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Autore: Lady I H V E Byron    20/07/2017    0 recensioni
Una conferenza sul cambiamento climatico.
Una possibilità di salvezza per il mondo dall'effetto serra.
Un'improvvisa esplosione.
Un caso da risolvere.
Un inganno da sventare.
Il mondo sembra essere nelle mani di un investigatore privato un po' scemo e quattro musicisti un po' imbranati.
P.S.: sia chiaro, i musicisti lo fanno solo per il loro spettacolo, non per un insensato senso di giustizia...
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto dei capitoli precedenti: Un pazzo falso terrorista di nome Vittorio Salverini ha fatto quasi saltare in aria l'Istituto Meteorologico con la speranza di far sospendere una conferenza sul clima tenuta da un famoso climatologo, Marco Auditore, e appoggiato dalla Quarta Orchestra, un gruppo di cabaret che mescola musica e comicità, ma fuori di testa anche nella vita reale. Per indagare su questo fatto, viene inviato un investigatore di Grosseto, Francesco Milanelli, un giovane un po' imbranato e facilmente tendente al delirio, cugino del tenente Milanelli del distretto di polizia di Rieti. Alle indagini si uniscono anche i quattro musicisti, preoccupati più per il loro spettacolo che per il resto. Ma Auditore viene rapito da Salverini, con l'intenzione di sostituirlo con un sosia, Vincenzo Arcattati, per fare una conferenza fasulla, e si scopre, inoltre, che ad aver inviato l'ordine, sia di far esplodere l'istituto Meteorlogico che di rapire Auditore, altro non è che Alfredo Nereo, magnate petrolifero, padre di Matteo, un ragazzo che da tempo fa la corte (con lo scopo di estorcerle informazioni sulla conferenza) a Lisa Vellei, nipote di Marco Auditore, una ragazza di cui l'investigatore Milanelli è innamorato da tempo. Le indagini portano a Salverini, ma un casino provocato dai quattro musicisti lo fa fuggire. Nel frattempo, nessuno si rende conto che Auditore è cambiato, se non Francesco, leggermente insospettito dal suo strano comportamento durante una cena di gala, dove aveva deciso di affrontare Nereo padre e figlio, parlando loro di Salverini. Ma si verifica l'ennesimo incidente e a Francesco non rimane altro che scusarsi con Lisa per il suo comportamento sospetto nei confronti di Matteo. Ma Salverini è ancora in giro...

--------------

Casa Auditore.
Ore 23:20.
Una piccola villetta a schiera con un grande orto dietro.
Lisa, guidata dalla luce esterna, provvista del tubo usato come innaffiatoio, stava innaffiando tutte le piante lì presenti. Marco Auditore vantava un grande orto, coltivava verdura e frutta, che poi venivano consumate in casa.
Più kilometro 0 di così…
Aveva persino piante esotiche, come l’albero di banane e un baobab. Nessuno sapeva dove li avesse trovati e come fosse riuscito a portarseli a casa, a Rieti, ma, fidatevi, è meglio non fare domande…
Una Punto completamente ammaccata parcheggiò lì davanti: Francesco uscì, vestito ancora con lo smoking, prendendo un mazzo di fiori esagerato. Infatti, sembrava fosse cresciuta un’intera foresta nella macchina. Aveva preso fiori di vario tipo, rose, gigli, tulipani…
Tutti fiori che rimasero nella portiera, chiusa appena prima che l’intero mazzo fosse uscito.
Dall’altro lato della strada, in una Panda Rossa, ci stava lui, Vittorio Salverini. Era rimasto fuori casa Auditore, in attesa del momento giusto per entrare.
Si accese un sigaro, prima di uscire.
Nel frattempo, Lisa era rientrata in casa, andando in cucina. Stava mettendo del latte in un frullatore quando sentì suonare.
Appena aprì la porta si illuminò.
-Francesco!-
Il giovane appariva come agitato: non poteva essere altrimenti, di fronte alla ragazza che gli piaceva.
-Lisa, io…- balbettò –Volevo dirti quanto mi dispiace per stasera, per le altre volte.-
Lei storse la bocca e scosse la testa.
