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Autore: CaraVause    21/07/2017    0 recensioni
Capita spesso di sentirsi inutili, soli e vuoti. Anche quando si è circondati da tante persone, queste sensazioni negative vengono a galla. Molte volte si sentiva così la ragazza considerata perfetta da tutti. Alex Danvers era bloccata da un involucro contenete un cuore ormai di pietra. Nessuno riusciva ad avvicinarsi tanto a lei, tranne Kara, sua sorella minore, che trovava sempre più difficile varcare i muri che la mora si era costruita attorno.
Ma un freddo giorno d'autunno, un nuovo arrivo stravolgerà la vita delle due sorelle.
«Sono arrivata qui, in questa città, per caso, e ti ho amata per scelta.»
«È assurdo come in poco tempo sei diventata la mia salvezza e la mia kriptonite.»
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Altri, Kara Danvers, Lena Luthor, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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•Shay•

«I genitori di Kara, dopo averla mandata a bordo di una navicella indirizzata sulla Terra, corsero da me, cercando di riservarmi lo stesso suo destino e, quindi, la salvezza. Ma durante la programmazione della meta ci fu un enorme esplosione che fece sbagliare Alura. Impostò come meta il pianeta rosso, Marte. Visto che Kripton stava per morire, tua madre» dico rivolgendomi a Kara, «mi disse di andare su Marte, che era un pianeta molto vicino alla Terra e di raggiungerti in seguito. Ma i miei piani cambiarono all’arrivo sul pianeta rosso.»

«Cosa è successo?» mi chiede la bionda, incuriosita.

«Pensavo che ,arrivata li, avrei trovato dei marziani verdi. Invece quelli che ho trovato sono stati solo dei terribili marziani bianchi che mi hanno imprigionato e tenuta lì per dodici lunghi anni.»

«Sono solo menzogne!» urla il marziano.

«John, cosa stai dicendo?» chiede la donna che sta sempre al fianco di Kara. Alex, mi sembra che si chiami.

«Tu hai aiutato i marziani bianchi più di trecento anni fa a schiavizzare e uccidere il mio popolo e la mia famiglia! Tu li hai uccisi tutti!»

«Io non esistevo nemmeno trecento anni fa!» affermo. Il pugnale di kriptonite inserito ancora nella mia spalla mi indebolisce un sacco, non riesco quasi a reggermi sulle mie gambe.

«Stai mentendo!» urla, scagliandosi verso il vetro e tirando un pugno.

«Martian, sta attento. Potrei spezzarti in due con una sola mossa.Ti ripeto che non so di cosa stai parlando. Io ero contro i marziani bianchi, ho combattuto contro loro!»

Noto che Alex poggia la mano sulla spalla di quell’alieno verde con le sembianze di un umano, cercando di tranquillizzarlo. In parte ci riesce, infatti, quest’ultimo lascia la sala.

«Ti farò uscire da qui, Shay.» mi rassicura Kara.

«Non ne vale la pena andare contro al tuo capo per me. Sono abituata a stare all’interno di celle, da sola. Ho passato molto anni in queste condizioni. Va bene così, tranquilla.»

Noto che lo sguardo della mora si è posato su di me. La osservo per qualche secondo, ma non riesco a leggerla del tutto. Di lei riesco solo a vedere che è coperta da un velo di durezza, che probabilmente utilizza per non farsi avvicinare da altre persone, umani o alieni che siano.
Tutti lasciano la stanza, ed io rimango sola un’altra volta.



Passano molti minuti, forse delle ore. Io mi trovo seduta su una specie di panca bianca, come il resto della stanza. Col mio super udito sento dei passi che si fanno sempre più vicini, ma a causa del piombo che ricopre i muri non riesco a vedere di chi si tratta. 
Le porte si aprono. È Alex con qualcosa tra le mani. 

«Ti ho portato qualcosa da mangiare. Per fare arrivare il cibo da te devo aprire questa cella. Non ti conviene attaccarmi considerando che ho della kriptonite con me.»

«Pensi che non sia bastato questo pugnale?» indico la mia spalla sinistra «Non sono un nemico, Alex. Conosco Kara da quando era in fasce, non le farei mai del male.»

«John dice il contrario.»

«Il tuo amico, John, sbaglia.»

«Ah, davvero?»

Mi alzo, ma perdo subito l’equilibrio. La kriptonite sta lasciando dei segni evidenti sulla mia pelle. Non ho mai provato un dolore così forte. Perdo i sensi e l’ultima cosa che vedo sono i suoi occhi, neri come il cielo di notte, ma brillanti come due stelle.


•Kara•

Anche se la mia testa ha solo un pensiero fisso momentaneamente, devo concentrarmi su questo nuovo articolo che tratta della L-corp. 

«Titolo, testimonianza di Lena, 1768 parole... Finito!»

Corro per consegnarlo al mio capo al più presto possibile, per arrivare puntuale all’appuntamento con Lena. Ultimamente, da quando Mon-El se n’è andato via, io e lei abbiamo iniziato a trascorrere molto più tempo insieme. Mi ha sempre dato una spalla su cui piangere e per questo le sono grata. Arrivo al ristorante dove pranzeremo, e la trovo già seduta al nostro tavolo.

«Sono in ritardo?» chiedo, sedendomi in maniera goffa.

«No, sono io che stavolta sono arrivata in arrivata in anticipo.» risponde, dopo aver riso per i miei movimenti buffi. «Cosa mi racconti?»

«Proprio qualche minuto fa ho consegnato il mio articolo riguardante la L-corp, una certa Lena Luthor e l’ospedale che ha appena aperto munito di tecnologia all’avanguardia.»

«Con tuoi articoli mi fai sembra una persona migliore.» 

«La persona che sei.» affermo. Lei risponde con un sorriso, che viene subito ricambiato.

Improvvisamente sento squillare il mio telefono. 

«Scusa, ma devo proprio rispondere.»

«Si, fai pure.» 

Entro nel bagno del ristorante e rispondo.

«Alex, cosa c'è?»

«Shay è svenuta a causa della kriptonite che si trovava nel suo corpo. Ho cercato di portarla in infermeria, ma John mi ha bloccata. L'ha portata nella stanza degli allenamenti e ha attivato la kriptonite al venticinque per cento. La tua amica appena ritrovata rischia di morire.»

«Sto arrivando!»

Raggiungo Lena, dicendole che ho un urgenza e devo proprio andare. Riesco a vedere la tristezza nei suoi occhi.
Purtroppo non è la prima volta che scappo via così quando sto insieme a lei. Questa situazione potrebbe far nascere dei sospetti in lei per quanto riguarda la mia identità. 

«Credo che sia arrivato il momento di dirle che sono Supergirl.» penso «Magari non proprio questo momento,ma devo farlo al più presto!»

Volo a tutta velocità al DEO, dove quello che mi trovo davanti è davvero assurdo, ed io non posso fare niente.


   
 
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