Capitolo
1
Prima
di
lasciarvi al capitolo vi annuncio l’inserimento di tre
ragazzuoli:
Erlend Aspharr Holberg (PV Nariman Malanov) – VII anno, Gramo. Cacciatore. Candidato al Torneo.
Gabriel Stuart Jackson (PV Liam Hemsworth) – VII anno, Tassorosso. Caposcuola e Cacciatore. Candidato al Torneo.
Joseph
Cornelius Burr (PV Nick
Robinson) – VII anno, Serpeverde. Cercatore.
Robert
sorrise
all’indirizzo di Audrey.
La
ragazza parlava un inglese tutto sommato piuttosto buono e
l’inflessione
francese impreziosiva il suo accento rendendo la parlata un
po’ più lenta e
aristocratica. Anche i suoi compagni di scuola, William ed Erlend,
partecipavano alla conversazione in modo attivo anche se il primo
sembrava a
tratti poco lucido tanto che Robert si chiese se avesse bevuto prima di
arrivare al castello.
- Avete
intenzione di candidarvi al Torneo? –
Audrey
rise, scuotendo la testa e facendo oscillare l’elegante
chignon in cui aveva
raccolto i lisci capelli castani.
- Non ci
penso minimamente e, per quanto riguarda Will, lui è
semplicemente troppo pigro
per pensare di fare qualcosa di troppo fisico. –
Il
diretto interessato stirò le labbra sottili in un sorriso
mentre le iridi blu
luccicavano maliziose.
- Sei
ingiusta, io faccio un sacco di attività fisica -,
protestò, - solo che se
proprio devo sudare preferisco farlo tra le lenzuola invece che in
qualche
arena puzzolente e polverosa. –
Robert
scoppiò a ridere, accompagnato dai francesi.
Era
proprio vero che erano molto più smaliziati degli inglesi.
- Tu,
invece? –
- Certo
che sì. Mio padre mi ha tassativamente proibito di provare a
partecipare,
ragion per cui devo assolutamente farlo. –
Robert
annuì.
Sapeva
abbastanza di contrasti paterni per capire quando c’era
qualcosa su cui era
meglio sorvolare.
Audrey
venne in suo aiuto.
- E tu,
Robert? Proverai a partecipare? –
- Non ho
ancora deciso, ma non lo escludo. Immagino che mi lascerò
guidare dall’istinto.
–
La
ragazza parve pensare che la cosa avesse molto senso perché
sorrise
compiaciuta.
- Voi
inglesi siete molto … com’è che si dice
corageux? – si voltò verso William in
cerca di aiuto.
-
Coraggiosi, intrepidi. –
-
Esattamente. È una qualità che apprezzo molto.
–
Vide
Erlend avvicinarsi a mormorare qualcosa all’orecchio di
William.
Il moro
annuì trattenendo a stento una risata sfacciata.
Accigliandosi,
Robert si voltò verso di loro cercando di capire di cosa
stessero parlando.
- Non
fare caso a loro due -, intervenne Audrey, - mi stanno solo prendendo
in giro …
jeune*. –
- Già,
conosco il tipo. Mia sorella mi prende in giro in continuazione, dice
che mi
focalizzo troppo sul cercare d’intrepretare le espressioni
delle persone. –
- Tua
sorella non è nella tua Casa? –
Scosse la
testa, indicandole il tavolo di Grifondoro al quale Zahra chiacchierava
incessantemente con l’americana seduta accanto a lei.
- No, è la
ragazza bionda seduta al tavolo rosso e oro. –
Audrey la
osservò in silenzio per una manciata di secondi.
- È molto
carina, ti assomiglia tanto. –
- Sì, lo
é. Tu hai fratelli o sorelle? –
Scosse la
testa. – Figlia unica, ma da quando conosco William ed Erlend
è come se avessi
due fratelli maggiori. –
- Non ti
invidio per niente – rise Robert osservando quei due
continuare a complottare
di chissà cosa.
