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Autore: Jo The Strange    30/07/2017    1 recensioni
“E se la mia vita fosse basata su una menzogna?”
Questo è ciò che Aranel si chiede da quando era una ragazzina. Una fanciulla londinese, derisa da sempre per il suo aspetto, simile ad un Elfo, si ritroverà catapultata in un mondo sconosciuto grazie ad un ciondolo donatole dalla madre in punto di morte, lo stesso mondo dal quale provengono i suoi genitori. Tutti sembrano conoscere la sua storia, divenuta quasi leggenda, tranne lei stessa. Sarà per questo che Aranel si unirà alla bizzarra compagnia di Thorin Scudodiquercia, alla ricerca delle risposte di una vita e della sua vera identità. Ma il male trama nell’ombra e la strada da percorrere è lunga quanto pericolosa. Tuttavia tra fughe, battaglie, segreti e menzogne Aranel scoprirà di essere inesorabilmente parte di quel mondo e soprattutto imparerà ad aprire il suo cuore a dei nuovi amici e ad un nano molto speciale...
Spero di avervi incuriositi, buona lettura!
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11: LA TRAPPOLA DELLE MONTAGNE NEBBIOSE

-Dannazione, temevo che vi avessimo persi – disse Dwalin, tirando un sospiro di sollievo, accennando a me e Bilbo.

Eravamo sdraiati a terra, terrorizzati ma sani e salvi. Per fortuna mi ero solo fatta qualche graffio e anche Bilbo mi sembrava ridotto abbastanza bene.

-Lui si è perso -grugnò Thorin, guardando lo Hobbit con aria sprezzante -Abbiamo quasi perso Aranel per colpa sua. Non c’è posto per lui tra di noi –

Lo guardai allibita, credendo di aver sognato quelle parole. Era ingiusto che Thorin si comportasse così: -E’ stata colpa mia – dissi, rialzandomi – Sono scesa io per aiutarlo –

L’espressione di Thorin non mutò di una virgola e si diresse verso un’insenatura insieme a Dwalin. Io e gli altri li seguimmo, giungendo alla fine in un’enorme caverna, calda e asciutta.

Thorin diede l’ordine di controllare e di accamparci lì per la notte. Saremmo partiti all’alba del mattino dopo.

-Non dovremmo aspettare Gandalf? – domandò Balin a Thorin.

Il Principe scosse la testa con cipiglio severo: -Il piano è cambiato –

Ci accampammo alla meno peggio, cercando di far sciugare i vestiti fradici per la pioggia. Mi accoccolai in un angolino, lontano dalle pareti umide della montagna. Mi stesi, ma per quanto fossi stanca e per quanto cercassi di farlo, non riuscivo ad addormentarmi. Mi ronzavano ancora in testa le parole di Thorin su Bilbo.

Mi ero quasi del tutto assopita quando sentii dei passi dietro di me: di scatto mi alzai e vidi lo Hobbit, bastone in mano e spada al fianco che… se ne stava andando.

-Bilbo! – sussurrai -Che diavolo stai facendo?! –

Lui mi guardò con aria stufa, sospirando nervosamente: -Me ne vado. Torno a Imladris –

Non ero sicura di aver sentito bene. E se avevo sentito correttamente sperai intensamente che fosse solo uno stupido scherzo.

-Non puoi andartene – dissi io, liberandomi dalle coperte che mi avvolgevano -Loro hanno bisogno di te! Io ho bisogno di te! –

-Io non credo proprio – rispose seccamente lo Hobbit – Sono un peso, Thorin è stato molto chiaro. E se per caso ti succederà qualcosa darà nuovamente la colpa a me –

Io scossi la testa, cercando di farlo ragionare: -Thorin era solo molto spaventato e ha detto una marea di idiozie. Tutti ti adorano, sei il loro scassinatore, non puoi abbandonarli –

-Invece è proprio quello che farò –

Non ero mai stata una persona molto paziente e in quel momento lo Hobbit mi stava seriamente facendo girare le scatole.

-Bilbo Baggins – tuonai, scura in volto -Se c’è una cosa che ho capito degli Hobbit è che vengono da prati verdeggianti, case accoglienti e letti soffici e caldi. Vivono in un mondo idilliaco, privo di qualsivoglia pericolo – Abbassai la voce per paura di svegliare qualcuno -Mentre riguardo ai Nani ho capito che non hanno un posto da chiamare casa da molto tempo e che questi tredici che vedi sdraiati per terra, pieni di fango, di pioggia e di lividi sono gli unici nel loro popolo che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco per riprendersela. Non vorresti che anche loro vivessero sereni come te nella Contea? –

Bilbo non mi rispose, si limitò solo ad abbassare il capo e ad osservarsi i piedi.

