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Autore: SomeoneNew    22/07/2017    2 recensioni
E un pensiero la sfiorò lievemente per un secondo. Che se solo avesse voluto, se solo le cose fossero andate in maniera diversa quel ragazzo seduto di fianco a lei proprio in quel momento, forse un giorno avrebbe potuto imparare ad amarla davvero.
Se solo avesse saputo da quanto tempo l'amava già.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dentro di me, tu vedi

“Tequila? Non sapevo fossi un tipo da tequila!” Rivolse un’occhiata stranita alla bottiglia che Zayn teneva stretta tra le mani.
“In Grey’s Anatomy la tequila è protagonista delle migliori sbronze” affermò fiero di se stesso.
“E non sapevo fossi un tipo da Grey’s Anatomy” ammise trattenendo una risata. 
“Levati dal tuo bel faccino quell’espressione e smettila di guardarmi in questo modo. Mi piace il dramma, okay?” era offeso. No, forse non troppo. “Piuttosto dimmi dove stiamo andando”
“Sai Zayn, l’unico aspetto positivo di una festa noiosa in un loft sulla spiaggia è proprio la spiaggia” verità inconfutabile.
“Non vorrei ferirti Grace,” premise “ma saranno ben dieci minuti ormai che camminiamo sulla sabbia e, non vorrei sbagliarmi, ma questa sotto di noi assomiglia molto ad una spiaggia e, oh mio Dio, quello sarà per caso il mare?” disse piantandosi nella sabbia indicando il lontano e ormai indistinguibile orizzonte davanti a loro.
“Davvero molto simpatico, Zayn. Ma se devo ubriacarmi per bene preferisco farlo il più lontano possibile da un probabile pubblico che attesterebbe quanto io idiota possa diventare dopo aver bevuto anche solo un paio di bicchieri.”

Alla fine Zayn aveva acconsentito a diventare suo compagno di sbronza per una sera, e più che acconsentito si era auto invitato affermando di non volere responsabilità e sensi di colpa nel momento in cui avrebbe assistito al suicidio sociale di una stella nascente della letteratura americana, come l’aveva definita lui. E lei semplicemente non aveva potuto rifiutare, d'altronde era per una giusta causa, no? Il suo blocco dello scrittore, niente di più. Lo stress e la tensione di tutti i preparativi si era accumulata sulle sue spalle da settimane e doveva solo riuscire a lasciarsi andare un po’, giusto il necessario.

