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Autore: tenacious_deep_soul 99    30/07/2017    2 recensioni
Tutti ci aspettiamo una vita migliore fuori dal nostro paese, anche Julie pensava che la sua partenza per la Corea avrebbe potuto fare della sua vita una vita stupenda. I suoi sogni crollarono di botto quando perse improvvisamente il lavoro a causa della poca clientela. Fortunatamente la sua migliore amica, Soyon, sarà in grado di aiutarla, trovandole una nuova occupazione: grazie a lei farà parte del cast di trucco e parrucco della BigHit, affiancando i tanto conosciuti Bts. La sua vita cambierà radicalmente. Se in meglio o in peggio? Questo dipende da lei...
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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                             •♦I got you, darling♦•

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Erano le sei e mezza del pomeriggio e fuori dalle finestre si poteva già notare un cielo scuro che scandiva tante piccole stelle simili a brillantini sparpagliati in ogni dove. I ragazzi erano completamente esausti, l’eccessivo lavoro ammucchiato in otto ore si faceva sentire ad ogni minimo passo che, via via, diventava sempre più pesante.
Dal gruppo di ragazzi si levò una voce quasi energica: era Taehyung che si era appena voltato verso l’amico, bloccatosi all’improvviso davanti la porta della sala da ballo.
-Hobi che fai? Non vieni?- chiese nascondendo un sopracciglio sotto la frangia lievemente bagnata.
L’altro levò il viso da terra, svegliandosi dal suo stato pensante: -Non adesso Tae… devo prima sistemare una cosa. Voi andate nel frattempo- disse, ottenendo un gesto di spallucce come risposta.

Le mura bianche dei corridoi del secondo piano rendevano l’ambiente aperto e freddo, dall’aria un tantino minacciosa. Un’alta figura snella posta di spalle visibile dal fondo della corsia catturò l’attenzione del ragazzo che, individuato chi fosse, prese a correre per venirgli incontro.
-HyunSoo sunbaenim! Aspetti!-.
L’eco del lungo passaggio candido ampliò la sua voce stanca accentuando, di conseguenza, la sua ansimazione. Il manager si voltò verso Hoseok, sorpreso nel vederlo durante l’orario in cui sarebbe già dovuto tornare al dormitorio.
-Hoseok hoobae, che ci fai ancora in azienda?- chiese, sollevando le sopracciglia nere con fare alquanto perplesso.
-Ho bisogno di parlarle, signore-.
Piegatosi in avanti sulle cosce cercò di prendere fiato: il rumore prodotto dall’aria che veniva gettata violentemente via dai suoi polmoni era piuttosto preoccupante.
-Ma figliolo, non posso più ricevere…- indicò la porta dello studio appena chiusa a chiave.
-La prego, si tratta di una situazione delicata e della massima importanza!- urlò esasperato dopo aver raccolto tutta l’aria che aveva appena immagazzinato, ritrovandosi ad ansimare più di prima. La sua reazione scatenò nel manager un senso di perplessità misto a non poca preoccupazione.
-Va bene ragazzo, per stavolta farò un’eccezione…-

*** 

I sei giovani ragazzi stavano appostati sui divani del salotto intenti a guardare un po’ di televisione quando una vocina deliziosa interruppe la quiete della stanza:-Indovinate cosa c’è per cena stasera?-
-Non tenerci sulle spine Julie, forza! Diccelo!- esclamò Suga, spiaccicato contro la spalliera del divano con lo stomaco che brontolava a più non posso.
-Paejon*!-.
Quel nome scatenò l’euforia generale e una precoce acquolina nelle fauci di ognuno.
-Vengo ad aiutarti- si offrì Jin come aiuto-cuoco, scattando prontamente in piedi dalla sua postazione in poltrona.
In quell’ampia cucina l’unica cosa che si riusciva ad udire era il rumore delle suole delle ciabatte, striscianti in modo incessante contro il parquet. I due erano talmente in perfetta sintonia che chiunque avrebbe potuto benissimo scambiarli per cuochi provetti. Lo sguardo di Jin, che intanto mescolava l’impasto di uova e farina, saltellava dalla ciotola alla sagoma snella di Julie, impegnata a tagliare i cipollini alla sua destra.
Per un attimo il rumore della frusta si arrestò e un insolito calore si attaccò delicatamente alla sua schiena, unito a un dolce respiro che le sfiorò l’orecchio.
-Devi tagliarli così, vedi? E’ semplice…-
Ed ecco che in quel momento il suo petto venne animato da un tamburellare incessante e fin troppo accelerato per i suoi gusti. Le braccia del ragazzo le circondavano dolcemente la vita mentre le mani, poggianti sulle sue, erano intente a guidarla: era così che Julie riusciva a sentire sicurezza, quella sensazione che non aveva mai provato. O almeno, non in maniera così forte.
Jin, realizzato dove si trovasse, si ritirò di scatto staccando il mento dalla spalla sinistra della ragazza, rimasta temporaneamente bloccata a fissare il nulla davanti a lei. Il ragazzo si raschiò poi piano la gola portandosi il pugno davanti le labbra carnose.
-Ehm… sì. Beh, h-hai capito… continua tu adesso- strofinò le mani sul grembiule fintanto che ritornava alla sua postazione con la testa china. Non volava nemmeno una mosca: faceva talmente silenzio che si sarebbero potuti addirittura sentire i battiti dei loro cuori. Julie prese a voltarsi in maniera robotica verso il ragazzo non appena udì il fracasso della frusta sbattere ferocemente contro le pareti della ciotola.
-Jin! Le uova…- sgranò gli occhi Julie alla sola vista del ripiano da lavoro, ricoperto da macchie di mucosa appiccicosa e arancione.
-Aish… Julie, mi dispiace… non so cosa mi sia preso, davvero- si scusò mollando la presa dalla ciotola, lasciandovi cadere all’interno la frusta.

