Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    26/07/2017    2 recensioni
Quando tutto sembra scorrere di nuovo sui binari della normalità la vita di Ben viene nuovamente sconvolta e di conseguenza anche quella del suo socio Semir. Una verità rimasta nascosta per troppo tempo, complotti, fughe, tradimenti sono alcuni ‘ingredienti’ di questa nuova avventura che vedrà i nostri ispettori indagare lontani dalla loro città.
Soli…o quasi.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile, la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Incontri ad alta tensione

I due ispettori erano quasi a metà del tragitto quando Semir accettò l’offerta di Ben di guidare al posto suo.
Semir mal tollerava che qualcuno guidasse la sua BMW, ma sapeva che guidare era anche uno dei tanti modi che aveva Ben per rilassarsi.
Durante il viaggio i due avevano ascoltato musica alla radio e parlato molto poco.
“Sei preoccupato, lo vedo dagli occhi e da come stai mordicchiando quel povero dito. Ti va di parlare un po’?” alla fine Semir decise di affrontare l’argomento.
“Che vuoi che ti dica, che sono tranquillo?” rispose ironico.
“Senti lo vedo che non lo sei” replicò l’amico “Era solo per intavolare un discorso, mantenerci vigili. Siamo a metà strada, è notte fonda…”
“Sì scusami Semir, non volevo essere scortese. Questa storia mi sta facendo impazzire”
“Starei così anche io se al posto di Livyana ci fosse una delle mie figlie” sentenziò il piccolo ispettore.
“Sono molto preoccupato, e immaginare Livyana e Demis a zonzo per una città che nemmeno conoscono in balia di un individuo che potrebbe essere uno spietato assassino…” Ben scrollò la testa sbuffando “In ogni caso penso di riuscire a capire Livyana. Se fossi al suo posto forse avrei fatto lo stesso. E’ cresciuta con persone che credeva fossero i suoi veri genitori, e dopo anni scopre che non lo erano. La notizia è a dir poco scioccante, se poi aggiungiamo che la madre potrebbe essere stata assassinata da suo padre…”
“Livyana però non la pensa così” continuò il piccolo ispettore “Crede che Wust sia innocente”
“Mi chiedo cosa abbia in mente quell’uomo” Ben pronunciò la frase quasi sottovoce.
“In che senso scusa?” chiese Semir aggrottando la fronte “Wust è stato chiaro, vuole che lo aiutiamo a provare la sua innocenza, dire a sua figlia che non ha ucciso la madre”
“Livyana non è sua figlia” sbottò Ben.
“Adesso stai parlando senza riflettere, posso capirti, ma ragiona se lo fosse?” confutò Semir.
“Okay mettiamo per ipotesi che Livyana sia davvero sua figlia, che succederà dopo?” Ben sotto sotto aveva paura di una possibile separazione.
“Sai bene che se Wust risultasse sia innocente che il padre di Livyana molto probabilmente la ragazzina andrebbe a vivere con lui” sentenziò Semir.
“Non penso di avere molta scelta” continuò Ben “Farò come vuole Livyana, in fondo aiutiamo un innocente, sempre ammesso che lo sia, poi si vedrà, al momento non vedo alternative, e se questo è l’unico
 modo per…” Ben lasciò in sospeso la frase.
“Per?” nel fare quella domanda Semir scrutò attentamente il partner.
“Per riportarla a casa, spero” concluse Ben “E poi con lei c’è pure Demis, forse dovremmo avvisare la madre, povera donna, sarà preoccupata”
“Io direi di aspettare domani” propose Semir “Dobbiamo parlare con i ragazzi. Magari la madre di Demis è stata già rassicurata in qualche modo, se la chiamiamo…corriamo il rischio di farla preoccupare”
“Okay faremo come dici tu”
 
