Libri > Guida galattica per gli autostoppisti
Segui la storia  |       
Autore: GinChocoStoreAndCandy    27/07/2017    1 recensioni
Che cosa accadrebbe se invece dell'Umanità, ci pensasse Madre Natura a far fuori i Giganti?
(Si consiglia di aver letto o visto o conoscere almeno un'opera di Douglas Adams)
Genere: Avventura, Commedia, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alla voce 23001 della Guida Galattica per Autostoppisti, si parla della letteratura terrestre. Nella categoria Libri Interessanti, nella sotto sezione Libri Che Fanno Provare Emozioni, nell’Elenco Emozioni (in ordine alfabetico), alla voce Tristezza, troviamo il libro rivelazione Tutti i Miei Mostri. Nella Guida lo si specifica con il nome: il libro quasi-rivelazione-ma-che-un-giorno-molto-probabilmente-lo-sarà Tutti i Miei Mostri. Di questa simil-enciclopedia se ne elogiano le competenze nell’illustrare tutte le terribili lucertole, l’esattezza con cui vengono riportate le dimensioni, soprattutto quelle delle spine dorsali, e la capacità di indurre le persone alla tristezza più imbarazzante.
Un’altra informazione importante da tenere in considerazione quando si parla delle lucertole terribili è che, nell’unica simil-enciclopedia, è scritta una cosa che le accomuna tutte quante nonostante la varietà di razza, nonostante la marcata distinzione tra lucertole terribili, lucertole volanti e lucertole-molto-probabilmente-acquatiche, ovvero che alla voce pericolosità di ognuna di esse è scritto FONDAMENTALMENTE INNOCUO.
Il perché, disse l’autore prima che un meteorite si schiantasse sulla sua cantina e anche sulla sua casa, facendolo arrivare in ritardo alla cerimonia di premiazione e facendogli così perdere il titolo di Libro dell’Anno, fu che se sulla pericolosità c’era scritto FONDAMENTALMENTE INNOCUO era perché tutte le lucertole terribili, lucertole volanti e lucertole-molto-probabilmente-acquatiche erano estinte, quindi non in grado di nuocere alle persone e (purtroppo) anche ai giganti.
Ciò è in parte vero, ma in parte non tanto. Il fatto è che se alle lucertole terribili o a quelle volanti o quelle molto-probabilmente-acquatiche fosse stato chiesto se gli sarebbe interessato nuocere agli esseri umani, avrebbero risposto che l’idea di mettersi a stanare delle creature così piccole sarebbe stato un totale spreco di energia, quando c’erano a disposizione delle copie più grandi e, a detta di alcuni di loro, più gustose che scorrazzavano libere ed abbondanti. Inoltre, avrebbero aggiunto che quando mangiavano le copie più grandi si sentivano come se stessero facendo la cosa giusta.
In effetti, era così. Madre Natura ce l’aveva a morte con i giganti per varie ragioni. Intanto erano brutti, stupidi e non è che fossero un capolavoro, tanto che all’8000° Congresso degli Artisti della Galassia, sul pianeta Sijjin nel Quadrante Orientale, riuscirono a mettere d’accordo tutti i critici d’arte che li etichettarono come le creazioni peggio riuscite dopo le zebre monocromatiche del pianeta Sheol, nel quadrante Settentrionale della Galassia.
Fatto sta che Madre Natura, quando aveva deciso di farli sparire, aveva anche deciso di infilare nel cervello delle lucertole terribili qualche percentuale di quoziente intellettivo che non si limitasse al mangiamo, riproduciamoci e sopravviviamo, ma qualcosa che permettesse loro di capire che se erano lì era per uno scopo preciso, per una missione, cioè dare una mano a quegli incapaci degli esseri umani a far fuori i giganti. Ovviamente, l’innalzamento della percentuale d’intelligenza aveva fatto sì che le lucertole sviluppassero delle personalità.
Perciò, oltre ad assolvere la loro causa primaria, amavano discutere sul perché gli insetti avessero quel retrogusto farinoso, sul perché le foglie di melo delle coltivazioni umane fossero così tenere o sul quale fosse il punto giusto per buttare giù quel muro.
Questo, loro malgrado, li rendeva molto più vicini agli esseri umani di quanto questi ultimi potessero immaginare.
 
