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Autore: queenjane    24/07/2017    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Entrai nella stanza dei giochi, rivedendo le pareti tappezzate di cretonne verde, i giocattoli  ordinati, di tutte le fogge, forme e dimensioni, dai trenini alle bambole, piccole e grandi, con suntuosi vestiti di seta e minuscoli stivali in vera pelle, accurate e perfette, come i soldatini con cui amava giocare Alessio, come un teatrino, i puzzle e i domino, la tenda indiana, le finestre alte, illuminate dal sole invernale, i piedi che si muovevano silenziosi sulla moquette.

E  lo zarevic era su un divano, la schiena sorretta da una miriade di cuscini, una coperta sulle gambe come ai tempi della convalescenza di Spala, tra le mani due soldatini  e delle biglie, la carnagione bianca come un petalo di camelia, le occhiaie meno evidenti. Con una uniforme da marinaio, sul colletto le iniziali in cirillico, A. N., Aleksey Nicolaevich, intrecciate a quelle di suo padre, N. A., Nicola Aleksandrovic, un legame tra le generazioni.

Baby, look, there is Catherine, for You, my darling” In inglese.
Catherine, you’re there” radioso.
Yes, Your Highness” Un inchino.
“Come to me” Aprendo il viso in un sorriso,ricambiato,  le braccia per una stretta.
“I have promised, I am called back, I see you again” la fronte contro la mia clavicola, i polsi sulla mia vita sottile, come Marie, posai i palmi sulla sua schiena, delicata, avvertendo il segno delle vertebre, i rilievi sporgenti, troppo alto e troppo magro, il mio piccolino.
“Are really you?”
“Yes.. my dear.. I am always the same, I am unique, like you” kissing his cheek, his forehead, my Zarevic… My miracle.
“I am so glad..
” mi strofinò il viso contro il collo, un suo usuale gesto di affetto.


 
“Devi mangiare, Alessio, per rimetterti presto in piedi. Lo so che hai poca fame, in generale,prova però. E scusa se ti assillo” Sussurrai delle tenerezze in inglese, francese e spagnolo, Andres me lo aveva ben insegnato, lo avevo imparato, mai appreso sul serio, una piccola fitta di desiderio. E la sua lingua di nascita divenne il nostro linguaggio preferito, come per me e Olga il francese. Discendente da uno spagnolo, olivastra di carnagione, amante di un iberico rompiscatole, chi mi vietava di apprendere seriamente quella lingua, che forse un giorno la Spagna sarebbe stata la mia nuova patria.. E avevo amato Ahumada, la rocca dei Fuentes, come un ristoro.  Ero fissata, e avevo le mie ragioni.
 “Non ho fame, uffa, sempre le stesse cose, vieni qui, stringimi anche di più, mica mi rompo” da come stringeva lui, rischiava di rompere ME, lo baciai, leggera da capo, cercando di imprimere ogni dettaglio tra le falangi.  
“Per gola, no. Sennò come fai a andare dietro a Andrej, mi ha detto che ti vuole passare a trovare, o a me” Un piccolo sussurro, per non farci sentire.
“Vero, verrà, credo, tu rimani un poco.” Tradotto, non mi lasciare..
“Sì, per un pezzettino, va bene” Poi “Ho fame” che ti inventi, zarevic? Sei pallido ed inappetente e tanto le idee non ti mancano..  mi vuoi prendere in giro, ci scommetto.


“Mangi da solo” era la prassi, di farsi imboccare, quando stava poco bene e spesso sconfinava nell’abuso e nel capriccio, della serie mi trattate come un bambino piccolo e io mi comporto da tale. Sua madre formulò la richiesta, rimanendo poi spiazzata, mentre un tavolino per fare colazione a letto, in questo caso sul divano compariva magicamente. “Certo, solo per piacere (per evitare di essere brontolato) mi racconti qualcosa, Catherine?Magari sugli arabi e la caduta di Granada? Sai qualcosa sul periodo, no? Fine XV secolo, mi pare. Enciclopedia Raulov, altro che quella britannica” tesi le labbra in un sorrisino, ricambiato. Come facesse a sapere della reconquista destò l’altrui perplessità, la Storia non era precisamente la sua passione elettiva. Andres vi aveva messo le sue zampette, particolare che conoscevo, credo, solo io, ed era ironia, Fuentes ers sempre un ingombro.

