Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Cyanide_Camelia    15/06/2009    2 recensioni
Irlanda, in un liceo privato si incontrano e si intrecciano le vite di alcune personalità eterogenee, quali Shelly, una diciassettenne americana con un passato burrascoso, tutta mascolinità e vitalità; Mia, una dolcissima ragazza vittima degli errori degli altri; ed a seguire Daphne, Ginger, Weed, Emerien, Kurt e molti altri personaggi emblematici, a raccontare quanto dolore si possa sopportare, quali sono le ferite nascoste di ognuno e le singole aspirazioni, la difficoltà nel rapportarsi, fino a dipingere un quadro complessivo, cantato dalle voci di Mia e Shelly, di una generazione che balla sul precipizio.[Ripubblicata a seguito di un'accorta revisione della precedente "Memories of a Toxicdoll and of a Broken Dream" ed arricchita]
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rave

Rave!

 

Una scossa gentile mi sveglia, accompagnata da un risolino infantile.

 

“Hmmm…” mugolo, stropicciandomi gli occhi coi pugni.

 

“Ti svegli, Shu?” dalla voce riconosco la mia sorellina, Katie.

 

Shu è il mio soprannome, qui a casa. Me l’ha dato mamma da piccola, ma detto da Katie è decisamente più bello. Con lei vicino tutto il mondo è più bello, grazie alla sua voglia di sapere, di provare nuove cose, il suo entusiasmo nello scoprire le cose che la circondano.

E quello che più mi meraviglia è il suo amore per me, che è immancabilmente corrisposto da una mia esclusiva adorazione verso di lei, il mio zuccherino.

 

“Sì, ora arrivo. Vuoi metterti un po’ a letto con me?” le propongo, tendendole la mano.

 

“Ok. Però dopo scendiamo a fare colazione?”

 

“Certo! Ho una fame!”

 

Lei si accoccola tra la trapunta e il mio corpo, con i capelli scompigliati e l’espressione vispa di chi è già sveglio da un bel pezzo.

Mi chiede della scuola, degli amici, che cosa faccio stasera. Io rispondo a tutte le domande, e dopo una buona mezz’ora sento degli altri passi avvicinarsi alla mia camera.

Ci mettiamo sedute tutt’e due,  ed entra nostra madre.

 

“Ehi, buongiorno…cosa aspettate a scendere per colazione?” dice, con quella sua voce calda ed un sorriso stanco.

 

“Eccoci, ci eravamo solo messe a chiacchierare un po’.” rispondo io.

 

Katie scivola giù dal letto e comincia ad avviarsi, comprendendo da uno sguardo di mamma che deve lasciarci sole.

 

“Allora Shu, come ti trovi?” mi domanda, sedendosi accanto a me, composta.

 

“Bene, davvero benone. Insomma, a scuola mi sono fatta un po’ di amici, anzi stasera andiamo ad un rave a qualche chilometro da qui, però ho ancora qualche problema ad abituarmi. Prima ero molto più arrabbiata, ora mi è passata…solo che abbiamo avuto così poco tempo per parlare. Tu, ti trovi bene?”

 

“A dirla tutta devo ancora prendere il ritmo, poi sul lavoro è molto difficile per me ambientarmi. Per i colleghi uomini sembra essere un’anomalia avere una donna che ricopre il loro stesso incarico, mentre tutte le donne rivestono soprattutto incarichi di amministrazione, e non sembrano inclini a fraternizzare. Devono ritenermi una provinciale, temo!” Ride con una mesta ironia.”Con chi è che vai al rave? Gente affidabile?” la solita domanda da mamma. Continua a farmela, nonostante sappia già che indifferentemente dalla mia risposta, lei starà in ansia.

 

“Sì, mamma. Compagni di scuola, gente perbene.

 

“D’accordo…ora scendiamo, Stan e Katie saranno impazienti.

 

Mi allunga una vestaglia di pile, mentre io mi infilo le pantofole e metto un cerchietto di plastica scadente fra i capelli, uno di quelli da casalinga, che non metteresti mai nemmeno per andare a buttare la spazzatura.

Scendiamo le scale e andiamo in cucina, dove ci aspettano Stan, con la canottiera e i pantaloni grigi della tuta, che tiene in mano un mug pieno di caffè bollente, e Katie, seduta al tavolo, composta, che mescola con il cucchiaino il cacao nel latte.

Io prendo una ciotola dallo scolapiatti, i cereali da una credenza ed il latte dal frigo, e preparo la mia colazione, mentre la mamma si limita ad una mela ed una tazza di tè.