Puntuali alle otto i due ispettori si piazzarono sotto il grande orologio della stazione dei treni di Cottbus.
Mathias Wust era a pochi metri da loro, li stava osservando con sguardo severo, pochi istanti dopo il cellulare di Ben squillò.
“Pronto”
“Dalla descrizione che mi ha fatto Livyana direi che lei è quello con la giacca in pelle color senape, ma gradirei sapere chi è il piccoletto che le è a fianco”
Ben cominciò a guardarsi attorno, non riuscendo a capire dove e chi fosse Mathias Wust.
“E’ il mio socio, lavoriamo sempre in coppia, Livyana avrebbe dovuto dirglielo” replicò asciutto Ben.
“Noto una punta di acidità nella sua voce ispettore Jager, le secca che in questo momento Livyana stia più dalla mia parte che dalla sua?” replicò con tono altrettanto duro Wust.
“Senta il mio solo scopo è quello di riportare a Colonia sani e salvi i due ragazzi, quindi mi dica cosa vuole e dov’è” ribatté Ben.
“Sono seduto ad un tavolo del bar che sta di fronte a voi, al di là della strada…sono quello con la giacca scura e il cappello da baseball nero…mi vedete?”
Ben e Semir attraversarono la strada avvicinandosi al tavolo dove era seduto l’uomo.
“Prego accomodatevi” e porse la mano a Ben, ma il ragazzo si rifiutò di stringergliela.
“Vedo che iniziamo col piede sbagliato ispettore Jager” la mano sempre protesa verso Ben.
“Semir Gerkhan” si presentò il piccolo ispettore stringendogli la mano “Il mio collega è un po’…come dire incazzato, ma lo deve capire…” anche il tono di Semir era abbastanza duro.
“Certo, ma sedetevi, vi darò tutte le informazioni che volete, ma prima ordinate qualcosa, daremo meno nell’occhio”

Mentre aspettavano le ordinazioni Ben scrutò a fondo Mathias Wust e altrettanto fece Semir.
Entrambi cercarono qualcosa nel suo viso o nelle sue movenze che potesse in qualche modo essere riconducibile a Livyana.
L’uomo era alto, di bell’aspetto, una folta chioma di capelli ricci e scuri, la barba lunga. Il colore degli occhi e dei capelli avrebbero potuto rammentare quelli della ragazzina, ma associarla a lui come figlia ai due poliziotti sembrava alquanto improbabile.
 
“Dunque direi subito di arrivare al sodo” cominciò l’uomo.
“Sì” lo anticipò Ben “Lei è il padre di Livyana?”
“Mi spiace, ma non risponderò a questa domanda, almeno non ora”
“E perché?” Semir prese la parola.
“Perché da come ha potuto capire dalle parole della piccola e dai suoi atteggiamenti” e indicò Ben “Lei è geloso”
“Senta perché non la pianta con questi giochetti?” Ben si stava inalberando.
“Ascolti se riuscirà a provare la mia innocenza lascerò decidere a Livyana con chi stare, questo mi sento di poterglielo promettere, so cosa siete l’uno per l’altra…” rimbeccò Wust.
Semir decise di porre subito fine alla piccola diatriba, temendo che tra i due potesse finire a pugni.
“Signori direi di proseguire, questo non è né il momento né il luogo per contendersi la ragazzina…” e mentre diceva questo con una mano strinse un braccio di Ben, come per invitarlo alla calma.
“Sappiamo di cosa è accusato e quali sono le prove a suo carico, ma vorremmo la sua versione dei fatti”
 
L’uomo trasse un profondo respiro quindi cominciò il racconto.
“Quindici anni fa stavo rincasando dopo una giornata di lavoro, ero un infermiere e smontavo dal turno notturno. Erano circa le nove di mattina, di solito rincasavo molto prima, ma quella mattina la macchina ebbe un improvviso guasto meccanico. Cercai di riavviarla, ma alla fine decisi di proseguire a piedi”
“Perché non ha chiamato un carro attrezzi?” domandò Semir.
“Non avevo con me un cellulare e poi ero in mezzo alla campagna, quella strada non è molto frequentata, soprattutto il sabato mattina”
“Continui” lo invitò Semir.
“Finalmente arrivai a casa. Aprii la porta e subito sentii la piccola piangere. Era un pianto disperato, non lo scorderò mai. Chiamai mia moglie nel medesimo istante in cui entrai nel salotto. Sophie era distesa a terra in un lago di sangue, vicino al suo corpo c’era una statuetta di gesso. A pochi metri da lei sulla carrozzina c’era Livyana. Subito mi inginocchiai accanto a mia moglie, ero disperato e malgrado sapessi che per lei non potevo più fare nulla cercai di rianimarla. All’improvviso qualcuno mi afferrò al collo. Mi ritrovai disteso sul pavimento l’uomo si avventò sopra di me cercando di strangolarmi. Afferrai la prima cosa che trovai a portata di mano per difendermi e lo colpii al volto con la stessa statuetta di gesso che aveva ucciso Sophie. Ebbi solo il tempo di vedere che l’uomo si portava le mani all’altezza della guancia. La statua deve avergli provocato una profonda ferita, sicuramente quell’uomo se è ancora vivo porterà ancora addosso i segni. Purtroppo svenni pochi istanti dopo averlo colpito, e quando mi svegliai ero ammanettato ad un letto d’ospedale. Pochi minuti dopo formalizzarono il mio arresto. E non è tutto al piano di sopra la polizia trovò il cadavere di un altro uomo, ucciso sempre con la stessa statuetta. Secondo l’accusa avevo ucciso anche lui, colui che molto probabilmente era l’amante di mia moglie”
“Quindi le sue impronte sono sull’arma del delitto perché ha cercato di difendersi giusto?” asserì Semir.
“Certo ispettore, purtroppo nessuno mi credette, io non avevo un alibi nessuno mi vide per la strada, oltretutto sulla statuetta hanno trovato solo il sangue di mia moglie e dell’uomo trovato morto al piano di sopra”
“E l’uomo che l’ha aggredita com’era?” chiese Semir.
“Glielo ho detto…alto, robusto, occhi marroni, ma aveva un passamontagna”
“Forse questo può spiegare l’assenza del suo sangue sulla statuetta” ragionò Semir “E l’altro cadavere? Era davvero l’amante di sua moglie?”
“Mia moglie non aveva amanti” confutò Wust con tono seccato.
“Allora chi era l’uomo che hanno trovato a casa sua?” incalzò Semir.
“Era un collega di lavoro di Sophie, ma non l’amante”
“Scusi, ma lei come fa ad esserne sicuro?” obiettò ancora Semir.
“Perché a lui non piacevano le donne. Purtroppo a parte me e mia moglie nessuno lo sapeva e quindi tutti credettero alla storia del marito che uccide la moglie e il suo amante”
 
