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Autore: ElfaNike    24/07/2017    2 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una sera

Una sera, dopo una cena abbondante, Hiccup, Merida e Rapunzel ascoltavano sereni le incredibili storie di un Jack entusiasta, appena rientrato dalla sua ennesima avventura in lande sconosciute.
-...e finirono tutte con le code congelate! Ve le immaginate? Ed è per questo che le sirene adesso non mi possono più vedere.- concluse orgogliosamente il suo racconto. Nella foga della narrazione era finito in piedi sulla mensola del caminetto.
-Certo che se tutte le volte che fai qualcosa irriti qualche altro spirito...- commentò Merida, appoggiandosi mollemente al muro dietro la panca.
Rapunzel ridacchiò e si alzò per sparecchiare.
Hiccup andò ad aiutarla: -Certo che non l'avrei mai detto.- commentò soprappensiero -Che ci fossero così tanti spiriti in giro... Cioè- si grattò il naso, cercando le parole per spiegarsi: -Tutte le volte che torni da noi hai sempre qualche novità, e tutte le volte si tratta di qualcuno di nuovo. Da sempre il mio popolo si tramanda racconti di creature soprannaturali, ma solo ora mi rendo conto di quanto poco sappiamo.-
Jack rise, mentre scendeva in una scivolata fino al pavimento: -In realtà non è così facile incontrare qualcun altro come me- confessò -bisogna sapere dove trovarli. E, a dirla tutta, ogni tanto vi racconto anche degli aneddoti di quello che mi è successo prima di conoscervi...-
-Ma ogni tanto ne rincontri qualcuna, di tutte queste persone di cui ci parli?-
-Ma certo! Quando non riescono a trovare il modo di evitarmi!- scherzò Jack.
-E quell'uomo in nero... Pitch Black, giusto? Lui l'hai mai più rincontrato?- lo interrogò allora distrattamente Merida, giochicchiando con un coltello alla luce del caminetto.
Lo spirito scosse la testa con una smorfia, massaggiandosi il fianco destro: -No, fortunatamente lui non l'ho più visto. Ma in quel caso sarei io a cercare di evitare lui.-
-E lui che spirito era?-
-L'Uomo Nero.- mormorò Rapunzel con un brivido. Si era messa a lavare i piatti e aveva le mani immerse nell'acqua del lavabo.
La sua affermazione portò un momento di gelo nella conversazione, che Merida si preoccupò di recuperare subito: -Quindi esiste pure Babbo Natale?-
-Certamente!- Jack colse la palla al balzo, mentre Hiccup e Rapunzel si scambiavano uno sguardo divertito, e si lanciò a raccontare: -Il suo nome è Nord. È enorme e ha una lunghissima barba bianca...-
-Questo lo sappiamo! Dicci qualcos'altro!- lo interruppe Merida.
Jack rifletté un attimo: -Be', ha dei tatuaggi sulle braccia, con su scritto “buono” e “cattivo”... e ha degli yeti che mi impediscono sempre di intrufolarmi nel suo laboratorio...-
-Volevi intrufolarti nel suo laboratorio?- chiese Rapunzel stupita.
-La prossima volta ti aiuto io!- si scaldò Merida.
-...ed è un Guardiano e...-
-Un Guardiano?- Hiccup lo interruppe -Guardiano di cosa?-
Jack si grattò la testa: -Guardiano dei bambini... qualcosa così. Sono degli spiriti che “proteggono meraviglia, speranza e sogni”, qualcosa del genere.-
-E chi sono?-
-La... fata del dentino. L'omino del sonno e il coniglietto di Pasqua.- Jack perse il suo sorriso.
-E tu li hai conosciuti tutti?-
-Sì... sì. Tutti insieme. Dentolina è molto gentile, mentre Calmoniglio non mi sopporta.-
-Mi chiedo perché...- mormorò divertita Merida.
-...si fanno chiamare “i Grandi Quattro”.-
-I Grandi Quattro?-
Jack annuì.
-Ma che idea geniale!- l'urlo entusiasta di Merida fece levare contemporaneamente lo sguardo agli altri tre: -I Grandi Quattro, non è un soprannome fantastico? E se lo adottassimo anche noi?-
-Ma non sarebbe rubare?- si interrogò Hiccup.
