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Autore: Lovy91    26/07/2017    1 recensioni
Kaito è alla ricerca di Pandora, la pietra preziosa che è costata la vita a suo padre Toichi. Dopo l'ultimo furto cambia tutto: Saguru sospetta di Kaito e l'organizzazione ha deciso di scoprire se il ladro è veramente Toichi Kuroba. In particolare il rapporto con Aoko comincia a cambiare e il ragazzo si rende conto della delusione enorme che proverebbe se scoprisse che lui è Ladro Kid.
Il più grande ladro del mondo si rende conto di essere in mezzo a un triangolo pericoloso da cui dipende la sua libertà, la vita e l'amore...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akako Koizumi, Aoko Nakamori, Ginzo Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Saguru Hakuba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22


Tempo


Nakamori ascoltò tutta la storia da Kaito. Era già la seconda volta che raccontava quella versione e l'ispettore non disse una parola, come aveva fatto la figlia.
Finito il racconto, l'uomo aveva vuotato il bicchiere e nessuno dei due glielo impedì. Lo posò con un forte rumore e poi tirò indietro la sedia, fece per andarsene. La figlia lo bloccò per un braccio.
<< Papà, parliamone >>.
<< Parlarne? Di cosa Aoko? >>.
<< Non ho mai voluto prenderla in giro >>, intervenne Kaito, mettendosi di fianco alla ragazza. << Ho fatto tutto questo per mio padre >>.
<< E Toichi? >>.
Il ragazzo non poteva dire che l'avesse fatto per un motivo nobile, una reale motivazione che aveva portato il padre a compiere dei furti. Aveva sempre restituito i gioielli anche lui, era stato un mago ed era solo esibizionismo, niente di più.
<< Eri in casa mia quando blateravo dei piani per catturare Ladro Kid, sei andato a scuola con mia figlia ogni mattina >>. Nakamori non era mai stato tanto duro con nessuno nella vita. Mentre parlava, i suoi occhi colsero il movimento di Aoko nello sfiorare la mano di Kaito.
<< Dove sei stata in quei due giorni? >>.
La domanda improvvisa fece sudare freddo Aoko. << Te l'ha già spiegato. Cecelia Hakuba mi ha rapita e Kaito mi ha salvato la vita >>.
<< Se pensi che io approvi la tua relazione con lui, ti sbagli >>.
Quelle parole fecero capire alla figlia che il rapporto con il padre si era rotto. Quella crepa divideva l'amore per lui e quello per Kaito, come se dovesse scegliere. Qualche lacrima rigò le guance di Aoko e l'ispettore lasciò la stanza con la bottiglia vuota a metà e sentirono la porta della camera sbattere.
<< Mi dispiace >>, sussurrò Kaito. << È tutta colpa mia >>.
Aoko scosse la testa, stringendo i pugni e cercando di calmarsi. << Questa cosa riguarda me e papà >>.
Una foto era posata sul mobile della cucina. Una bambina di circa quattro anni, un capellino bianco e tenuta in braccio dal padre. Aoko ricordò quando era stata scattata e desiderava più di ogni altra cosa rivedere quel sorriso felice e gli occhi innamorati di un genitore.


Un paio di giorni dopo i fatti le cose non si mettevano bene da entrambe le parti. Villa Hakuba era letteralmente assaltata dai giornalisti che chiedevano l'esclusiva e facevano domande al questore.
Saguru non usciva dalla sua stanza. Non faceva che ripensare, chiedersi dove avesse sbagliato il suo istinto da detective tanto da non accorgersi di aver vissuto diciassette anni con una impostora.
L'ispettore Nakamori aveva finito la bottiglia e si era addormentato con indosso i vestiti da lavoro, pensando di se stesso che fosse un grandissimo idiota da non accorgersi di avere Kid come vicino di casa da vent'anni.
Non rivolgeva la parola al ragazzo e rispondeva a monosillabi alla figlia. Non era un uomo sciocco e aveva capito benissimo che Kaito e Aoko erano diventati una coppia e preferì non indagare ulteriormente dove avessero passato o cosa fosse successo in quelle due notti lontani. Aoko soffriva molto per il mutismo del genitore e si chiedeva cosa potesse fare per riavere lo scorbutico ma affettuoso papà che era sempre stato.