“ Vera o di fantasia? Qualcosa ne so, anche se a fine 1400 manco ero per l’aria, comunque..”
“ Bella lunga, vedi tu..” Mi venne in mente che adorava i cavalli, ci meditai un momento mentre lui attaccava con la prima forchettata, inarcando l’imperiale sopracciglio, della serie, comincia, io mangio. Almeno la minestra.
“I re di Spagna, Ferdinando e Isabella, cingevano d’assedio Granada, l’ultimo regno arabo della penisola iberica“le parole galoppavano, senza fretta, mentre Alessio mangiava, con calma. “Si diceva che il palazzo dell’Alhambra, il forte rosso dalle infinite e sorgive fontane, con stupendi giardini non dovesse mai cadere e invece non fu così, infatti la città si arrese il 6 gennaio 1492 e l’ultimo re arabo, Boabdil,consegnò le chiavi della città su un cuscino di seta. E.. mentre si allontanava a cavallo, si girò a osservare Granada una ultima volta da un passo di montagna sospirando, subito rimproverato dalla madre che vedendolo in quello stato disse: Piangi come una donna questo reame che non hai saputo difendere come un uomo’ e anche oggi esiste, c’e’ un passo chiamato ancora oggi ‘il sospiro del moro’… “ La zarina si mise a ridere, intanto Alessio, con esasperante lentezza, masticava e anche le sue sorelle ascoltavano, attente, se mi avevano appellato principessa Sherazade un motivo vi era di sicuro .
“Un ragazzo, un principe rimase là, era un esperto e conosceva i segreti su come addestrare i cavalli arabi, sapeva come farli impennare e scalciare e impennare, buttando giù un soldato, con gli zoccoli davanti.. “le perle che portavo ai polsi e alle orecchie brillarono come frammenti di luna, descrivendo quelle macchine da guerra.

“Questa te le sei inventata.. che mica c’era, credo”

“Chi lo sa.. tu c’eri? Passiamo ad altro, abbiamo ancora un piatto e il dolce e …posso bere un poca d’acqua? Una pausa, che ho la voce roca”Uno stop, come per lo zarevic, e tanto non lo lodai, non ci doveva prendere il vizio, almeno non subito, tuttavia gradì un momento di riposo.
“No, non c’ero, che credi. E neanche ho il bagaglio cognitivo per confutarti, le necessarie conoscenze per discutere sul punto de quo..e ..quindi..”Usando quelle auliche parole mi prendeva allegramente in giro, anche il latino il furfante, sorrisi di puro cuore” Racconta, piuttosto, per favore: Ancora” Chiuse  gli occhi, con aria da pseudo martire, io raccontavo e lui aveva da far lavorare le imperiali mascelle, un compromesso accettabile. Ed era tanto comico.
“Non ce la faccio più.. Però ..” mi tese la posata “Da solo, eh..” “Da solo ho finito..Se  vuoi, continua tu.” Si  pulì il viso sporco di minestra, mancava il secondo e il dolce, oltre che la frutta.  “Zarevic..”
“Principessa..” Ironico, tenero. “Zarevic.. Su, io non ho fretta” “Appunto..”



Tornarono le antiche abitudini, lo imboccai e ogni forchettata era una frase della storia, fino alla reciproca saturazione, basta per ora.. Pescai dai miei personali ricordi, avevo visitato Granada nel 1905, rimanendo sorpresa dalla bellezza dell’Alhambra, costruita in rossa pietra, dallo splendore dei giardini. Sorvolai sulla corrida e un certo picador, ovvero Andres, i ricordi tornavano, vibranti, nitidi.
“Ho sonno, dormo qui sul divano e  quando mi sveglio la voglio, Catherine, Kitty Cat, Gattina, Cat e..” borbottò, lo strinsi ridendo.
 Per maggior tutela mi serrò una mano, possessivo, non ci verso di annullare la stretta, aveva fiducia che non lo avrei lasciato e si premurava che non avvenisse, furbo lui, gli sfiorai una guancia, con tenerezza.
Sua madre non fece un fiato,  alle cinque venne servito il tè, su un tavolo bianco con il servizio d’argento, rito mai mutato, come i biscotti inglesi e il pane caldo con il burro, chiacchiere lievi, io presi una tazza.
Io ero tornata, lui l’accidente lo aveva passato, il mio imperatore dei viziati.
La zarina era allibita, che la buona volontà dello zarevic di mangiare, se raccontavo qualcosa, perdurasse, anzi.


