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Autore: La Signora dei No    21/07/2017    4 recensioni
Come si può assemblare nuovamente un cuore ridotto in mille pezzi? Tornerà mai com'era un tempo?. Livio non riesce a darsi pace, da quanto tempo lui e Federico non parlavano veramente, da quanto non riuscivano più a leggere uno negli occhi dell'altro. Come hanno fatto ad aspettare che la situazione esplodesse e li portasse a quelle urla, a quella porta sbattuta con una violenza non voluta. Come hanno fatto a non scorgere quell'insormontabile muro, che ha avuto come unico scopo quello di dividerli. Riusciranno a lottare contro i propri " demoni", uscendone vittoriosi, integri e soprattutto insieme? Non sempre i dissapori possono essere messi a tacere facilmente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
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§ Angolo Autrice §
Eccomi qui con un nuovo capitoli, spero che vi piaccia e al prossimo aggiornamento.





9. Aprirti il mio cuore:




Le prime luci dell’alba, filtrando dai buchi della serranda, svegliarono Livio. Il ragazzo, infastidito dalla luce del mattino che gli dava il suo buongiorno, si girò dalla parte opposta alla finestra. Dando uno sguardo alla sveglia sul comodino accanto al letto, si accorse che erano solamente le sei e mezzo del mattino, decidendo così di poltrire per almeno un’altra mezz’ora. Quando l’orologio suonò le sette in punto, il ragazzo si alzò giacché il sonno era scomparso. Dopo essersi alzato, Livio decise di rimanere in pigiama e di cambiarsi dopo aver fatto colazione. Per paura di svegliare il resto della famiglia, scese piano le scale e arrivò in cucina.

- Buongiorno Livio, vuoi del thè? - .

- Come hai fatto a capire che ero io senza nemmeno voltarti a controllare? –

- Per due semplici motivi. Il primo è che fra tutti i tuoi fratelli, tu sei l’unico che non scende le scale come un bisonte. Il secondo è che a casa in questo momento siamo solo tu ed io, i tuoi fratelli sono partiti e tuo padre sta dormendo- .

- Mamma, definirli bisonti non ti pare un po’ esagerato? –

- Scusa eh ma tu come li definiresti? –

- Degli elefanti in una cristalleria –                             

- E poi sarei io quella che esagera eh - .

Quell’affermazione fece scoppiare a ridere Livio. In quel periodo gli erano mancati sua madre e il suo umorismo.

- Sei qui perché hai litigato con Federico vero?- mentre madre e figlio si stavano sedendo a fare colazione, Rossella se ne uscì con quella domanda facendo quasi strozzare Livio.

- No mamma ma che vai a pensare, io avevo solo voglia vedervi -.

- Tesoro mio, pensi davvero che tua madre non ti conosca come le sue tasche? –

- Guarda che stai fraintendendo -.

- No caro. Tu hai talmente paura che uno di noi possa considerarti responsabile della morte di
Emiliano che due anni fa hai smesso perfino di venirci a trovare. L’unico motivo da spingerti a tornare è di aver litigato con Federico - .

Come faceva sua madre a capire sempre tutto non lo sapeva, forse la donna possedeva un qualche dono segreto o più semplicemente era sua madre.

-Mamma non mi va di parlare né di Emiliano né di Federico, in questo momento –

- Quando lo farai allora? Da quando tuo fratello è scomparso, tu non hai voluto neanche che pronunciassimo il suo nome in tua presenza. Pensi che a noi non abbia fatto male? Ti dirò una cosa tesoro, quando mio figlio è morto, ho sentito una voragine aprirsi in me e inghiottirmi. Non volevo più vedere nessuno, il dolore era immenso, tuo padre, però mi fece notare che non avevamo solo un figlio ma ben cinque di cui ancora occuparci, e nonostante il dolore lacerante che provavamo non abbiamo smesso di preoccuparci per voi. Lo so che vederlo lì in quelle condizioni ti ha sconvolto, però la vita va  avanti e devi avere il coraggio di vivere anche per lui - .