-No, è solo un prestito.-
-Ma loro sono i Guardiani dei bambini, Merida. Noi non siamo i Guardiani di niente.-
-E allora? Siamo quattro, e siamo tutti dei grandi.-
-Te compresa.-
-Io soprattutto.- Merida si aprì in un ghigno -Possiamo decidere adesso cosa proteggere. I bambini però li lascerei ai tuoi colleghi. ...e possiamo trovare dei soprannomi!-
-No, no, no, no. Vada per il nome del gruppo, se proprio insisti. Ma i soprannomi sono una caratteristica trita e ritrita di greggi di adolescenti dall'umorismo piatto.-
-Cavolo, Hiccup. Ti fossi sentito adesso...- Rapunzel si asciugò le mani nel grembiule: -Non so quando lo useremmo, il nome “I Grandi Quattro”. Lo conosceremmo solo noi.-
Merida si risedette contrariata. Jack, con la testa appoggiata al bastone, li guardò con tenerezza. Rapunzel cercava di consolare la sua amica. Hiccup guardava Sdentato e Sdentato gli faceva segno. Il ragazzo allora prese coraggio e si schiarì la voce: -Io... in realtà qualcosa ce l'avrei...- si alzò sotto lo sguardo perplesso delle due ragazze e si affrettò a frugare nella sacca degli attrezzi della bottega. Per qualche minuto gli occhi dei suoi amici seguirono il tintinnare del metallo, quando infine si alzò con qualcosa in mano.
-In... in realtà non sapevo molto quando darveli... pensavo che fosse una buona idea...-
-Dai, Hic! Dicci cos'è!-
-Sono...- Hiccup distribuì tre oggetti, uno per ciascuno di loro: -Sono solo dei pensierini che ho prodotto in bottega nei momenti di pausa. Tutto qui. Ho pensato che preferisco darli a voi piuttosto che venderli. Sono quelli venuti meglio.-
-Hiccup... grazie!- Rapunzel fu sovrastata da una Merida indignata: -Non credi di aver sbagliato a darceli?-
In effetti, lei sventolava un fermaglio per capelli, a forma di foglia di edera di un colore argenteo lucente, mentre Jack osservava confuso un piatto medaglione traforato dalla lunga catenina sottile. Rapunzel giocherellava con un braccialetto intrecciato morbido e lucido.
Hiccup scosse la testa: -No, non mi sono sbagliato, Merida. Confesso... che trovo un peccato che ogni tanto, quando abbassi la testa, i capelli ti cadano sul volto. Però so che non sei il tipo da legarli stretti. Per cui ho pensato che con un fermaglio del genere tu possa tirarti indietro quelli ai lati del viso senza dover per forza farti una treccia...- mano a mano che continuava con la sua frase, il tono si abbassava sempre di più. Merida osservò interdetta il suo regalo, poi chiese con un gesto a Rapunzel di provarglielo.
Lei eseguì subito con gentilezza -E il mio bracciale?- domandò nel mentre.
-Quello in realtà è un esperimento.- il tono del ragazzo aveva recuperato di un'ottava -Ne ho prodotti un sacco prima di arrivare a quello. È composto da dei piccoli anelli che formano le tre fasce della treccia. Ogni fascia ha una decorazione diversa che ricorda un po' le ciocche dei nostri capelli. L'ho fatta quasi soprappensiero, perché devi ammettere che è la prima cosa a cui ti si collega. Diciamo che mi piacerebbe portassi un po' di noi con te, visto che siamo una famiglia...-
Rapunzel sorrise raggiante a questa gentilezza e infilò lo spesso braccialetto con soddisfazione. A quel punto Hiccup si rivolse a Jack, che non aveva ancora detto niente: -Per te volevo produrre qualcosa per adornare il tuo bastone, ma avevo paura di toccarlo, visto che veicola la tua magia. E non sapevo cosa regalarti, visto che non vorrei intralciare la tua aerodinamicità...-
-...la sua aero-cosa?- mormorò Merida all'orecchio di Rapunzel.