 
 
 
 
 
 
1
 
 
 
 
 
 
Levi aprì gli occhi e si alzò seduto, pentendosi quasi subito di averlo fatto.
La testa gli girava come se fosse stato al posto della ruota di un mulino; sicuro che non gli sarebbe passato prima di qualche minuto, decise di restare sdraiato, lasciando che la testa decidesse quale fosse il sopra, il sotto e di lato. Sospirò. Passarono circa dieci minuti, poi si rialzò di nuovo. La stanza aveva smesso di girare, assunse quindi le sembianze di un elegante salotto con mobili e tappezzeria raffinati e una modesta collezione di fucili appesa a una parete.
Si alzò in piedi e iniziò a dare un’occhiata alle armi, mentre il resto della compagnia si metteva in piedi a sua volta. I ragazzi si guardarono tra loro rendendosi conto di essere solo con i pantaloni (i maschi), con la vestaglia (l’unica femmina) e che Gordon era sparito. Iniziò a diffondersi il panico quando capirono di avere, della serata precedente, solo vaghi ricordi confusi.
—Cosa cavolo ci hai fatto fumare ieri sera, Brian? — disse Ashley.
—La solita roba — disse Brian —Vi ricordate qualcosa?
—Io mi ricordo di qualcuno che ha detto di voler vincere un premio — disse Alex.
—Io mi ricordo di aver sentito qualcuno dire di aver ucciso per sbaglio qualcun altro — disse Ashley.
—Io mi ricordo di qualcuno che ha detto che gli piaceva il Comandante dell’Armata Ricognitiva — disse Brian.
—E chi era?
—Io no.
—Io nemmeno.
—Non credo sia Gordon, è sposato.
I tre ragazzi si girarono in contemporanea verso Levi, che contemporaneamente prese uno dei fucili della collezione, si voltò ed esibì il suo tipico sguardo da assassino.
—In ginocchio con le mani dietro la testa — disse gelido Levi.
I tre pensarono stesse scherzando, poi capirono che non era uno scherzo quando Levi caricò il fucile e lo puntò verso di loro, quindi si misero in ginocchio con le mani dietro la testa, sudando freddo.
—Sembra che sappiate troppe cose, voi tre — disse minaccioso Levi.
—Signore, la prego ci pensi bene — disse Alex disperato —Se ci uccide dovrà disfarsi dei nostri cadaveri, farli a pezzi per farli entrare in una cassa, trovare un posto dove mettere la cassa, seppellirla e ovviamente, la cassa peserà tantissimo ci vorrà del tempo, tempo che avranno gli abitanti della casa per trovare la scena del crimine e poi quando lei tornerà dall’aver seppellito la cassa dovrà uccidere tutti i presenti e trovare una cassa ancora più grande…
—Non intendo fare nessuna di queste cose — Levi interruppe Alex.
—Signore, guardi io sono bravissimo a scordarmi le cose, già non mi ricordo più di cosa stavamo parlando — disse Brian —Di che stavamo parlando?
—Che al Caporale piace il Comandante dell’Armata Ricognitiva — rispose Alex.
—Così siamo al punto di partenza, non solo sapete troppe cose, ma sapete anche ricordarle — disse Levi sempre più irritato.
—Signore, le posso dire che lei è molto sexy a torso nudo e con un fucile in mano? — disse Ashley provando una nuova strategia. Levi si guardò da capo a piedi, fissò gli altri e poi di nuovo se stesso.
—Per quale assurda ragione siamo conciati in questo modo? — chiese Levi sbattendo su un tavolo il fucile, dal quale partì un colpo, che rimbalzò in un piatto d’argento, bucò il soffitto e finì nel cervello del serial killer del palazzo. Ovviamente nessuno dei presenti seppe mai quello che era appena avvenuto, la Gendarmeria archiviò il caso come incidente domestico, quando in realtà avrebbe dovuto archiviarlo come avvenimento olistico confermando la teoria secondo la quale tutti i fatti sono tra loro concatenati e confermando che Levi era a tutti gli effetti un soldato olistico.  