Una lacrima iniziò a rigare il volto di Livio, sua madre capendo la situazione si alzò dal suo posto e andò ad abbracciarlo.

- Shh… va tutto bene, sta tranquillo. Fa bene ogni tanto lasciar andare il dolore attraverso le lacrime - .

- Mamma io…io ho discusso con Federico –

- Perché più tardi non parli con tuo padre? –

- Non so…io è tanto che non parlo con lui-.

La signora Rossella sorrise al figlio.

-Tra me e tuo padre quello che si preoccupa di più è lui, non si direbbe ma è così –

- Sarà ma ho un po’ d’ansia –

- Vedrai che si risolverà tutto –

- Grazie mamma –

- Figurati –disse facendo l’occhiolino- Bene ora vado a fare una bella corsetta, ci vediamo dopo - .

Dopo aver salutato la donna e aver lavato i piatti della colazione, il ragazzo tornò in camera a vestirsi. Giacché non faceva troppo freddo con la primavera alle porte, Livio scelse un paio di jeans corti e una maglietta nera a maniche lunghe non troppo pesante. Tornato a casa alle quattro del mattino, suo padre avrebbe continuato a dormire ancora per un po’, così che il roscio avesse il tempo di riordinare le idee e la tempesta di sentimenti che sua madre aveva scatenato. Ripensando alle parole dette dalla donna con cui condivideva il colore di capelli, allontanarsi per il dolore di aver perso qualcuno d’importante non aveva fatto bene a nessuno. Quelle immagini erano un punto fisso però e non sarebbe stato facile togliersele dalla mente. Non volendo rimuginare ancora Livio si sdraiò sul letto cercando di schiacciare un pisolino. Verso le dieci il ragazzo sentì bussare alla propria porta.

-Avanti -.

La porta si aprì e un uomo dai capelli castani entrò nella stanza.

- Buongiorno Livio –

- Ciao papà - .

Suo padre era un uomo molto alto e robusto, con i lineamenti severi del viso e degli occhi
scurissi, tant’era che si faceva difficoltà a distinguere l’iride dalla pupilla. Inoltre essendo quasi completamente cieco come le talpe, portava degli occhiali con una semplice montatura nera lucida e due grandi lenti e come ultimo segno distintivo portava i suoi tanto adorati baffetti.

- Se non hai nulla da fare, ti andrebbe di passare un po’ di tempo insieme? –

- Sì, perché no –

- Allora vieni, spostiamoci in giardino - .

Detto ciò i due uscirono dalla stanza, scesero le scale e accedettero al giardino dalla porta finestra posta in salone. I due si andarono a sedere sul dondolo, posto sotto a un albero di limoni.

-Saranno almeno due anni che non tornavi a casa, come mai Federico non è venuto con te? Di solito ti segue ovunque - .

- Be diciamo che abbiamo avuto una piccola discussione –

- Spero che non sia nulla di grave -.

- No, niente di che o almeno spero – Livio non sapeva esattamente come definire la situazione che stava vivendo.

- Qualsiasi cosa sia successa, sono sicuro che si risolverà presto – il signor Giacomo sorrise rassicurando il figlio.

- Da quando t’interessa di me e Federico?-.

- Perché mi chiedi questo?-

- Perché non hai mai fatto domande e pensavo che non t’interessasse o peggio ancora, come con il resto della mia vita – Livio era riuscito finalmente a esternare uno dei suoi tanti timori.

- Sai la differenza più grande tra me e tua madre qual è? – chiese Giacomo.

- No, sinceramente no papà –

- Poco prima che tuo fratello Dario nascesse, tua madre era un pilota e adorava correre con le macchine. Lei ha sempre vissuto la vita con leggerezza, non che voglia dire che tua madre non
sia responsabile anzi, solo che lei prende la vita con filosofia. Io sono troppo razionale -.