Kaito non metteva piede a casa Nakamori e Aoko gli faceva compagnia finché il padre non rientrava a cena. La centrale era una bolgia di telefoni che squillavano, inchieste su altre eventuali talpe e interrogatori. Anche la giovane Nakamori fu interrogata in seguito alle minacce di Cecelia e lei negò, dicendo di non avere idea del motivo e il gioco fu retto dall'ispettore. Seppur scettici, la lasciarono andare e l'avrebbero richiamata in seguito.
Una calda mattina, Kaito si trovava in cucina intento a servire la colazione che consumava da solo, per permettere ad Aoko di mangiare con il genitore e ristabilirne il rapporto. Sentì la chiave girare nella toppa e mollò la scodella sul tavolo, correndo all'ingresso per vedere chi fosse, certo che non potesse essere la fidanzata.
Il viso curato, i capelli lisci e un trolley viola scuro. Chikage chiuse la porta alle sue spalle e guardò il figlio.
<< Mamma? >>.
La donna si cambiò le scarpe e lasciò la valigia accanto al mobile. Si avvicinò al figlio a grandi passi in silenzio, un sorriso rassicurante.
Poi uno schiaffo fortissimo, da lasciargli la guancia rossa. Kaito si massaggiò la pelle dolorante e si rivoltò contro la madre, infuriato.
<< Perché cavolo me l'hai dato?! >>.
<< Perché sei un figlio irresponsabile! Potevi morire, potevate morire! >>, si corresse, era infuriata il doppio rispetto a Kaito.
<< Come l'hai saputo? >>. Aveva fatto promettere al vecchio Jii di non dire niente a Chikage e, a quanto pare, non l'aveva fatto del tutto.
<< Pensavi che i giornali non ne avrebbero parlato? Io leggo ancora i quotidiani giapponesi e Jii ha fatto il resto >>.
<< Volevo solo tenerti al sicuro! >>.
<< Non ho bisogno che tu lo faccia, Kaito. Sei stato sventato, poteva finire in tragedia >>.
<< Intanto Cecelia Hakuba è in prigione e io ho trovato Pandora >>, disse il mago, stizzito al massimo per quel rimprovero che sentiva di meritare dopo tutto quello che aveva passato.
Ma Kaito non era un genitore, non poteva immaginare nemmeno lontanamente il cuore in gola e lo spavento che Chikage aveva provato. Non aveva visto l'ora di scendere da quell'aereo per constatare che il figlio fosse tutto intero.
La donna lo strinse in un abbraccio, quasi piangendo. << Tu non hai la minima idea di quanto io mi sia preoccupata! >>.
<< Mamma... Io sto bene, davvero >>.
Gli guardò le mani fasciate e i due cerotti in faccia. << Per fortuna non hai subito lesioni più gravi. Aoko come sta? >>.
<< Ha solo qualche lieve bruciatura e si sta riprendendo >>.
<< Ginzo come l'ha presa? Jii ha detto anche questo >>, disse, anticipando la domanda su come facesse a sapere tutta la storia.
Kaito divenne afflitto. << Non vuole parlarmi e il rapporto con Aoko si è fatto glaciale >>.
<< Ha bisogno di molto tempo, caro >>, gli posò una mano sulla spalla per rincuorarlo. << Stasera voglio parlargli >>.
<< Uhm? Di cosa? >>.
Chikage prese il trolley e lo trascinò fin su per le scale. << Ho un favore da chiedergli >>.
<< Non credo proprio che sia molto propenso a farne >>.
<< Me lo concederà, fidati >>, gli assicurò, un sorriso furbo sul volto.
Kaito andò a servire la colazione, per due stavolta. Chikage tornò in cucina e gustare una colazione orientale gli mancava moltissimo Per un po' si sentì solo il rumore delle bacchette.
<< Vorrei ringraziare anche la tua amica >>.
Ci mise un attimo per capire di chi parlasse. << Amica? Intendi Akako? >>.
<< Proprio lei >>.
<< Non so se verrà mai fin qui. Sai, è una persona solitaria >>. Non trovò modo migliore per descriverla. << Proverò a chiederlo >>.
<< Ho una domanda per te >>.