- A chi
lo dici –, convenne Audrey ridendo, - certe volte penso che
siano una sorta di
castigo divino. –
William
ed Erlend smisero di parlare tra di loro e tornarono a inserirsi nella
conversazione.
- Hey, mi
ritengo ufficialmente offeso – esclamò il biondo.
- E io ti
comunico ufficialmente che la cosa non mi interessa affatto –
replicò candidamente,
per poi tornare a rivolgere la sua attenzione al cibo
sull’immensa tavolata.
*Jeune
=
immaturi
*
-
Si può
sapere a chi state facendo gli occhi dolci? –
Lilith e
Zahra si voltarono verso il ragazzo che aveva parlato, trovandosi
davanti due
occhi paragonabili solo al ghiaccio tanto erano chiari.
-
Blackburn, non ti hanno insegnato che non si interrompono le
conversazioni
altrui? -, sbuffò l’americana, -
Cos’è ti hanno cresciuto i lupi? –
Le
rivolse un sorriso smagliante.
- Sono
curioso per natura, soprattutto quando non capisco da cosa è
attirata l’attenzione.
–
- Ovvero
quando non sei tu l’oggetto dell’attenzione
generale – chiarì Lilith.
-
Esattamente. –
- Sei
veramente di un’arroganza mostruosa. –
- Mi è stato
detto di peggio. Piuttosto, non mi presenti la tua nuova amica?
–
- No -,
lo rimbeccò, - te la presenterei solo se mi stesse
antipatica perché avere a
che fare con te è un vero e proprio supplizio. –
Jason
buttò la testa all’indietro, scoppiando a ridere.
- Come
sei melodrammatica, rossa. Jason Blackburn – aggiunse
porgendole la mano.
Zahra
esitò per un istante, ma alla fine la buona educazione la
ebbe vinta.
- Zahra
Nott. –
- Hai dei
gran begli occhi, Zahra. –
Lilith
sbuffò, roteando gli occhi.
- Stavamo
parlando e a nessuno interessa assistere al Blackburn show quindi
risparmiatelo. –
- Gelosa?
–, sogghignò, - eppure non dovresti esserlo. Ho
sempre avuto un debole per le
ragazze dai capelli rossi. –
- Fantastico.
Farò una tinta il prima possibile – lo
rimbeccò ironica.
Jason
tuttavia mantenne il punto; per quanto borioso e fastidioso, bisognava
riconoscere il fatto che fosse molto determinato.
- Mi dite
di cosa stavate parlando con tanto entusiasmo poco fa? –
- Viktor
Krum – replicò Zahra, decisa a mettere un freno a
quella sorta di guerra fredda
che era in corso tra i due americani.
Non era
brava a gestire tutta quella carica d’ostilità.
- Krum?
Ma … è vecchio – constatò,
sgranando gli occhi.
- E
allora? –
-
Potrebbe essere vostro padre. –
- Te l’ho
già detto, Blackburn: e allora? –
Tentennando,
Jason cercò di chiarire il suo punto di vista. –
Insomma, quello che voglio
dire è che è a dir poco strano che vi piaccia un
uomo di quell’età. –
Lilith
scosse la testa, incredula.
- Krum
non ci piace esteticamente … -
- Beh,
non solo–, intervenne Zahra sorridendo divertita, - anche se
è arrivato alla
sua età in forma smagliante. –
- Ma ci
piace come ex giocatore di Quidditch – concluse Lilith,
ignorando il commento
della sua nuova amica.
La
comprensione si disegnò rapidamente sul volto del biondo.
- Ah,
adesso sì che è tutto decisamente più
normale. –
- Già. Se
hai finito con la tua ricerca di normalità,
perché non torni a intrattenere il
tuo pubblico e ci lasci mangiare in santa pace? –
- D’accordo
-, cedette, - alla prossima. –
Tornò al
suo posto, un paio di metri distante da loro.
Fu allora
che Bentley, che fino a quel momento era rimasto accanto a Charlotte a
chiacchierare con lei, si sporse verso le due ragazze.