-Oh, Francesco…- fu l’unica cosa che riuscì a dire.
-Lisa, devo parlarti.- tagliò corto lui, deglutendo –Posso entrare?-
Nessuno dei due era mai andato a casa dell’altro. Meglio tardi che mai, no? E poi non c’era nemmeno Marco.
-Sì, va bene.- annuì, voltandosi verso l’interno –Entra pure. Scusa se troverai un po’ di disordine in giro…-
Era il momento di darle il mazzo di fiori, pensò Francesco. Ma quando le porse quello che aveva sulla mano destra notò che era rimasto solo l’involto. Lo gettò alle sue spalle prima ancora che la ragazza tornasse a guardarlo.
-Mi stavo facendo un frullato.- proseguì Lisa –Ne vuoi un po’?-
-Beh… perché no?- rispose lui, entrando.
L’interno della casa sembrava più grande rispetto a come sembrava da fuori: i muri erano dipinti di un colore caldo, quasi argenteo opaco e la moquette era del medesimo colore. I mobili erano sicuramente Ikea.
-Non puoi restare a lungo.- disse la ragazza, tornando in cucina –Zio Marco potrebbe tornare da un momento all’altro e non so come spiegare la tua presenza senza che gli vengano in mente strani pensieri…-
Strani pensieri… proprio quelli che stavano girando nella mente del giovane a vedere Lisa. Erano da soli in casa. Poteva essere un’occasione perfetta se solo lei non fosse…
-Lisa, per caso sai cosa dirà tuo zio, nella conferenza di domani?- domandò, cercando di scacciare tali pensieri.
Lei, in quel momento, stava cercando qualcosa in frigorifero: prese una vaschetta di fragole e un paio di banane.
-Beh, ha intenzione di mostrare gli effetti del calore serra dalla prima Rivoluzione Industriale a oggi, e spiegare come sono aumentate le temperature nel corso degli anni, come spiega la locandina.- spiegò, posando sul tavolo quello che aveva preso, per poi tornare nel frigorifero –Inoltre, ha intenzione di sostenere una politica energetica efficiente a livello nazionale e proporre nuovi tipi di energie rinnovabili, come quella eolica e solare. Forse si estenderà anche a livello continentale e mondiale, se all’Unione Europea aggraderà.-
Quest’ultima parte suonò nuova alle orecchie dell’investigatore. Sapeva solo della conferenza sul clima, ma proporre nuove energie rinnovabili a livello nazionale…?
-E chi altri lo sa questo?- domandò.
-Solo io e la Quarta Orchestra.- fu la risposta; la voce fece quasi eco, poiché Lisa aveva infilato completamente la testa dentro il frigorifero. Ai piedi aveva le babbucce di Snoopy.–Naturalmente l’ho accennato a Matteo.-
Matteo. I nodi stavano per venire al pettine. Questo spiegava molte cose. Salverini, l’esplosione…
-E se il presidente decidesse di prendere in considerazione di avviare una politica nazionale a favore delle energie rinnovabili, chi ne verrà svantaggiato?-
Lisa era completamente entrata nel frigorifero (e quanto diavolo era lungo?!), insieme alle babbucce di Snoopy, ma udì ugualmente la domanda.
-Beh, il carbone, il petrolio e il nucleare.- Lo sportello si chiuse alle sue spalle –FRANCESCO!- chiamò, bussando.
Il giovane la aiutò ad uscire, prendendola per mano. Com’era confortante il suo tocco.
La ragazza aveva preso altre cose, tutte da mettere nel frullatore.
-Ancora un’ultima cosa…- riprese lui, mentre il frullatore veniva azionato –Ieri tuo zio mi aveva riconosciuto, da quanto mi ha detto, dalle foto e dalle notizie sui miei casi che avevi ritagliato dai giornali, e mi ha anche dato del “tu”, eppure stasera non sapeva neppure chi sono, oltre ad avermi dato del “lei”…-
-Infatti è molto strano…- osservò Lisa, mentre metteva la banana nel frullatore, prima delle fragole –Ma è molto stressato, ultimamente. Tutta la nazione sembra ormai dipendere dalla sua conferenza… Non ti sentiresti così anche tu, se avessi una grossa responsabilità sulle tue spalle?-
Francesco non ce la fece a contraddirla: si rese improvvisamente conto che, ormai, il destino del mondo era nelle sue, di mani, se i suoi sospetti erano fondati.