Aveva l'impressione d'inoltrarsi in un sentiero pericoloso. << Ovvero? >>.
<< Cos'è successo fra te e Aoko? >>.
Kaito sapeva quanto la madre fosse senza malizia e freni inibitori. << Abbiamo chiarito i nostri sentimenti ed ora stiamo insieme >>.
Chikage si sporse verso il figlio dall'altra parte del tavolo e lo soffocò in un abbraccio. Gli sporcò il viso di rossetto rosso.
<< Il mio adorato bambino! L'ho sempre saputo! >>.
<< Non riesco a respirare mamma! >>.
<< Ora capisco perché Ginzo è tanto di cattivo umore. Gli hai portato via la sua bambina >>, rise lei.
<< Non ho portato via proprio nessuno! >>, ribatté, iniziando a sparecchiare, voleva chiudere quel discorso in fretta.
<< Dobbiamo fare il discorso sul sesso? >>.
Kaito acchiappò i piatti e i bicchieri che stavano per cadere e diventare cocci, riuscendo a salvarli. Era diventato rosso, solo sua madre riusciva a farlo sentire un adolescente medio.
<< No, possiamo farne a meno. Ti prego >>.
Chikage rise e chiuse il discorso però si sarebbe divertita ad imbarazzarlo molte altre volte. Kaito iniziò a sciacquare le poche stoviglie e la invitò ad andare a risposarsi.
<< Ah, mi fermerò oltre i soliti tre giorni >>.
<< Che intendi? >>, chiese il figlio, avendo uno strano presentimento.
<< Credo che mi fermerò almeno un paio di mesi, voglio seguire il processo >>.
La faccia di Kaito era di puro orrore, sua madre in casa per almeno due mesi. L'avrebbe trovata quando si sarebbe svegliato, ai pasti, al rientro.
Sempre.
Quasi quasi era meglio la prigione.


Ginzo Nakamori rientrò, stanco, a casa. Voleva solo cenare e finire la giornata sotto le coperte.
Ciabattò verso la sala da pranzo e si fermò alla soglia. Seduti al tavolo c'erano la figlia insieme a Kaito e Chikage.
<< Questo è un incubo >>, esclamò. << Fai parte anche tu del teatrino di Ladro Kid? >>.
<< Ho bisogno di parlarti >>, iniziò Chikage.
<< Papà, fallo per me. Per favore >>, lo implorò Aoko.
L'uomo sospirò e si buttò sulla sedia, attendendo che la vecchia amica iniziasse a parlare.
<< Sentiamo >>.
<< Vorrei che mi organizzassi un incontro a telecamere spente con Cecelia Hakuba >>.
<< Cosa? >>, fu il commento di tutte e tre le parti.
<< Stai chiedendo l'impossibile >>, disse, quasi a prenderla in giro, Nakamori.
<< Cecelia non gode più dell'immunità che le dava essere la moglie di un questore. È un boss malavitoso pericoloso >>.
<< Perché vuoi parlarle? >>, le domandò il figlio.
<< Ho i miei motivi >>, rispose e il tono suggeriva che non avrebbe dato ulteriori spiegazioni.
Il vecchio amico tamburellò le dita sul tavolo, per niente convinto. << Dammi una buona ragione per cui dovrei scuotere le alte sfere per farti avere questo incontro >>.
<< Cecelia Hakuba rivelerà l'identità di Kaito e anche tua figlia sarà coinvolta >>.
Ebbe finalmente l'attenzione dell'ispettore. << Perché non l'ha già fatto? >>.
<< Fra due giorni ci sarà l'udienza preliminare e baratterà l'ergastolo con un'informazione preziosa. Rivelerà che tua figlia è fidanzata con il ladro e tu l'hai ospitato in casa tua. Hai capito dove voglio arrivare? >>.
Tutti avevano capito. L'ispettore sarebbe stato accusato di corruzione, complicità e rischiava di perdere il distintivo. Aoko non avrebbe più potuto presentarsi in pubblico e si sarebbe giocata il diploma e ingresso all'università.
<< È per questo che vuoi parlarle? >>, domandò Aoko.
<< Anche >>.