Tuttavia, il colpo di fucile attirò l’attenzione dei proprietari della casa, che si apprestarono ad entrare nel salotto.
I padroni di casa erano il signore e la signora Erich, coniugi che vivevano nella cerchia detta Wall Sina, ma conosciuta come l’Uptown delle tre cinte murarie. La loro casa a terrazza era vicino alle mura per via del lavoro che svolgeva il marito, mentre la moglie si dedicava alla creazione di piccole sculture con la carta.
—Buongiorno ragazzi, vedo che siete svegli.
I quattro fissarono i due coniugi sbalorditi e anche confusi.
—Gordon, ma questa è casa tua? — chiese Levi.
—Sì, dopo che siete svenuti vi ho portato qui, vi ho steso sul tappeto e sono andato a dormire — rispose Gordon, osservando il fucile che aveva in mano Levi —Quello è scarico.
—Adesso sì — disse Levi rimettendolo a posto. Decise che non valeva la pena far fuori qualcuno per un pettegolezzo da pub. I tre ragazzi si sentirono sollevati.
—E ci hai anche tolto gli abiti? — chiese Levi.
—No, quella è stata Sakura — disse Gordon mettendo un braccio attorno alle spalle della donna asiatica accanto a lui che sorrise solare. Gli altri li fissarono leggermente interdetti.
—Gordon, tua moglie è asiatica — disse Brian.
—Sì, lo so.
—Lo sai che quelli come lei vengono considerati dei sovversivi e quindi soppressi.
—Naturalmente.
—E allora…— Brian gesticolò indicando la moglie di Gordon come se non dovesse essere lì, ma in un ristorante di pesce crudo.
—Diciamo che lei è stata ritenuta fondamentalmente innocua.
Gli altri si guardarono tra loro non molto convinti, mentre Levi iniziava a stancarsi di tutte quelle assurde perdite di tempo.
—Vorrei indietro i miei vestiti — disse alla moglie di Gordon.
—Ma certo, li ho messi a stendere. Sta mattina li ho lavati assieme ai capi rossi e le cose bianche sono diventate tutte rosa. Che magia, vero? — disse Sakura mettendosi a ridere di gusto.
A quel punto tutti capirono il perché del fondamentalmente innocua. Levi si avvicinò a Gordon.
—Esattamente perché l’avresti sposata? — chiese Levi.
—Un giorno l’ho trovata che rubava la mia biancheria, ho trovato la cosa molto interessante dato che anche a me piace collezionare le cose. Da lì puoi immaginare quello che ne è conseguito, ma di sicuro non l’ho sposata per la sua intelligenza — rispose Gordon.
—E allora perché?
—Perché la amo — rispose con ovvietà Gordon e poi aggiunse —Anche lei non ama forse il Comandante Erwin?
Levi ci pensò. Ci pensò fitto. Ci pensò così fitto che gli tornò il mal di testa e la stanza riprese a girare. Aveva la risposta alla domanda, si sforzò di ricordarsela e quando se la ricordò gli rivenne in mente la vasca piena di sabbia. Quella era la risposta alla domanda fondamentale alla sua oscura pausa caffè, non a come si era formato l’Universo. Semplicemente la vasca era lui e la sabbia che entrava erano i sentimenti di affetto che aveva provato quando Erwin l’aveva abbracciato. Non si ricordava quando era successo, o meglio, se lo ricordava, ma era una storia così lunga e tetra che ci sarebbe voluto troppo per raccontarla. Il fatto sconcertante fu e rimase, che l’aver fatto quella scoperta, non lo rese per niente felice o euforico.
—Uhm… No — rispose Levi dopo un po’ —Adesso andiamo al lavoro.
—È passato prima un dispaccio, tutte le attività sono sospese per via di un incidente accaduto qualche giorno fa — disse Gordon.
—Se è successo qualche giorno fa perché le attività sono sospese oggi?
—Perché è oggi che si sono accorti dell’incidente.
—Allora sarà roba da niente.
 
