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Autore: Emmastory    20/07/2017    2 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo XX

Tempi maturi

La notte era appena trascorsa, e con il sole che lentamente si levava mostrando poco a poco il suo pallido volto, Myra veniva a svegliarmi. Stanchissima, mi rigirai nel letto, e mugolando parole prive di senso, aprii gli occhi e la vidi. Se ne stava lì in piedi di fronte a me, il pelo nero come la pece lucido e splendente. Con un sorriso stampato sul muso, mi guardava, e pazientemente, aspettava che mi alzassi. Stefan ed io l’avevamo soccorsa mesi prima in un giorno di pioggia, ma ufficialmente, lei apparteneva ad Ilmion, Alisia e i bambini. Erano ancora piccoli, certo, ma l’amavano. Nelle giornate soleggiate come questa, sorridevo vedendola divertire i bambini. Correva per farsi inseguire, abbaiava felice, si rotolava per terra lasciandosi accarezzare e faceva loro le feste. Tutti giochi innocenti, che pian piano, avevano conquistato il cuore di quelle tre piccole anime. “Grazie.” Non fa che ripetermi Alisia giorno per giorno, ben sapendo che quel cane non è una bestiola qualunque ma un dono del cielo. “Di niente. Loro la adorano, e in fondo anche questo è un gesto d’amore, non trovi?” ho risposto appena qualche giorno fa, vedendola divertirsi con Lienard e coinvolgere anche il suo cucciolo Max, ritratto sputato di una madre orgogliosa quanto lei. Ad ogni modo, lei ora era lì, in piedi accanto al mio letto, ad aspettare che mi alzassi liberandomi delle coperte. “Myra, ti prego, è presto!” mi lamentai, mettendomi a sedere e stropicciandomi gli occhi ancora cisposi. Per tutta risposta, lei abbaiò, contenta di vedermi. Nel farlo, si agitò non poco, e non appena si mosse, sentii un suono metallico. Un tintinnio caratteristico, che avevo imparato a conoscere solo grazie a Chance. Abbassando lo sguardo, notai la sua medaglietta. Un comunissimo dischetto che pendeva dal suo collare, che Ilmion aveva fatto incidere includendovi il suo nome e il loro indirizzo. A quella sola vista, sorrisi debolmente, e decidendo finalmente di realizzare il desiderio della mia amica a quattro zampe, uscii dalla stanza, seguendola per tutto il corridoio. Arrivata in cucina, le diedi da mangiare, e così anche a Chance e Max, che consumarono il loro pasto in silenzio. Poteva sembrare assurdo, ma amavo davvero quei tre cani. Chi non li conosce li considera soltanto bestie, ma non noi. Li amiamo incondizionatamente, e loro amano noi. Con quel pensiero fisso in testa, continuai a dedicarmi alle mie solite attività mattutine, e una volta vestita, uscii di casa. I miei amici lo sapevano bene, ma avevo spesso bisogno di tranquillità. Il giardino era il posto perfetto, e sedendomi accanto alla grande quercia nata da una semplice ghianda nascosta da un simpatico scoiattolo, espirai. Completamente distesa, chiusi gli occhi, e all’improvviso, qualcosa ruppe il silenzio. Era Max, seduto ai miei piedi con una vecchia pallina da tennis in bocca. voleva giocare, ma io non ero in vena. Le parole di Aaron continuavano a girarmi in testa, e malgrado i miei innumerevoli tentativi, non riuscivo a dimenticarle. Com’era ovvio, avevo altro a cui pensare, ragion per cui giocare con un cagnolino era l’ultimo dei miei desideri. Non contento, lui continuò ad insistere,e alla fine, cedetti. Con un gesto della mano, gliela lanciai una volta sola, sperando che l’afferrasse con i denti e si sdraiasse per giocarci, e per mia fortuna fu proprio così. Il tempo continuò quindi a scorrere, e cogliendomi alla sprovvista, i bambini mi raggiunsero. Notando la presenza in giardino del piccolo Max, si misero a giocare con lui, e poco dopo, anche Stefan fece il suo ingresso sulla scena. “Non vedo Aaron, sai dov’è?” Mi chiese, mostrandosi preoccupato per nostro figlio. “No.” Risposi sinceramente, facendo spallucce. In completo e perfetto silenzio, mi guardai intorno, scoprendo che aveva ragione. I bambini erano con noi, e lentamente, anche Rose e Terra si erano unite a loro, ma di lui nessuna traccia. Solo allora, andai con la mente indietro nel tempo. Sin da quando ci eravamo parlati la notte prima, lui era cambiato. Non parlava con nessuno, desiderava stare da solo, ed era perfino diventato più collerico del solito. Non sapevo cosa potesse essergli successo, ma le mie emozioni ebbero la meglio su di me.Colta dal panico, non seppi cosa fare né dire, e scattando in piedi come una molla, iniziai a tremare. “Rain, Rain sta calma, sarà qui intorno, forse con quella sua amica.” Disse Stefan, tentando con quelle parole di rassicurarmi. Per sua sfortuna, questo non servì a nulla, avendo come unico potere quello di peggiorare la situazione. Posandomi una mano sul petto, controllai il battito del mio cuore, ora impazzito