- Allora perché, con gli altri quando facevano una cavolata o qualcosa che li avrebbe fatti soffrire li rimproveravi e a me non hai mai detto nulla? –.

- Perché ti ho sempre ritenuto abbastanza forte da superare le difficoltà che la vita ti avrebbe messo davanti. Quando prendesti la decisione di diventare un giocatore professionista non ero molto convinto, tua madre, però mi spinse a vedere una tua partita e da allora non ne ho mai persa una. Inoltre poco tempo dopo t’iscrivesti all’università e alla fine ti sei anche laureato. Sapendo poi che Federico sarebbe sempre stato affianco a te, la cosa mi ha reso più tranquillo -.

- Perché contate sempre tutti su Federico?? Non lo capisco! – ascoltando le parole di suo padre, Livio si era sentito si felice ma al tempo stesso stizzito.

- Quando Emiliano è morto, l’unico che è riuscito a starti davvero accanto è stato proprio il tuo fidanzato. L’unico in grado di interpretare i tuoi attacchi di mutismo, che potevano durare un’ora come giorni interi. L’unico che sapeva farti restare con i piedi per terra. All’inizio, dopo quel tragico incidente, pensavo che non avrei più riavuto indietro il mio bambino, poi però è arrivato lui aprendo una finestra nel luogo buoi in cui ti eri isolato, riportandoti alla luce – Livio non l’aveva mai vista così la situazione.

- Non sei contrario alla nostra relazione? –

- Scoprirlo da tua madre e venire a sapere che anche i tuoi fratelli lo sapevano, non è stata una bella cosa, avrei preferito che me lo dicessi tu. Sai figliolo, la scienza insegna che fisicamente gli uomini sono attratti dalle donne e viceversa, è tutta una questione carnale e riproduttiva. Poi però bisogna fare i conti con l’io interiore di una persona, e lì si aprono infinite strade e sfumature. L’io come il corpo sono entità complesse da capire e spesso nel provarci, l’uomo fallisce. Io non sono mai stato contrario a questa relazione, in quanto a parer mio la sessualità di una persona, è una cosa intima che non per forza devono essere condivise. Essere omosessuale, etero, avere differenti colori di pelle o essere donna o uomo, non ti fa capire che tipo di persona puoi essere. Non si giudica un libro dalla copertina, ma dalla storia che contiene. Ero solo terrorizzato da come la gente fuori dalla famiglia avrebbe potuto prenderla. Tu mi hai dimostrato che non la determinazione si può affrontare tutto, dalla morte di una persona cara a una relazione complessa. Ormai Federico è come un figlio, quindi ti suggerirei di farci pace - .

Suo padre l’aveva stupito, anni passati a chiedersi se lui fosse abbastanza per l’uomo, se fosse all’altezza delle sue sorelle e dei suoi fratelli, pensare di averlo deluso in qualche modo e poi lui se ne usciva con un discorso del genere. La sua famiglia non finiva mai di stupirlo. Allo stesso modo i suoi fratelli, ognuno di loro aveva promesso botte e guerra a chiunque gli avesse dato fastidio, da Dario a Ottavia, per non parlare della mamma. In fin dei conti si riteneva una persona fortunata, non tutti potevano contare su una famiglia così unita e aperta. Federico ne era l’esempio perfetto.

-Noi ci siamo allontanati ultimamente – faceva male dirlo ad alta voce ma era la verità.

- Come mai? –

- Da quando ha dovuto smettere di giocare, ho come la sensazione di non riuscire più a capirlo. Prima bastava uno sguardo d’intesa per capire tutto, ora nemmeno con le parole riusciamo a capirci. Ho paura che m’incolpi per com’è andata l’ultima partita, in fondo me lo merito -.

Quel pensiero aveva sempre terrorizzato Livio.