Stan ci racconta del lavoro all’officina, della ragazza che lavora nel negozio di vestiti di fronte, quella che gli sorride ogni mattina, e delle battute con i colleghi di lavoro.

Katie invece riporta la prima litigata con una compagna di classe, tale Renée O’Brien, che le ha detto che assomiglia ad una scopa, e lei le ha risposto che lei invece è un carciofo, e così via.

Io non dico niente, accenno solo al rave di stasera, dopodiché mi vado a fare un doccia.

 

Alle sette di sera mi comincio a preparare, stando al telefono con Kurt.

 

“Senti, giant, per che ora mi passi a prendere?” gli chiedo, tenendo il cordless tra l’orecchio e la spalla, mentre mi abbottono i jeans e vado alla ricerca di una maglietta pulita, che sia anche mediamente decente.

 

“Penso di arrivare per le 7:40 pm, tu fatti trovare davanti al portone di casa e presentati un minimo vestita.” E qui Kurt allude alla mia tendenza a buttarmi addosso due straccetti per poi lamentare il freddo.

 

“Sì, ho i jeans, fammi solo trovare una cazzo di t-shirt. Daphne viene con noi?”

 

“Sì, figurati, che l’avresti fatta venire con gli anzianotti?”

 

Gli anzianotti sarebbero Ginger e Weed, che vengono con la macchina di Ginger, la quale, a dispetto delle apparenze, ha diciotto anni suonati, ed ha passato con successo l’esame per la patente.

 

“Hahaha…secondo te scocca qualcosa fra quei due? Io dico di sì.” Asserisco convinta io, avendo tra l’altro appena trovato una maglietta nera con stampa fluo.

 

“Mmm, sicuramente sì, ma non stasera: Ginger è troppo esaltata per i suoi gusti, lo sai che la preferisce quando è meno nervosa. Se si baciassero stasera e poi lei andasse a fare la scema con gli altri ragazzi, non so quanto Joshua sarebbe disposto a tollerare. Se accadesse il contrario, invece…beh, lo sappiamo tutti come reagisce Ginger, vero?”

 

Saggio come al solito, il mio gigante buono.

 

“Vero vero…va bene, dai, ti lascio finire di prepararti, ci vediamo tra poco.

 

Do uno sguardo veloce al mio riflesso nel lungo specchio dai contorni curvilinei appeso al muro. Sono decisamente vestita a cavolo. Mi lascio cadere sul letto, sconfortata, prima di spogliarmi e ricominciare tutto da capo.

 

Per le sette e quaranta sono, miracolosamente, pronta, e siedo sui gradini bianchi della veranda. Guardo fisso verso la strada, annoiata e con la mente appannata, quando, all’improvviso, la macchina di Kurt si ferma davanti a casa mia e lui, sporgendosi dal finestrino, mi urla scherzosamente: “A bella, quanto prendi?”

Scoppiando a ridere, apro lo sportello anteriore e mi lascio cadere sul sedile.

Dietro stanno il Nerd, in libera uscita, e la bella Daphne.

 

“Allora, siete pronti?” domando loro, allungando il collo oltre il poggiatesta.

 

“Se i miei lo vengono a sapere mi riducono ad un capretto sacrificale.” Sospira Francis.

 

“Su con la vita Frankie! È un rave, mica la fine del mondo. Daphne lo tira scherzosamente per una manica della camicia, mentre lui, facendosi paonazzo di rabbia, esclama per la centesima volta: “Francis, non Frankie, per DIO!”

 

Nel frattempo, Kurt se la ride al volante ed io cerco di trovare una posizione in cui io riesca a stare comoda. Alla fine mi risolvo a mettere i piedi sul cruscotto e la schiena appoggiata sulla parte bassa del sedile.

 

“Ehi, donnaccia, giù le fette!” mi sgrida Kurt, dandomi un colpetto sulle gambe.

 

“Uffa…ma io sto comoda!”reclamo io.

 

“Giù!”

 

Eddai…”

 

GIU’!”

 

“Guada che non ti sono più amichetta!” lamento, facendo il verso alle squinzie di scuola.

 

“Hmpf, potrei morire.” Mi risponde lui, sarcastico.

 

Buuu.” Gli faccio il labbrino, e alla fine mi rassegno ad abbassare le gambe. “Certo che sei pesante però.”

 

Ottantatre chili, per precisare.”risponde.

 

“Hahaha. No.”

 

Fino a che non arriviamo, vengo legata come un salame al sedile, sotto l’occhio vigile di Kurt . Scendiamo dalla macchina, lasciata al parcheggio antistante il prato dove si tiene il rave, e ci incontriamo con Ginger e Weed. Lei è completamente fuori di sé dall’agitazione, ed appena arriviamo si butta addosso a Daphne, aggrappandosi a mo’ di koala contro Twinkle che, destabilizzata nell’equilibrio, barcolla per qualche secondo prima di recuperarlo, sorreggendo una borsa enorme e la piccola Ginger.

