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Autore: vortix    20/07/2017    1 recensioni
Tarquinio il Superbo non aveva preso molto bene la storia che lui fosse l'ultimo re di Roma, e la monarchia per lui doveva continuare. Ora l'ultimo dei re è tornato in vita e sta cercando di impossesarsi nel fuoco di Estia, la fiamma che tiene in vita non solo Roma ma anche la fede negli dei.
Sarà Chiara, l'ultima semidea in Europa, insieme ad alcuni illustri personaggi a noi conosciuti, che cercherà di fermare il temibile Tarquinio.
Storia post "Le sfide di Apollo".
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Estia, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Reyna/Jason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
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Apro la bocca, per poi chiuderla immediatamente. La riapro per dire qualcosa, ma subito la richiudo, sconcertata.
È il caso che chiami la polizia?
«Io.»
«Proprio te, Chiara.»
«Sei consapevole che mi serve una spiegazione un po’ più complessa perché tu mi impedisca di chiamare la polizia?»
Leo improvvisamente si alza dalla sedia, con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto. «Fantastico, chica! Virus debellato.»
Jason fa per tradurre ma lo fermo immediatamente. «So cosa ha detto, lo capisco l’inglese.»
«Oh, perfetto. -sembra sollevato dalla cosa- Comunque sì, ti devo dare una spiegazione un po’ più elaborata. Beh, noi siamo due semidei. E lo sei anche tu.»
«Semidio vuol dire che sei mezzo umano e mezzo dio. Uno dei tuoi genitori è un dio o dea.» commenta Leo.
Guardo questi due strani ragazzi davanti a me e per poco non scoppio a ridere.
«Come quelli di Percy Jackson?»
Sia Leo che Jason si illuminano in volto. «Lo conosci? -e subito dopo- Ma davvero quel bastardo è così famoso! Andiamo, noi eravamo con lui quando abbiamo salvato il mondo da Gea!» brontola il meccanico.
Jason cerca subito di mediare. «Conosci Percy Jackson? Come hai fatto? Ci hai mai parlato?»
«No, ho visto i film.» rispondo semplicemente.
«I FILM???» Leo sembra sconvolto.
«Ah ora capisci l’italiano, Leo?» lo accusa Jason. «Ci sono dei film su Percy Jackson?» chiede subito dopo a me.
Io annuisco.
«E noi ci siamo?»
«Mmh no. C’è una tipa mora che poi diventa improvvisamente bionda, come si chiamava… Annabel?»
«Annabeth» mi corregge il biondo.
«Se Annabeth scopre che ha sbagliato il suo nome come minimo le taglia la lingua.» sussurra Leo, ma io lo capisco lo stesso e da quello che mi ricordo dal film, quella ragazza potrebbe avere il fegato di farlo.
«Oh poi c’era un satiro, e Crono che sembrava un Transformer. Ma niente Jason e Leo.»
Quest’ultimo comincia a pronunciare qualche parolaccia in spagnolo e io ridacchio.
Come al solito è Jason che continua il discorso. «Quindi sai già tutto? Non ti devo spiegare niente sul Campo Mezzosangue, sul Campo Giove e gli ultimi avvenimenti? Miei dei, che sollievo.»
Alzo immediatamente le mani. «Woah, no semidio dei miei stivali. Io non ho mica detto che ti credo. Percy Jackson è solo un film. (lo so, fa male da dire) Gli dei dell’Olimpo non esistono, voi siete due folli e io sono in ritardo per la mia festa di compleanno.»
«Chiara, Percy Jackson non è solo un film. Percy è reale ed è uno dei miei migliori amici. Abbiamo sconfitto Gea insieme e ora sarà a crogiolarsi nelle sue acque termali personali mentre noi siamo qui a convincerti che è tutto vero.»
Continuo a pensare di dover chiamare la polizia, ma i loro occhi sprigionano disperazione.
Così mi viene un’idea che può smentirli una volta per tutte. «Okay, se siete davvero dei semidei, avrete dei poteri. O almeno nel film era così. Fatemi vedere cosa siete in grado di fare.» A meno che non mi tirino giù la casa con la forza del pensiero questi due sono ubriachi e io chiamo la polizia. A proposito, dove caspita è finita mia madre?
Leo e Jason si guardano come se avessero fatto bingo.
«Io sono figlio di Giove.» si presenta Jason, e apre la mano davanti a me, creando improvvisamente un piccolo vortice d’aria. Rimango a bocca aperta, cercando di capire quale sia il suo trucco, fino a che non mi accorgo che i miei piedi non stanno più toccando terra.
Il mio cuore si ferma per un secondo, finché Mister Vento non mi mette giù.
«Ma che cazzo?» grido non appena tocco di nuovo terra.
«Sono quasi sicuro che abbia imprecato. -esclama Leo, ridendo, per poi avvicinarsi a me- Io sono figlio di Efesto e sono piuttosto…hot.»
«Con “hot” intende cretino?» chiedo, ma la fiamma che esce dalla sua mano mi fa rimangiare tutto quanto.
Ci metto parecchi minuti a metabolizzare tutto quanto.