-Lisa, tu vivi con tuo zio da almeno… tre anni?- riprese –Sai, per caso, se ha qualche segno particolare? Un neo, un tatuaggio, i piedi palmati, una terza narice…?-
Lisa, intanto, stava mettendo ingredienti su ingredienti nel frullatore: salsicce, merendine, zucchine…
Un miscuglio che fece storcere il naso all’investigatore.
-Beh, ha due voglie color cioccolato sui fianchi…- fu la risposta, preceduta da una lieve risata –Mamma mi ha raccontato una storia su quelle voglie che mi fa ancora ridere. Mia nonna, quando era incinta di mio zio, aveva voglia di cioccolato, in blocchi belli grossi. Solo che erano poveri e non potevano permetterselo, quindi sua madre, nonché mia bisnonna, le diceva “Toccati i fianchi”. Forse è per questo che ha quelle voglie.-
-Sì, mi rendo conto…- fu l’unico commento –E per caso hai notato qualcosa di diverso in lui?-
La ragazza spense il frullatore, per poi mettere il miscuglio (di un colore nero sospetto) in due bicchieri, storcendo la bocca.
-Effettivamente… questa è la seconda sera che si scorda di innaffiare l’orto…-
-Beh, non ci vedo niente di strano. Può capitare a chiunque di scordarsi di innaffiare le piante…-
-Non lui. Esattamente come mia nonna, zio Marco VIVE per l’orto. Anzi, lui stesso crede di essere nato da un cavolo, eheh…! Ogni sera, prima di andare a letto, va nell’orto e innaffia, anche se torna alle quattro di notte. In quei momenti, mi invia un messaggio con scritto “Non preoccuparti per le piante, ci penso io al mio ritorno”. Ma è da un paio di sere che non mi invia il messaggio e quindi le sto innaffiando io.-
-Interessante…- osservò Francesco, mettendosi un dito sotto il mento –E c’è altro?-
-Beh… prima mi arrivava alle spalle, nel senso di altezza, adesso mi arriva al mento, stamattina si è scordato di darmi il bacio prima che uscissi per andare all’università, com’è solito fare tutti i giorni, e… sì, pare sia diventato mancino.-
Lisa ebbe un’illuminazione improvvisa dopo aver pronunciato quelle parole, notando soprattutto l’espressione sgomenta dell’amico.
-Aspetta un attimo!- esclamò, con aria severa e incrociando le braccia –Francesco! Cosa stai cercando di dirmi?! Che Matteo e suo padre hanno trovato una copia di zio Marco e domani questo sosia farà una falsa conferenza?!-
Francesco alzò le sopracciglia, sorpreso.
-Che idea brillante!- osservò -Molto meglio di quella cui ero arrivato io…-
La ragazza prese quella frase come una presa in giro bella grossa.
Infatti, alquanto irritata, afferrò il braccio del giovane, stringendolo.
-Francesco! Questo è assurdo!- esclamò -Non riesco a spiegarmi questo tuo strano comportamento, da quando ci siamo rivisti! Il tuo lavoro ti ha dato proprio alla testa! Basta che qualcuno faccia qualcosa che a te non piace e lo accusi di chissà quale reato!-
-Lisetta, mi stai facendo male.-
Mancava poco che il braccio si rompesse a quella presa.
Lei ritirò la mano, quasi imbarazzata. In realtà, non era irritata tanto per le parole dell’amico, quanto per l’uragano di sentimenti contrastanti che si stava svolgendo dentro di lei. O forse era un semplice sintomo di meteorismo.
Qualunque cosa fosse, tirò su con il naso, osservando il suo bicchiere, ancora colmo del frullato nero.