Ben ascoltava quel botta e risposta in rigoroso silenzio, aver accettato l’aiuto di Semir era stata la cosa più saggia e sensata che avesse potuto fare.
Dentro di lui sentiva ribollire il sangue, quanto avrebbe voluto prendere per il bavero quel ‘criminale’ sbatterlo di nuovo in galera e riportare a casa Livyana.
 
“Che lavoro faceva sua moglie?” chiese ancora Semir.
“Era una delle segretarie personali di Josef Junker”
“Junker? E chi è?” domandò Semir.
“Tutti qui a Cottbus conoscono Josef Junker. E’ un magnate dell’edilizia si mormora che tutto in questa città in un modo o nell’altro faccia capo a lui, conosce molti politici influenti e questo gioca molto a suo favore se capite cosa intendo. Le sue imprese hanno eretto tre quarti degli immobili presenti in città…alberghi, negozi, supermercati anche scuole e parchi giochi questi ultimi costruiti forse per mettersi in buona luce visto che alcuni pensano che i suoi affari ed interessi non siano del tutto puliti”
“Comunque tornando a noi, l’assassinio di sua moglie potrebbe essere stata una rapina finita male? O qualche balordo che si è intrufolato in casa e poi ha inscenato tutto? La polizia non ha provato a formulare altre ipotesi?” incalzò Semir.
“No…dissero che le prove erano tutte contro di me, in casa non era stato portato via nulla, addirittura quando trovarono la mia macchina, questa ripartì subito, dissero che la storia dell’auto in panne era una menzogna. Non avevo un alibi, nessuno che attesti di avermi visto camminare per strada”
“Direi che è ora di mettersi al lavoro” propose alla fine Semir.
“Prima però vorrei parlare coi ragazzi se non vi dispiace” Ben parlò per la prima volta “Poi io e il mio socio vedremo se aiutarla o no, questo come minimo ce lo deve”
“Ho preso una stanza in una piccola pensione, se vorrete sarà il nostro quartiere generale. Là troverete anche i ragazzi” replicò Wust.