Ci salutiamo e, quando le due si decidono a sciogliersi dalla presa, ci avviamo verso il sound system, il posto è già gremito di gente e la musica, sparata a palla, ci investe come uno tsunami.

Weed,che per questa sera ha rinunciato alla sua solita mise intellectual-chic, afferma, con tono oracolare: “Io  vado a prendere le birre.”, e viene seguito a ruota dal Nerd.

 

“Beh, almeno andiamo a ballare, dai!” propone Ginger, trascinandosi me e Daphne dietro.

 

“Io vi controllo a distanza!” ci urla dietro Kurt, ormai troppo lontano da noi.

 

Facendoci largo fra la massa di corpi che scorrono uno sull’altro, in un miscuglio indistinto di anche, braccia ondeggianti e voci che si intrecciano tra loro in un coro stonato, ci uniamo a tutto il resto della gente.

Daphne, a riprova che la sua bellezza languida paga, è la prima che viene trascinata via da un gruppo di ragazzi, all’assedio dei quali lei non si sottrae affatto, nel frattempo io e Ginger cerchiamo di rimanere unite.

Balliamo, gridiamo, scoppiamo a ridere una in faccia all’altra senza un apparente motivo, se non quello di essere qui, ora, di essere vive, di avere il piacere di sperimentare sulla nostra pelle come l’Irlanda sia la terra della musica per eccellenza nei secoli, dalla solennità delle melodie celtiche fino alla nostra techno, che non ci da’ pace, ci ordina, con la sua ossessiva ritmicità, di muoverci, far qualcosa, rovesciare indietro la testa e fare spazio a nuovi pensieri.

Dopo un paio d’ore ci allontaniamo, sudate, e andiamo alla ricerca degli altri membri del gruppo.

L’adrenalina, consumatasi, lascia il posto ad un bisogno d’aria e di riposare.

 

“Ehi, eccovi!”  ci chiamano due voci maschili all’unisono: Weed e Kurt.

 

E già. Come va, vi state divertendo?” chiedo io, sollevando con la mano la frangetta appiccicaticcia di sudore.

 

“Sì, abbastanza. Volete qualcosa da bere?”domanda questa volta Joshua.

 

“Mmm…magari. Ma che sia alcolico e freddo!” precisa Ginger, mentre lui se ne va, lasciandoci con Kurt.

 

Facciamo quattro passi insieme, allontanandoci dalla conca dove si tiene il rave, e ci buttiamo sull’erba umida , a guardare le stelle. Dopo poco ci raggiunge Weed, con le mani occupate da quattro bicchieroni di plastica pieni, acrobaticamente stretti fra le dita.

Porge a Ginger un Black Russian con ghiaccio, a me una birra chiara, mentre per sé e Kurt ha preso due Guinness.

Mi sento gelare il sudore addosso, e mi appoggio alla spalla di Kurt, che mi da’ un buffetto sulla guancia e mi abbraccia, comprendendo al volo che sono infreddolita.

 

“Molto meglio!” esclamo soddisfatta, prima di sorseggiare la mia birra.

 

“Non ti conoscessi, eh?” sorride, il mio giant, strofinandomi le nocche sulla testa.

 

“Mi fai male! Poi scusa mi vuoi rovinare l’acconciatura very fica?”sfoggio un’espressione da vamp per caricare di comicità il momento.

 

“Ma che rovinarti, tutt’al più fa pure un po’ schifo avere il sudore dei tuoi capelli sulle mani…pensa quali pericoli sfido per fare una cosa affettuosa per te!”

Kurt si guarda le mani, facendo una faccia disgustata.

 

“Hahaha, cosa, affronti il Mostro della Forfora?” “Hahaha, scema!”

 

Ridiamo, io e lui, e ci beviamo la birra, sentendo le gocce fredde di condensa sul bicchiere sulle mani, e asciugandoci i palmi sulle rispettive maglie.

 

Shelly, ma Daphne che fine ha fatto?” dal profilo di Kurt fanno capolino Ginger e Weed, incuriositi.

 

“Non lo so…chi ha soldi per chiamarla?”rispondo io, agitando in aria il cellulare.

 

“Io…aspetta, ora provo.” Si offre Ginger, tirando fuori dalla sua borsa di peluche fucsia il suo telefono.