per la moltitudine di emozioni che stavo provando. Ansia, paura e preoccupazione. Tre metaforiche gemelle che avevano di nuovo preso possesso della mia anima. Ero agitatissima, e non sapevo cosa pensare. Miriadi di scenari prendevano corpo e forma nella mia mente, risultando sempre uno peggiore dell’altro. Notando lo stato in cui versavo, le ragazze mi si avvicinarono, e inspiegabilmente, mi sentii soffocare. Sapevano bene che soffrivo d’ansia, ma non mi avevano mai vista così. Non volendo impressionare anche i bambini, tentai di calmarmi, ma invano. Di lì a poco, infatti anche loro mi notarono. “Zia! Stai bene? Chiese Lienard, più grande delle sorelle ma sensibile quanto e forse più di loro. “Sì, sì, sto… bene, non preoccuparti.” Trovai la forza di rispondergli, con il fiato corto e la voce spezzata. Rimanendo in silenzio, lui parve spaventarsi, e a prova di ciò, vidi i suoi occhi. Lucidi, non tradivano che terrore. Di lì a poco, anche le bambine iniziarono ad avere sospetti, e accorgendosi di come mi sentivo, corsero subito in casa a chiamare la madre. “Mamma, mamma! Zia Rain sta male! Vieni! La pregarono, correndo di nuovo in giardino con lei al seguito. “Mio Dio! Che le è successo?” chiese a Stefan, con gli occhi sbarrati e una profonda vena di preoccupazione nella voce. “Un attacco di panico. Aaron è sparito, e lei non…” provò a rispondere lui, sentendo quella frase morirgli in gola come era successo con mille altre. Faticando a respirare, boccheggiavo come un povero pesce fuor d’acqua, e guardandomi intorno, vidi che perfino Max e Myra si erano avvicinati. Uno era spaventato, e tremava come una foglia, e l’altra si agitava, ma restava seduta accanto a me a leccarmi le mani. Non muovendo un muscolo, la lasciai fare, e poco dopo, chiusi gli occhi. Dovevo calmarmi, o sarei certamente svenuta. Un singolo attimo scomparve quindi dalla mia vita, e tentando di tranquillizzarmi, Stefan mi prese per mano. In quel preciso istante, provai ad alzarmi  in piedi, e solo allora, mi decisi. “Dobbiamo trovarlo.” Dichiarai in tono solenne, sentendo Myra latrare in risposta. Come tutti gli altri anche lei era decisa ad aiutarmi, e guardandola, mi sentii fiduciosa. Era con noi solo da poco, certo, ma ero sicura che avrebbe saputo farsi valere. Scattando in piedi come una molla, iniziò ad annusare l’aria ed il terreno, e pensando in fretta, mi misi subito in testa alla marcia. Prima che potessimo lasciare il giardino, però, anche Chance venne in nostro soccorso, e unendosi al nostro gruppo, ci guidò sapientemente per le strade di Ascantha. Lui e Myra camminavano vicini, pur senza intralciarsi a vicenda. Concentrati, non perdevano mai di vista l’obiettivo, e dopo pochi minuti, si fermarono entrambi. Nessuno di loro emise un fiato, ma Chance assunse la posizione di punta. A quella vista, sorrisi. Sapevo bene che aveva trovato qualcosa, e in cuor mio speravo che si trattasse davvero di Aaron. Da quel momento in poi, Chance iniziò a tirare con forza il guinzaglio, finchè questo non mi scivolo di mano cadendo per terra. Seguendolo, restammo tutti il silenzio al solo scopo di non distrarlo, e dopo un tempo che nessuno di noi fu in grado di definire, lo trovammo. Non era da solo, e Stefan aveva ragione. Difatti, era davvero in compagnia di Ava, e insieme, erano tornati al campo di Lady Bianca. Avvicinandomi, mi chiesi cosa facessero lì, e anche se la mia muta domanda non trovò mai  una risposta, fui felice di aver ritrovato mio figlio. Alla sua vista, Chance corse a fargli le feste, che lui accettò con un sorriso e qualche carezza. Sorridendo a mia volta, mi sentii sollevata. Per fortuna stava bene, e ora l’unica cosa da fare era tornare a casa. Durante tutto il tragitto, nessuno disse una parola, ma una volta giunti a destinazione, entrambi mi guardarono con aria seria. Il viaggio era stato lungo, il buio ci aveva ormai avvolti, e il silenzio in casa regnava sovrano. “È ora che tu lo sappia, mamma.” Esordì lui, con la stessa serietà mostrata in precedenza. “Cosa?” non potei fare a meno di chiedere, confusa e stranita da quelle parole. Scivolando nel silenzio, Aaron si limitò a guardare Ava negli occhi, e in quel momento, lei si scoprì leggermente una spalla. A quella vista, quasi non svenni. Non riuscivo a crederci eppure era vero. Un’aquila e una stella. Questo il misterioso disegno sulla pelle della ragazza, che mi lasciò senza parole. Ricordavo bene di aver visto quella sorta di incisione da qualche parte, ma non ricordavo dove. Andando alla ricerca di conforto, guardai Stefan e gli altri, ma nessuno si azzardò a parlare o a darmi una risposta. “Ava, ma che… che significa? Che vuol dire tutto questo?” indagai, a dir poco sconcertata. “Sono una di Loro, Rain.”
   
 
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