Fanfic su artisti musicali > Mika
Segui la storia  |       
Autore: VvFreiheit    30/07/2017    8 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
.
Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Giornata no. Quando riusciresti?” Andy sospirò leggendo, per lo meno non aveva negato, ma non gli aveva comunque dato la spiegazione che voleva, e come previsto aveva sapientemente avanzato nuovamente la domanda per cui quella conversazione era iniziata.  

Iniziò a digitare la risposta nella chat ma poi cambiò idea.

-*-*-*-*- 

“Ragazzi vi saluto. Ci vediamo lunedì! Buon fine settimana.” Asserì finendo l’ultimo goccio di birra rimasto nel boccale e alzandosi, salutando il gruppetto con un cenno della mano, per poi uscire per strada e riprendere da dove era rimasto, ma invece di aprire Whatsapp andò dritto nelle chiamate recenti e picchiettò un dito sul suo nome. 

Mika attese pazientemente, notando però la scritta online sparire dall’app di messaggistica sotto al nome del biondo e sospirando sconsolato. Solo un minuto dopo apparve una chiamata in entrata che non poteva essere di nient’altri che lui.

Il riccio sbuffò. Sapeva che se Andy lo stava chiamando era perché voleva parlargli e approfondire ciò che per messaggio non gli aveva detto, ma lui non aveva per nulla voglia di raccontargli la sua mattinata.

La verità era che la lezione di quella mattina lo aveva riportato indietro nel tempo e aveva riaperto vecchie ferite che da tempo era state sepolte. 

Sapeva benissimo che non era tutta colpa del suo professore di italiano e del suo metodo, sapeva che se, come lui stesso aveva puntualizzato, il suo modo di insegnare italiano agli stranieri usato da anni aveva sempre funzionato con tutti e con lui non stava dando i risultati consueti, non era solamente per via di come le lezioni e gli esercizi erano strutturati, ma era piuttosto imputabile a come il suo cervello recepiva le cose.

All’inizio della prima lezione Mika gli aveva fatto presente di avere qualche piccolo impiccio nella lettura e nella scrittura ma l’uomo gli aveva semplicemente risposto con un “ok” non molto convinto. 

Il milanese aveva seguito il riccio per quasi una settimana, e già al terzo giorno Mika aveva iniziato a mal sopportarlo, convinto però fosse un problema suo e dei suoi troppi impegni lavorativi che andavano a collidere con le lezioni di italiano. Gli aveva quindi concesso il beneficio del dubbio e aveva mantenuto la pazienza ancora per altri 4 giorni, ma dopo la massacrante lezione appena conclusasi, aveva deciso che di quel passo sarebbe finito senza dubbio con l’impazzire e prima di buttare la sua sanità mentale al vento, decise che fosse meglio licenziare l’uomo e tentare con qualcun altro.

Nonostante la decisione di liberarsi di lui gli avesse apportato serenità però, in lui era rimasta quella frustrazione per l’incapacità che aveva dimostrato. Erano anni che la sua dislessia non tornava ad intralciargli la vita in maniera così plateale. Da quando aveva intrapreso la sua carriera musicale, non aveva più avuto bisogno di gettarsi di nuovo a capofitto sui libri e aveva dimenticato quella sgradevole sensazione.

“Pronto” ci mise ben 5 squilli ad accettare la chiamata. Pensò per un attimo di lasciarla cadere nel vuoto ma poi capì che se non gli avesse risposto, Andy avrebbe potuto preoccuparsi e fu forse proprio l’amore verso di lui che lo spinse a scorrere il dito sullo schermo.

“Mercoledì” udì come prima cosa dall’altro lato della cornetta dalla voce profonda e calma del suo compagno di vita.

Mika sbattè le ciglia un attimo confuso ma poi realizzò cosa quel giorno della settimana stesse a significare.

“Mercoledì?” chiese a conferma, facendo scorrere le iridi nocciola sui monti distanti dello Utah che poteva scorgere in lontananza. “Ma…” bisbigliò cercando di mettere a fuoco i piani del ragazzo, lottando contro la testa che ancora sembrava volergli scoppiare “Costerà un sacco…” rifletté considerando le tariffe dei voli intercontinentali che con così pochi giorni di anticipo sarebbero state a dir poco da salasso. “Te lo prenoto io…” aggiunse quindi, certo di non voler vedere sparire metà dello stipendio del suo ragazzo per quello che di fatto era un favore che gli stava facendo. 