-Io sono sicura che nel profondo del tuo animo tu ti sia affezionato a loro – ripresi, obbligandolo a guardarmi negli occhi -Come loro hanno aiutato te a non cadere in quel dirupo, tu aiutali a riconquistare Erebor –

Bilbo rimase a fissarmi per qualche secondo, poi vidi una lacrima solitaria scivolare lungo le sue guance. Lasciò cadere a terra il bastone e mi venne incontro per abbracciarmi. Io lo strinsi, dicendogli di calmarsi e che aveva fatto la scelta giusta.

-Aranel sono stato così stupido – disse piagnucolando, estraendo il suo emblematico fazzoletto da taschino – Stavo per commettere un errore madornale –

Io sorrisi, asciugandogli una lacrima: -Finché starai al loro fianco, sarà sempre la strada giusta –

Stavo per dirigermi nuovamente al mio giaciglio, quando un rombo proveniente dalle viscere della montagna fece sussultare me e tutti i miei compagni: il terreno sabbioso iniziò a franare, come se venisse risucchiato e prima che potessimo renderci conto in quale terribile situazione ci trovavamo, sprofondammo tutti nel vuoto.

Fu una caduta tremenda. Non so per quanto tempo scivolai verso il basso, ricordo solo che quando caddi a terra Bofur, Kili e Nori volarono sopra di me, schiacciandomi. In pochi secondi vidi avanzare verso di noi delle creature ripugnanti, alte poco meno di Bilbo, sporche e dalla pelle verdastra.

-Sono i Goblin – gridò Dwalin, tirando una testata ad uno di loro e mettendolo ko.

Questi iniziarono a colpirci, a graffiarci e ci costrinsero a seguirli. Ne spintonai lontano alcuni, ma più ne allontanavo più ne arrivavano. Lanciai uno sguardo spaventato a Thorin, il quale mi rispose con un cipiglio che mi intimava di rimanere calma.

I Goblin ci trascinarono per quelle loro squallide stradine per un po’ fino a quando giungemmo dinnanzi ad una creatura oscena, grassa oltre ogni misura, con un enorme rigonfiamento sul mento: il loro Re.

-Chi è così sfrontato da entrare armato nel MIO regno? -gracchiò quella creatura -Spie? Ladri? Assassini? –

I Goblin ci ordinarono di buttare a terra le armi e a malincuore fui costretta ad abbandonare Endacil.

-Nani, vostra Malevolenza – rispose uno degli orchetti – E un’Elfa. Li abbiamo trovati nel portico anteriore –

Il Re sorrise schifosamente, mostrando una doppia fila di denti marci: -E cosa diavolo ci fanno dei Nani e un’Elfa sulle Montagne Nebbiose? – domandò, senza ricevere alcuna risposta.

Io ero nel panico e avevo la netta sensazione che non saremmo usciti integri da quella maledetta caverna. Il Re degli Orchi diede l’ordine di perquisirci e in due secondi mi ritrovai addosso una marea di Goblin. Riuscii a nascondere Elanor, il ciondolo che portavo, pochi istanti prima che uno degli orchetti si mettesse a frugare nelle mie tasche alla ricerca di armi.

-Toglimi le mani di dosso, lurido essere schifoso – gridai, tirandogli un pugno. Vidi che i miei amici non erano messi meglio: Fili, che era armato fino ai denti, era stato privato di ogni lama o stiletto che nascondeva nei posti più impensabili e al povero Oin avevano completamente schiacciato il cornetto acustico.

-Dunque, ve lo richiedo – disse mellifluo, il Re – Cosa ci fate qui? –

Noi ci guardammo tutti negli occhi, ma nessuno osò fiatare.

-Molto bene, se non volete parlare, allora vi faremo strillare! – gli orchetti intorno a lui iniziarono a esultare, applaudendo con le loro luride mani -Portate il maciullatore! Portate lo spezzaossa! –

-Cominceremo dall’Elfo! – Quando il Re puntò l’indice verso di me, giurai di essere sul punto di svenire. Due Goblin mi afferrarono per le braccia, tenendomi stretta. Ero più che sicura che mi sarebbero spuntati dei bei lividi violacei.

