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Autore: nikita82roma    21/07/2017    3 recensioni
È la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà con gli altri prima di andare al cimitero. Riceve, però, una telefonata che cambierà la sua vita.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Terza stagione
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- Allora, signora Castle, come ti senti ora che stai per entrare ufficialmente a casa nostra da sposati? - Le chiese in ascensore mentre stavano per arrivare al loft.

- Preoccupata della reazione di tua madre e tua figlia vale come risposta? - Kate fece una smorfia che fece sorridere Rick poi prese lei per una mano, uno dei loro trolley nell’altra ed uscirono da lì. Frugò nelle varie tasche per trovare le chiavi di casa, fin quando Kate non gli passò le sue ed aprì.

- Richard Alexander Rodgers non provare ad entrare in questa casa! - Martha davanti alla porta con le mani sui fianchi sbarrava loro la strada e Beckett la guardò da dietro la spalla di Rick. Poteva essere tutto molto peggio di quanto avesse pensato.

- Mamma ti posso spiegare… Ma non mi avevi detto che eri felice per noi? - Chiese Rick preoccupato.

- Certo che sono felice per voi! Ma non penserai mica di entrare a casa trascinando tua moglie come una valigia! Devi fare le cose per bene, Richard! Dov’à la favola, il romanticismo, la tradizione!

- Mamma cosa vuoi dire? - Le domandò lentamente non sapendo se stava impazzendo lui o lei.

- Andiamo Richard! La devi prendere in braccio! Ma possibile che ti devo dire tutto, eppure ti sei già sposato tre volte! - Rick fulminò sua madre per l’infelice battuta.

- Sì, ma non ho mai portato mia moglie in braccio dentro casa.

- Proprio per questo sarebbe il caso che lo facessi, visti i precedenti! Su, su, cosa aspetti? - Lo invitò con eloquenti gesti con le mani che muoveva velocemente, facendogli segno di sbrigarsi a compiere il suo compito. Così Rick si voltò verso Kate che lo pregava di non farlo, con un espressione che voleva dire che non era colpa sua ma di sua madre lì dietro e tante altre cose, la sollevò e le fece varcare in braccio la porta di casa.

- Benvenuta a casa, signora Castle! - Le disse visibilmente felice prima di darle un bacio, e in quel momento entrambi si dimenticarono che Martha era lì davanti a loro che batteva rumorosamente le mani.

 

- Tesoro sono così felice per voi! - Disse l’attrice andando ad abbracciare Kate appena ebbero portato in casa i loro bagagli. - Mi devi raccontare tutto di quello che è accaduto, ma purtroppo non adesso perché devo andare alla scuola che mi aspettano per una lezione fondamentale!

Così dicendo, senza nemmeno dare a Kate il tempo di rispondere, prese la sua borsa ed uscì, salutando il figlio sulla porta e lasciandoli soli.

- Ecco, tutto questo non mi era mancato! - Disse Rick buttandosi sul divano.

- Non è vero, lo so che ti era mancato anche questo! - Sorrise lei mettendosi vicino a lui.

- Uhm… forse un po’… Però adoro la tranquillità quando possiamo stare insieme e qui è sempre qualcosa di estremamente raro… - La baciò approfittando di quel momento di calma.

 

- Cosa ti turba? - Gli chiese Kate appena finito di sfare i bagagli vedendolo camminare nervosamente in camera da letto.

- Ti devo dire una cosa e… non so come la prenderai. È una cosa che avevo fatto da prima di partire, ci pensavo da un po’ e… - Le prese le mani, si sedette sul bordo del letto e la invitò a fare lo stesso.

- Mi fai preoccupare così Castle! - Gli disse guardandolo seria.

- Io sono il marito più felice ed orgoglioso del mondo, perché tu sei mia moglie.

- Ok… vai avanti.

- Ma tu non puoi essere solo questo. Non è giusto. Tu non sei solo questo. Tu sei Katherine Beckett che è infinitamente di più che essere la moglie di Richard Castle. Tu sei la migliore detective di New York, sei una persona…

- Fermati Castle. Io non sono più una detective da molto tempo.

- È questo il punto, Kate. Ti manca questo, io lo so. Lo vedo e l’ho visto ancora di più in questi giorni quando capitava di parlarne per Nikki Heat.