«Quindi tu sei figlio del padre degli dei, però in forma romana, e sai evocare aria e far volare le persone. Mentre lui invece è figlio della versione greca del dio Efesto e lancia palle infuocate.» Cerco di riepilogare tutto quanto camminando avanti e indietro per la mia stanza, scioccata dagli ultimi avvenimenti.
«Vedo che non ci hai messo tanto a capire. Molti ancora si confondono.» commenta Jason seduto sul mio letto.
«Ragazzi, sto morendo di fame. Posso prendere qualcosa dal frigo?» chiede Leo, e io gli rispondo in inglese spiegandogli dov’è la cucina.
Quando il figlio di Efesto è uscito dalla mia stanza torno a Jason. «E spiegami, perché gli dei avrebbero due versioni? Si, so che a Roma i nomi sono cambiati, ma le “persone” non sono sempre le stesse?»
«Purtroppo no, alcuni dei sono rimasti tali e quali nel passaggio greco-romano, ma molti invece sono cambiati nella personalità, quasi diventando completamente diversi dalla loro forma precedente. Si sono…evoluti, diciamo così.»
«Come se fossero dei Pokemon, insomma.»
«Pokemon?»
«Lascia perdere.» dico, confusa. «Ma passiamo alla parte in cui mi dici di essere la persona che salva l’intera umanità. A malapena non brucio un toast, cosa volete da me?»
Il figlio di Giove si gratta il capo. «Sono passati solo pochi mesi da quando Apollo è tornato nella sua forma divina e a quanto pare i problemi non sono finiti. Alcuni dicono che uno dei re di Roma si sta annoiando e vuole distruggere tutto il nostro mondo per costruirsene uno tutto suo.»
La mia faccia gli fa capire che non ha risposto alla mia domanda. E così continua a parlare. «Come ben sai, prima degli imperatori, a Roma vigeva la repubblica, e prima della repubblica la monarchia. Tutte queste forme di potere influenzano e alimentano tuttora l’intero impero, specialmente l’Italia, e con esso le persone. Questo Paese trasuda di potere e magia e Roma è ancora una delle città più potenti al mondo; i mortali non se ne rendono conto, ma noi sì. La maggior parte dei semidei vive in America perché ora è quella il centro del mondo, ma a quanto pare ce ne sono ancora in Europa, e tu sei l’ultima, l’ultima ad aver vissuto in uno dei Paesi più potenti al mondo. È come se tu avessi assorbito tutto il potere che questa terra trasuda, il che ti rende più forte che mai e anche parecchio rara. Non so se mi spiego.»
Non rispondo subito, rimanendo in un gelido silenzio.
«E voi vi aspettate che…?»
«Che tu ci aiuti a sconfiggere il male. E a riconoscere finalmente quello che sei.»
«Io non sono una semidea. Ho due genitori mortali. Non ho poteri. E da quello che ricordo dalla storia i semidei si rivelano a quanti…dodici anni?»
Jason scoppia a ridere e nello stesso momento Leo torna nella mia stanza con in mano un panino al prosciutto. «Quella è una leggenda. Non potremmo mai mandare dei bambini di dodici anni in una missione e svelare la loro identità. Sarebbe come condannarli al suicidio. Diciamo che i poteri o si rivelano subito se nasci in un luogo stimolante come il Campo Mezzosangue oppure si rivelano sui sedici/diciassette anni.» risponde educatamente Jason.
Come se ci fosse tanta differenza tra dodici e sedici anni.
«Obiezione. Io di anni ne ho venti e ancora zero poteri.»
«Forse perché non ci hai mai fatto caso, non sai nemmeno a quale genitori divino appartieni.»
«E prima non avevi ancora incontrato Leo Valdez, chica.» continua il ricciolino, con la bocca piena di pane.
Sia io che Jason alziamo gli occhi al cielo, ma subito dopo scoppiamo a ridere.
Improvvisamente però smetto di farlo: se questi due mi stanno dicendo la verità, vuol dire che uno dei due miei genitori non è realmente un mio genitore.
La rabbia mi sale in petto prima che io possa accorgermene. Mi sento in qualche modo… tradita.
Jason sembra intuire cosa stia passando per la mia testa. «Tranquilla, è comprensibile che tu prova un’immensa rabbia. L’abbiamo provata tutti, chi di più, chi di meno. Ci farai l’abitudine. In ogni caso non aspettarti che il tuo genitore divino d’ora avanti si faccia vivo ogni giorno e viviate le giornate l’uno accanto all’altra. Gli dei sanno essere molto freddi e distaccati.»
«È vero, io avrò visto mio padre si e no tre volte.» continua Leo, questa volta con un tono leggermente amaro.
Oh mio dio, è una cosa tristissima. Al posto della rabbia ora interviene l’angoscia; tutto questo è troppo per essere metabolizzato in una sera.
Mentre continuo a camminare lungo la mia camera da letto, mi viene in mente un’altra domanda da fare. «Un’ultima cosa, come avete fatto a trovarmi?»