-...però penso che un medaglione non ponga problemi... lo puoi mettere sotto la maglia quando voli. E, se lo guardi bene, l'ho traforato in modo da rappresentare tutte le terre conosciute, dato che sei un viaggiatore accanito.-
Jack riconobbe allora che i fori rappresentavano dei mari e vide la sagoma dell'Opplandene, e una accanto all'altra le due isole di Dalriada e Hibernia, e più in su, verso la costa di quella terra che sapeva essere al di là dell'oceano, un'altra isoletta, Snæland, e in basso le coste dei regni germanici, fra cui tra l'altro sapeva trovarsi Corona, e dei regni franchi. Sorrise notando come la visione dei quel pezzettino di mondo, per quanto precisa, fosse deformata rispetto a quella che aveva conosciuto lui, durante i suoi interminabili voli. La fattura era decisamente minuziosa, considerate le dimensioni ridotte del medaglione.
-Be', non proprio tutte.- si corresse Hiccup -In realtà a sud ci sono le coste africane... ma lì non c'è neve, per cui ho pensato che non ti interessasse.-
Lo spirito sorrise con un angolo della bocca: -...grazie...!-
-E tu, genio? Non ci credo che per te non ti sia fatto niente!- lo provocò allora Merida.
-Io mi sono fatto fibbia e puntale per la mia cintura!- replicò invece lui, sollevando il lembo della sua maglia per mostrare la sua opera con fierezza: -Ovviamente i decori sono a forma di drago.-
-Non è troppo lunga per te? Guarda, il puntale ti arriva alle ginocchia!-
-No, no, è proprio così che la portano, i vichinghi. A volte ne portiamo anche più di una.
-Ecco, volevo davvero trovare qualcosa che ci legasse anche quando per qualche motivo siamo da soli. Per cui mi sono messo al lavoro.-
Rapunzel si alzò per abbracciarlo. Merida si lasciò andare ad un sorriso comunque grato.
Jack sorrise, e si infilò il medaglione con delicatezza. Il suo primo regalo... questo gli faceva sentire uno strano formicolio in fondo allo stomaco. Dopo un po' salutò. Era ora di ripartire. In silenzio si fece trasportare verso l'alto, lasciandoli alla torre, nel buio freddo della notte solitaria.
 

Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati...
Jack volava allegramente nel sole mattutino. Il vento lo trasportava verso nord: era quasi estate, l'inverno si era spostato ormai dall'altra parte del mondo, e lui sperava che questo facesse abbassare la guardia agli yeti di Nord, nel tentativo di intrufolarsi nel suo laboratorio.
Aveva abbandonato da qualche ora le coste del continente e stava sorvolando le isole anglosassoni. In poco tempo avrebbe raggiunto, per la prima volta dopo mesi, il regno di Dalriada.
Per qualche strano motivo, quell'inverno non si era recato né nel regno scoto né a Berk, forse per rispetto nei confronti dei suoi amici, che l'avrebbero potuta avvertire come un'intrusione, o forse per non scoprire ciò che la loro partenza aveva lasciato in terre di cui aveva imparato ad amare i figli.
Planando sopra la foresta nella parte settentrionale dell'isola, una traballante luce azzurro cobalto bucò il verde smeraldo degli alberi. Incuriosito, Jack si infilò fra le fronde e atterrò davanti al lumicino. Era una fiammella sorridente, con due fili fumosi in luogo di braccine che si arricciavano in un invito: “Vieni... vieni...”
-Ehi...!- rise lo spirito -Ci conosciamo, forse?-
In tutta risposta il fuoco fatuo sparì con un guizzo e una risatina sottile, per ricomparire poco più in là, cantilenando sempre nello stesso modo “Vieni... vieni...”, primo di una fila di spiritelli.
-Devo seguirvi? Volete forse dirmi qualcosa?- Jack si mise il bastone in spalla e si incamminò.
Arrivò poco dopo a una radura sconnessa, in cui il prato disseminato di rocce si sollevava a rivelare una porta di legno, dorata sotto i raggi del sole.
Jack di avvicinò cautamente e con circospezione scostò l'uscio socchiuso: il mattino illuminava dalle finestre appannate masse di oggetti in legno, sculture, incisioni, rilievi. Un corvo immobile (probabilmente impagliato) sorvegliava l'entrata e una scopa spazzava solitaria intorno ad un tavolo di lavoro.
-Ma che diavolo...- Jack fece due passi avanti, quando la porta sbatté violentemente dietro di lui.