Andy sorrise intenerito ed innamorato alle attenzioni che gli stava riservando, premurandosi di sorbirsi i costi del suo viaggio ma quando finì i suoi ragionamenti, si prodigò di spiegargli.

“Non ce n’è bisogno tesoro” disse dolcemente “Ho già prenotato un mese e mezzo fa” aggiunse ricevendo in risposta un quieto silenzio.

Mika stava infatti cercando di capire ciò che Andy gli stava dicendo “Un mese e mezzo?” sussurrò in una mezza domanda, lasciandosi andare sui cuscini del divano e portando la testa all’indietro, chiudendo gli occhi per un attimo. 

Andy a quel punto ridacchiò appena, sfoderando il suo fare giocherellone “Sì, nonostante il tuo Non ti voglio” disse imitando il suo tono “…sapevo benissimo mi avresti chiesto di raggiungerti implorandomi in ginocchio” affermò sicuro delle sue parole.

Il libanese sorrise passandosi una mano sugli occhi chiusi e scuotendo leggermente la testa. Quello era il motivo per cui stava con quel ragazzo biondo da 6 anni e ancora ne era follemente innamorato.

Era testardo, a volte forse più di lui, era un insopportabile rompiscatole, ma sapeva sempre cosa fosse meglio per Mika ed era pronto ad andare per la sua strada anche a costo di discuterci, sapeva che alla fine il riccio lo avrebbe ringraziato. Forse non a parole, ma lo avrebbe fatto.

“Quindi come aereo sono a posto, invece per l’alloggio mi chiedevo se ci fosse qualche bellimbusto americano desideroso di dividere una camera con me…” buttò lì con nonchalance e piglio teatrale. Aveva capito come Mika fosse reticente a svelare i suoi malumori e pensò per lui fosse meglio qualche sana e buona risata, quindi invece di indagare il motivo del suo stato d’animo, cercò di migliorarlo un po’, seppur a distanza.

Il ragazzo infatti si lasciò andare per un momento e rispose “Va bene lo stesso un mezzo americano?”

Andy finse di soppesare la questione per un breve istante, chiaramente cogliendo il senso delle parole di Mika e poi chiese “Hmmm… mezzo solo? E l’altra metà?” 

Il riccio a quel punto stette al gioco e riaprendo gli occhi, puntandoli al lampadario in vetro della stanza rispose: “…tu cosa vorresti?” attendendo pazientemente la battuta del biondo.

“Duuuuunque… Le mie richieste sono difficili…” iniziò col tono di un bimbo che elenca la lista dei giochi a Babbo Natale “Allora… l’altra metà dev’essere di un paese mediterraneo ma non la Grecia, brutta gente quella!” iniziò facendo ridere Mika “…deve saper parlare francese perché è una lingua sexy da morire, poi se conoscesse anche lo spagnolo sarebbe un punto in più…” continuò infondendo in Mika un rush di serenità “deve essere almeno alto quanto me, i nani non mi piacciono” puntualizzò con fare altezzoso “…deve avere un fisico prestante, essere ricco e intelligente” elencò con fare pretenzioso che fece ridere di nuovo il moro “…deve avere almeno una casa in Europa e una negli Stati Uniti… così per gradire…” puntualizzò con fare da imprenditore “…e dev’essere un artista. Perché gli artisti sono dannatamene affascinanti!” sentenziò in ultima battuta. 

Mika a quel punto se ne stava sul divano con un enorme sorriso e un umore decisamente migliore. Si diede dello stupido ricordandosi il pensiero che gli era balenato in testa al vedere il suo nome sul display, di evitare la chiamata per non confessare al suo compagno i suoi malumori. Doveva saperlo che con Andy si doveva aspettare ben altro.

“È una limited edition quella che cerchi ma forse ho ciò che fa al caso tuo” rispose stando al gioco, annoverando i pregi che Andy vedeva in lui e che si era premurato di elencare.

“Mi piacciono le edizioni limitate.” Scherzò il greco con soddisfazione. 

Mika rise di nuovo a quell’uscita e poi restò in silenzio per un lungo istante prima di aprirsi di nuovo.

“Sai dove sono oggi?” domandò poi, alzando il capo dal poggiatesta del divano e volgendolo a scrutare il panorama soleggiato della cittadina centroamericana.

Andy cercò di ricordarsi il calendario che Mika gli aveva lasciato ma non gli venne in mente la tappa della giornata e quindi ammise di non aver presente in che stato o città si trovasse. 

“Salt Lake City” gli comunicò solamente il riccio con un piglio nostalgico ma sereno.

