata. Forse anche più di abbastanza, ma cantare mi tranquillizzava.
Sicuramente non mi aspettavo che qualcuno mi spingesse a terra facendomi cadere con il viso sul pavimento. Urlai per lo spavento e quando cercai di voltarmi sentii una mano tenermi i polsi schiacciati contro la mia schiena e spingermi verso il basso, immobilizzandomi. Cercai di tirargli dei calci slanciando le gambe all'indietro, ma l'agressore sembrava averlo predetto perché era fuori dalla mia portata. Se solo fossi stata più agile forse...
"Tienila ferma!" gli ordinò un ragazzino dai capelli bianchi come la neve e gli occhi rossi come il sangue. Doveva avere non più di quattordici anni. La sua corporatura era esile, la voce ancora infantile e la carnagione pallida che sfidava il candido dei suoi capelli. Indossava una semplice camicia bianca con un gilet dalle strisce verticali nere e oro, dei pinocchietti grigi, un paio di calzini bianchi che gli arrivavano poco sotto il ginocchio e scarpe eleganti lucide sporche di fango.
L'altro invece, quello che mi teneva a terra, feci più fatica a vederlo a causa della mia posizione, ma potei notare i suoi capelli neri, la carnagione che sembrava ancora più chiara per il contrasto con il resto e i suoi occhi color ametista dalle pupille allungate come quelle di un gatto. In testa portava un elegante cappello a cilindro nero con il quadrante di un orologio sulla fascia dorata. Il resto non riuscivo a scorgerlo.
lei" disse il corvino, "non può essere nessun altro."
"Chi siete?!" domandai terrorizzata, temevo mi avrebbero fatto del male, "lasciatemi andare!"
"Se lo scordi!" mi urlò contro lo stesso ragazzo, ma l'altro sembrava confuso.
"Cal, aspetta" lo fermò mettendogli una mano sulla spalla, "i suoi vestiti sono strani e-"
"E quindi?" lo interruppe il più grande guardandolo stranito senza però diminuire la forza che usava su di me. Io non sapevo assolutamente di cosa stessero parlando, stava di fatto che non avevo intenzione di essere rapita, violentata, rapinata o chissà cos'altro avessero avuto in mente quei pazzi. Cominciai di nuovo a scalciare con tutte le forze che avevo in corpo, divincolandomi il più possibile per fargli perdere la presa, con ancora più foga di prima. La cosa lo prese alla sprovvista, per cui le sue mani scivolarono dai miei polsi e io ne approfittai per girarmi su se stessa facendolo cadere a terra. Tirando ancora calci e pugni alla cieca in modo che non riuscisse a riacciuffarmi, mi alzai più in fretta di quanto io stessa credessi di esserne capace e corsi il più lontano possibile. Non sapevo dove stavo andando, volevo solo mettermi in salvo, erano i miei istinti più profondi a guidarmi ed io non potei fare altro che ascoltarli senza esitare.
Li sentii corrermi dietro ordinandomi più volte di fermarmi, ma non lo stavo nemmeno ad ascoltare.
Credevo che li stessi seminando, ma la radice di un albero si alzò improvvisamente da sola, prendendomi alla provvista e facendomi inciampare, sbucciandomi le mani e le ginocchia. Feci per alzarmi e riprendere la mia fuga, ma il ragazzino dai capelli bianchi mi saltò sopra e mi bloccò a terra usando il suo peso. L'altro accorse aiutandolo a tenermi stretta, mentre io non davo segni di cedimento: continuavo a graffiare e scalciare alla cieca, sperando di riuscire nuovamente a liberarmi. L'adrenalina mi permetteva di non sentire stanchezza, ma sapevo che appena avessi ceduto un istante sarei crollata.
"Non vogliamo farti del male" mi disse con tranquillità il più piccolo dei due, il fiato corto e le mani che mi stringevano saldamente le spalle.
"Che stai dicendo, Wyatt? È la regina!"
Aspetta, aspetta Wyatt? Avevo sentito bene?
Nello stesso istante mi resi conto che i capelli del ragazzino erano bianchi come il pelo del mio amico animale, così come fui consapevole che il colore dei loro occhi era lo stesso. E poi occhi rossi? Cosa diavolo stava succedendo? Se erano lenti a contatto erano state realizzate davvero bene.
"Non credo sia lei" rispose Wyatt, "non avverto alcuna forza magica e se fosse stato così avrebbe già utilizzato i suoi poteri per difendersi. È qualcuno che le assomiglia molto, ma non è lei."
Ero sempre più confusa, non avevo la più pallida idea di cosa stessero parlando. Cal, intanto, sembrava essersi calmato perché quando lo guardai era molto più tranquillo.
"Credi che sia uscita dal portale?" domandò al più piccolo, il quale annuì lentamente, anche se titubante, per poi dirmi con gentilezza: "ascoltami, ora io ti lascio andare e ti spiegherò quello che sta succedendo, ma tu mi devi dire se sei passata attraverso un particolare arco di pietre all'interno di una grotta."
Io annuii esitante, confermando di averlo attraversato, sperando che mi lasciasse andare il prima possibile. Avevo fatto qualcosa di male? Sarei stata arrestata? E perché erano vestiti in quel modo?
I due si guardarono a bocca aperta, il che mi fece capire che sì, avevo fatto qualcosa che non dovevo.
"Che facciamo?" chiese Wyatt a Cal ed io attendevo solo la mia sentenza.
"Dobbiamo portarla da Cathy."

Nota autrice: Secondo capitolo di questa storia. Spero vi stia piacendo come a me sta piacendo scriverla. Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione in modo anche da incoraggiarmi a continuare, ringrazio in anticipo tutti coloro che lo faranno.
Alla prossima!
Kisses, Emy. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Emy Potter