Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sleepyheadven_ita    26/07/2017    3 recensioni
“Ho bisogno che tu faccia finta di essere il mio ragazzo per qualche settimana” gli aveva rivelato chiaramente, con un sorriso imbarazzato.
Lui l’aveva guardata a sua volta senza voler esternare niente nella sua espressione, incerto su se fosse seria o meno. Hanji era strana, per cui ci poteva anche stare che la sua idea di fare scherzi potesse essere questa.
“Che genere di favore sarebbe?” le aveva chiesto alzando un sopracciglio.
“Uno grosso” aveva risposto lei incerta, scrollando le spalle. “Te la faccio breve, i miei stanno divorziando, mia mamma si risposa il mese prossimo e io ho bisogno di presentarmi lì con un ragazzo, altrimenti mia madre non mi lascerà andare via. È davvero convinta che morirò da sola.”
Storia in cui Hanji e Levi fingono di essere in una relazione stabile per qualche settimana
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Settimo
(versione originale del testo)

Hanji si era sdraiata lungo tutto lo spazio del letto, teneva gli arti ben distesi sopra le lenzuola mentre teneva il cellulare in una mano. Le sue dita sottili battevano rapidamente i tasti sullo schermo pieno di impronte, mentre teneva il dispositivo sollevato sopra la sua testa.
Il rumore della doccia arrivava distante alle sue orecchie, ricordandole che non era da sola nella stanza di quell’hotel. Levi si era avventurato in bagno una decina di minuti prima, lasciandola in un silenzio contemplativo.
Aveva realizzato che fosse arrivata l’ora che si mettesse in contatto con il suo recentemente divorziato padre, era nel paese da quattro giorni adesso e doveva ancora informarlo di questo fatto, quindi qualche minuto prima gli aveva scritto un messaggio per chiedergli di chiamarla.
Non aveva ancora risposto, quindi si stava tenendo occupata scrollando le timeline dei suoi social. Sentiva che le mancavano i suoi amici più cari rimasti a casa mentre lo faceva, aveva riso appena vedendo una selfie di Mike, Nanaba ed Erwin evidentemente sbronzi in un bar.
Si era voltata di scatto verso la porta del bagno quando aveva sentito il cigolio della maniglia, segno che si stava per aprire, ma prima che potesse avere il tempo di vedere Levi uscirne era stata distratta dal suo cellulare che aveva squillato rumoroso tra le sue mani.
Aveva risposto immediatamente, decidendo di ignorare l’altro occupante di quella stanza per il momento.
“Ciao papà” aveva salutato allegra, eccitata di sentire la sua voce dopo tanto tempo.
“Ciao bellissima” l’aveva salutata a sua volta suo padre, con un tono tranquillo paragonato a quello eccentrico di lei. “Come va?” le aveva chiesto per chiacchierare, dopo una breve pausa.
“Bene, va tutto bene! Veramente ho una cosa da dirti.”
Hanji aveva fatto un grosso sorriso, senza riuscire a contenere la sua felicità all’idea di vederlo di nuovo. Sapeva che non avrebbe reagito benissimo sapendo che era in città per il matrimonio, ma sapeva anche che avrebbe saputo rabbonirlo, al momento giusto.
“Non sei mica incinta, vero?” le aveva chiesto suo padre, incerto.
Hanji non aveva potuto che ridere alla sua domanda, persino l’idea le sembrava ridicola.
“No, no, niente del genere” aveva detto ancora ridendo, passandosi le dita tra i capelli. Come raramente succedeva li aveva lasciati sciolti in quel momento, le arrivavano alle spalle.
“Veramente sono in città adesso” gli aveva rivelato calma, mentre volgeva lo sguardo verso destra dove i suoi occhi si erano imbattuti in Levi a torso nudo.
Aveva percepito i suoi stessi occhi spalancarsi e le sue guance farsi calde mentre si godeva l’attraente visione, lasciando il suo sguardo indugiare su di lui mentre cercava qualcosa nella sua valigia, con i capelli bagnati appiccicati alla fronte. Le erano venuti in mente dei pensieri poco appropriati mentre Levi si infilava una maglietta blu che donava alle sue forme. Improvvisamente si era ricordata che era ancora al telefono con suo padre e aveva provato repulsione per quei pensieri.