 
 
 
 
 
2
 
 
 
 
 
 
La roba da niente era accaduta nei pressi di un piccolo villaggio rurale comprendete una ventina di casette di gente che viveva pacifica e serena, almeno fino alla notte in cui non avevano sentito un ruggito squarciare l’aria e poco dopo un grido d’aiuto. Essendo gente pacifica non si erano azzardati ad andare a vedere che cosa era successo, ma avevano inviato un messaggero ad una delle tante caserme della Gendarmeria; il messaggio era stato consegnato, trascritto in triplice copia di cui due erano state distrutte; la terza era stata opportunamente persa per poi essere ritrovata e messa su una pila di documenti da controllare. Il controllo era avvenuto circa sei giorni dopo l’accaduto, il messaggio venne ritenuto di massima priorità. Chi andò a controllare trovò solo delle impronte strane, un piede peloso e qualcosa che assomigliava tanto a una lucertola però troppo alta e anche troppo lunga. Dopo aver raccolto le deposizioni, i membri della squadra della Gendarmeria rilasciarono un’intervista a dir poco eclatante, che comparve nel giornale dell’edizione del mattino del lunedì con la scritta: BIGFOOT, NEMICO O ALLEATO?
D’altro canto, nessuno di loro ancora aveva capito bene la situazione; gli unici che avrebbero davvero capito il perché della vita, l’universo e tutto il resto non erano al momento disponibili per poter spiegare perché stavano avvenendo quelle cose; tanto meno a spiegare quello che sarebbe accaduto in quella strana mattinata di lunedì. Il fatto è che nel Mondo le cose che sul serio hanno un senso nell’immediato non esistono. La Guida Galattica per Autostoppisti, nella voce, un senso alle cose riporta di un noto matematico statista, tale Maximillian Billambord Cercolifus, che calcolò il senso delle cose all’interno di un piccolo sistema solare composto da dodici pianeti, sei lune e due soli. Il risultato fu che se in un sistema così piccolo il senso immediato delle cose è nullo, in un sistema ancora più grande, come la Galassia stessa, era per lo più impossibile. Il risultato del calcolo che venne fuori, poi era simile a quello che nel lontano pianeta Magratea, il super computer Pensiero Profondo aveva dato come risposta alla domanda sulla vita, l’universo eccetera.
Ma, torniamo al nostro lunedì mattina nel piccolo pianeta azzurro alla periferia della Galassia; si dà il caso che l’incidete in questione, per un disguido tecnico (il messaggero era inciampato in un tombino e i fogli erano caduti dappertutto) il dispaccio sulla strana comparsa di forme di vita giganti, ma che non erano esattamente giganti, giunse alla sede dell’Armata Ricognitiva e a quella dei Reparti Speciali solo martedì.
Perciò, i soldati nella sala comune non avrebbero saputo nulla, almeno fino a quando accadde la seconda cosa strana di quella interminabile settimana. Che portò poi alla scoperta di un battello tranciato a metà, ad un ascensore volante, ad una festa di compleanno e una madre di famiglia iperprotettiva.
 
 
 
 
 
 
3
 
 
 
 
 
 
 