Kaito fissò la madre, c'era qualcosa che non sapeva e lei sentiva di dover fare. Decise di farsi gli affari suoi e di permetterle di tenere il suo segreto.
<< Se proprio devo >>, si arrese. << Ma non ti assicuro niente >>.


Il giorno dopo, Kaito e Chikage percorrevano i corridoi della prigione di massima sicurezza femminile di Tokyo. I cartellini indicavano il loro status di visitatori e una donna corpulenta in divisa apriva e chiudeva porte, fino a fermare Chikage davanti alla sala interrogatori.
<< Lei può entrare, il ragazzo viene con me. Ha quindici minuti, telecamere spente come richiesto. Quando il tempo finirà, busserò e le aprirò >>.
La donna annuì e lanciò un'ultima occhiata al figlio prima di entrare. Kaito agitò la mano in segno di saluto e si lasciò guidare dalla guardia in un'altra ala della prigione.
Era una piccola stanza tinteggiata di bianco e grigio, mattonelle larghe. Un unico tavolo quadrato era al centro e due sedie accostate, su una di queste c'era lei.
Cecelia indossava un completo maglia e pantaloni beige, che stonava con il suo incarnato. I capelli biondi in una coda legata tramite elastico, il viso rilassato di chi sembra godersi una vacanza.
La squadrò. << Chikage Kuroba, che onore >>.
La donna si sedette e la fissò senza dire una parola per un minuto.
<< Sei venuta fin qui per guardarmi? >>, le domandò. Aveva accettato quell'incontro con lo scopo di divertirsi e movimentare un po' la monotonia del carcere.
<< Dopo aver seppellito mio marito ho giurato a me stessa che avrei guardato il suo assassino negli occhi >>.
Le labbra si incurvarono in un sorriso per niente turbato. << Se Toichi avesse smesso d'impacciarsi in affari che non gli riguardavano non sarebbe tre metri sotto terra. Ma ho potuto constatare che è un vizio di famiglia >>.
<< Hai ucciso l'amore della mia esistenza e hai cercato di togliere la vita a mio figlio. Come se non bastasse avresti ucciso anche Aoko >>.
<< Le persone sono strumenti, niente di più >>.
Chikage inclinò la testa di lato, innocente. << Come sta tuo figlio? >>.
L'ex capo perse il controllo della situazione e gli occhi blu si ridussero a fessura.
<< Non è passato ancora a trovarti vero? >>.
<< Non sono affari tuoi >>.
<< Tu passerai qui il resto dei tuoi giorni mentre io vedrò crescere Kaito e diventare un uomo. Tuo figlio, che ti odia, non verrà mai a trovarti >>.
<< Il tuo moccioso ha i giorni di libertà contanti >>.
Chikage si rilassò contro lo schienale della sedia, incrociò le gambe e mise le mani in grembo. << La tua organizzazione è grande ma non dimenticarti che la comunità dei ladri lo è ancora di più >>.
Un sopracciglio chiaro si alzò e Cecelia sembrò non comprendere.
<< Uno spiacevole incidente durante l'isolamento diurno o l'ora d'aria potrebbe impedirti di vedere quel poco che ti sarà concesso su tuo figlio Saguru, se ti è rimasta una traccia d'istinto materno >>.
Lo sguardo di Cecelia si indurì. << È una minaccia Chikage? >>.
Ridusse la distanza tra i due visi a pochi centimetri. << No >>, scosse la testa. << È una promessa >>.
Due donne bellissime, ugualmente letali si fissarono a lungo prima che il bussare alla porta interrompesse quegli sguardi.
<< Addio Cecelia >>.
La donna prese a urlare e agitarsi quando si rese conto che la sua unica carta non poteva essere usata. Un paio di agenti entrarono per sedarla e Chikage lasciò la sala in tutta tranquillità, camminando fino a quella d'aspetto.
Kaito messaggiava con lo smartphone e la madre gli fece cenno che stavano andando via.
<< Siete al sicuro >>.
<< Cosa le hai detto? >>.
<< C
'est un secret >>, rispose in francese. Kaito, esperto di segreti, comprese che non l'avrebbe mai saputo.
Stavano per lasciare la prigione e il ragazzo vide una persona che non si sarebbe mai aspettata: Saguru. Quando lo vide si allontanò in fretta e Kaito gli andò dietro, correndo per raggiungerlo tanto da superarlo e mettersi davanti a lui, il fiatone per la corsa.