 

Dopo sette tentativi Daphne non risponde, e per di più non si riesce a rintracciare nemmeno il Nerd. Ci alziamo, buttiamo i bicchieri ormai vuoti in uno dei cestini e ci dividiamo per andarla a cercare.

Quella che prima sembrava essere la cosa migliore, la musica vibrante, ora è solo un insormontabile ostacolo, che complica le nostre ricerche.

Io e Kurt, Ginger e Weed corriamo tra la gente, chiedendo se per caso abbiano visto una ragazza alta, magra, con i capelli lunghi e rossi ed un ragazzo mingherlino, castano, con dei grandi occhiali neri. La risposta è sempre la stessa: no, mi dispiace, e lo sconforto sempre maggiore.

 

“Dai, andiamo da Joshua e Ginger, cerchiamo di restare uniti almeno noi.”propone Kurt.

 

Ma io lo strattono e me lo tiro dietro, tornando nella mischia, e continuo a picchiettare sulle spalle della gente, finché una ragazza alta, con un fisico muscoloso, i capelli biondi, bagnati, ed il trucco sfatto, che emana un disgustoso lezzo di birra non mi risponde con un grugnito, indicando una direzione con la testa.

Ci precipitiamo dove la tipa ci ha indicato, e in un angolo completamente buio troviamo Daphne accasciata a terra, in posizione fetale, fredda, bagnata di sudore e con il trucco sciolto, tra le mani stringe fili d’erba e terra, sembra che qualcuno abbia cercato di spogliarla.

A sorvegliarla, un depresso Francis, che ci fa un apatico cenno con la testa, per poi tornare a guardare lei.

 

“La volevano stuprare. Erano in cinque. Tre le stavano davanti e due la tenevano immobilizzata a terra, con i piedi sulle spalle. Quello più grosso le aveva già tolto i pantaloni e si stava calando i suoi, quando sono arrivato.”racconta, mestamente.

 

O mio Dio…”mormoro io, coprendomi la bocca con le mani.

 

“Stava urlando…piangeva, tirava calci…si aggrappava all’erba, come se potesse salvarla, e quegli schifosi la prendevano a schiaffi, le tiravano dei calci fra le gambe. Allora…- si lascia andare ad un singhiozzo – allora gli ho gridato di piantarla.

 

E loro che ti hanno fatto?” gli chiedo.

 

“Questo – dice Francis, mostrando al chiaro di luna il viso, che rivela un ematoma scuro e del sangue rappreso intorno all’occhio sinistro, che non riesce ad aprire, invisibile prima, nell’ombra. – E poi hanno deciso di stuprare me. Uno per volta.

 

La freddezza del racconto, l’idea di quello che deve avere subito il povero Nerd, il dolore, la violenza fisica e morale, mi fanno scoppiare in lacrime.

Mi getto a terra accanto a lui per abbracciarlo e fargli coraggio, mentre lui geme ancora e piange al ricordo di tutto questo.

Dopo poco si sveglia Daphne, completamente immemore dell’accaduto, al racconto del quale non riesce a trattenere i nervi e le lacrime.

 

“Ragazzi, io intanto avverto Ginger e Weed, gli dico che vi abbiamo trovati e che loro possono anche andare a casa.”soggiunge Kurt.

 

Dai, andiamo a casa.” Dico loro, che annuiscono con la testa e si sollevano a fatica.

 

Francis zoppica, sostenuto da Kurt, ed io tengo per mano Daphne.

 

“Vuoi che io dorma da te?”le chiedo.

 

“Sì, grazie…mi piacerebbe tanto averti accanto, stanotte.

 

Mi abbraccia, con l’espressione di chi non vuole pensare, di chi vuole spegnere il mondo almeno per una sera e ricominciare, come se niente fosse, la mattina dopo.

Mando velocemente un sms a mia madre, avvertendola che stasera non torno a casa, e salgo in macchina con gli altri.

Alle quattro e mezza arriviamo a casa di Daphne, e alle quattro e quaranta ci rannicchiamo, abbracciate, fra le lenzuola.

Le accarezzo il viso ed i capelli, baciandole le guance, per farle sentire quanto le sono vicina, mentre lei si abbandona al sonno, ed io resto a proteggerla dagli incubi fino alle sei, quando anche le mie palpebre si chiudono, sfinite.

 

 

.: Spazio Cos :.

 

Ebbene, è arrivato anche lui.

Il dodicesimo capitolo è caldo caldo di tastiera.

Sinceramente, sono piuttosto stanca, quindi lascio a voi il compito di commentarlo.

Un bacio grande!

 

Grazie a:

 

Talpina Pensierosa, nafasa e Black Lolita.

Ringrazierò individualmente nel prossimo capitolo, prometto!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Cyanide_Camelia