—Ti dico che è così! — disse Connie guardando gli altri suoi amici che lo stavano ascoltando e non piangendo ingozzandosi di gelato.
Gli altri lo fissavano poco convinti.
—Quindi quelli del villaggio hanno trovato delle impronte strane? — disse Reiner —Ma strane in che senso?
—Hai presente quelle che lasciano i corvi sulla neve, ecco quelle solo più grosse — disse Connie gesticolando.
—E quanto grosse? — chiese Ymir.
—Tipo che ci stanno dentro i piedi di quattro persone per tre.
—Il piede invece?
—Era una scimmia. O un tizio peloso. Oh, e la lucertola.
—Un tizio peloso o un gigante a forma di tizio peloso?
—Beh, mia madre ha detto che egli esperti erano concentrati sul cercopiteco coronato.
—Quindi c’erano una scimmia, una lucertola e un corvo gigante?
—Sì, esatto. E l’hanno chiamato Bigfoot.
—Il cercopiteco?
—No, il corvo.
—Mah — disse Reiner.
—Boh — disse Berthold.
Ymir si limitò ad un’alzata di spalle.
—Ragazzi è la verità, lo dice il giornale — protestò Connie.
—Il fatto è Connie che un corvo gigante non lo ha mai visto nessuno e se invece che un corvo fosse una cornacchia? — disse Reiner.
—Le cornacchie sono più piccole dei corvi, ma della stessa famiglia — disse Berthold.
—Ragazzi, solo io ho l’impressione che non sia questo il vero problema, ma il nome che hanno dato al corvo gigante? — disse Connie.
Ymir andò a parlare con Armin, che era intento a cercare di tirare su il morale a Mikasa. Un’ardua impresa, che nemmeno le lusinghe di Jean stavano vincendo. Sasha era lì solo per il gelato. Mentre l’altro era là per fatti suoi. Ma, poiché era da poco che si era insediato nella sua nuova tana fatta di legno e sassi, iniziò l’esplorazione nell’eventualità ci fossero dei rivali da far fuori. Strisciò quindi tra i tavoli della sala comune indisturbato.
—Come vanno le cose qui? — chiese Ymir.
—Non molto bene — ripose Armin.
Entrambi guardarono Mikasa che prendeva un cucchiaio e lo immergeva in una scatola con dentro il gelato.
—Mikasa senti, se continui così finirà che diventerai…— Jean stentò a parlare per cercare il temine giusto —Finirà che perderai la tua velocità nell’uso del sistema per la manovra tridimensionale.
—Che senso ha ormai? Io, io volevo solo stare vicino a Eren, sempre, invece — piagnucolò Mikasa e tornò ad affondare il cucchiaio nella scatola.
—Certo che dopo Annie, con Christa il canone è rimasto sempre quello; questo non dovrebbe suggerirti qualcosa, Mikasa? — disse Armin sperando che questo servisse a dare una logica alle scelte di partner da parte di Eren; sfortunatamente servì solo a far desiderare a Mikasa di essere bionda e bassa.
—A proposito, lo sapevate che Annie è uscita dal cristallo e adesso milita nei Reparti Speciali? — disse Jean.
Mentre gli altri fecero dei commenti di circostanza, a quella notizia Mikasa smise di mangiare il gelato e scattò sulla sedia.