“Scusa papà, mi devi ripetere quello che hai detto” gli aveva chiesto schiarendosi la gola. Di malavoglia aveva tolto lo sguardo da quella vista, ma non prima di notare Levi guardarla perplesso.
“Ho detto che sei qui per loro, giusto?” aveva chiesto mascherando bene il risentimento, anche se Hanji poteva percepirlo comunque.
Aveva sospirato appena, annuendo anche se lui non poteva vederla. “Sì…”
“Ah” era stata la sua breve risposta. “Che ne pensi se ti porto a cena fuori così chiacchieriamo un po’? Ti va?”
Hanji aveva sentito un sorriso allargarsi sul suo viso. “Sì, certo! A che ore? Oh, spero non ti dispiaccia l’idea di qualcun altro che si aggiunge a noi.”
“Finché non si tratta di tua madre e del maledetto bastardo che sta per sposare non c’è problema” aveva detto tra il serio e il faceto. “Chi è, se posso chiedere?”
“Si chiama Levi. È, ehm, il mio ragazzo in effetti” aveva detto insicura, ma nascondendolo abbastanza bene. Si era chiesta se fosse così necessario mentirgli sulla loro relazione dato che era una persona completamente diversa da sua madre, inoltre era improbabile addirittura che si parlassero ancora, quindi non c’era il minimo rischio che le spifferasse cosa stava succedendo.
Non vuoi che nessuno all’oscuro della faccenda sappia che non stai davvero con Levi, le aveva detto il suo subconscio. Aveva deglutito e aggrottato le sopracciglia pensandoci mentre suo padre replicava in tono sorpreso.
“Scherzi?” aveva riso contento. “Beh, allora sono ansioso di conoscerlo stasera.”
Hanji aveva riso appena, il pensiero di prima la infastidiva ancora. “Sì, anch’io. È meraviglioso, lo prometto”, aveva sorriso a se stessa dicendolo. Il suo sguardo si era rivolto alla porta del bagno, dove Levi si era chiuso di nuovo.
“Devo andare a prepararmi per stasera, ma ti mando un messaggio per definire i dettagli, va bene?”
“Certo. Ti voglio bene, ci vediamo dopo” le aveva detto con tale calore che Hanji si era bloccata per un attimo.
“Ti voglio bene anch’io papà, ciao” aveva risposto tranquilla, sentendo il clic che indicava che aveva riattaccato.
Era sprofondata con la testa sul materasso, chiudendo gli occhi mentre la confusione si impossessava di lei.
Possibile che provasse per Levi qualcosa di più di quello che immaginava sin dall’inizio? Ammetteva di trovarlo attraente, e non c’era niente di male in questo ovviamente, era un sentimento innocuo. Però mentire a suo padre a proposito dello status della loro relazione, quando non ce n’era alcun bisogno, era un po’ eccessivo.
Era forse perché aveva provato un senso di sicurezza in se stessa nel mostrare alla sua famiglia che era capace di avere una relazione seria? Eppure non aveva mai avuto problemi con quello che la sua famiglia pensava di lei - o con quello che pensava chiunque altro per quel che valeva - sin da quando era una bambina.
Forse semplicemente le piaceva atteggiarsi come se lei e il piccoletto fossero una coppia. Aveva strizzato gli occhi in un gesto di frustrazione, prima di riaprirli e fare un bel respiro per calmare se stessa e i suoi pensieri.
“Hey Levi?” lo aveva chiamato ad alta voce, con lo sguardo ancora rivolto al soffitto.
“Hm?” le aveva risposto l’altro, facendo capolino dalla porta del bagno.
Si era rilassata al suono della sua voce, anche se non riusciva a capire il perché. (Si sarebbe ritrovata a fissarlo di nuovo più tardi, di sicuro, quindi doveva cercare di razionalizzare la faccenda)
“Ho fatto programmi per andare a cena con mio papà stasera, vieni anche tu” lo aveva informato semplicemente, trovando finalmente il coraggio di guardarlo. Per fortuna era completamente vestito adesso, i suoi capelli erano ancora un po’ bagnati.
“Ottimo” aveva risposto Levi prima di sparire di nuovo.
Hanji aveva arricciato il naso ai suoi gesti, mentalmente auto rimproverandosi del fatto di farsi strane idee su un tipo come lui.