“Qui è perfetto” proclamò lanciando a qualche centimetro da lei le scarpe che aveva in mano e sedendosi nella posizione più decente che era riuscita a pensare, il tutto reso più difficile dal vestito che le si sollevava fino all’ombelico non appena si azzardava a muovere anche solo le dita dei piedi.
Zayn ricadde accanto a lei e dopo aver dato un’occhiata in giro e aver sbottato che potevano benissimo fermarsi qualche metro prima, stappò la bottiglia e gliela porse “A te l’onore”
“Non mi hai detto come hai fatto a procurartela” ora che ci pensava quella bottiglia era apparsa dal nulla.
“Agganci” Rispose facendo spallucce.
Grace irritata da tutta quella segretezza lo spintonò facendolo dondolare sul posto “Continui a fare il misterioso” si lamentò bevendo il primo sorso di tequila che le infiammò velocemente la gola.
“Devo mantenere quell’alone di mistero che piace a voi donne.” Il riferimento era chiaro, e Grace non era ancora abbastanza ubriaca per non coglierlo.
“Mi stai rinfacciando la cotta che avevo per te, lurido bastardo? Ti prendi gioco di me proprio adesso che sono indifesa e con una bottiglia di tequila in mano? Questo si chiama giocare sporco”
“Al contrario, sono profondamente onorato di essere stato il tuo primo amore.” E detto ciò capì che ora si che aveva bisogno di alcool. E il primo sorso annebbiò per un attimo anche i suoi sensi.
“Chi ha parlato di amore? Era solo un’infatuazione” ci teneva a precisarlo, non sarebbe stato da lei dare un tal valore ad una cotta liceale.
"E dimmi, cos'è che fa la differenza? Voglio dire, cosa ti permette di tracciare una linea tra le due cose?" si sdraiò su di un lato e iniziò ad esaminarla, tracciando al buio con lo sguardo il suo profilo.
"Una cotta è solo una cotta" gli sfilò la bottiglia dalle mani, ne prese un secondo sorso e sistemò la piccola tracolla sulla sabbia, vi appoggiò sopra la testa incastrando la gonna del vestito tra le cosce in modo da non farla scivolare in basso e gli ripassò la bottiglia. Tutto ciò sotto lo sguardo attento di Zayn che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso da quando aveva incrociato per la prima volta il suo sguardo quella sera. Ora difficilmente avrebbe potuto affermare con certezza se il lieve stordimento che iniziava a provare fosse dovuto all’alcool o al leggero profumo che emanava il corpo perlaceo disteso a pochi centimetri da lui, ricoperto da quel leggero tessuto setoso blu che continuava a scivolarle sulle gambe sollevate e che lei scocciata si ostinava a riportare su.
"Innamorarsi è ..." riprese Grace, “è quando senti un certo qualcosa” tentò.
“Che tipo di certo qualcosa?”
 Lei ci pensò un po’ su, strizzò gli occhi come a volere scorgere la risposta all’orizzonte e inspirò lentamente. E sempre trattenendo il respiro si voltò a scrutarlo in volto e con la messa a fuoco che iniziava a vacillare già dopo un terzo della bottiglia vuoto distese le labbra in un debole sorriso “Come si fa ad amare qualcuno che non si conosce?” gli chiese mettendosi seduta prima che l’alcool le risalisse in gola.

I built a wall so high no one could reach
A life of locks
I swallowed all the keys


Zayn rimase interdetto. Non riusciva a capire cosa lei intendesse. Chi era colui che non conosceva? Perché stavano parlando di loro due fino a due minuti prima, giusto? E non potevano essere loro, che erano cresciuti insieme, a non conoscersi. Così ignorando il fatto che lei avesse volutamente evitato la sua domanda come in una corsa ad ostacoli, la imitò sollevandosi e appoggiando la schiena contro la fredda e ruvida superficie della roccia dietro di lui. “Di chi stai parlando?”

Grace allontanò la bottiglia dalla sua bocca e controllò se l’avesse sporcata del rosso delle sue labbra. Quel rossetto rosso era l’unico che possedeva da ben due anni e che decideva di utilizzare solo in quelle rarissime occasioni in cui si sentiva coraggiosa abbastanza da azzardare un colore del genere anche se solo accennato. E quelle rare volte che lo indossava si sentiva persino in colpa nei confronti di quel povero rossetto che veniva utilizzato in un modo tanto indegno. Accertata la non presenza di alcuna traccia del passaggio delle sue labbra, si avvicinò a Zayn e tendendogli la bottiglia ammise “Sto parlando di noi”.
I was petrified
Only knew how to hide
They can’t hurt me if they don’t know me
A full facade made a mirage outta me
 
“Non puoi dire che siamo degli sconosciuti” si impose lui cercando il suo sguardo “ci conosciamo da anni ormai. Magari non siamo mai stati migliori amici ma passare ore ed ore ogni giorno con le stesse persone in una stanza che assomiglia molto ad un bungalow dovrà pur significare qualcosa. E poi, il fatto stesso che ora ci troviamo qui chissà dove su una qualsiasi spiaggia di San Francisco con una bottiglia di tequila dimostra che siamo amici” Grace rimase in silenzio a fissare il vuoto. Sembrava che quella valanga di parole l’avesse travolta in pieno e che ne avesse recepito a malapena la metà e che di quella metà ne stesse cercando un senso logico. Avanti guardami, pensava nel frattempo Zayn, guardami negli occhi e dimmi che mi riconosci, che sai chi sono, che non siamo perfetti sconosciuti. Dimmi che siamo sempre stati noi.