—Sul serio! Allora verrà da me per vendicarsi di essere stata battuta, sicuramente! Ma certo! — disse raggiante Mikasa rivolgendosi a Jean.
—In realtà nessuno sa dove sia attualmente, secondo me se ne è andata — disse Jean.
Mikasa guardò il ragazzo, si mise a sedere e ricominciò a mangiare gelato piangendo; questa non l’ho capita si disse Armin che in genere capiva sempre tutto prima degli altri. Se avesse capito subito, si sarebbe messo a ridere.
Qualcosa sgusciò fuori da sotto un tavolo, Sasha si voltò a guardare. La cosa che sgusciò fuori la guardò a sua volta.
—Ragazzi, da quand’è che l’Armata Ricognitiva si è fatta il cane? — disse Sasha indicando la cosa che era sgusciata da sotto il tavolo.
Gli altri presenti si radunarono attorno alla cosa che era sgusciata da sotto uno dei tavoli, fissandola. La cosa li fissò a sua volta. Il gruppo di amici pensò che quello fosse il cane più brutto che avessero mai visto. La cosa pensò che quelli fossero gli esseri umani più stupidi che avesse mai ascoltato. Inoltre, pensò anche che fossero stupidi di natura, dato che uno di loro, il capo branco che puzzava di qualcosa di appetitoso, si avvicinò per cercare di accarezzarlo (mentre la cosa si avvicinò per cercare di mangiarlo).
Poiché la cosa era più intelligente, quando vide il caos scatenato dalla sua reazione aggressiva, decise di chiedere scusa, ma non funzionò perché i cervelli dei presenti erano troppo primitivi per comprendere la serie di ringhi e ruggiti che uscirono dalla gola della cosa che era sgusciata da sotto il tavolo. La cosa teorizzò poi che quella razza autoctona era estremamente belligerante e una soluzione diplomatica non sarebbe servita; a confermare la teoria fu la freccia che usarono per abbattere la cosa.
—Sasha, l’hai ucciso in un colpo solo! — disse Armin.
—Dite che sono stata troppo irruenta a trapassarlo da parte a parte? — chiese Sasha.
—No; ma più che altro, che razza di roba è questo? — disse Jean.
—È strano, meglio portarlo ai Reparti Speciali, so che sono loro che si occupano di queste cose — disse Mikasa.
—Già, hai ragione — disse Jean.
Nessuno si mosse. Nemmeno Jean.
—Intendevo, portarcelo adesso — precisò Mikasa.
—Oh, sì, ehm, aiutatemi a coprirlo con qualcosa — disse infine Jean.
Qualche minuto dopo, la cosa che era sgusciata da sotto il tavolo, era in un laboratorio per una veloce autopsia, qualche ora dopo Levi e i suoi nuovi compagni di squadra stavano decidendo dove andare a festeggiare la gara a chi uccide più giganti e qualche istante dopo che accaddero queste cose Armin si mise a ridere.
Questo è ciò che accadde il lunedì mattina, mentre quello che segue, è ciò che accadde il martedì mattina, il giorno in cui l’umanità capì che gran parte dei suoi problemi stavano per essere definitivamente risolti.