Non voleva nuovamente incrociare lo sguardo di Francesco, per evitare che le leggesse dentro e comprendesse i suoi veri sentimenti.
-Che altro vuoi da me?- domandò, coprendo ogni suo disagio.
-Ehm… posso usare il tuo telefono? Il mio cellulare è scarico e non ho il ricaricabatterie.-
Una telefonata. Almeno quello non poteva certo negarglielo.
-Beh… sì, perché no?- accettò, con aria stoica, come se volesse andarsene il prima possibile da quella stanza e da Francesco –Se permetti, vado a farmi una doccia. Il cordless è lì in salotto. Quando hai finito, puoi pure andare. Ciao ciao…-
Se ne andò, senza aggiungere altro. Entrambi avevano la malinconia e imbarazzo insieme stampati sul volto. Erano da soli, forse era l’occasione buona per dire cosa entrambi provassero reciprocamente.
Ma cercarono di togliersi tali pensieri dalla testa e fare cosa dovevano fare.
Non fu difficile trovare il cordless, per l’investigatore, che, appena preso, compose il numero del cellulare del cugino.
Non si era accorto di Salverini, entrato furtivamente in casa dalla porta finestra della cucina, con vista sull’orto.
Aveva una pistola in una mano e si muoveva con passo felpato. Aveva le scarpe da ginnastica, per fare meno rumore.
Intanto, Lisa, privata dei suoi abiti, era entrata in vasca da bagno, ma si fece la doccia. Tirò ugualmente la tendina, pur sapendo che Francesco sarebbe uscito subito dopo la telefonata. Entrambi stavano quasi pensando la stessa cosa: che anche lui entrasse in bagno e si unisse a lei.
La ragazza scosse la testa dicendosi “No! Tanto non lo farà mai…” e prese il suo cellulare, alla ricerca di una canzone che la accompagnasse durante la doccia.
-Ettore?- disse il giovane, appena udì una voce dall’altra parte del telefono –Sono io, Francesco. Scusa se ti chiamo da un numero fisso, ma il mio cellulare si è scaricato. Comunque, ho degli aggiornamenti sul caso. Dillo ai quattro schizzati, che vogliono sempre essere aggiornati, per il bene del loro spettacolo. Come sarebbe a dire che sono finiti in un ospedale a Frosinone?! Manda loro dei biglietti del treno e dei nuovi cambi di vestiti.-
L’ex-lottatore gli era passato accanto e lui non se ne era accorto. Infatti, entrò furtivamente nel bagno.
Non stava cercando lui, ma Lisa.
La ragazza aveva trovato finalmente una canzone da cantare per tenersi compagnia.
L’uomo era entrato proprio quando iniziò.
Delle corde strimpellate.
Poi, una voce quasi irritante, per lui. Insieme, la voce stonata di Lisa.
Salverini era tentato di sclerare ancor prima di sparare, ma cercò, seppur a stento, di contenersi, mentre metteva il silenziatore alla pistola e caricare un colpo.
Poi, giunse il ritornello.
 
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Era troppo. Non poteva più resistere. Peggio di un cane a contatto con gli ultrasuoni, o un orecchio umano esposto a lungo al suono di un flauto dolce.
-ADESSO BASTA!- esclamò, facendo zittire la ragazza, mentre la canzone andava avanti; allarmata, si affacciò dalla tendina, attenta a non farsi vedere nuda; davanti a lei c’era l’uomo che aveva visto due sere prima –NON NE POSSO PIU’! SEI STONATA! E’ PIU’ INTONATA UNA SCIMMIA UBRIACA! UH! UH! UH! VAFFANCULO TE E QUEL CRETINO DI GABBANI!-
Seguì un urlo: si era fatto scoprire!
-FRAAA!!!- chiamò lei, sperando che fosse ancora in casa.
Lo era. E sentì l’urlo. Si precipitò in bagno, notando Salverini che puntava la pistola verso la ragazza.
-Tu non la tocchi!- esclamò, prendendolo alle spalle, come se volesse salirgli sulla schiena.