Era uno stronzo, maleducato e insensibile come pochi. Ma era anche gentile in un bizzarro modo tutto suo, aveva uno strano senso dell’umorismo, simile a quello che aveva lei stessa. Sapeva come darle conforto e come alleviare la sua ansia quando questa raggiungeva un picco. E non guastava che fosse anche una bella vista.
Era una delle persone più vicine a lei, di cui si fidava e su cui sapeva di poter contare, e che fosse un sentimento platonico o meno ci teneva a lui.
Ridendo era arrivata alla conclusione di essere fritta.

-

“Ha detto che sarebbe stato qui mezz’ora fa” aveva commentato Hanji, alquanto incupita. “Si vede che il lavoro l’ha trattenuto per l’ennesima volta” aveva aggiunto quindi con una risata amara, una sorta di sentimento nostalgico permeava la situazione.
Levi le aveva rivolto una breve occhiata, aveva incrociato le braccia al petto. “Non c’è da stupirsi che sei un tale disastro” le aveva detto sarcastico, sperando di risollevarle il morale. Aveva funzionato, sembrava, la sua espressione cupa si era alleggerita appena.
“Sei proprio uno stronzo” aveva risposto Hanji, ridendo un po’. “Me lo dovevo immaginare che sarebbe andata così, però, non sarebbe la prima volta e sono sicura non sarà nemmeno l’ultima” aveva sospirato sul finire, riavviandosi i capelli in un chiaro gesto di nervosismo.
Levi le aveva tolto la mano dalla testa, infastidito del fatto che si fosse spettinata.
“Che te ne viene dal sembrare sempre così arruffata?” le aveva chiesto guardandola con gli occhi ridotti a una fessura, parlando con un tono piatto.
Hanji aveva sorriso con aria giocosa verso di lui. “Beh, l’aspettativa che si ha sulla mia apparenza quando mi presento da qualche parte è significativamente bassa dato che le persone ci sono abituate. Inoltre, è soddisfacente vedere qualcuno genuinamente sorpreso quando mi do effettivamente da fare per migliorare il mio aspetto.”
Levi aveva alzato una delle sue sottili sopracciglia guardandola. “Non penso di averti mai visto sforzarti per migliorare il tuo aspetto da quando ti conosco” le aveva detto riflettendo, la sua mente impegnata a cercare una situazione in cui Hanji non fosse apparsa come… beh, Hanji.
L’altra aveva puntato un dito contro di lui, un sorriso furbetto si stendeva sulle sue labbra. “Ah! Ma lo sarai quando mi impegnerò, giusto?”
Levi l’aveva guardata inespressivo per qualche secondo. “Sarà come vedere un asino che vola” aveva commentato.
Una vettura nera e lucida aveva accostato davanti all’entrata dell’hotel, aveva i finestrini oscurati. Levi non riusciva a vedere la persona che stava alla guida, anche se ci aveva provato, aguzzando la vista.
“In orario perfetto” aveva detto Hanji camminando verso l’auto, il sarcasmo era evidente.
Aveva aperto la portiera quando aveva sentito che si sbloccava, salendo a bordo seguita da Levi.
“Sei in ritardo” aveva detto a suo padre come un dato di fatto, sporgendosi sul sedile e dandogli un bacio sulla guancia.
“È bello vedere anche te, mia adorabile figlia” le aveva detto ridendo appena, poi aveva guardato con lo specchietto retrovisore verso i sedili posteriori. “E piacere di conoscere anche te, Levi. Devi essere un tipo piuttosto speciale per aver convinto Hanji ad impegnarsi in una relazione seria, eh?” aveva detto interessato.
Levi non sembrava impressionato dalle sue parole. “Per niente. Semmai è il contrario” gli aveva risposto senza espressione, ma non senza cercare almeno un po’ di esprimere qualcosa nella sua voce. Era impacciato e per niente abituato ad aver a che fare coi genitori dei suoi amici, nessun dubbio in proposito. In ogni caso poteva provare a impegnarsi.
“Per essere onesti è uno sforzo di entrambi” aveva detto allegra Hanji, sentendosi sollevata del fatto che suo padre non guidasse come un pazzo, a differenza di sua madre. Erano proprio a due poli opposti in ogni cosa, era uno shock che fossero riusciti a far durare così tanto il loro matrimonio.