 
4
 
 
 
 
 
 
 
Il gruppo di soldati se ne stava sulla cima del Wall Rose ad osservare la prateria che si muoveva ondosa sotto di loro. Si estendeva fino ad un bosco di grossi aceri che sembrava perennemente scosso da fremiti. Per sottofondo c’erano i colpi di due lucertole che continuavano a sbattere la testa contro le riparazioni del portone del distretto di Trost. Ashley, Alex e Brian stavano parlando con dei soldati del Corpo di Guarnigione di nome Todd e Missy, mentre Levi se ne stava a riflettere su quanto aveva appena scoperto, cioè che non aveva capito niente dei suoi sentimenti e che se avesse perso più tempo ad occuparsi di loro, invece che di uccidere giganti, avrebbe vissuto una vita più felice. Nessuno notò la cicogna. Giunta l’ora, iniziarono a mangiare il pranzo che la moglie di Gordon, che in quel momento era a spasso col marito, aveva preparato loro. Il pranzo erano dei pancake. Impilati gli uni sugli altri in una torre da otto strabordante sciroppo d’acero, fissarono i propri ospiti con delle faccine sorridenti disegnate con il burro.
Nessuno fece commenti, si limitarono a mangiare e non credere che la donna avesse scambiato il pranzo con la colazione. Cambiarono idea quando scoprirono che nelle borracce, invece che l’acqua c’era del cappuccino.
—Se per pranzo ci ha fatto la colazione, per cena che cosa ci farà? — disse Alex disperato.
—Spero la cena — disse Levi.
Poco dopo sopraggiunse il Comandante Pixis, che si mise in disparte con Levi a chiacchierare osservando i giganti cornuti che pascolavano lontani.
—Posso farti una domanda? — disse Pixis —Perché siete così ossessionati dal voler per forza recuperare i terreni al di fuori delle mura?
—La domanda giusta sarebbe, perché non dovremmo? E soprattutto perché la gente dentro non vuole andare fuori? Voglio dire, l’ignoto spaventa tutti, ma sempre meglio che vivere in un posto così schifoso e nell’ignoranza di non sapere che cosa c’è fuori, o almeno questo è quello che mi disse una volta Erwin e io capii che era giusto.
—Ah, Erwin, mi dispiace che tra voi due non abbia funzionato, sareste stati una cosa interessante da vedere.
—Non è che fosse esattamente quella la mia idea di fondo, io, non saprei nemmeno da dove iniziare… Lasciamo perdere.
Rimase in silenzio a godersi l’ombra. Dopo qualche istante iniziò a chiedersi come era possibile che ci fosse ombra, dato che non c’erano ombrelloni. Allora si voltò notando la cicogna.
Levi pensò che fosse una cicogna molto sgraziata. Aveva il becco lungo, il collo lungo, si muoveva su delle piccole zampette che aveva anche sulle punte delle ali, le quali erano lunghe ed eccessivamente sviluppate per una cicogna. Poi sulla testa aveva una piccola cresta. E soprattutto non aveva le piume. O meglio ce le aveva, ma non erano quelle giuste. Inoltre quella cicogna era alta dieci metri. Forse fu questo dettaglio a spingere Levi a mettere mano alle spade del sistema per la manovra tridimensionale, tuttavia Pixis lo fermò.
—Tranquillo Levi, è solo un Marvin — disse Pixis —Non ti farà nulla è solo depresso perché gli altri Marvin lo prendono in giro.
—Ce ne sono altri di cosi così in giro? — disse Levi sconcertato.
—Non chiamarlo coso o si deprimerà ancora di più.
—Digli di smetterla di avvicinarsi.
—Rilassati, vuol solo farti capire che non devi fare finta di provare interesse nei suoi confronti.
—È un po’ difficile non provare interesse nei suoi confronti, dato che è una cicogna alta dieci metri. Perché tenete un… Marvin qui?
—Perché fa ombra e quando tira vento non cade e distrugge le cose che stanno sotto.
—Ah, no; e che fa invece?
—Plana.
Levi avrebbe voluto controbattere, ma alla fine si disse chi era lui per impedire a un Marvin di planare? Per tutta risposta il volatile si stese sul pavimento delle mura, facendo capire a tutti che quello era il modo migliore perché si sentisse ancora più disgraziato di quello che non era già. Se il suo migliore amico fosse stato lì avrebbe cercato di tirargli su il morale dicendogli frasi carine, ma Marvin sapeva che non avrebbe funzionato.
Per ragioni che non comprendiamo, se qualcosa si viene a sapere è sempre nel momento giusto.
Nella tal specie, accadde che quel martedì mattina che i messaggi perduti una settimana prima, arrivassero in contemporanea alla sede dell’Armata Ricognitiva e alla sede dei Reparti Speciali. Accadde che entrambe le squadre dei rispettivi reparti si trovassero nello stesso luogo alla stessa ora. Accadde anche che due membri dell’Armata Ricognitiva si trovassero nel posto sbagliato, ma stranamente al momento giusto.
Ora, stare dietro ai fatti che si susseguirono senza freni e che culminarono con elementi poco consoni, risulterebbe davvero difficile, soprattutto per coloro che li vivranno in prima persona, tuttavia per una ragione che nessuno conosce, quando vennero a sapere di certi fatti dopo, ciò che accadde prima sembrò loro logico e sensato.
 