-Chiusi! Siamo chiusi! Spero tu sia interessato ai saldi, se no, smamma!- gracchiò una vecchietta dal nulla, alta la metà di lui, tutta ingobbita, vestita del verde della foresta, con lunghi capelli di un crespo bianco sporco, gli occhi strabuzzanti e un enorme naso adunco che la faceva assomigliare all'uccello nero davanti a lui.
-Cos... come?-
-Non sei interessato? Allora via, via! Stiamo chiudendo, hai sentito? Stiamo chiudendo!- la donna agitò le mani e raggiunse il tavolo di lavoro.
-Tu sei...-
-...un'umile intagliatrice.-
-Con una scopa che spazza da sola?-
La donna con uno scatto interruppe l'incantesimo, ma il corvo dietro Jack proruppe in una risata, facendolo sussultare: -Incastrata! Ti ha incastrata!-
La vecchia gli indirizzò un gesto stizzito: -Ma taci, stupido pennuto!-
-Sei una strega.- concluse Jack.
Lei si fermò un istante e lo guardò con un occhio diffidente: -Davanti ad uno spirito non perdo tempo a far finta. E tu sei...?-
-Ehm... mi chiamo Jack Frost.-
-Ah sì, ho sentito parlare di te. La Baba Yaga mi ha raccontato.- La donna aprì un sacco da viaggio davanti ai suoi piedi e a suon di Higitus Figitus prese a far danzare gli oggetti che le stavano intorno, mettendoli in fila e facendoli entrare nel suo bagaglio in maniera allegra e caotica. Quando anche l'ultima statuetta ribelle fu riposta con cura, fece l'occhiolino: -Il trucchetto di un vecchio amico. Un altro che hai infastidito, qualche lustro fa.-
Jack ridacchiò, a disagio, e cambiò discorso: -Sì, ehrm... e tu te ne vai? Cos'è, blocco dell'artista?- con un movimento del bastone abbracciò la stanza, vuota della sua mercanzia.
-Oh no, assolutamente.- lei si caricò il sacco in spalla, prese la scopa e si diresse alla porta: -Cambio zona. In tempo di guerra gli affari vanno male, nessuno si interessa all'intaglio.-
-Sì, cioè... cosa?!- Jack la seguì fuori -Aspetta! Hai detto guerra?-
-Ho detto guerra.- lei si fermò, il corvo si posò sulla sua spalla e in uno schiocco di dita la porta si chiuse dietro di loro. -L'anno scorso un giovanotto dei quattro clan è tornato dicendo che la principessa era stata divorata da un drago. Hanno passato l'estate a cercare il clan vichingo legato ai draghi, hanno provato a parlare, non ci sono riusciti. La stagione fredda ha solo ritardato l'inevitabile: l'hanno passata a produrre armi e corazze. Ormai è qualche mese che si scannano: prima nell'Opplandene, ora qui, sulla costa nord-est.
-Come ti ho detto, la guerra nuoce agli affari, perciò... io me la squaglio.- detto ciò, inforcò la scopa e con un rapido movimento sparì nel sottobosco nebbioso.
Jack rimase immobile e solo, in mezzo a quella radura che d'improvviso aveva perso tutta la sua luce. Assimilò la notizia lentamente, rievocando nella sua mente parola per parola quello che gli era appena stato detto. Poi si riscosse; fece un passo avanti, si corresse e tornò indietro di qualche metro: “devo andare a dirglielo...” Poi scosse la testa e si girò per riprendere la direzione opposta: “No.” Ma dopo poco si era già fermato e guardava da dove era arrivato stringendo il bastone nelle due mani. Contemplò il silenzio silvestre per qualche istante, prima di decollare sbuffando esasperato e riprendere la strada per il Polo Nord.
Non sarebbe tornato alla torre per riportare quella notizia.
No, non l'avrebbe fatto.
Perché far soffrire Hiccup e Merida per questo? Sarebbe stato inutile.
Inutile.
Stavano per partire, avrebbe rovinato il loro viaggio. Il viaggio di Rapunzel.
Sarebbe stato inutile.
La foresta scorreva monotona sotto di lui.
Lo faceva per loro.
Lo faceva per non farli soffrire. Per tenerli insieme, al sicuro nella loro meravigliosa amicizia.