Per fortuna, nonostante l’altezza del giovane, il sicario era abbastanza robusto da sostenere il suo peso e non cadere, ma barcollò ugualmente, mentre l’altro cercava di disarmarlo.
La pistola sfiorò la tendina, anzi, la toccò proprio, a tal punto da scostarla e rivelare Lisa nuda, che guardava quello “spettacolo”, ancora scossa dalla presenza dell’uomo. Non si era resa conto di essere scoperta, fino a quando Francesco e Salverini si fermarono, guardandola con aria sorpresa.
Dopo aver scoperto il perché di quegli sguardi strani, la ragazza osservò in basso, trovando la risposta, e richiuse la tendina tra l’imbarazzato e l’offeso.
A Salverini non faceva alcuna differenza vedere una donna vestita o nuda, da quante ne aveva uccise, mentre il giovane aveva ancora lo sguardo da pesce lesso.
-Chi eri tu, Simonetta Cattaneo…?- mormorò, con l’immagine della ragazza che amava nuda ancora viva nella sua mente.
L’uomo sentì qualcosa sfiorargli il fondoschiena, il che lo spinse a dare una gomitata al suo “aggressore”, staccandolo da sé. Francesco andò a sbattere contro il lavandino, quasi rompendosi la schiena.
Non fece in tempo a muoversi, che la mano grossa dell’ex-lottatore gli strinse la gola, mentre con l’altra mano teneva uno spazzolino elettrico, che azionò e gli mise in bocca.
L’investigatore non comprese il motivo di quella mossa, ma percepì la schiuma che gli usciva dalla bocca.
Sarebbe morto soffocato se non avesse reagito. Tastando a vuoto, toccò qualcosa di liscio e dalla forma di una pistola, sebbene più grande.
Senza indugio, azionò il phon e lo puntò agli occhi di Salverini. Questi, inizialmente, cercò di resistere al calore, ma i suoi occhi non ce la facevano più a rimanere aperti. Cedette, mollando la presa sul giovane, mettendosi le mani sugli occhi.
Francesco, ormai libero, si asciugo la bocca dalla schiuma, pronto a sferrare un ultimo attacco.
Ma l’uomo lo bruciò sul tempo: prese un asciugamano e lo lanciò contro di lui, centrando in pieno la faccia.
L’investigatore si dimenò, come il protagonista del film “Alien” quando aveva l’alieno sopra la testa, prima di liberarsi.
Salverini, approfittando di quella situazione, pensò di scappare dalla stessa porta da cui era entrato, ovvero dalla porta finestra della cucina. Tuttavia, si era scordato degli scalini e, quindi, cadde, inciampando.
Francesco lo raggiunse in quel momento: lo trovò praticamente con la testa dentro la terra, come uno struzzo dormiente.
Guidato dalla luce esterna, notò qualcosa uscirgli dalla tasca.
Un biglietto.
Lo prese, sorridendo soddisfatto.
-Proprio come sospettavo…- mormorò, prima di tirare fuori la testa dell’uomo dalla terra –E ora, in piedi, terrone! Dovrai rispondere a parecchie domande…-
Sperava avesse perso i sensi, in quel frangente. Invece, l’ex-lottatore alzò improvvisamente lo sguardo, dritto verso l’investigatore, sorridendo come un maniaco.
Lo colpì velocemente sullo stomaco, facendolo piegare, prima di mettergli nuovamente una mano sulla gola e quasi appendendolo al muro.
Sguainò un pugnale e cercò di accoltellarlo. Francesco, però, riuscì a bloccargli la mano. Salverini era molto forte, non sapeva per quanto avrebbe resistito.
Trovò la sua salvezza proprio accanto a lui: il tubo usato poco prima da Lisa per innaffiare le piante.
Allungò il braccio libero, mentre con l’altro faceva ancora la prova di forza con l’ex-lottatore, e prese il capo iniziale del tubo, infilandolo velocemente dentro la bocca dell’altro.
 Colto di sorpresa, questi si fermò, lasciando libero l’aggredito, che, rapido, aprì l’acqua.