Ben entrò nella stanza della piccola pensione.
Aveva chiesto a Semir e Wust di poter parlare con Livyana da solo per qualche minuto.
La stanza era piccola e spoglia, arredata con il minimo indispensabile, un letto matrimoniale, un piccolo tavolo con una sedia e un armadio. Dal soffitto pendeva un piccolo lampadario. Il bagno era piccolissimo, ma almeno per andarci non bisognava uscire dalla stanza. Ai piedi del letto un tappeto con un cuscino e una coperta ripiegata su un angolo, molto probabilmente il giaciglio di Wust.
Livyana stava seduta ai piedi del letto, accanto a lei Demis che appena vide Ben prese subito la mano di lei tra le sue.
Il giovane ispettore si avvicinò al letto, ma si rivolse solo al ragazzo “Ciao Demis” salutò Ben guardandolo dritto negl’occhi.
Il ragazzo si alzò in piedi era alto quasi quanto Ben e sicuramente lo sarebbe diventato ancora di più.
“Sissignore, mi chiamo Demis…Demis Schön“ si presentò educatamente porgendogli la mano.
Il ragazzino aveva il volto tirato, era consapevole di aver fatto una cosa stupida, ma era altrettanto sicuro di non aver avuto altra scelta se non quella di seguire Livyana.
“Io sono l’ispettore Ben Jager, ma penso tu lo sappia già”
“Sissignore” rispose prontamente Demis.
“Ascolta vorrei innanzitutto sapere se stai bene e se i tuoi sanno che sei qui” chiese sempre guardandolo dritto negli occhi.
“Mia madre è fuori Colonia per lavoro, ritornerà fra qualche giorno, di solito sto con i nonni, ma anche con loro mi sono creato un…alibi”
Nel dire quell’ultima parola Demis abbassò gli occhi, poi li rialzò “Comunque se dovesse telefonarmi ho con me un cellulare e prima che me lo chieda…non ho più un padre” rispose serio il ragazzo.
“Mi dispiace…” ma ciononostante Ben mantenne lo sguardo severo.
“Tua madre quando saprà di questa storia ti scorticherà vivo, spero tu te ne renda conto” ribadì Ben.
“Sì ispettore, ma se accadesse qualcosa a Livy, so che sarebbe venuta qui con o senza di me… non volevo lasciarla sola” fu la pronta risposta del ragazzo.
“Senti in fondo al corridoio c’è il mio collega e Mathias, vorrei parlare qualche minuto da solo con Livyana” e quella di Ben non era una richiesta.
“Certo” asserì il ragazzo, che dopo aver salutato la ragazzina uscì dalla stanza.

Intanto Semir stava cercando di ingannare l’attesa guardando fuori dalla finestra quando Wust cercò di intavolare con lui un minimo di conversazione.
“Non penso di essere molto simpatico al suo collega” esordì l’uomo.
Semir si voltò guardandolo dritto negli occhi, avrebbe voluto dirgli che nemmeno a lui stava simpatico, ma fece appello a tutta la sua diplomazia e buon senso.
“Ben ha conosciuto Livyana quattro anni fa, per lei farebbe i salti mortali, non so se mi spiego” rispose laconico.
“Conosco la storia” asserì Mathias.
“Non penso conosca tutti i particolari…Ben l’ha trovata quando è stata rapita, nessuno al suo posto l’avrebbe fatto, Livyana è stata ritrovata sana e salva solo grazie alla sua caparbietà. Sì è beccato ben due pallottole per salvarle la vita e più di una volta ha rischiato di morire per lei. Adesso prima di qualsiasi altra cosa c’è lei…e dopo la morte della moglie…solo Livyana è riuscita a riportarlo alla vita. Ben la considera ormai come una figlia”
“Posso capire, ma lo stesso è per me, se non sono morto è perché mi ha tenuto in vita il suo ricordo e ora ho la possibilità di averla anche io una famiglia…una figlia”
“Spero solo che lei e Ben non arriviate a considerarla come un trofeo…” pensò tra sé il piccolo ispettore, aveva paura che la cosa potesse diventare una sfida tra i due ‘padri’.
Pensò anche alla ragazzina, ora Livyana correva il rischio di trovarsi nella spiacevole situazione di chi prima non ha un padre a quella attuale di sceglierne uno.
“Posso chiederle una cosa?” chiese Semir dopo aver rimuginato un po’ la domanda.
“Mi dica” rispose Wust.
“Quando questa storia sarà finita…” ma Semir fu interrotto dall’uomo.
“So cosa vuole chiedermi e le dico già che per il momento non so. Vedremo come finirà questa storia, se sarò di nuovo un uomo libero potrei anche far scegliere a Livyana con chi dei due stare, anche se le ricordo che io sono stato il primo padre per lei”
“Però la vita di Livyana è a Colonia e non parlo solo di Ben…” sentenziò il piccolo ispettore.
“Come le ho già detto decideremo alla fine, insieme io e Livyana, potrei anche trasferirmi a Colonia per lei”
Il discorso non proseguì Demis stava uscendo dalla stanza dirigendosi a testa bassa verso i due.
“Tutto bene ragazzo?” chiese Semir vedendolo arrivare.
"Sissignore, penso di sì, anche se prevedo…fuochi artificiali là dentro, l’ispettore Jager è incazzato e di brutto” sentenziò Demis.
“Ehi cos’è questo linguaggio…” lo rimproverò Semir.
“Ispettore, penso che questo sia il termine che si addice di più all’ispettore Jager e detta tra noi non penso abbia tutti i torti”
Semir lasciò perdere il discorso, anche lui riteneva Demis un ragazzo abbastanza con la testa sulle spalle.