Solo loro potevano capirsi a vicenda, comprendere lo stato d'animo l'uno dell'altro con tanta profondità. Nessun altro ci riusciva, nemmeno nei loro popoli di origine. Nessun altro.
Lo faceva per proteggerli, all'interno della torre.
All'interno...?
No, non li voleva reclusi, assolutamente! Dopotutto, stavano ben per partire, no? Non erano prigionieri di nessuno, no?
Si accorse allora che il viaggio procedeva con sorprendente lentezza e che aveva perso buona parte della sua convinzione.
No... lo erano. Erano prigionieri della loro amicizia, così speciale ed esclusiva. Ecco cosa faceva sentire realmente rinchiusa Rapunzel, la più sensibile a tal soggetto. Per un anno intero non avevano mai abbandonato la torre, così isolata, ma neppure avevano cercato alcun altro contatto serio al di fuori del loro nido. Vero, non era una questione fisica. Potevano uscire quando volevano. Ma Hiccup non aveva mai stretto veramente amicizia con gli altri garzoni, Merida non si era interessata a conoscere neppure gli ubriaconi del Bell'Anatroccolo, e Rapunzel temeva di rivelarsi agli altri per quello che era veramente. Non erano stati capaci di uscire davvero da quella trappola di pietra. E anche lui... il contatto con gli altri esseri incantati lo elettrizzava soprattutto per le storie che avrebbe potuto raccontare ai suoi amici una volta tornato a casa.
Jack si fermò a mezz'aria, in preda allo sconforto e ad una cieca disperazione: forse, nel loro viaggio, i Grandi Quattro si sarebbero portati dietro quella torre maledetta?
No... no... non divaghiamo!
L'amicizia con Rapunzel, Merida e Hiccup era ciò che aveva di più importante. E, ormai, era consapevole che i tre ragazzi gli volevano bene e lo rispettavano tanto quanto lui voleva loro bene e li rispettava. Doveva essere onesto con loro.
Allora realizzò di cosa aveva davvero paura, del vero motivo per cui non era più tornato a Dalriada e Berk: era terrorizzato che i suoi amici potessero tornare a casa loro.
Ma, a fronte di questa perdita, in quel momento capiva che c'era in gioco qualcosa di molto più prezioso: la loro fiducia.
Fu con la morte nel cuore che Jack fece inversione di rotta, e si diresse verso casa.


 




Angolino dell'autrice:
Comincia finalmente la terza e ultima parte! Le cose si fanno serie: dopo essersi conosciuti ed essere diventati inseparabili, i Grandi Quattro adesso devono fare i conti col mondo intorno a loro.

Una sera
Questa scena è un po' la mia firma, il mio tocco personale. Oltre al fatto che sancisce una volta per tutte la solidità del quartetto col nome del gruppo, introduce anche i regali di Hiccup, i quali a dire il vero sono un po' i miei ai protagonisti: come ho sempre sottolineato sto cercando di restare il più possibile nel solco tracciato dai film originali, almeno per quanto riguarda gli elementi della trama, tuttavia ho voluto dare loro qualcosa di personalissimo, perché comunque questa fanfiction non è il film originale, ma una storia mia.
Detto ciò, una parola veloce sui quattro oggetti: se quelli per Hiccup, Merida e Jack sono venuti praticamente da soli, quello per Rapunzel è stato difficile da stabilire. La sua personalità leggera e la sua corporatura esile non c'entrano molto con la produzione di un fabbro che, per quanto minuziosa, non è quella di un orefice e quindi resta sempre relativamente pesante. Ditemi voi che ne pensate!

Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati...
La scena con la strega è stata divertente da scrivere. La sua funzione è unicamente quella di gettare l'ombra funesta della guerra nella storia. Adesso il discorso si fa serio e ci si butta anche un po' nell'approfondimento psicologico dei Grandi Quattro, ed il primo a ritrovarsi con una scelta dolorosa da fare è il nostro Jack. Codardia o solitudine? 

Nell'ultimo mese non sono stata puntualissima con le pubblicazioni, chiedo venia. Anche se non posso prometterlo, farò del mio meglio per i capitoli a venire!
E con questo chiudo!
A presto!
Nike

  
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