<< Aspetta >>, ansimò, riprendendo fiato. << Voglio parlarti >>.
<< Non ho voglia di parlare con te. Non sapevo che fossi tu la persona convocata per mia madre >>.
<< A quanto pare parecchia gente non vuole dialogare con me, ultimamente >>, disse ironico.
<< Cosa vuoi Kuroba? Vuoi gongolare? >>.
<< Gongolare? Perché mai? >>.
<< L'hai fatta franca con chiunque. Mia madre è dietro le sbarre per le cose orribili che ha compiuto e mio padre si è rifugiato in calmanti e sonniferi. Hai avuto la tua vendetta >>, sputò Saguru, sfogando la frustrazione che covava e aumentava giorno dopo giorno.
<< Non è mai stata una vendetta. Volevo solo che papà avesse giustizia e che nessun altro avrebbe sofferto. Non potevo immaginare che ci fosse lei dietro tutto questo >>.
<< E io secondo te?! >>, urlò. << Potevo mai pensare che fosse una criminale del genere? >>.
Il compagno di classe non possedeva più un briciolo della sua flemma inglese.
<< È questo il tuo problema? Ti senti in colpa? >>.
Saguru si sentì scoperto, vulnerabile. Cosa ne voleva sapere lui? Cosa poteva saperne di veder distrutto tutto quello che aveva costruito? Era convinto di essere un ottimo investigatore e non aveva compreso le atroci azioni di una pericolosa criminale, in casa, giornalmente.
<< Se c'è una persona che ti può capire quello sono io >>, si avvicinò al detective. << Quando ho scoperto che papà era... >>, preferì restare vago, nel caso qualcuno fosse in ascolto. << È stato difficile. Ho preso il suo posto ma ci è voluto del tempo per accettarlo >>.
<< La differenza sta che tu sei orfano di padre per colpa sua >>, ribatté Saguru, stringendo i pugni. Lui era stato un bambino felice e Kaito un bimbo senza un genitore.
<< Non è colpa tua, Saguru. Non sei come lei e tutto questo non fa di te un pessimo detective >>.
Era troppo per il ragazzo. Non poteva continuare come se niente fosse successo.
<< Non voglio vederti mai più e vale anche per Aoko >>, si allontanò a grandi passi.
<< Saguru! >>, lo chiamò con tutta la voce che aveva ma fu inutile.
Chikage aveva assistito da lontano. Kaito teneva lo sguardo basso e la madre gli alzò il viso, cercava di non piangere.
<< Ha bisogno di tempo. Ne ha bisogno per perdonare se stesso >>.
Kaito ascoltò le sagge parole della mamma e lasciarono quel luogo angusto.


Aoko pianse quando il fidanzato le riferì che Saguru non voleva vederli più. Kaito la consolò a lungo, sentendosi in colpa a sua volta. Nakamori fu costretto ad essere grato a Chikage per aver salvato la libertà e la reputazione della famiglia.
La donna organizzò una cena e invitò anche Jii e Akako. Quest'ultima fu molto sorpresa di ricevere la telefonata di Kaito, impacciato, ma la madre non volle sentire obiezioni. Stava per rifiutare e il tono gentile del ragazzo le fece cambiare idea e accettò. Ormai doveva farsene una ragione sull'amore di quei due e voleva davvero bene ad Aoko.
Ginzo si costrinse ad andare alla cena per amore della figlia. Chikage voleva dare a tutti un po' di serenità e un nuovo inizio. Il processo sarebbe durato mesi e se si fossero fatti forza assieme sarebbe stato più semplice affrontare quello che stava per accadere.
Jii aiutò la signora Kuroba a cucinare, era un bravo cuoco anche lui. Akako suonò il campanello, sempre splendida nel vestito bordeaux e i capelli acconciati con il ferro. Si presentò alla padrona di casa con un dolce fatto con le sue mani, i due ragazzi scoprirono che era una pasticcera niente male.
<< Non ci hai messo qualche intruglio strano, vero? >>, le chiese Kaito a bassa voce, per punzecchiarla.