Ben e Livyana erano uno di fronte all’altra, l’ispettore attese qualche secondo, voleva che fosse la ragazzina ad iniziare a parlare, magari scusandosi per la bravata. Ma ciò non avvenne quindi iniziò a parlare lui.
“Quel ragazzo dimostra un po’ di buon senso quello che tu mi sembra non abbia proprio, con la tua fuga, se vogliamo chiamarla così, lo hai messo in pericolo quell’uomo…”
“Non siamo in pericolo, Mathias è mio padre e non è un assassino” ribatté secca lei.
“Ne sei sicura? E il fatto che sia tuo padre da cosa lo deduci? Gli hai forse chiesto cose che solo e soltanto voi due potete sapere?” replicò sarcastico Ben alzando un sopracciglio.
“Capisco che tu sia arrabbiato…” rispose Livyana cercando di essere accomodante.
“Arrabbiato penso sia limitativo, un eufemismo, diciamo pure incazzato nero” Ben si stava decisamente scaldando. Per un attimo pensò di prenderla senza tanti complimenti per un braccio e riportarla a Colonia.
“Ben se tu fossi al posto mio…avresti fatto lo stesso” replicò lei.
“Può essere, ma io ho passato da un bel po’ l’adolescenza, mentre tu sei ancora una minorenne e Demis pure”
“Demis compirà diciotto anni a fine mese” obiettò lei.
Ben non voleva sbroccare anche se ne avrebbe avuto tutte le ragioni, in quel momento si sentiva le mani prudere, voleva riportare a casa Livyana con le buone, non con le cattive maniere.
“Senti, torniamo a casa, prima che le cose si complichino di più…” propose Ben cercando di ammorbidire i toni.
“No Ben non verrò…e se riuscirai a portarmi a casa…sai benissimo che scapperò di nuovo”
“Livyana, non farmi fare o dire cose di cui potrei pentirmi…”
“Ben, lo sai che ti voglio bene, ma nemmeno io vorrei fare o dirti cose che potrebbero separarci per sempre, quindi o mi aiuti o puoi uscire da questa stanza e dirmi addio per sempre”
 
Dopo quelle parole nella stanza per qualche secondo ci fu un silenzio quasi irreale.
 
“Cosa hai detto?” domandò Ben quasi scioccato.
Il giovane ispettore si sentì come se gli avessero strappato il cuore dal petto senza anestesia.
Alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa e mentre lo faceva gli sembrò di vedere Elise che gli sorrideva, trattenne a stento le lacrime, quanto gli mancava, lei sicuramente avrebbe saputo gestire una situazione del genere, dargli preziosi consigli.
“Come vuoi” disse alla fine “Ti aiuterò, non ho mai negato aiuto a nessuno, tantomeno lo negherò a te, sappi però che lo faccio per te, non per lui e se alla fine di tutta questa storia deciderai di restare con Wust…tu per me sarai come morta” detto questo si voltò avviandosi verso l’uscita.
“Cosa??? Stai scherzando vero?” ora era Livyana ad essere scioccata.
Ben, il suo eroe, quello che si era preso le pallottole al posto suo, l’unico che l’aveva amata e protetta come fosse una figlia gli stava voltando le spalle per uscire dalla porta e forse dalla sua vita.
“Ben stai scherzando vero?” ripeté la ragazzina non sentendo risposta.
“Non mi sembra di avere la faccia di uno che scherza…” rispose Ben, voltandosi verso la ragazzina, poi si girò di nuovo e uscì dalla stanza sbattendo volutamente e violentemente la porta.

Angolino musicale: l’incantesimo si è spezzato? Forse.
A presto e …buone vacanze!
P.S. e come sempre un ringraziamento speciale a Maty, Furia, Summer e ‘Miss Argenti’.
Passenger ‘Let her go’ (la lasci andare)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=RBumgq5yVrA
Beh, hai bisogno della luce solo quando si sta spegnendo Ti manca il sole solo quando inizia a nevicare Ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare La riesci a vedere quando chiudi gli occhi Forse un giorno capirai perché Tutto ciò che tocchi muore sempre Fissi il soffitto nell’oscurità Hai sempre la solita sensazione di vuoto nel cuore Perché l’amore giunge lentamente ma sparisce in fretta La vedi quando ti addormenti Ma non riesci mai a toccarla o tenerla stretta Perché l’hai amata troppo e sei affondato troppo in profondità…
 
 

 
 
 
 
  
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