-Fermo! – gridò Thorin, facendosi largo tra la folla e avanzando verso il Re.

 Il Goblin sghignazzò: -Bene, bene. Guardate un po’ chi abbiamo qui! Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror. Re sotto la Montagna – gli fece il verso, fingendo di inchinarsi – Oh, dimenticavo. Tu non hai una montagna e non sei un Re. Il che fa di te NESSUNO –

Thorin stava lì impalato, lo sguardo fiero, cercando di non mostrarsi debole dinnanzi agli stupidi insulti del Goblin. Eppure vidi chiaramente quanto stesse soffrendo.

-Smettila! – gridai a quel punto, ricevendo una strattonata da parte degli orchetti che mi tenevano per le braccia -Sei un vile, una creatura immonda che si rifugia qua sotto per paura di affrontare i grandi popoli che stanno là fuori! Non meriti nemmeno di essere chiamato Re –

Il Goblin divenne nero in volto e si diresse a grandi falcate verso di me: -Chi ti credi di essere per dare ordini a ME nel MIO regno?! – mentre mi parlava, sputacchiò e dovetti fare appello a tutte le mie forze per non vomitare – Credi di essere coraggiosa a difendere questo nano? Ti farò passare la voglia di fare l’eroina, te lo assicuro –

Il Re fece un cenno ai due orchetti al mio fianco: -Spezzatele un braccio. Voglio sentirla urlare –

-No! – gridò Thorin, lanciandosi verso di me, ma venendo subito bloccato dai Goblin.

-E per quanto riguarda te – disse il Re, rivolgendosi a Thorin – Conosco qualcuno, un vecchio nemico tuo che sarà felice di ricevere la tua testa. Solo la testa senza nulla attaccato. Sai di chi sto parlando, no? -fece quello sghignazzando, ma Thorin rimaneva impassibile, preoccupato che i Goblin potessero farmi del male -Un orco pallido, a cavallo di un bianco mannaro –

Thorin si rabbuiò: -Azog il Profanatore è stato annientato tempo fa –

-Così credi che i suoi giorni da Profanatore siano finiti? – Il Re Goblin ridacchiò, ordinando di mandare un messaggio a questo Azog, il quale a quanto pareva voleva Thorin morto.

-Ma adesso basta perdere tempo -riprese serio – Fatela soffrire, voglio sentire il rumore delle sue ossa da Elfo che si maciullano -

Io iniziai a dimenarmi, spaventata a morte, mentre anche gli altri cercavano di intervenire. Non ricordo bene cosa accade dopo. Vidi solo un orchetto avanzare verso di me con un enorme martello stretto fra gli artigli e pochi istanti dopo la mia mente divenne nera, ottenebrata da un dolore insopportabile, qualcosa di straziante che non avevo mai provato prima. Svenni per il colpo ricevuto e tutto quello che sentii attorno a me fu un violento clangore di spade.

Spazio Autrice:

Buongiorno a Tutti, miei lettori!

Mi scuso in anticipo per il mio super ritardo, ma mi sono completamente persa per una Challenge di Fanwriter.it..... Invoco il vostro perdono!!

Tornando alla nostra storia, in questo capitolo probabilmente ho sfiorato la soglia della "Mary Sueaggine" (scusate il termine ahah) con Aranel, ma dopo tanti capitoli in cui viene solo aiutata o non comprende la gravità della situazione in cui si trova, mi sembrava più che giusto concederle un capitolo in cui tirare fuori il suo lato da eroina. La scena del dialogo con Bilbo nella grotta è probabilmente una delle mie preferite in cui possiamo vedere per la prima volta un lato un po' più profondo della protagonista.

Per quanto riguarda le sequenze nel regno dei Goblin, come potete notare, ho preferito mantenere i dialoghi originali del film, dal momento che mi sembravano già perfetti e ho modificato solo qualche battuta per permnettere ad Aranel di inserirsi nel discorso.

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate delle mie scelte "stilistiche", così da potermi migliorare sempre di più!

Ora, passando ai ringraziamenti, oggi vorrei ringraziare Thorin78 che ha recensito la storia, la aggiunta alle preferite e alle seguite! GRAZIE MILLE PER QUESTA COMBO!!!

Per questa settimana il mio compito è terminato, ma vi aspetto prossimamente per un nuovo capitolo!

Un bacione a tutti e buone vacanze a chi parte!

                                                                            Jenny

   
 
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