- Fa parte del passato ormai, Rick. Ho fatto delle scelte in quel momento.

- Sbagliate, Kate. Hai fatto delle scelte sbagliate. Tu ami il tuo lavoro e non c’è nessuno a New York che lo fa con la tua dedizione, con la tua capacità, con la tua voglia di dare giustizia alle vittime e alle loro famiglie.

- Perché stiamo parlando di questo oggi Castle? Che senso ha?

- Prima di partire ho parlato con Bob, il sindaco Weldon. Mi doveva un favore… poco fa mi ha chiamato dicendomi che il tuo sostituto al dodicesimo ha chiesto il trasferimento…

- Il mio sostituto ha chiesto il trasferimento. Lo ha chiesto, vero? - Lo guardava con gli occhi che erano due fessure. Conosceva quello sguardo e sapeva quello che precedeva, un’attacco frontale senza via di scampo.

- Magari sarà stato incentivato a chiederlo… - Scrollò le spalle abbozzando un sorriso subito stroncato da lei.

- Non mi piacciono queste cose Castle, lo sai. E poi chi ti ha detto che vorrei tornare a fare quello che facevo? - Gli chiese con tono accusatorio.

- Non c’è bisogno che me lo dici, Beckett, lo so che è così. Perché tu sei quella persona lì. Tu sei Kate Beckett che corre con i tacchi a spillo per le strade di New York cercando assassini, che butta giù le porte e entra per prima, che non ti arrendi davanti alle ingiustizie, che fai confessare i peggiori criminali in sala interrogatori. E questa sei tu, è una parte di te come tutto il resto, come la donna gelosa per un massaggio, quella che si emoziona per una canzone, quella che le piace dormire abbracciata a suo marito, che quando è in difficoltà abbassa la testa e si morde il labbro, come stai facendo adesso. E non è giusto che fai finta che non ci sia perché in un momento in cui tutto andava male hai fatto una scelta sbagliata.

Kate alzò lo sguardo verso di lui, aveva ragione. Le mancava il suo lavoro, quella parte della sua vita e stare a casa senza fare niente non era quello che voleva per se, per il suo futuro. Ci aveva pensato tante volte, poi c’era sempre qualcosa che Rick organizzava per non lasciare le loro giornate vuote, ma era diverso.

- Che dovrei fare? - Sospirò

- Se vuoi, andare al distretto, riprendere il tuo distintivo, parlare con il capitano e tornare a lavoro. - Gli disse.

- Tu sei incluso? Cioè, hai fatto tutto questo per tornare anche tu al distretto? - Chiese ancora dubbiosa.

- No, io non sono incluso. Il nuovo capitano non vuole civili tra i piedi. Mi dispiace.  - Disse lui palesemente amareggiato.

- Dispiace anche a me. - Gli disse accarezzandogli il dorso della mano.

- Lo dici perché lo pensi o perché visto che sai che non potrò esserci vuoi farmi contento facendomi credere che ti dispiace.

- Lo dico perché penso che tu sia il miglior partner che abbia mai avuto, Castle. Nella vita e nel lavoro.

- Sai che adesso potrei montarmi la testa, Beckett?

- Ne sono consapevole e per questa volta te lo concedo. - Lo baciò sorpresa di se stessa, alla fine non si era nemmeno arrabbiata poi tanto e non capiva quale incantesimo le stesse facendo quell’uomo con gli occhi azzurri che amava ogni giorno di più, tanto da arrivare ad accettare cose che considerava impossibili.

 

 

- Beckett! Cosa ci fai qui? - Javier la vide percorrere il corridoio a passo spedito verso l'ufficio del capitano. Era così strano vederla lì, strano tanto quanto era stato abituarsi a non vederla più. Sì fermò davanti a lui, appoggiandosi a quella che era la sua vecchia scrivania.

- Ho sentito che siete di nuovo rimasti a corto di personale. - Gli fece l'occhiolino ed un sorriso.

- Torni? - Chiese stupito ed il sorriso di Beckett si aprì rivelando più di ogni altra manifestazione quanto lei in realtà fosse felice di tornare a fare quello che aveva sempre fatto.

- Vado a parlare adesso con il Capitano.

- In bocca al lupo. - Esposito fece una smorfia mentre Kate bussò due volte alla porta.