<< Sarebbe sicuramente più efficace delle tue illusioni finte >>, rispose, sdegnata per aver pensato che avrebbe usato la sua arte rossa per sciocchezze.
I ragazzi si appartarono in giardino con delle bibite e Jii si unì. Nakamori si ritrovò solo con Chikage, a disagio. Desiderava solo che quella serata finisse il prima possibile.
<< Sono felice per loro >>, esordì la donna, spegnendo il fuoco e spostando la pentola su un altro fornello più piccolo.
L'ispettore grugnì qualcosa in risposta.
<< Aoko vorrebbe la tua approvazione >>.
<< È tutto assurdo. Come posso approvare che mia figlia stia con Kid? >>.
<< Perché Kaito è cresciuto in casa tua negli ultimi dieci anni >>.
Nakamori rigirò il bicchiere tra le dita. << Non riesco ad accettare di aver ricorso per vent'anni un fantasma >>.
<< Toichi non ha mai voluto prendersi gioco di te e nemmeno lui. E poi... Kaito è la stessa persona che ti ha salvato la vita >>.
Nakamori non se ne era mai resto conto. Così impegnato a focalizzarsi sulla seconda identità di Kaito da non collegarlo al ladro che gli aveva permesso di vivere e rivedere sua figlia.
Il ragazzo teneva un braccio intorno alla vita di Aoko e lei sorrideva. Non l'aveva mai vista tanto felice.
<< Per noi saranno sempre dei bambini >>, tintinnò il bicchiere contro il suo. << Alla tua salute >>.
<< Alla nostra >>, esclamò.
Akako si rivelò una compagnia piacevole e durante la cena ammaliò l'ispettore, come solo le streghe sanno fare. La ragazza era contenta di essere lì e di sentirsi quasi umana, quel mondo normale l'aveva conquistata e voleva farne parte, anche nella sua anormalità. Ne aveva fatto passare di tutti i colori a Ladro Kid e tornando indietro l'avrebbe rifatto però quello scapestrato poteva diventare un buon amico come Aoko.
A cena terminata, il brutto servitore venne a prendere la padrona e salutò tutti. Mezz'ora dopo anche Jii si congedò.
Chikage e Kaito lavavano i piatti e l'ispettore era seduto sul dondolo a finire il vino, Aoko dondolava i piedi come una bambina, imbarazzata. Non sapeva più come comportarsi con il padre.
<< Figliola... >>.
<< Sì papà? >>.
<< Sono felice che tu stia con Kaito >>.
Gli occhi della figlia si fecero immensi, quasi le veniva da piangere. Si buttò tra le sue braccia, sentendo finalmente quel legame rinascere e lui la strinse, come quando era piccola. Kaito guardò la scena dall'ampia finestra.
Mamma ha fatto una delle sue magie.
<< Comincio ad avviarmi a casa. Non ti aspetto sveglio >>, disse lui, posando il bicchiere sul tavolo da esterno.
Chikage accompagnò l'amico alla porta, poi si stiracchiò e sbadigliò. << Sono stanchissima. Credo proprio che me ne andrò a dormire! >>.
<< Dov'è Kaito? >>, chiese Aoko. Non lo vedeva in giro da almeno un quarto d'ora.
<< Credo che sia in camera, sali a controllare. Dagli la buonanotte da parte mia, tesoro >>.
La ragazza bussò alla porta della stanza e non ottenne risposta. Timidamente l'aprì e non c'era nessuno e iniziò a scrivere un SMS. Il ritratto di Toichi ruotò e Kaito salì dal nascondiglio, rimase sorpreso di vederla lì.
<< Scusa, dovevo sistemare un paio di cose. Se ne sono andati tutti? >>.
<< Sì, Chikage è andata a dormire >>.
Aoko appoggiò la testa sulla sua spalla, il profumo familiare che amava. Kaito le cinse la vita e avvertì la stoffa farsi umida per le lacrime di lei.
<< Tornerà >>.
<< Chi ti dice che sto piangendo per Saguru? >>. Cercò di nasconderle contro la stoffa.
<< Perché ti conosco. Dagli il tempo che vuole >>.
<< Non avrei mai pensato che sarebbe finita l'amicizia con Saguru. Akako mi ha confidato che con lei parla >>.
