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Autore: Lunastorta98    26/07/2017    1 recensioni
Ripercorriamo insieme la storia di una delle coppie Canon del mondo di Harry Potter, quella formata fa Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
Partiamo dal presupposto che io amo il personaggio di Remus e amo l'ostinazione di Tonks, quindi scrivere qualcosa su di loro era scontato!
La storia si apre con un evento che io ho immaginato, avvenuto nel passato (il prologo) per poi catapultarsi nel pieno della lotta che la giovane Auror combatte, per convincere l'ex professore a lasciarsi andare.
La storia segue gli avvenimenti reali (come raccontati dalla Rowling), ma reinterpretati e un po' più concentrati su di loro. Per esempio, i così numerosi turni di guardia dell'Ordine della Fenice sono citati in Harry Potter, ma nessuno di questi viene descritto. Così ho pensato di ambientare una scena della ff, in un turno condiviso da Remus e Tonks.
Essendo che la storia segue la realtà, ahimè i due moriranno alla fine, per cui addio amici miei. Io piango...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Salve a tutti! Ecco dopo due secoli una nuova scena! Spero che vi piaccia! Se volete rimanere aggiornati sui miei scleri perché non riesco a scrivere, seguitemi su instagram al profilo @cinzi_slytherin (pubblicità gratuita, lo so ahah) Buona lettura! 
Lunastorta98

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Una casa, due case…

Remus camminava guardandosi intorno e contava con attenzione quante catapecchie fossero abitate, per farsi una idea di quanti membri componessero il branco di Greyback.

Tre case, quattro case…

I bassifondi erano stranamente silenzioso e, questo, non poté che incuriosire il mago, il quale non attese un momento di più per esprimere ad alta voce la domanda che gli stava girando per la testa 

 

«Dove sono tutti?»

«In riunione, penso. Io sono ancora troppo piccolo per poter partecipare» 

«E sei l'unico giovane?» 

«No, ma gli altri sono così piccoli che, o stanno dormendo, o sono con le rispettive mamme» 

 

"Mamma"…. Chi sa come sarebbe stato crescere a contatto con dei genitori che vivevano la sua stessa condizione. Remus ricordava fin troppo bene quella che era stata la sua di infanzia, costretto a stare chiuso in casa, lontano dai bambini con i quali avrebbe tanto voluto stringere amicizia. I suoi genitori avevano tutte le ragioni per tenerlo lontano e nascosto, o ancora meglio, al sicuro. Si, si parlava di sicurezza; la sua, della sua famiglia e degli altri. Remus non poteva dire di aver sofferto dell'assenza di affetto, i suoi genitori lo amavano, ma senza dubbio era molto solo. Anche troppo.

 

«Capisco…» commentò dopo qualche istante di silenzio 

 

Cinque case, sei case…

Comincia a pensare che quello doveva essere un gruppo numeroso e a credere che ormai non avrebbe visto quando quelle case sarebbero finite, ma ad un tratto sentì salire distintamente un gran numero di voci. Ogni passo verso la casa che chiudeva la strana, li avvicinava a quel brusio che divenne quasi ad un tratto un frastuono. 

Pochi istanti dopo, tutto tacque all’improvviso. Remus e il giovane mannaro si fermarono fuori dalla porta e quest’ultimo si affacciò per sbirciare dentro.

 

«Oh bene! Fenrir sta salutando tutti. Vieni sbrigati!» disse per poi correre lungo il profilo della casa per poter quindi entrare da una finestra aperta.

 

Remus lo guardò sorpreso e, senza neppure rendersene conto, le sue gambe lo stavano seguendo. Dopo un salto, era già dentro la casa. Il suo ingresso passò inosservato, almeno fino a quando tutti non smisero di muoversi e chi era già uscito, si era affacciato di nuovo.

 

«E chi è quel damerino?» questa fu solo la prima di tante domande che si sollevarono nell’arco di qualche secondo. Remus sapeva che prima o poi tutto il branco si sarebbe accorto di lui, ma non pensava che questa sarebbe successo così presto

«Draugluin!» la voce di Fenrir sovrastò le altre che si spensero subito «Giovanotto, chi ci hai portato? Un umano forse?»

«Assolutamente no! Lui è Ettelen, uno di noi»

 

Remus si sistemò le maniche della giacca quasi senza rendersene conto per poi mettersi accanto al ragazzo, Draugluin, così si chiamava, quindi. Si sentì osservare da ogni angolo e ciò lo mise non poco a disagio, considerato come a lui non piacesse essere al centro dell’attenzione. 

Fenrir gli si avvicinò per primo e lo squadrò da cima a fondo; poggiò una mano su una sua spalla.

 

«Da dove vieni?»

«Ho girato un po’ l’Europa, prima di venire qui» 

«E sei qui…»

«Per rimanere» concluse lui la frase «sempre se sarò accettato» aggiunse

 

Fenrir, tenendo sempre la mano sulla sua spalla, spostò un momento lo sguardo; guardò il giovane Draugluin, poi, a uno ad uno, i membri più anziani del branco. Tornò quindi a scrutare Remus

 

«Rimanere? Quanto?»

«Il più a lungo possibile»

 

Il capo branco scoppiò in una fragorosa risata, senza un vero e proprio motivo. Si allontanò di qualche passo e iniziò a battere le mani. Si fermò poco dopo e smise anche di ridere. Si rivolse nuovamente al mago

 

«Ettelen, il branco ti ospita per la notte. Domattina saprai se puoi rimanere o no».

 

  
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