"La verità è che tu non mi conosci e che io non conosco te. Magari credi di sapere chi sono ma ti assicuro che non è così. Avere condiviso per anni gli stessi dieci metri quadrati assieme ad altre quindici persone non fa di noi degli amici."
"Sei ubriaca" la interruppe Zayn, sperando davvero che fosse la verità. 
"Allora dimmi qual è il film che ho guardato centinaia di volte, o la canzone che mi rende triste o il mio quadro preferito. Raccontami di quella volta quando a dieci anni stavo affogando perché mia cugina mi aveva trascinato a largo e non sapevo ancora nuotare, o di quando caddi dall'altalena rompendomi un braccio. Prendimi in giro per la mia memoria corta e poi fammi la ramanzina perché sono talmente pigra da non pulire i miei occhiali da vista finché non arrivano al limite dell'oscenità." Non era arrabbiata, era più che altro irritata. Aveva combattuto per tutta la vita contro quello sguardo con cui le persone di guardano credendo di conoscere tutto di te. Io sono come sono e non devo dimostrarlo a nessuno, tanto meno a te che possiedi la convinzione di avere un’immagine chiara di me. E invece tutto ciò che riconosci sono i bordi entro i quali colorare.

Egli, sempre più confuso schiuse le labbra per dire qualcosa senza essere comunque capace di sillabare parola. Non riusciva a capacitarsi di come si fosse ritrovato in una situazione del genere, evidentemente possedeva un talento puro per scambiare di archivio le conversazioni da evitare con quelle fattibili. Così espresse ad alta voce i suoi pensieri "Penso che nessuno ti conosca davvero, voglio dire, non ci riveliamo mai del tutto a chi ci sta di fronte, che sia un amico stretto o la tua stessa famiglia. Siamo circondati da ombre, noi stessi siamo ombre perché nessuno conosce realmente la persona che gli sta accanto. Siamo come sagome nere dai contorni indefiniti. Al buio." Quello stesso buio che li circondava in quegli istanti eterni, con una leggera brezza ad accarezzargli la pelle e i sussurri delle onde a infrangersi sulla sabbia.

"Anche il mio gatto conosce il mio film preferito, Zayn" Arrangiò Grace dopo averci riflettuto un po’ su.
"Cosa? Hai un gatto?" Cavolo, forse avrebbe dovuto fingere di sapere almeno del gatto.
Grace alzò gli occhi al cielo mentre un'espressione divertita le si dipingeva in volto. Come fossero finiti a discutere di questo proprio non se lo ricordava.
 
Then you came and started digging for a treasure underneath
And you found a better version of me I had never seen
 
"Va bene" esordì Zayn "Forse è così. Forse ci sono un mucchio di cose che non conosco di te e che tu non conosci di me" finalmente si è arreso, pensò "Ma so che quando sei nervosa giocherelli con la parte posteriore degli orecchini. So che quando sei pensierosa risucchi il labbro inferiore tra i denti e inizi a martoriarlo finché non diventa fucsia" e non riuscì a trattenere un sorriso perché, dannazione, quante volte avrebbe voluto baciarle quelle labbra. "So che alle volte ci sono un mucchio di cose che vorresti dire ma che ti trattieni dal dirle, anche se non ne conosco ancora il motivo. Riconosco quelle piccole rughette che si creano ai lati dei tuoi grandi occhi quando sei alla ricerca di qualcosa e i tuoi tentativi inutili di far scrocchiare le dita quando vuoi apparire più sicura di quanto tu sia in realtà. Riconosco il tuo modo di sbattere più volte le palpebre quando qualcosa non ti è chiaro, lo facevi sempre durante l'ora di fisica. E so che quando sei in imbarazzo ti gratti l'avambraccio sinistro. Ed è vero che non so quale sia il tuo film preferito o la canzone che ti fa piangere, e so che non ero lì a tenderti la mano e ad aiutarti a rialzarti quando cadesti dall'altalena. Eppure c'era un filosofo di cui non ricordo il nome, che avrebbe detto che tutto questo è conoscenza acquisita che non potrebbe essere nulla se non si avesse una conoscenza innata. Nel corso degli anni ho imparato a conoscerti, Grace, e la mia conoscenza innata sta nel chiederti come stai quando mi sorridi piegando la testa di lato, e poi portarti alla mostra del tuo artista preferito per risollevarti il morale." 
Into me, you see
Into me, you see
You broke me wide open
Open sesame