 
 
 
 
 
5
 
 
 
 
 
 
Nel lungo fiume, vicino all’attracco, sulla sponda erbosa giaceva ciò che restava del battello a vapore. I due pezzi erano caduti in acqua e solo dopo una lunga settimana di sforzi i dragatori erano finalmente riusciti a trainarli sulla terraferma, solo per costatare che al quartiere sarebbe occorso un nuovo battello.
L’assicurazione però, prima di sborsare la cifra dovuta, aveva deciso di vederci chiaro e aveva chiesto espressamente un parere esterno da parte di esperti di giganti e di cose strane (dove strane sta per speciali) e si sarebbe aspettata un rapporto dettagliato per lunedì mattina. L’esperto di giganti in questione era Hansie Zoe che più osservava quel battello tranciato a metà, più si convinceva che sta volta sarebbe stato un qualcosa che si avvicinava a una cosa bella, ma anche molto brutta. Poiché serviva anche la presenza di un’autorità, c’era anche Erwin. Mike era lì per caso, era il suo giorno libero e stava solo passeggiando quando aveva visto il battello tranciato a metà.
Per quanto riguarda i Reparti Speciali, loro erano convinti che il battello avesse dei problemi già di suo al fasciame e si fosse rotto per via della poca manutenzione. Emma Summerstone stava scrutando le mura con un binocolo, notando il piccolo gruppo di soldati che cercavano di tirare su il morale a una cicogna; da dietro una delle case lungo il fiume emerse Jean; se l’erano portati dietro perché sembrava aver letto un libro che parlava di cose tipo quella che poteva aver tranciato a metà il battello.
—Emma, mi dici dov’è che sta di casa Levi adesso che lavora per te? —disse Erwin avvicinandosi.
—Sai, sei la seconda persona che mi fa questa domanda oggi — disse Emma continuando a scrutare.
—E chi altri è stato?
—Dunque, Eren e Christa.
Erwin ed Emma si fissarono cercando di non pensare a quello che stavano pensando, una cosa difficilissima che riuscivano a fare solo gli abitanti di Tjeta Orellius. Concentrandosi al massimo, riuscivano a prendere il pensiero a cui non volevano pensare, lo trasformavano in vapore bianco che poi facevano uscire da una delle loro numerose orecchie, il vapore poi diventava nube e dalle nubi poi pioveva. Uno dei motivi per cui Tjeta Orellius era famoso era perché era l’unico pianeta dove piovevano parole.
—A maggior ragione ora sento che devo sapere dov’è che abita Levi, puoi dirmelo? — disse impaziente Erwin.
—Erwin, vuoi forse andare ad importunare il nostro soldato olistico? — disse Emma smettendo di scrutare le mura —Ti sei chiesto come reagirà sapendo che prima lo hai cacciato di casa e adesso lo rivuoi con te? Senza offesa per Levi, è una persona intuitiva, ma non è intelligente come me e te, non capirà che lo rivuoi per ripicca, penserà che sei scemo o che hai qualche intenzione strana.
—Soldato olistico? Levi non sa nemmeno che cosa vuol dire olistico.
—Sì che lo sa, glielo abbiamo spiegato.
Alle spalle dei due ufficiali Jean iniziò a sbracciare per attirare l’attenzione; quando tutti gli ufficiali, anche quelli in ferie, lo notarono smise di sbracciare.
—Stavo perlustrando la zona lungo il fiume e credo che sia il caso che veniate a vedere — disse Jean avviandosi dietro ad una casa. Gli altri lo seguirono.
Al di là della casa, sulla sponda opposta al fiume c’erano un serie di impronte di Bigfoot che portavano ad un grazioso boschetto di salici piangenti. Gli ufficiali si guardarono tra loro, poi guardarono le impronte, poi si guardarono nuovamente tra loro.
—Oh, beh, è il mio giorno libero, credo che andrò a farmi un giretto sulle mura — disse Mike.
Gli altri lo salutarono.
—Sono come quelle di cui parla il giornale di ieri — disse Jean.
—Questo significa che Bigfoot è tra noi — disse Emma.
—Come avrà fatto ad entrare? — disse Erwin.
—Credo per il fiume, questo vuol dire che sa nuotare sott’acqua. Non necessariamente per lunghi tratti, il tunnel sotto le mura sarà circa cinque o sei metri, sarà emerso sotto il battello e lo avrà tranciato a metà. Però la zona è completamente diversa da quella dove hanno rinvenuto le prime tracce — disse Hansie.
—Può essersi spostato, magari è originario della foresta attorno al villaggio.
—Io credo di sapere che cos’è — disse Jean mostrando la pagina del libro Tutti i Miei Mostri sul Rettile Spinoso. Leggendo attentamente i tre ufficiali seppero che faceva parte della famiglia delle lucertole terribili compresa in quella super famiglia affollata dei megalosauridi che erano di dimensioni notevoli. La parola "mega" li fece sentire interessati nel proseguire la lettura, finché non giunsero alla voce condizione con subito scritto accanto estinto. A quel punto un forte senso di tristezza li invase, iniziarono a pensare che se quel rettile spinoso non fosse stato davvero esistito, avrebbero potuto spedirlo al di là del Wall Rose a fare piazza pulita di un po’ di giganti.
Per fortuna erano tre persone intelligenti, si resero conto che quel rettile spinoso era vivo (quindi non più estinto), quindi si precipitarono a controllare la voce pericolosità per la razza umana e leggendo FONDAMENTALMENTE INNOCUO si convinsero che per una volta nella loro vita, qualcosa di gigante era bello e magari anche sexy.
—Posso affermare con certezza che non corriamo nessun pericolo — disse Erwin soddisfatto —Ora, Emma mi vuoi dire dov’è che abita Levi?
Esattamente mentre Emma comunicava a Erwin dove era ubicata la nuova casa di Levi, qualcosa volò oltre il muro per andare a caccia di qualcosa di gustoso.
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Guida galattica per gli autostoppisti / Vai alla pagina dell'autore: GinChocoStoreAndCandy