<< È già qualcosa, non credi? >>.
La ragazza si mise in punta di piedi e sfiorò le labbra di Kaito, poggiando le mani sul petto. Come la sera del primo bacio, la schiena toccò il muro, i brividi del freddo uniti a quelli che gli provocava lui.
Dopo aver lasciato la dependance di Akako, troppi avvenimenti gli avevano impedito di rimanere soli e gli sembrava di riprendere dove avevano lasciato la notte in cui lui le aveva confessato i suoi sentimenti.
Kaito sciolse il fiocco azzurro del vestitino bianco e lo lasciò volteggiare fin sul pavimento. Poi abbassò la zip e cadde ai piedi di lei che lo scavalcò: Aoko fu spogliata anche dalle insicurezze e voleva soltanto essere sua un'altra volta. Baciandosi freneticamente, lei gli sbottonò la camicia e lo spinse dolcemente sul letto, ritrovandosi sopra di lui.
Aoko abbassò il viso e i lunghi capelli scuri gli solleticarono il volto. Si guardarono per qualche secondo.
<< Avrei voluto che fosse successo quella notte >>, disse Kaito, carezzandole il viso. << Ti ho amata dietro le quinte talmente tanto tempo che, quando mi hai baciato, ci è voluta moltissima forza di volontà per fermarmi >>.
<< L'avrei voluto anch'io >>, confessò, abbastanza in imbarazzo per quello che lei considerava un segreto peccaminoso e quasi al di fuori della sua portata.
<< Riprendiamo da dove avevamo lasciato? >>.
Aoko fece rispondere un bacio. Lui le accarezzò la schiena e i fianchi, approfittando della posizione comoda e toccò con le labbra le il collo, le spalle, il petto, qualsiasi parte fosse scoperta. Gli tolse il resto degli indumenti e invertì le parti, guardandola sotto di lui, un sorriso leggero.
La ragazza sentì il materasso sotto di lei e il cuore prese a battere più veloce. Era l'effetto che le procurava quel mago arrogante, pieno di sé e con quel sorriso che le faceva tremare le ginocchia.
<< Ti amo >>, riuscì a dire, riuscendo a trovare abbastanza fiato a causa dei baci e delle carezze che si facevano intime.
<< Da sempre >>, aggiunse Kaito.
Aoko non poté fare a meno di stringersi contro di lui. Mentre si struggeva per il bel amico d'infanzia che non la guardava di striscio, lui l'aveva amata in silenzio per proteggerla e permetterle di avere una vita tranquilla. Aveva affrontato da solo criminali e bugie, aveva patito l'angoscia senza lamentarsi.
Stavolta non c'era dolore ma solo il piacere di sentirsi una cosa sola, di avvertire i respiri sempre più pesanti e avere la certezza che qualunque cosa fosse successa al di fuori di quella bolla l'avrebbero affrontata insieme.
Rimasero nel letto a una piazza e mezza ad amarsi e poi si ritrovarono sotto le coperte stanchi, appagati e felici. Aoko gli dava la schiena e Kaito la strinse, come se avesse paura di vederla scomparire com'era già successo. Il respiro si fece regolare e gli occhi azzurri di Aoko erano chiusi, segno che si era addormentata.
La guardò sognare per un po', passandole le dite fra i cappelli. Qualsiasi cosa sarebbe successa dal giorno dopo, quando il processo sarebbe iniziato, non aveva paura perché c'era lei e non aveva bisogno di altro.


Il cimitero di Aoyama era il più grande di Tokyo.
Kaito aveva chiesto ad Aoko di accompagnarla a visitare la tomba del padre. Da quando ne aveva memoria, la ragazza non ricordava una sola volta in cui gliela avesse chiesto, l'unica occasione fu il funerale nove anni prima.
Toichi era seppellito sotto un monumento che rappresentava il grande mago che era stato, scolpito nel abituale abito di scena. Nella mano destra teneva un cilindro e l'altra era sollevata come se stesse per eseguire un trucco di magia. Il volto leggermente all'insù.
Incisi c'erano il suo nome completo, la data di nascita e di morte. La sua foto troneggiava ai piedi della statua, Jii faceva visita alla lapide ogni settimana e si preoccupava di pulirla e adornarla di fiori freschi.