Andy sgranò gli occhi meravigliato, accogliendo con gioia le immagini che la sua mente era appena andata a recuperare da uno dei suoi cassetti della memoria. 

“30 e 31 gennaio 2008! Come dimenticare…!” asserì esaltato, ricordando il pomeriggio trascorso a filmare un Mika esaltato tra gli scaffali di quel vecchio magazzino strabordante di roba e il viso incantato dalla sorpresa che gli aveva fatto recapitare in camera per il loro primo anniversario. 

Mika invece sospirò innamorato. Se lui si ricordava solamente il giorno, il suo attento ragazzo non poteva che rimembrare anche l’anno. 

“Allora ci vediamo mercoledì?” chiese quindi, in febbricitante attesa di ritrovarlo e di averlo tutto per lui in tour.

“Yep!” confermò il greco gioiosamente. “Sempre se mi vuoi eh…” aggiunse poi, cercando ancora una volta di strappare al suo testardo e orgoglioso ragazzo una ammissione di arrendevolezza. 

Ammissione che con suo grande stupore non tardò ad arrivare “Ti voglio da impazzire!” e che fece capitolare definitivamente Mika, consegnando la vittoria nelle mani del greco che esultò vittorioso. 

Mercoledì arrivò troppo lentamente secondi i gusti del libanese. Sapere di dovere attendere solo pochi giorni per riabbracciarlo, lo stava facendo penare.

Quando Andy arrivò in albergo quella sera era stanco morto dal jet-lag. A casa sua dovevano già essere le 4 del mattino mentre in terra americana aveva ancora alcune ore davanti a sé, tuttavia l’abbraccio stritolatore con cui Mika lo accolse, cancellò in parte quella sensazione.

“Ma buonasera a te!” gli sussurrò felice quando lo ebbe tra le braccia.

Mika quella sera aveva in programma un concerto, quindi non ebbe molto tempo per ragguagliare Andy sugli sviluppi lavorativi degli ultimi giorni appena trascorsi, e rimandò tutto a più tardi.

“…e quindi l’ho licenziato!” affermò il riccio con aria orgogliosa e festante, nel camerino del locale nel quale aveva appena suonato, raccontandogli la fine che il suo insegnante di italiano aveva fatto. “Giulio mi he detto che quando vado a Londra settimana prossima, posso già incontrare la nuova professoressa.” Spiegò quindi infilandosi una maglia a maniche corte. 

Andy era svaccato sul divanetto della stanzetta in fase di coma profondo e stava faticando ormai da alcuni minuti a capire ciò che il compagno gli stesse dicendo.

“Ah e poi c’è una novità!!” si animò di nuovo il libanese, afferrando una manciata di more dal tavolino del catering e partendo in quarta, volendo mettere al corrente il ragazzo dell’ultima avventura alla quale gli era stato chiesto di prendere parte e che con Yasmine aveva già provveduto ad accettare. 

Andy socchiuse gli occhi riaprendoli poi con uno sforzo non indifferente, cercando di mantenere la connessione con il mondo esterno ma rendendosi conto di iniziare a comprendere poco della raffica di parole che stava uscendo dalla bocca del suo iper-adrenalinico ragazzo, che aveva ancora addosso l’argento vivo post-concerto.

Dell’ultima parte di discorso infatti aveva registrato sì e no pochi frammenti sconnessi ma le ultime parole lo fecero risvegliare quel tanto che bastava. Non era certo di aver capito bene.

“…disegnare un paio di occhiali?” chiese incerto, ripetendo alcune delle ultime sillabe che aveva afferrato e cercando di dar loro un significato, sbadigliando intanto pesantemente.

“Sì! Con Lozza! Mi hanno chiesto di fare da modello ma dai… Io mica sono uno che si mette gli occhiali, fa un sorriso e li vende…” ripeté infatti il moro, rispondendo alla sua domanda e andando a sedersi saltellando accanto a lui, facendolo sobbalzare di poco.

Mika non resistette a lasciarsi andare ad una risata notando lo stato catatonico del biondo “Andy 0, Jet-lag 1” lo canzonò passandogli una mano tra i capelli e ricevendo un dito medio alzato dalla figura semi-distesa sul divanetto, che lo fece ridere di gusto.

Il giorno dopo i due si concessero una colazione in camera, godendosi le prime ore di mattinata tranquilla a cui sarebbe seguita un’intensa giornata di promozione. 

“E pensare che a quest’ora sarei dovuto essere a lezione di italiano…” esordì Mika intingendo un tozzo di pane ai cereali nel rosso dell’uovo colato sopra l’albume e addentandolo con enorme soddisfazione.