- Perché pensi che possa incolparti? –

- Io sono il palleggiatore della squadra ed è compito mio coordinare l’attacco. L’ultima partita giocata con Federico l’abbiamo persa, proprio perché non sono stato in grado di trovare uno schema che potesse farci sconfiggere la squadra avversaria. Non volevo che terminasse la sua carriera in quel modo – voleva davvero tornare indietro e sistemare le cose.

- Ne hai mai parlato con lui? –

- Non ho mai avuto il coraggio e lui non ha mai aperto un discorso sulla questione-.

- Lo sai Livio c’è stato un momento, dopo il funerale di Emiliano, in cui tu non uscivi neanche
dal letto. Era passata da poco una settimana e non permettevi a nessuno di entrare, tu non uscivi, non volevi andare a scuola e non mangiavi. Oltre al nostro dolore, eravamo tutti preoccupati, non sapevamo davvero cosa fare. Il lunedì mattina della settimana seguente, Federico si presentò a casa nostra e ci chiese di farlo entrare, noi gli spiegammo la situazione ma lui rispose che andava bene comunque, così lo facemmo entrare. Posò il suo zaino accanto all’attaccapanni e salì le scale fino alla tua camera. Poco dopo sentimmo qualcuno prendere a spallate la porta e qualcun altro gridare spaventato. Mezz’ora dopo stava scendendo le scale con te al seguito, vestito con lo zaino sulle spalle e un panino nella mano sinistra. Stavi andando a scuola - .

- Cosa c’entra? –

- Quando tu non avevi il coraggio di affrontare il dolore, l’ha fatto lui per te, caricandosi di tutti i tuoi sentimenti negativi. Non credi sia il momento di fare lo stesso? - .

Ricordava quel giorno. Livio si sentiva un fallimento come essere umano, non volendo più vivere. Quella mattina aveva sentito il citofono squillare ma non gli importava chi fosse, in quei giorni citofonavano spesso per esprimere le loro condoglianze. Invece avrebbe dovuto importargli. Poco dopo sentì bussare alla sua porta, il disturbatore non ricevendo risposta decise di buttarla giù. Davanti all’uscio vuoto comparve Federico con un’espressione alquanto adirata.

- Hai deciso di farci le ragnatele qui dentro? –

- Vattene! Non sono affari tuoi -.

- Si invece che lo sono! Non puoi restare qui e farti vincere dal dolore! -.

Dopo quel breve scambio di battute il moro aveva obbligato Livio ad alzarsi e a vestirsi, facendogli preparare lo zaino e porgendogli un panino con la crema alla nocciola.
Per la parte più difficile che quel periodo aveva comportato, Federico non l’aveva mai lasciato solo, sopportando i suoi mutismi, gli sbalzi d’umore, le lacrime e la rabbia. Suo padre dopotutto aveva ragione, quando lui si era trovato in difficoltà, l’altro aveva agito da solo e Livio ora avrebbe fatto la stessa cosa.

- Davvero non m’incolpate per Emiliano? –

- Sai cosa abbiamo sempre pensato tutti quanti? – Livio scosse la testa – Che la vita ci ha
graziato perché tu sei sano e salvo - .

Le lacrime iniziarono a rigare i bei lineamenti di Livio. Il padre, vista la reazione del giovane, gli cinse le spalle con un braccio e con la mano gli carezzò i morbidi ricci rossi.

-Io direi che sia l’ora di perdonarsi? In fondo il suo ricordo non svanirà mai dai nostri cuori -.

Alcuni istanti dopo l’orologio del salone rintoccò la mezza e il padre, deciso a lasciare da solo per qualche momento il figlio, si alzò per rientrare in casa.

- Io vado a preparare il pranzo, ti chiamo quando è pronto - .

Livio si asciugò le lacrime, in quel momento si sentiva sollevato, sarebbe stato persino felice se non fosse stato per la questione di Federico. Deciso a godersi la sua famiglia ancora un po’, smise di pensare a ciò che lo rendeva triste.
 
 
 

 
   
 
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