Aoko lasciò il mazzo di fiori bianchi e rimase a guardare la tomba con il fidanzato. Kaito guardava malinconico il giovane genitore in quella foto. Il sorriso e lo sguardo, uguali a quelli del figlio.
<< Vi somigliate molto >>, disse Aoko. << Anche se devo dire che tu sei più arrogante! >>.
Il fidanzato rise. << Hai ragione. Già da piccolo mi diceva che dovevo essere meno presuntuoso >>.
Si inginocchiò davanti alla lapide e sfiorò la foto. << Ehi papà, ho trovato Pandora sai? Proprio come volevi tu ed ora puoi riposare in pace >>.
La ragazza gli passò una mano fra i capelli, una carezza affettuosa. Kaito si rimise in piedi e non parlò per un paio di minuti.
<< Ho deciso di ritirarmi >>.
<< Ne sei sicuro? Non è un problema per me, lo sai >>.
Amava Kaito e avrebbe amato anche Kid, se fosse stato necessario. Ritirarsi o no era una scelta esclusivamente sua.
<< Voglio una vita normale, Aoko. Non smetterò di praticare la magia però desidero non preoccuparmi più o far soffrire le persone. Basta segreti, bugie e inganni >>.
Gli diede un bacio sulla guancia. Quella decisione doveva essergli costata molte ore di riflessioni, ora aveva capito cosa ci facesse la sera prima nel nascondiglio.
<< Va bene, amore >>.
<< È la prima volta che mi chiami in questo modo >>.
Aoko giurò di aver visto le gote del ragazzo arrossire. Non si vergognava di fare l'amore con lei, di mostrarle il suo fascino e si imbarazzava per quelle piccole cose.
<< Ti chiamerò più spesso così, allora >>. Un gran sorriso, solo per lui.
Kaito notò un fiore, un giglio bianco. Jii li portava generalmente variopinti e si interrogò su chi avesse messo quel fiore candido.
<< Non sarà stato mica...? >>, ipotizzò Aoko, chinandosi ad osservarlo meglio.
Il fidanzato non rispose ma dentro il suo cuore sentiva che quel fiore era stato posato da Saguru, come per espiare e scusarsi di una colpa che non aveva.
Evitò anche di dire che nel linguaggio dei fiori, il giglio simboleggiava la purezza e trasmetteva il messaggio del perdono, di fare tabula rasa degli errori e ricominciare. Il tormento di quel ragazzo era davvero immenso.
<< Chi lo sa. Abbiamo ancora un paio d'ore prima di avviarci in tribunale. Ti offro un gelato, ti va? >>.
<< Pistacchio e fragola! >>, esclamò, prendendo a braccetto Kaito.
<< Qualsiasi combinazione disgustosa tu voglia >>, acconsentì, sapendo già che avrebbe preso il gelato al doppio cioccolato e che Aoko ne avrebbe fatto ben più di un assaggio
Camminarono sui viali costeggiati di lapidi e fiori. Altri come loro sistemavano le lapidi dei cari, alcuni pregavano e qualcuno piangeva un lutto recente.
Aoko si mise un dito sul mento, d'un tratto pensierosa.
<< Chissà cosa avrebbe pensato Toichi dello zaffiro. Peccato che non l'abbia mai visto >>.
Lei non lo vide però Kaito esibì un sorriso da Kid, rivolgendo gli occhi color mare alla statua del padre, in particolare al cappello recentemente sostituito.
<< Credo che ne abbia un'idea >>.


Angolo autrice!


Salve lettori!
Siamo al penultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo. Sento già la musica triste in sottofondo, lasciar andare questa storia mi rende abbastanza malinconica. Non ho abbandonato l'idea di un sequel e ci sto lavorando, il mio recente trasferimento all'estero mi rende molto impegnata quindi procederà più lentamente rispetto a questa storia!
Grazie per chi l'ha messa tra le preferite, le seguite e le ricordate. Un ringraziamento va anche chi l'ha letta!
Shinici e ran amore: Sono felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto e grazie per i complimenti! :) Vivo a due ore da Vienna quindi l'ho già visitata abbastanza in precedenza :D 
All'ultimo capitolo!



   
 
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