In meno di mezz’ora erano arrivati a un ristorante dall’aspetto lussuoso, Hanji era rimasta a bocca aperta per la sbalorditiva visione, mentre gli occhi di Levi mostravano che fosse incerto addirittura su se volesse entrarci. Era chiaro che non si sentiva di appartenere a un posto simile.
Hanji gli aveva sorriso per rassicurarlo, immaginando precisamente cosa gli fosse passato per la testa.
“Caspita, ti sei giocato proprio tutte le carte, eh papà?” aveva commentato, uscendo dall’auto, lo sguardo ancora sulla vista.
“Solo il meglio per te, Hanji. Non è che vieni tutti i giorni a trovarmi, giusto?” aveva risposto mettendosi le chiavi in tasca, cominciando ad avanzare facendo cenno agli altri due di seguirlo.
“Tuo padre è un fottuto milionario.”
Hanji aveva fatto spallucce, incerta su come rispondere. “Sì…? No, forse. Non ne sono certa.”
“Da quello che sembra non mi pare che muoia di fame, quattrocchi” le aveva detto Levi con uno sguardo seccato, guardando in alto verso di lei. Suo padre era già entrato nel lussuoso edificio, mentre loro avevano camminato più lentamente, fianco a fianco.
Poco dopo erano entrati, il padre di Hanji li aveva aspettati pazientemente prima di sedersi. Una donna bionda con i capelli raccolti li aveva guidati al loro tavolo, che era a vista della torre Eiffel accesa, lo sguardo di Hanji si era illuminato al panorama.
“Wow, che bello.”
“Vero che lo è? Sono quattro anni che vengo qui e non smette mai di essere una bella vista” aveva commentato l’uomo sorridendo, poi si era rivolto a Levi.
“Non mi sono ancora presentato, giusto? Christopher Zoë” gli aveva detto porgendogli una mano, che Levi aveva afferrato con decisione per stringerla.
“Levi Ackerman” aveva risposto tranquillo, studiando l’aspetto di quell’uomo. Aveva la pelle chiara a differenza di Hanji, gli occhi di una sfumatura color nocciola coperti da un paio di occhiali spessi, appoggiati su un naso aquilino simile a quello della figlia.
“Quindi, Levi, che cosa fai per vivere?” gli aveva chiesto incuriosito, anche se sembrava ci fosse nel suo tono un che di inquisitorio.
“Veramente lavora insieme a me, è così che ci siamo conosciuti” aveva detto svelta Hanji. “Ci conosciamo da tanto tempo” aveva aggiunto con un sorriso dolce sulle labbra diretto al suo amico, che Levi, aveva notato, sembrava essere assolutamente genuino.
“Quindi hai conosciuto la mia ex moglie? A proposito tesoro, come si sta comportando con te?” aveva chiesto spostando l’attenzione su sua figlia, rabbuiandosi un po’ all’idea.
Hanji aveva avuto la sensazione che suo padre avesse voluto portare forzatamente la conversazione lì, come a voler segnare un punto a suo favore comparando l’affetto che i suoi le dimostravano.
“Lei… beh, mi sta trattando normalmente” aveva riso appena lei, tamburellando distrattamente sul tavolo con le dita. “Non penso che Levi si sia ancora abituato alla sua personalità…”
“Non è male se impari a escludere la frequenza della sua voce da tutto il resto dei suoni” aveva ammesso Levi senza preoccupazione alcuna. La sua disarmante sincerità non era una parte di sé che intendeva nascondere, in caso contrario si sarebbe comportato come qualcuno di completamente differente.
Il padre di Hanji aveva riso a quella risposta, evidentemente divertito. “Oh, credimi, non hai visto ancora niente. Devi essere contento che per quanto riguarda Hanji, la mela è caduta parecchio lontano dall’albero. Sono certo che se mai vi sposerete non ti farebbe mai dormire sotto il portico per essere arrivato tardi a cena.”
“Matrimonio? Per favore, papà, usciamo insieme solo da pochi mesi” aveva detto Hanji ridendo nervosamente. “E comunque la mamma ti permise di rientrare in casa verso le tre di mattina” aveva aggiunto scherzando.