Salverini sentì il proprio corpo riempirsi d’acqua, senza riuscire a liberarsi. Il tubo aveva la testa simile a quella di una doccia, era difficile aprire ulteriormente la bocca per toglierlo.
Dimenarsi servì a poco.
Ormai era sconfitto.
Francesco ridacchiò, per la vittoria, prima di accingersi a chiudere l’acqua. Tuttavia, la leva si ruppe.
Questo poteva dire solo una cosa, e la constatò notando il ventre del sicario farsi sempre più gonfio.
Rapido, l’investigatore salì le scale e bussò alla porta finestra, che si era chiusa da sola.
-LISA! LISA!- urlava, bussando forte.
Dei bottoni partirono dalla giacca di Salverini.
Il giovane riuscì ad entrare, prima che fosse troppo tardi.
Lisa, che gli aveva aperto, lo abbracciò forte. Aveva ancora i capelli bagnati e l’accappatoio.
Quel gesto lo stupì.
-Oh, Fra, mi sono così spaventata…!- esclamò, trattenendo le lacrime, lieta di vederlo ancora vivo.
Un improvviso botto la spaventò di nuovo.
Francesco sapeva di cosa si trattava, infatti spinse l’amica verso il salotto, per non farle vedere.
-Cos’è stato?-
-Ehm… niente di particolare.- rispose, imbarazzato, l’investigatore –Ma temo che tuo zio sarà molto arrabbiato, appena rivedrà il suo orto…-
Lisa non comprese tali parole: pensava ancora a Salverini, alla pistola puntata verso di lei. Le era passata tutta la vita davanti. Era una vera noia.
Ma più di ogni altra cosa, non capiva perché l’ex-lottatore volesse uccidere lei.
-Perché io?- domandò, singhiozzando ancora dallo spavento –Perché voleva uccidermi? Chi vuole ucciderti, Fra?-
Fra.
Non l’aveva mai chiamato così. Forse lo shock era stato talmente forte da farla delirare.
-Fino a stasera solo la compagnia telefonica.- ripose, mentre aiutava Lisa a sedersi sul divano del salotto –Ma credo che ora sia uno scagnozzo di Nereo. Aveva questa con sé.- tirò fuori un bigliettino, lo stesso che aveva preso da Salverini.
-Aveva questo con sé…?-
Lesse col pensiero il contenuto di quel biglietto:
 
Nome: Vittorio Salverini
Pass di accesso per porto di Nettuno.
Compagnia Esagono
Banchina 13
Proprietà di: Alfredo Nereo
 
Un improvviso sussulto allo stomaco fece quasi paralizzare la ragazza, mentre il suo respiro mancò per un attimo.
Si abbandonò completamente al divano, come un cadavere.
-Oh, Fra!- esclamò, sotto shock, mentre l’investigatore prendeva posto accanto a lei –Mi sento così stupida! Non avrei mai dovuto dubitare di te!-
Si mise a piangere, mentre una mano le accarezzava la schiena, per consolarla.
-Oh, non fare così…- mormorò, percependo la sua delusione –Come potevi sapere che il ragazzo con cui uscivi fosse un pazzo, violento e assassino, esattamente come il padre?-
-Dobbiamo aiutare zio Marco!- esclamò lei, ripensando a quanto aveva detto poco prima, sul sosia –E’ in pericolo!-
-Sì, lo hai detto…- rifletté lui –Probabilmente lo tortureranno e poi lo uccideranno.-
Quelle parole non la consolarono di certo. I suoi singhiozzi di vergogna erano sempre più forti.
-Ed è tutta colpa mia…!-
-Cominceranno strappandogli le unghie dei piedi. E poi continueranno con i peli del naso. Non sarebbe mai accaduto, se non avessi dato ascolto al tuo utero… E poi voi donne dite che siamo noi uomini a ragionare con il pene…-
Di male in peggio. Francesco non era bravo a consolare.
Ma Lisa non aveva udito le ultime frasi: il pensiero della tortura le aveva fatto chiudere i canali auricolari.