Lo ammise con una naturalezza assurda, come se stesse leggendo la lista della spesa. Come si deve rispondere ad una cosa del genere? Si può dire qualcosa senza rischiare di rovinare queste stesse  parole che aleggiano in aria attorno a noi? E adesso cosa avrebbe dovuto fare? Perché la verità era che le veniva da piangere e stava implicando tutte le sue forze per evitare di darla vinta a quelle stupide lacrime insensate che minacciavano di uscire dai suoi occhi. La realtà dei fatti era che non si era mai sentita così prima in vita sua. Non si era mai sentita così nuda e libera e allo stesso tempo intimorita da tutta quella troppa libertà, e tutto ciò le faceva venire la pelle d'oca. Pensò, allora è così che devono sentirsi i libri ogni qualvolta li sfogliamo e ci appropriamo della loro storia. Perché ciò che aveva appena fatto Zayn davanti ai suoi occhi era ritrarla come mai nessuno c’era riuscito prima, in ogni sua sfaccettatura, spogliarla lentamente di ogni suo strato con la stessa cautela con cui si maneggia una statuetta di cristallo, per poi accarezzarle delicatamente l’anima senza far rumore. Eppure non vi era stato alcun contatto fisico. Perché finisce sempre che ci cuciamo addosso le nostre insicurezze, come Arlecchino con il suo vestito fatto di toppe. E diventiamo maschere, burattini di noi stessi, dipendenti dalla nostra finta indipendenza. E quando la stanchezza cessa di essere fisica e diventa psicologica, dove si dovrebbe cercare la forza di ricominciare? Le persone si aspettano da te ciò che tu fai intendere loro di aspettarsi.  Che alla fine ci importa davvero. Ci importa di coloro che ci abbandonano, ci importa dei sogni infranti, delle speranze seppellite, di quella piccola fetta del ‘meglio di noi’ che chi ci volta le spalle porta via con sé. Non voglio che tu mi legga fra le righe, pensò, non voglio che ti appropri delle note ai margini delle pagine del mio libro, perché di quel ‘meglio di me’ ne ho fin troppo poco, e non posso permettere a nessuno di togliermi anche quel poco. Perciò, ti prego, non leggermi troppo, fai in modo che questo non diventi il tuo libro preferito, e non fingere che lo sia. E in quel momento voleva solo trovare la forza di reagire a lui, a se stessa, a loro, alle persone che aspettano e a quelle che ormai non aspettano più. Stava combattendo con tutta se stessa per non mostrargli le sue emozioni perché alla fine, lei per prima non riusciva mostrarle a se stessa.