«Chirone è riuscito a localizzarti su una mappa magica. Guarda.» Jason apre il suo zaino e tira fuori una cartina del mondo. Non appena la guardo noto subito che il continente americano pullula di luci più o meno brillanti, mentre il resto del mondo è quasi nero, a parte una luce in Egitto, una in Russia e una… dove abito io.
«Ogni luce equivale ad un semidio o semidea. Come puoi vedere gli Stati Uniti sono un po’ sovraffollati.» mi spiega Leo.
«È grazie a questa che ti abbiamo trovata, altrimenti a quest’ora saremmo ancora a Pisa e avremmo già distrutto la famosa torre.» commenta Jason, lanciando uno sguardo a Leo.
Quest’ultimo sembra prenderla sul personale. «Ti ho già detto che non sapevo che quella torre fosse storta di proposito. Annabeth non ne aveva mai parlato, okay?»
«Ad ogni modo per un semidio queste terre, l’Europa nello specifico, sono molto pericolose. Tu non dovresti essere qui. Sono anche abbastanza impressionato di come tu non abbia mai incontrato un mostro prima d’ora.» Jason torna a rivolgersi a me, ma io non lo ascolto; la cartina davanti ai miei occhi continua a brillare e io ne sono incantata. «…e insomma siamo venuti qui perché devi venire con noi al Campo Mezzosangue, fare l’iniziazione, addestrarti e bla bla bla…»
«Ehi amico, tu l’hai fatta semplice. Non hai mica raccontato di quante volte abbiamo rischiato la vita per trovare lei. Rifare il viaggio verso l’Italia una seconda volta non era uno dei miei obiettivi.» commenta Leo, fumando leggermente alle orecchie e con un tono decisamente amaro.
Jason lo ignora.
Finalmente distolgo lo sguardo dalla cartina e rimango fissa sulle parole “portarti al Campo Mezzosangue” “rito di iniziazione”, “addestrarti”. Cosa? Già ho l’ansia.
E pensare che l’ultima mia preoccupazione era quella di non sapere cosa mettere per la festa di stasera.
Già! La mia festa! Guardo l’orario sul mio cellulare e trasalisco.
«Oh mio dio, è tardissimo! Mia madre dove è finita?»
Esco immediatamente dalla mia stanza e corro al piano terra, per controllare se la macchina di mia madre è parcheggiata nel vialetto, ma non vedo nulla.
I due ovviamente mi seguono come due cagnolini.
«Mia madre non è tornata ed è via da troppo tempo.» la mia voce si incrina leggermente. Non è da lei stare via per così tanto tempo senza avvisare. E se le fosse successo qualcosa?
Un panico più grande si infiltra nella mia mente. E se fosse successo qualcosa anche a mia sorella?
Mi avvicino al telefono di casa, ma Jason me lo toglie dalle mani.
«Ehi! Cosa intendi fare?»
«Chiamo mia madre. Cosa vuoi che faccia?»
«Non puoi.» ribatte lui.
«Oh sì che posso.»
«I semidei non possono usare il telefono. Attirerebbe un sacco di mostri, e qui ce ne sono parecchi.» questa volta ad intervenire è Leo, che sembra essere d’accordo con Jason.
«E secondo voi con cosa dovrei contattare mia madre? Con un piccione viaggiatore, segnali di fumo?»
«Beh per i segnali di fumo io posso essere utile.» dice Leo, ovviamente non comprendendo il mio sarcasmo.
Jason ha ancora il telefono di casa tra le mani, ma io ho un’altra soluzione.
Dalla tasca dei pantaloni tiro fuori il mio Iphone e compongo il numero di mia madre prima che i due se ne accorgano.
«No! Oh per Giove, Leo preparati a combattere.» sussurra Jason.
Rimaniamo in attesa di una risposta, finché non risponde la segreteria telefonica e io lancio un grido di frustrazione.
Riprovo ancora, ma nessuno risposta.
Prima che io possa anche solo pensare ad una soluzione o chiamare mio padre, sento un tonfo molto più potente e chiassoso di quello che hanno provocato i due sul mio balcone poco fa.
Ci dirigiamo immediatamente sull’uscio di casa mia e la prima cosa che vedo è la macchina di mia madre scaraventata vicino al muretto e accasciata sull’erba del prato, con qualche sbuffo di fumo che proviene dal motore.
 
 
 
…..
Saaalve a tutti!
Eccoci al secondo capitolo. Vi confesso che mi sto divertendo un sacco a scrivere questa storia, spero per voi che sia lo stesso nel leggerla. Qui cominciano a chiarirsi un po’ di cose, e si spiega perché la protagonista è così importante. So che può essere strano infilare un personaggio così “vicino a noi” (in quanto italiani) nella storia, ma c’è il suo motivo. Dopotutto noi viviamo nella patria dell’impero romano, qualche importanza dovremmo pur avercela.
Come avrete anche notato, sto cercando anche di rendere Jason e Leo più simili possibile ai libri originali, perché non saprei come descriverli altrimenti.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se avete qualche domanda potete scrivermi nelle recensioni/commenti, sarò felice di rispondervi il prima possibile.
Ci si vede al prossimo!
Potete trovarmi su
Twitter- @glaukopsis
Un bacio, Claire.
   
 
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