Puntò le
iridi azzurro cielo in quelle dell’amica, sorridendo
malandrino.
- Allora?
–
- Allora
cosa, Ben? –
- Non ho
mai visto Jason Blackburn divertirsi così tanto nel
discutere con qualcuno,
cosa bolle in pentola? –
Lilith
scoppiò a ridere.
- Per
tutto ciò che è sacro, Ben, non bolle
assolutamente nulla. –
- Lui non
sembra pensarla allo stesso modo – constatò
Charlotte.
Zahra
sorrise a sua volta, chiedendosi se quando i Babbani parlavano di
“confronto all’americana”
intendessero un interrogatorio insistente come quello oppure se
l’espressione
venisse usata per indicare qualcos’altro.
Si
ripromise di chiederlo a Robert, in fin dei conti era lui quello che
seguiva
Babbanologia.
- A me
non interessa minimamente cosa passa per la testa di Blackburn, anche
perché dubito
seriamente che quelle frasi sconclusionate che albergano nel suo
cervello
possano essere etichettati come “pensieri”
perciò, per favore, chiudiamola qui.
–
Bentley e
Charlotte non parvero aver altro d’aggiungere e la
conversazione scemò
rapidamente per lasciare il posto al rumore delle posate che
ticchettavano
contro i piatti in porcellana.
*
-
Anche
tu giochi come Cercatore? – domandò Joseph,
rompendo il silenzio che si era
venuto a creare tra di loro.
Era
piuttosto incuriosito da Nikolaj, ma il bulgaro parlava poco e si
limitava di
solito a scambiare qualche chiacchiera con le sue compagne di scuola.
Nikolaj
alzò lo sguardo dal piatto e scosse la testa.
- No,
gioco come Cacciatore. –
- E hai
intenzione di entrare nella nazionale bulgara? –
- Non
particolarmente. Insomma, se dovesse capitare accetterei ma non vado a
cercare
disperatamente un posto lì. Non sono mio padre –
concluse, l’espressione seria
sul volto dai tratti duri e virili.
- Certo,
non pensavo che te la prendessi. –
- Non me
la sono presa -, assicurò, - è solo che tutti si
aspettano un determinato
percorso dal figlio di Viktor Krum e nessuno si prende mai la briga di
chiedermi cosa voglio fare io. –
- Resta
comunque il fatto che tu sia un grande giocatore – intervenne
Constance,
allungandosi ad appoggiare una mano sull’avambraccio tonico
del compagno di
scuola.
Joseph
notò l’espressione che comparve sul volto di
Helena.
A quanto
sembrava alla russa dai capelli rossi la compagna di scuola non andava
affatto
a genio.
-
Smettila di sbavare, Wolf, non ti si addice. –
La bionda
non ritrasse la mano, ma anzi continuò a prolungare il
contatto e le scoccò un’occhiata
provocatoria come sfidandola a rimetterla da sola al suo posto.
Lenochka,
seduta di fronte a Constance, alzò lo sguardo per gustarsi
la scena.
Quando
quelle due si scontravano c’era sempre di che divertirsi.
E dire
che Nikolaj neanche la guardava Constance,
figurarsi se avrebbe mai assecondato le sue avances eppure la loro
biondissima
compagna continuava imperterrita a importunarlo da tre anni a quella
parte.
Anche
Enea sembrava molto interessato a quello scambio di battute.
Tipico di
lui del resto, visto che sembrava assolutamente incapace di farsi i
fatti
propri per più di cinque secondi.
Era un
degno informatore per quanto riguardava i pettegolezzi che giravano per
Durmstrang, ma Lenochka continuava a non fidarsi abbastanza da
confidarsi con
lui.
Non era
una sprovveduta e sapeva inquadrare le persone al volo.
Enea
Palter non era un cattivo ragazzo, ma decisamente non era la persona
più adatta
a custodire un segreto.
- Nessuno
ha chiesto la tua opinione – la rimbeccò la bionda.