“E quindi? La gente di questi tempi si sposa dopo poche settimane di conoscenza. E poi non sei più una ragazzina, io vorrei avere qualche nipotino prima di morire” l’aveva presa in giro, per giocare un po’.
Hanji aveva provato a spingere molto lontano dalla sua mente l’immagine di un neonato con i capelli neri e gli occhi chiari. “Quanto sei teatrale!” aveva risposto a suo padre roteando gli occhi, sforzandosi di fare un sorrisetto.
Levi si era mosso sulla sedia come per mettersi comodo, l’aria si era fatta imbarazzante intorno a lui.
“Posso già immaginarmi un nanetto di due, tre anni che corre in giro all’impazzata, come facevi tu a quell’età. Speriamo che non erediti la nostra terribile miopia e che non sbatta sui muri come facevi tu da bambina” aveva aggiunto suo padre scherzando.
Levi aveva riso appena a quell’immagine di Hanji da bambina che correva.
“Molto divertente” aveva detto Hanji sorridendo, cercando di non scoppiare a ridere. “Cambiando discorso, come stai tu?” gli aveva chiesto con un po’ di preoccupazione, poco dopo.
“Bene” aveva replicato suo padre semplicemente, per niente turbato dalla domanda, almeno sembrava, ma Hanji poteva vedere oltre la sua maschera. Sembrava ferito, anche se cercava di farle credere che tutto andasse bene, come faceva sempre.
Gli aveva rivolto un mugolio pensieroso prima di fargli un sorriso confortante. “Ti è concesso di essere triste, lo sai? Sono certa che nessuno ti biasimerebbe se lo fossi per la fine di un matrimonio durato più di trent’anni” gli aveva ribadito con calma.
Era ovvio che suo padre non fosse dell’umore di discutere dei suoi sentimenti, quindi aveva velocemente cambiato argomento. “Lo so, tesoro. Ma non parliamo di questo adesso.”
Si era schiarito la voce prima di parlare di nuovo.
“Allora, Levi, è la prima volta che vieni in Francia?” aveva chiesto guardandolo.
Levi aveva annuito. “Sì, lo è.”
Hanji gli aveva sorriso pienamente. “Penso che sia contento anche solo per il fatto di essere uscito dallo stato di Washington per un po’” l’aveva preso bonariamente in giro.
Levi era rimasto indifferente all’apparenza, non aveva fatto rimostranze alle sue parole.
“Però è divertente guardarlo osservare le cose con la faccia da tonto.”
“Io non faccio la faccia da tonto” aveva replicato brevemente, secco.
“Sì che la fai.”
“Sei solo una stupida ciecata” le aveva detto annoiato.
“E tu sei un maniaco della pulizia con la faccia da tonto” l’aveva canzonato Hanji con un sorriso luminoso in faccia.
Suo padre si era limitato a guardarli interagire in silenzio, osservandoli.

-

Il resto della serata era andato liscio, erano rimasti in un gradevole silenzio per quasi tutto il tragitto di ritorno in macchina, fatta eccezione per pochi commenti. Almeno finché suo padre, mentre uscivano dall’auto, aveva chiesto ad Hanji di trattenersi.
Levi si era già incamminato verso l’hotel, disinteressato alla conversazione. Aveva capito che quello che doveva dirle non era niente che lo riguardasse, quindi aveva dato loro spazio.
“Puoi far fessa tua madre con il minimo sforzo, ma io ti conosco troppo bene per caderci” le aveva detto suo padre sorridendole, mentre Hanji era rimasta di stucco alle sue parole. “È un tipo per bene però, un po’ sgarbato in superfice magari, ma posso capire com’è che siate amici.”
“Io… ehm, guarda…” aveva cominciato a dire lei senza sapere dove andava a parare. “Noi non siamo…”
“Non mi devi spiegare niente, lo so quanto tua madre possa essere irritante quando si tratta della tua vita privata. Sappi solo che sei hai bisogno di aiuto per qualsiasi cosa, basta che mi chiami.”
Detto questo aveva tirato su il finestrino ed era ripartito lentamente con l’auto, lasciando Hanji incredula e senza parole.
Avrebbe dovuto immaginare che non sarebbe riuscita a ingannarlo. Aveva sospirato profondamente, cominciando a camminare verso Levi.
Che avevano fatto di diverso quella volta?

   
 
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