Il capitano Gates la osservò entrare con gli occhiali sulla punta del naso, dopo essere riemersa dalle scartoffie che stava leggendo.

- Katherine Beckett. Non posso dire di essere sorpresa di vederla qui.

- Buonasera signore. - Attese un cenno della donna e poi si sedette davanti a lei.

- Saltiamo i convenevoli, sappiamo entrambe perché è qui. C’è qualcuno che avrebbe molto piacere che lei riprendesse il suo posto. Anzi, più di qualcuno, direi, dalle telefonate che ho ricevuto.

- Non le posso negare che la cosa mi imbarazza molto, signore. Non è stata una mia idea e non è una prassi che approvo ma…

- Ma le fa piacere riavere il suo posto. - Concluse la donna poggiando gli occhiali sulla scrivania ed appoggiandosi allo schienale della sedia.

- Sì, signore. Mi farebbe molto piacere.

- Sarò sincera, Beckett, io non rientro tra le persone che hanno piacere che lei rientri in questo distretto. - Kate abbassò la testa mortificata alle parole del capitano - Ma allo stesso tempo io non ho nemmeno avuto piacere al fatto che se ne sia andata da questo distretto. Tutti mi hanno parlato bene di lei, delle sue capacità e della sua professionalità. So quello che le è successo, la situazione che ha attraversato e capisco anche come certi casi in certi momenti sarebbe opportuno non trattarli, anche se non abbiamo la lucidità per rendercene conto. Non sono una persona dal cuore di pietra, Beckett, nonostante quello che dicono su di me. Non posso nemmeno immaginare quello che ha passato, ma il lavoro è altro.

- Sì signore. - Sospirò Kate.

La Gates si sporse verso il cassetto della sua scrivania, lo aprì e poggiò sul ripiano il distintivo di Kate e glielo porse facendolo scivolare sulla superficie di legno.

- Questo è suo, Detective Beckett. Spero sia l’ultima volta che glielo devo restituire. Non penso che le devo spiegare nulla, conosce già tutto meglio di me. Per la pistola, come da prassi, deve passare prima a farsi riabilitare.

- Grazie signore. - Strinse il distintivo in mano accarezzandone la superficie metallica con le dita.

- Ci vediamo domani Detective Beckett.

- A domani Capitano.

 

- Allora? Sei tornata? - Le chiese Esposito appena uscita e lei in con un sorriso smagliante gli mostrò il distintivo.

- Wow! Allora in questi giorni avremo molte cose da festeggiare!

- Avete saputo del matrimonio vero? - Chiese in una smorfia.

- Era abbastanza difficile non saperlo quando la notizia era su tutti i principali giornali di gossip e non solo! Buona fortuna quando incontrerai Lanie! - La avvisò mostrandosi molto preoccupato.

- Era così arrabbiata?

- Lo era. Ai suoi livelli. - Specificò Javier.

- Ma Ryan? - Chiese Kate che ancora non lo aveva visto.

- Eh fa parte delle cose che ci saranno da festeggiare. Lo ha chiamato prima Jenny che le si sono rotte le acque ed è corso in ospedale… Sono già passate almeno un paio d’ore… - Controllò l’orologio senza accorgersi del nervosismo di Kate.

- Oh… è… bellissimo… - Disse lei stringendo il distintivo in mano.

- Tutto a posto Beckett? - Chiese Esposito notando adesso come fosse a disagio. - Io.. Scusami…

- È tutto a posto Javi, veramente. Io adesso vado, ci vediamo domani, ma se hai notizie da Kevin, fammi sapere.

- Certo. A domani allora.

 

 

- Ehy, Beckett… è andato tutto bene? Problemi al distretto con il capitano? - Le chiese Rick trovandola sul letto nella loro camera semi buia. Era stato fuori più a lungo del previsto, quando lei era andata al distretto ne aveva approfittato per raggiungere Gina alla Black Pawn e fare il punto della situazione dopo quelle settimane fuori ed i riscontri del tour nella West Coast.

- No… tutto bene. - Prese dal comodino il distintivo e lo diede a Castle che lo guardò orgoglioso e contento per lei.

- Allora, cosa c’è? - Si adagiò vicino a lei, togliendole dalle mani il cellulare e lei si voltò dalla sua parte.

- Mi ha chiamato Esposito pochi minuti fa, è nato il figlio di Ryan e Jenny.

   
 
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