Si strinse le ginocchia al petto, appoggiandovi la guancia rivolse lo sguardo a lui e non appena incontrò i suoi occhi sorrise e iniziò a raccontare. Perché un po’ se lo meritava, perché un po’ sentiva il bisogno di doverlo fare. Un po’ perché era lui, ed erano loro e basta su quella spiaggia deserta priva della concezione del tempo e dello spazio. Così gli rivelò di non avere in realtà nessun gatto ma che le sarebbe davvero piaciuto averne uno, che il titolo del suo film preferito era Colazione da Tiffany, nonostante la sua radicata ossessione per High School Musical ai tempi del liceo. Gli confidò che la canzone più triste che avesse mai ascoltato era When I was your man di Bruno Mars ma che se avesse dovuto scegliere una sola canzone da ascoltare per tutta la vita quella sarebbe stata senza ombra di dubbio Somewhere only we know dei Keane. Gli raccontò di quel periodo della sua vita in cui era ossessionata dal pensiero di volere fare la cantante da grande e di come sua sorella avesse stroncato i suoi sogni sbattendole in faccia la dura verità, ovvero che fosse stonata come una campana. E raccontava come se non ci fosse un domani come se le parole non avessero avuto consistenza, leggere come tante piume, mentre il tempo scorreva sulle loro teste senza neanche un accenno di stanchezza o di cedimento da entrambe le parti. Il suo piatto preferito e quel legume che proprio disprezzava con tutto il suo corpo, la fobia per le cose grandi come i canotti da mare e il suo sogno di potere volare su una mongolfiera un giorno. Parlava di cose futili, rivelazioni che non determinano la realtà di un rapporto ma che in quel momento le sembravano rivestite di un'importanza nuova. E un pensiero la sfiorò lievemente per un secondo, che se solo avesse voluto, se solo le cose fossero andate in maniera diversa quel ragazzo seduto di fianco a lei proprio in quel momento forse avrebbe potuto amarla davvero. Forse avrebbe potuto imparare ad amarla.
Se solo avesse saputo da quanto tempo l'amava già.

"Hai mai fatto il bagno a notte fonda nell’oceano, Zayn?" gli chiese continuando a fissare quella distesa di acqua scura di fronte a lei.
"No"
"Neanch'io" ammise sinceramente.

Passarono qualche minuto in silenzio finché Grace non saltò in piedi facendo rovesciare la bottiglia di vetro che Zayn aveva incastrato nella sabbia.
"E ora dove stai andando?" Le chiese alzando un sopracciglio sospettoso.
"A rimediare. Vieni con me?" E aveva già iniziato a far scivolare sulle braccia le spalline del vestito che indossava e insieme ad esso anche anni di insicurezza.
“Tu sei tutta pazza” sbottò Zayn “Grace, sei ubriaca e sarà ormai l’una di notte, per favore” ma lei sembrava non sentisse più la sua voce mentre legava i lunghi capelli in un disastroso chignon fin troppo alto “e rimettiti quel vestito” sussurrò coprendosi gli occhi, era una situazione troppo assurda per essere reale.
“Avanti, che sarà mai? Guarda che ho imparato a nuotare da quella volta con mia cugina” rise scalciando via il vestito sulla sabbia “e poi guarda” gli fece cenno verso l’oceano “è calmissimo” Zayn le si parò davanti tentando di farla ragionare “Non abbiamo neanche il costume” “E allora? Hai addosso le mutande, vero?” “Potrebbe vederci qualcuno” “Fare cosa? Il bagno? Guarda che non è illegale, Zayn. Dov’è finito il tuo spirito da artista di strada?” ma lui continuava a fissarla negli occhi come se stesse cercando ancora di capire se fosse seria o stesse in realtà scherzando. Eppure quello non sembrava affatto uno scherzo dal momento che era in biancheria intima a pochi centimetri da lui.
“Va bene. Io vado.” E non gli diede neanche il tempo di afferrarle una mano per trattenerla che era corsa già via verso l’oceano.

Non appena l’acqua fredda le sfiorò le dita dei piedi essa risvegliò i suoi sensi intorpiditi dalla tequila e nell’arco di cinque secondi si tuffò in mare aperto senza un briciolo d’incertezza. E la pace la investì. In quei brevi istanti ogni cosa attorno a lei scomparve. L’unico suono che percepiva era il battito rallentato del suo cuore, mentre il buio riempiva ogni suo spazio vuoto. In quegli stessi istanti si sentì come se fosse scomparsa nel nulla e pensò che la vita è piena di sparizioni. Le cose scompaiono, i luoghi, le persone, le parole, perfino le emozioni, e si chiese, se qualcosa che non sapevamo di possedere scompare, possiamo sentirne la mancanza? E se lei fosse scomparsa, qualcuno se ne sarebbe accorto? E se si, dopo quanto tempo? Dopo quanto tempo le persone che le stavano attorno ogni giorno si sarebbero accorte della sua assenza? Per quanto tempo sarebbe potuta rimanere lì sottacqua, lontano da ogni cosa, indisturbata?

