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Autore: Pmaradona10    30/07/2017    1 recensioni
La magia è sempre stata una componente importante della vita dei Teen Titans e soprattutto della vita di Raven. Quando però Trigon, il malefico padre di Raven, decide di tentare di impossessarsi di nuovo della ragazza, essa capisce che non riuscirà a sconfiggerlo contando solo sull'aiuto dei suoi amici. Basterà l'aiuto del più grande mago del mondo per sconfiggere uno dei demoni più potenti in assoluto? I Titans ce la faranno ugualmente a batterlo anche dopo il loro scioglimento e riusciranno a collaborare con alcune tra le più potenti entità magiche del mondo, senza lasciarsi condizionare dai travagli interiori di queste ultime e aiutandosi reciprocamente come una vera squadra, superando le apparenti ostilità?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven, Robin, Sorpresa, Trigon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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-Spero si possa fumare qui- disse Constantine appena entrò nella Main Ops Room della torre e accendendosi una sigaretta senza chiedere il permesso a nessuno
Dopo essere rientrati nella torre, Cyborg e BB fecero subito a gara per occupare il bagno, mentre Robin verificò che la stanza degli ospiti fosse pronta per accogliere il mago.
-Scusi, signor Constantine?- chiese Starfire al mago che nel frattempo si era tolto il trench rimanendo solo in camicia e cravatta
-Dimmi tutto, tesoro-
-Ah, faccia attenzione a non chiamarmi così in presenza del mio fidanzato Robin, non ha idea di quanto era infuriato quando Red-X flirtava insistentemente con me in battaglia-
-Non preoccuparti tesoro, diciamo che con le donne non sono mai stato un gran figlio di puttana. E comunque, cosa volevi chiedermi?- disse il mago cacciando dal naso il fumo che aveva aspirato.
-Volevo chiederle come si usano quei bastoncini di fumo che lei tiene sempre in bocca, sa io sono un’aliena e vorrei adattarmi ai costumi della Terra. Ho visto che anche la mia amica Raven li ha usati e vorrei sapere come si fa-
-Perché dovresti adattarti ai costumi della Terra? Questo ti sta così bene! Scherzo tesoro, con le sigarette non è difficile, basta metterle in bocca e fare come quando si respira con la bocca- spiegò il mago passando la sigaretta accesa alla ragazza.
Starfire prese la sigaretta dalle mani di Constantine e ne aspirò una lunghissima boccata che la consumò quasi interamente. Il biondo non credeva ai propri occhi, come aveva fatto quella ragazza apparentemente così ingenua ad aspirare così tanto fumo senza collassare? L’aliena cacciò anch’ella il fumo dal naso.
-Ah non sono niente di che. Mi ricordano l’aria rarefatta che si respirava sulla cittadella. Per quanto mi riguarda, a quell’aria non associo ricordi per nulla piacevoli- disse la ragazza schiacciando la sigaretta e spegnendola sul suo stesso dito.
-Però adesso basta, eh? Ora anche Starfire? Stammi a sentire Constantine, siamo i Teen Titans, non i Teen Smokers, quindi cerca di tenere quelle merde lontane da noi altrimenti è meglio che te ne vai a fanculo. Non ci serve il tuo aiuto- esclamò Robin infuriato come poche volte lo era stato. Almeno, non per un motivo così futile.
-Ah non aspetto altro che andare a fanculo e tornarmene a Londra. Se non ci tieni alla tua amica a me non può fregarmene di meno, nemmeno la conosco. Troverò altri demoni da prendere a calci nei coglioni, sono dipendente dal fumo, mica dagli esorcismi, ma sai qual è l’unico problema? La scorsa volta avete sfanculato Trigon è solo perché si era fatto aiutare dal mercenario arancione che gli si è rivoltato contro. Ma se stavolta ottiene il supporto di altre entità magiche come Klarion o Abra Kadabra o che cazzo ne so voi siete, anzi siamo nella merda. Non siete più Teen e dovete mettervelo bene in testa, o almeno dovete iniziare a ragionare come gli uomini e le donne che siete.
Constantine prese il suo trench dall’appendiabiti e lo indossò, per poi imboccare le scale che portavano sul tetto della torre.
-John…- disse Raven che lo aveva raggiunto sul tetto della T-tower
-Vedi di far capire ai tuoi amici che non andrà bene come l’altra volta, se le cose stanno come mi hai descritto tu. Non c’è tempo per fare le checche isteriche, Raven. Dovete farvi valere altrimenti il mio aiuto non servirà a niente-
-John adesso calma. Loro sono miei amici e sono molto preoccupati per il mio destino. Sanno a cosa vado incontro, è una manifestazione di apprensione nei miei confronti-
-Gli amici sono dei figli di puttana! Sono capaci di farsi odiare sia se ti trattano bene che se ti trattano male. Quasi tutti i miei più cari amici sono sottoterra in una cassa di legno e perché? Perché hanno scelto di seguirmi e aiutarmi contro la mia “missione” del cazzo contro le forze del male. Si fossero fatti i cazzi loro e avrebbero ancora il culo su questa terra. Gli amici portano solo sofferenza, credimi. Ma sei ancora giovane, te ne accorgerai quando sarai più grande-
-Io sono un’empatica, John. Percepisco e condivido le emozioni altrui. In te vedo un uomo di 34 anni colmo di sfiducia nei confronti del prossimo e che ha perso la voglia di relazionarsi a causa della perdita dei suoi più cari amici. Non deve essere stato facile per te- disse Raven posando una mano sulla guancia di Constantine.