Erano ancora in pigiama, o meglio dire in boxer e una maglia leggera a maniche lunghe per Mika e corte per Andy con il gigante vassoio argentato posto sopra la alzatina di legno che fungeva da tavolino, sopra le morbide coperte del grande letto a baldacchino della suite dell’albergo non distante dal centro di Manhattan. Fuori pioveva alla grossa e il traffico cittadino era caotico e rumoroso nonostante l’ora non di punta.  

“Tu… la mattina… e una lezione di italiano di 3 ore…” ragionò il biondo raccogliendo una strisciolina di bacon croccante e mangiucchiandola stile grissino “perché ho come l’impressione che il tuo insegnante abbia solo una minuscola parte della colpa del suo licenziamento?” chiese curioso sorridendo con una leggera vena di ironia.   

Mika assottigliò appena gli occhi a quell’uscita “Non è vero”mugugnò tornando al suo piatto e tagliando con la forchetta un pezzetto di albume e disponendolo con un paio di cubetti di prosciutto sopra una fettina di pane, portandoseli alla bocca.  

“Come non è vero? La mattina sei uno zombie… Povero colui che deve cercare di farti entrare in testa qualcosa!” puntualizzò il greco trangugiando un sorso di succo di mela.

Il riccio però a quell’uscita sospirò irritato. Aveva ancora in mente la sensazione di inadeguatezza e frustrazione della settimana prima e il sol pensiero che Andy stesse in qualche modo tenendo la parte al suo ex-insegnante non gli andava per nulla a genio. Non disse nulla, limitandosi a lasciar perdere la cosa e continuando con la sua colazione.

“Mi sarebbe piaciuto assistere ad una lezione però… Mi sarei sicuramente fatto due risate.” Continuò Andy, staccando l’ultimo pezzo di bacon intrappolato sotto i cubetti di formaggio, senza notare lo sguardo serio del compagno, che stava continuando a spiluccare ciò che aveva nel piatto, in silenzio.

A quell’uscita Mika emise un sospiro indispettito, alzandosi dal letto, andando a recuperare il cellulare e portandosi a leggere le mail della mattina davanti alla finestra imperlata di gocce di pioggia.

“Siamo meteoropatici stamattina?” chiese il greco, cogliendo il fare distaccato di Mika che gli voltava le spalle, con l’attenzione rivolta all’iphone, mentre Andy provvedeva a sistemare le cose sul vassoio e riportarlo sul carrello sopra il quale erano state consegnate una mezz’oretta prima.

Mika di nuovo non rispose, preferendo evitare le battutine del biondino, che quella mattina stava mal sopportando. 

Andy, finito con le sue cose, si cambiò in un paio di jeans e maglietta e poi si avvicinò a Mika che ancora se ne stava fermo davanti alla vetrata, sbuffando alla mail che stava leggendo, cancellandola con fare stizzito.

“Permalosettoooo” lo chiamò Andy dolcemente avvicinandosi e portandoglisi accanto, posando una mano sulla schiena e sporgendosi appena per vedere ciò che stava facendo scorrere sul telefono, certo a quel punto che quel suo momentaneo umore nero fosse in parte dovuto a ciò di cui avevano parlato durante la colazione.

Mika si spostò appena alla sua destra, mettendo fine al contatto della mano di Andy su di sé e continuando con le sue faccende. 

Andy si portò una mano a grattarsi la fronte con fare pensieroso e poi avanzò a sua volta di un passo verso destra, tornando ad accostarsi a lui in silenzio. Rimase fermo a scrutare ora il panorama grigiastro fuori dalla finestra, ora lo schermo del suo cellulare ora lui e poi decise che avrebbe affrontato ciò che non andava, timoroso che dietro a quel suo fare lunatico ci fosse qualcosa di più. 

Attese che finisse di spulciare tutte le mail e rispondesse a tutti i messaggi, sicuro che interromperlo avrebbe significato una meritata occhiataccia inferocita, poi quando si voltò mettendo il blocco al telefono, Andy avanzò, mettendoglisi davanti e bloccandogli la marcia.

----------

Buonasera, scusate l'ora ma oggi giornata canyoning. Devastantemente meraviglioso come sempre. Divertimento a 1000, stanchezza pure! La mia dosa di adrenalina annuale... L'occasione per testare tenacia e nervi saldi... Non mi dilungo oltre. Vi lascio leggere e vi attendo se vorrete qui sotto e per i festeggiamenti dei due anni tra qualche giorno! Grazie mille! Vv

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: VvFreiheit