-Oh, no! Che cosa facciamo, adesso?-
-Beh, se la mia impressione è giusta, lo tengono in ostaggio proprio qui.- rispose l’investigatore, porgendo all’amica una piccola foto.
-In questa stupenda palestra?-
Si era reso conto di averle dato il biglietto da visita della palestra in cui andava. Glielo tolse dalle mani, imbarazzato, prima di porgerle la foto giusta.
-No, in questo cupo magazzino. A Nettuno.- si corresse, serio -Devo andare a salvarlo subito, prima di domani sera.-
I loro sguardi si scambiarono di nuovo. Lei era ancora sotto shock, ma vedere Francesco le fece dimenticare tutto.
Si era resa conto di non aver mai smesso di amarlo. Altrimenti non avrebbe mai ritagliato dai giornali tutte le notizie riguardanti i suoi casi.
-Stai attento, Fra.- lo avvertì, premurosa e preoccupata.
Francesco era ancora fermo a fissarla, mentre il cuore gli batteva all’impazzata, e il suo respiro si faceva sempre più affannoso. La sua immagine nuda non era ancora uscita dalla sua mente. Quelle forme morbide, ma non grasse e flaccide, che avrebbe tanto voluto toccare e stringere.
-S-sì, s-starò attento…- balbettò, prima di alzarsi; non era sicuro chi fosse più nervoso tra i due, ma l’investigatore ebbe nuovamente l’impulso di scappare, invece che affrontare i suoi timori –Ma forse… è meglio che vada… Ettore ed io avevamo programmato una serata “maratona Game Of Thrones”, stasera…-
Avrebbe preferito correre fino in Sicilia, dopo aver nuotato per lo stretto, salire sull’Etna e buttarsi nella lava bollente, piuttosto che provare l’imbarazzo che stava riempiendo ogni piccola fessura del suo corpo. Persino la scusa che aveva inventato per superare tale imbarazzo non era credibile…
Anche Lisa si sentiva nello stesso identico modo. Ma lei non era Francesco, non era abituata a sopportare e reprimere tali sensazioni. Si sentiva esplodere dentro.
Uno doveva dire all’altro che cosa provava: era l’ultima e migliore occasione.
La ragazza si alzò, riprendendo a singhiozzare.
-Francesco, non ce la faccio più a tenermi tutto dentro!- esclamò, avvicinandosi a lui, senza guardarlo negli occhi –Mi dispiace essermene andata in quel modo, tre anni fa, senza nemmeno salutarti! La verità, è che non ho mai smesso di pensarti, di sognarti la notte. Separarmi da te è stato davvero terribile, non voglio che accada nuovamente un evento simile. Francesco, io ti…!-
Non finì la frase: due mani le presero improvvisamente le guance.
Francesco era davanti a lei, a due centimetri dal suo naso.
-Non sai quanto ho atteso che tu lo dicessi…- mormorò, prima di posare le sue labbra sulle sue.
Quel gesto prese la ragazza di sorpresa. Si lasciò baciare, con gli occhi sgranati, e poi chiuderli lentamente.
I loro cuori battevano nel medesimo ritmo. Lo percepirono, una volta attaccati l’un l’altra.
Si staccarono un attimo, per riprendere fiato.
Lo sguardo del giovane tornò sulla scollatura di Lisa.
-Pensi che lui tornerà?- domandò, facendo ben intendere a cosa stesse alludendo e a cosa stesse pensando.
-Se quello che dici è vero, allora il sosia di zio Mario non tornerà stasera. Siamo soli.-
-Tanto meglio.-
La toccò sui seni, scostando la parte dell’accappatoio che li copriva.
Per quanto Lisa stesse provando una forte eccitazione, lo fermò
-No, non qui.-
-Come “non qui”?-
-Intendo in salotto. Andiamo in camera mia. E’ proprio qui sopra.-
-Ci sto.-
Senza aggiungere altro, la sollevò da terra, toccando le sue cosce, sode e morbide allo stesso tempo, e la baciò di nuovo.
 
Quando Francesco tornò a casa del cugino erano le quattro di notte.
   
 
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