-Affatto. Ma credo che nessuno di voi abbia avuto un’infanzia bellissima. Da quello che so il pettirosso e il verdolino non hanno i genitori e neanche la top model e il robot sembrano essersela passata bene. Che banda di sfigati che siamo. Beh, ora basta fare il sentimentale che non sono ancora sbronzo, sarà meglio chiarire con il moretto. Dico bene, Raven? Raven?-
Non sentendo la risposta della ragazza, Constantine si voltò e vide la ragazza coperta di segni luminescenti rossi simili a tatuaggi, con altri due occhi spalancati sulla fronte che sembravano uscire fuori dalle orbite.
-John. Constantine. A quanto pare mia figlia ha voluto a tutti i costi interpretare le tue emozioni, brutto errore però. Si è resa vulnerabile e ora ho il controllo su di lei!-
-Ah Trigon, andiamo- disse il mago con apparente tranquillità- perché ti ostini a voler oltrepassare? Non ci riuscirai mai a schiavizzare la Terra, maledetto cazzone. Già sei dovuto fuggire dall’inferno e rifugiarti in un’altra dimensione per evitare la competizione e i contrasti con la Trinità infernale, come speri di conquistare un mondo dove da solo non sei neanche un’unghia della Presenza?-
-Hai detto bene, da solo. Ma con la ragazzina che ora ho in pugno sarò invincibile. Devo solo trovare il modo di farmi cedere i suoi poteri di sangue misto e diventerà finalmente l’arma che schiavizzerà la Terra!- esclamò Trigon, subito prima di abbandonare il corpo di Raven.
-Segaiolo di merda- disse il biondo accendendosi una sigaretta e precipitandosi giù per le scale che conducevano nella Main Ops Room, lasciando Raven stramazzante al suolo immersa nel suo stesso vomito, stremata per lo sforzo mentale che aveva fatto per cercare di impedire che suo padre si impossessasse del suo corpo.
-Ehi! Ascoltatemi tutti! Non c’è un fottuto secondo da perdere, prima che si rialzi! Su!- il mago aspettò che gli altri Titans si radunassero intorno a lui prima di proferire parola –Raven ora non deve sentirci. Poco fa suo padre si è impossessato di lei, ma ora se n’è andato. Dovete assolutamente evitare di manovrare eccessivamente le sue emozioni, non so se è fidanzata o tantomeno sposata, ma vi prego. E’ assolutamente necessario per evitare che venga di nuovo posseduta e ceda i poteri a suo padre definitivamente-
-Constantine sei uno stronzo!  Bastardo figlio di puttana, io ti ospito a casa mia per evitare che mio padre si impossessi di me e tu ti metti a fare conversazione con lui? Abbandonandomi, per di più? Ma vaffancu…-
L’inglese la abbracciò, impedendole di finire la frase. Era infuriata. E ciò non andava bene. Era di nuovo vulnerabile e suo padre avrebbe potuto approfittarne di nuovo.
-Raven, ti devi calmare. Fin quando tuo padre non ti attacca definitivamente prelevando i tuoi poteri io non posso fare niente. Ti ferirei soltanto. Possiamo però prevenire i suoi attacchi- le sussurrò Constantine all’orecchio e cingendole al collo uno strano medaglione.
-Che cos’è?-
-Una semplice protezione che impedirà ad agenti esterni di entrare nel tuo corpo. Se vuoi tenere lontano il bastardo, non dovrai mai abbassare la guardia e tenerlo sempre al collo. Potremo sconfiggerlo solo quando maturerai psicologicamente, ma tutto ciò dipende da te e dalla tua forza di volontà. Non devi assolutamente farti condizionare in maniera eccessiva da ciò che ti circonda-
-Adesso basta, però. Senti amico, si può sapere chi sei tu per darci degli ordini? La ragazza ha diciassette anni, non è più una bambina quindi è in grado di scegliere cosa è meglio per lei- disse ad alta voce Beast Boy, visibilmente scosso.
-Io non sto dandovi nessun ordine. Sono solo dei consigli che mi auguro seguiate affinché la vostra amica non si trovi in situazioni spiacevoli. Sta a voi decidere se seguirli o meno, ma vi avverto, io non supporto sempre il Regno dei Cieli, perché se dovessi trovarmi nella merda e Dio decidesse di voltarmi le spalle, non esiterei a chiedere aiuto ai demoni. E chissà. Forse proprio a Trigon- disse Constantine scuotendo il trench e voltando le spalle ai ragazzi, guadagnando l’uscita.
-John! Constantine, aspetta! John!-
-Lascialo stare, Raven, è andato- disse Robin guardando quella figura beige rimpicciolirsi e scomparire dietro la porta ad apertura automatica.
Sembrava incredibile, ma i Teen Titans erano riusciti a comportarsi da veri bastardi con la persona più bastarda del mondo. “Ragazzini”, pensò il mago. Con i ragazzini lui non ci aveva mai saputo fare, soprattutto con le ragazzine di nove anni possedute dai demoni. Trigon non era il suo problema principale, però. C’era qualcosa che lo stava divorando dall’interno. Qualcosa di nero e mortale. Avrebbe davvero voluto aiutare la ragazza, sentiva una certa affinità con lei, forse perché entrambi avevano avuto un rapporto a dir poco conflittuale con la rispettiva figura paterna. Ma non poteva aiutarla, non subito. Il medaglione che le aveva dato avrebbe però contribuito a farle fare sonni tranquilli e a tenere lontano il demone. A patto che lei avrebbe seguito le sue indicazioni.
Raven era indecisa come non mai. Proprio quando stava aprendosi sempre di più ai suoi compagni di squadra ed in particolare a Garfield, doveva di nuovo contenere le sue emozioni e allentare i legami. Non aveva scelta, però. Ne andava della sua vita. E soprattutto, ne andava della vita dei suoi amici.
 
   
 
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