Sapevi eccome cosa ti fosse preso, Jin. Non negare l’evidenza.

-S-stai tranquillo, non è nulla di grave. Sono ancora le otto meno venti, posso ancora salvare la cena se vado a comprarle-.
-Ma Julie…-
-Non ci sono “ma” che tengano, Jin. E’ tutto okay. Continua a tagliare i cipollini, io arrivo subito-.
Sfilatasi il fiocco alla schiena, posò il grembiule sul marmo e si fiondò verso la porta d’ingresso seguita dagli sguardi dei membri e dalle loro continue domande nel sapere dove stesse andando.


Dire che fuori si gelava era poco, quel clima fin troppo umido le dava l’impressione di trovarsi in Antartide. Se ci fossero stati i pinguini sarebbe stato più che perfetto. Mancava poco e Julie si prendeva una bella storta per colpa delle strade sdrucciolose e della corsa contro il tempo che era costretta a fare.
Venti minuti e il supermercato avrebbe chiuso: sarebbe mai riuscita a giungervi, per giunta sana e salva? L’effetto del vento gelido che sbatteva contro la sua faccia poteva considerarsi molto simile a quello di un’anestesia, visto che i suoi muscoli erano completamente atrofizzati.
Dopo alcuni metri di totale angoscia era già giunta a destinazione. Fortuna volle che, proprio prima di arrivare all’ingresso del supermercato, si beccase un tremendo scivolone che la portò contro un ragazzo appostato al semaforo: avente su per giù cinque o sette anni in più di lei, possedeva un perfetto fisico scolpito cui lineamenti erano accentuati dal lungo cappotto stretto alla vita. Questo, voltandosi lentamente, sgranò gli occhi alla sola vista di Julie, quasi come avesse visto un fantasma. La esaminò dettagliatamente in volto poi, dopo varie esitazioni, la aiutò a rialzarsi.
-Tutto ok, signorina?- disse il tipo assottigliando di poco gli occhi, già sottili di natura.
-Sì… la ringrazio…-.
Gli lasciò freddamente la mano e, tenendosi saldamente il colletto, riprese dritta per la sua strada: quel tizio le mise addosso una strana inquietudine che, purtroppo, fece fatica ad andarsene.

-Bene, una dozzina di uova dovrebbe bastare- osservò il contenuto del sacchetto sperando che avesse azzeccato le dosi. Mentre si incamminava verso quella che ormai era divenuta anche casa sua, si sentiva un nodo stretto allo stomaco e un forte senso di agitazione, facentesi più forte ad ogni passo. Era spaventata e sovrappensiero per le strade buie di Seoul, situazione in cui tutti non vorrebbero sicuramente trovarsi.
Giunta finalmente davanti al portone dopo l’ennesima storta si apprestò ad estrarre le chiavi dalla borsa. I cespugli del vialetto frusciavano in maniera abbastanza strana per essere mossi semplicemente dal vento che, per giunta, non era nemmeno chissà quanto forte.
Sudava visibilmente freddo.
Le palpitazioni avevano raggiunto l’apice.
Ansimando si guardò le spalle voltandosi con molta lentezza: sperava di non spaventarsi a morte nel ritrovarsi qualcosa che la fissasse da qualche parte. Andava tutto bene, così si mise ad trafficare di nuovo con le chiavi all’interno della serratura. All’improvviso qualcuno la afferrò fermamente dalle spalle, facendole cacciare un urlo talmente alto che chiunque a un raggio di dieci chilometri potesse sentirla.
-Julie? Va tutto bene?-
-Oddio Hoseok! Mi hai spaventata… sì, adesso che ci sei tu va molto meglio- prese ad asciugarsi la fronte col guanto.
-Benissimo. Dai, entriamo che fa freddo qui fuori-


-Quindi è qui che ti nascondi… bene. Ti ho trovata, bella donzella-



NB* Viene chiamata “pizza coreana” ed è fritta in padella: ciò che si ottiene alla fine è un impasto simile a quello di una frittata.

►Angolino autrice:
Annyeong armys! Dopo una settimana intensa ho fatto ritorno con un capitolo tutto nuovo, per la gioia di tutti voi :3 Ooookay, le cose si stanno facendo abbastanza intriganti fra Jin e Julie -non vi biasimo se avete sclerato durante quella scena perché, credetemi, l’ho fatto anch’io *confession time* -. Spero abbiate apprezzato quest’altro frammento di fanfiction! Ringrazio sempre di vero cuore chi segue e recensisce la storia, sostenendomi con i propri incoraggiamenti e aiutandomi a migliorare con le proprie critiche costruttive… Beh, è tutto. Vado a dormire adesso -devo smetterla di aggiornare la sera tardi ewe-.
Kisseeees ^-^

 
  
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