 In genere era estenuante, un logorio, fargli prendere un boccone e da un lato aveva le labbra increspate in un sorriso, era proprio una comica.
Idem come sopra per cena. Raccontavo, poi lo imboccavo, sempre noi. Alix tirò fuori delle vecchie foto, dei suoi soggiorni in Italia, Firenze e Venezia, quando sua nonna la regina Vittoria svernava al Sud. Giovane e splendida, eccola nei giardini di aprile, a Firenze, stupita che vi fossero già l’erba e i fiori, rispetto agli inverni tedeschi, avvolta dalla luce dei canali di Venezia, che lo zar Pietro il grande aveva voluto ricreare costruendo la sua capitale, tanto che l’avevano appellata la Venezia del Nord. Sorridente e lieve, aveva vent’anni, lei, eccola qui, a 43, oppressa dalle preoccupazioni e dallo sfinimento, che tornava serena, almeno per un poco. “Firenze era splendida..”annotò “E sui colli vi è il Collegio della Santissima Annunziata, ove le educande ricevono una ottima educazione, è tra i più rinomati..” “Io ho rischiato di finirci..” risi “A 10 anni ..” “Alla fine.. “Cassò il commento, che poteva venirne fuori una Catherine molto più educata, magari sposata a un italiano.. Non infieriamo, non discutiamo, decisi “ La principessa Maria Josè del Belgio vi è entrata quest’autunno” disse Tata “A  questo collegio che dite..” “Ah..”il Belgio era un alleato della Russia, come l’Italia, la Francia e l’Inghilterra “E’ nata nel 1906, il principe ereditario d’Italia nel 1904..”Fiori d’arancio in fieri, pronosticai, dopo o prima, mentre, tanto per rimanere in tema,  il principe ereditario di tutte le Russie non aveva interrotto quelle chiacchiere, che mi era voluto venire in braccio, lo accontentai, alla fine aveva finito di mangiare, sei  stato davvero bravissimo, enunciai.


 Mi allacciò il collo con le braccia, uno sguardo di pura e ricambiata adorazione. “Lo so e sei brava tu pure..” me lo adagiai in grembo, le gambe magre che toccavano le mie, decisi che per quanto mi era possibile preferivo tenerlo in braccio, al diavolo se non aveva fiato per camminare, avrei fatto io per lui.
Dopo la crisi che aveva avuto era una passeggiata compiere quei gesti. E lui era tanto più calmo.


( Io non vorrò mai capire fino in fondo. Olga, la mia primogenita, la adora, Alessio la predilige e le altre mie figlie la portano in palmo di mano. Ho cercato di allontanarla, ma come un tumore, è sempre qui, costante come la malasorte. Non lo vorrò mai sapere fino in fondo, prima del nostro fidanzamento ufficiale, chi impediva a Niki di andare a letto con la ballerina K. e  la principessa Ella, concependo una bambina che potrebbe essere il segreto dello zar, la sua vera primogenita, il suo gioco di dadi, la sua bastarda, la ragazza nata nella solitudine e nella tempesta.. Catherine, figlia dei lupi e delle assenze, bella e perfetta come una miniatura, ti ho amato e odiato insieme. E mi devo ricordare che nel novembre 1893 avevo rifiutato Nicolas in via definitiva, l’aprile 1894 è stata la mia ultima occasione e l’ho colta, Ella e lui potrebbero benissimo avere avuto una relazione e tanto non voglio sapere, od anche no, a volte basta un amplesso e fine, lei da giovane era splendida, colta e sono cresciuti insieme, suo marito una disgrazia privata, è bella anche ora, ha un anno più di me e le danno 35 anni al massimo )



 
Dai quaderni di Olga alla principessa Catherine” Alessio ti era sempre stato molto affezionato, poco ma sicuro, tranne che a quel giro era diverso. Ti sedesti sul bordo del divano e lui si appoggiò contro di te con una grande naturalezza, mentre gli cingevi la schiena, teoricamente era un pezzo che non vi vedevate.  Come no, non era timido, affatto, ti prendeva in giro e sorrideva, tu eri meno tesa, rigida rispetto al passato. Era stato male a Mogilev per un raffreddore violentissimo, nostra madre temeva di trovarlo morto e aveva pregato padre R. di pregare. Lo aveva riportato a casa per la convalescenza e, rispetto ad altre volte, era meno insofferente e teso. Papà, il giorno prima aveva pranzato con il principe R-R, tuo zio, che aveva riferito che eri sul posto. E  si era impuntato che dovevi venire, nostra madre che diceva che forse eri troppo impegnata, era una maestra  nell’inventare scuse,al che lui aveva ribattuto che sarebbe andato lui, a piedi,  aggiungendo per favore, ti prego Mamma, in un tono deciso, che non era quello dei suoi capricci o delle bizze estemporanee. In quei mesi alla Stavka era maturato, poco ma sicuro, e se avessi giocato d’azzardo avrei scommesso che ci incastravi qualcosa”


 
 
   
 
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