A interrompere il corso dei suoi pensieri fu il tocco di qualcosa sul suo fianco che la fece spaventare a morte. Iniziò a dimenarsi nel tentativo di allontanare qualunque essere fosse stato a toccarla e raggiunta finalmente la superficie prese una grossa boccata d’aria, fino a quasi fare scoppiare i polmoni. Di fronte a quegli occhi sbarrati Zayn scoppiò in un’echeggiante risata, ma non appena Grace realizzò cosa fosse stato a farle prendere un accidenti gli saltò al collo minacciando di ucciderlo per avergli fatto perdere dieci anni di vita.

“Hey! Così finirai per uccidermi sul serio!” si difese tentando di staccare le sottili dita di Grace dalla base del suo collo, ma lei sembrava non avere alcuna intenzione di arrendersi.
“Questo è il piano” era vicinissima al suo viso, talmente vicino da permettergli di distinguere un piccolo taglio al centro del labbro inferiore. E come se fosse un gesto abitudinario spostò la sua mano dal polso di lei alle sue labbra, tracciando accuratamente con le dita quel taglietto visibile solo ad una distanza tanto ravvicinata. Pensò a quanto fosse fortunato in quel momento a poterlo scorgere e realizzò quanto fossero effettivamente vicini. Pelle contro pelle, nessuno dei due accennava ad allontanarsi dal caldo corpo dell’altro. Mentre lei faceva scivolare con una lentezza estenuante le mani sui suoi pettorali, lui faceva scorrere il pollice appena sotto i suoi occhi ripulendole il viso dalle tracce del mascara sbavato e rifletteva su come potesse essere così bella anche con il trucco colato sulle guance e le labbra appena sporche di ciò che rimaneva di quell’accenno di rossetto che indossava.
Into me, you’ll see
Into me, you’ll see
You bend me wide open
Now I’m ready


E così, guardandola negli occhi le disse in un sussurro “Adesso ti bacio”.

Grace si morse istintivamente il labbro, “No” soffiò  e Zayn ebbe come l’impressione di leggere rassegnazione nei suoi occhi “Si, se non me lo impedirai” aggiunse lui “dì qualcosa, qualunque cosa per cui non dovrei farlo e io non lo farò. Altrimenti ti bacerò per la prima volta nella mia vita.” Lo aveva detto davvero e non l’avrebbe ritrattato per nulla al mondo perché era ciò che voleva fare da anni e finalmente era lì a pochi centimetri dalle sue labbra e quegli stessi centimetri erano tutto ciò che separava le loro anime.

Annulliamo le distanze e volte, contro ogni previsione, contro ogni logica, le tocchiamo. Eppure quella volta contro ogni previsione, contro ogni logica le distanze rimasero tali. Grace allontanò violentemente le mani dal petto di Zayn e guardandolo negli occhi tentando di mantenere ferma la voce lo disse, lo disse e basta:

“Sto per sposarmi.”

E qualcosa si spezzò.
Is this intimacy?
 


My corner

Ed eccoci finalmente! Scusate il ritardo ma è stata una settimana alquanto frenetica. 

Parlando del capitolo ... Eravate stati avvisati MUHAHAHA

E ora? Secondo voi cosa succederà?

Come reagirà Zayn? E com'è sta storia del matrimonio? 

MUHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHHAHA

Okay basta, giuro che ho finito.

Lasciate le vostre considerazioni, i vostri pensieri e i vostri insulti nei commenti e noi ci vediamo al prossimo venerdì.

Un bacione grande,

Daisy.

 

Twitter: daisyyrral

P.S.
Se non l'avete ancora fatto passate a dare un'occhiata alla storia di Captain Payne 'Troubles in Heaven', ne vale davvero la pena.
E in più volevo ringraziare pubblicamente Mandy 'dangerandmandy' per le splendide recensioni che ogni volta dedica a 'Pioggia d'estate'! 
Grazie mille, davvero.



 
  
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