- Già, ma
non riesco a trattenermi quando vedo qualcuno di così
disperato in azione. –
Lenochka
trattenne un sorriso divertito, nascondendosi contro l’orlo
del calice.
Ne
avrebbero viste delle belle se qualcuno non le fermava.
Puntuale
come un orologio, Nikolaj ritrasse il braccio dalla presa di Constance
e
rivolse uno sguardo intenso all’amica.
- Stanno
per cominciare a spiegarci le modalità del Torneo.
–
In
effetti l’anziana preside di Hogwarts aveva preso posto
davanti allo scranno
dorato a forma di fenice e stava scrutando la sala con espressione
severa negli
occhi verdi.
Tossicchiò
leggermente.
- Un
momento d’attenzione, prego. Come tutti voi saprete questo
Torneo prevede la
partecipazione di otto campioni, quattro ragazze e quattro ragazzi, due
per
scuola. È importante che sappiate che solo gli studenti del
sesto e del settimo
anno potranno partecipare e che il sorteggio avverrà in modo
del tutto casuale.
Alcuni di voi -, e qui i suoi occhi si soffermarono su Nikolaj, -
avranno
sicuramente sentito parlare del Calice di fuoco dai genitori. Ebbene,
sarà
proprio questo antico e magico oggetto a decretare i campioni per ogni
scuola.
Avrete tempo fino alla fine della settimana per presentare la vostra
candidatura e domenica prossima il Calice estrarrà i nomi
dei sorteggiati. Una
volta estratti non potrete più tirarvi indietro,
perciò vi invito a riflettere
attentamente prima di apporre il vostro nome all’interno.
Ponderate
attentamente la vostra decisione e fino a quel momento mi auguro che
tutti voi
vi troviate bene a Hogwarts – concluse, venendo accolta da un
applauso generale
e cordiale.
*
Marjorie
trovava quella ragazza di Corvonero, Tatiana, semplicemente incredibile.
A
Beauxbatons era difficile trovare ragazze così spontanee e
divertenti che
fossero disposte a passare del tempo con lei e che al contempo non lo
facessero
per accaparrarsi qualche vantaggio.
- Questo
posto è immenso, credo che mi ci vorranno settimane prima di
imparare a
orientarmi – considerò mentre camminava al fianco
di Tatiana e Gabriel.
Il
ragazzo le sorrise comprensivo.
-
Hogwarts fa sempre questo effetto all’inizio, ma ti assicuro
che imparerai
molto presto a orientarti. –
- E per
il resto ci siamo noi – concluse Tatiana, sorridendole
amichevolmente.
- Lo
apprezzo molto – assicurò.
- Il
resto dei tuoi compagni di scuola? – chiese d’un
tratto Gabriel.
- Non ne
ho idea e sinceramente non mi interessa. Non ho mai legato
particolarmente con
nessuno di loro, sono una fervida sostenitrice del “meglio
soli che male
accompagnati”. –
Tatiana
annuì silenziosamente.
Si
trovava decisamente d’accordo e apprezzava sopra ogni cosa
chiunque riuscisse a
starsene per i fatti propri e non necessitasse incessantemente
dell’attenzione
altrui; l’indipendenza era una gran cosa e lei ne era una
fautrice a dir poco
appassionata.
-
Tuttavia sono certa che troverò amicizie interessanti qui a
Hogwarts. –
- Sono
certa che sarà così – convenne la
Corvonero.
Marjorie
sorrise solare.
Non
vedeva l’ora che cominciasse una nuova giornata lì
al castello.
Quell’anno
prometteva svago e incredibili avventure.
Spazio
autrice:
Come promesso eccoci qui con il primo capitolo vero e proprio.
Ho cercato di dare sufficiente spazio a tutti gli OC e spero di esserci
riuscita; vi chiedo di farmi sapere se siete soddisfatti o meno dalla
resa del
vostro OC.
Detto ciò, vi auguro una buona serata e ci vediamo al
prossimo
capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary