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Autore: AlnyFMillen    31/07/2017    3 recensioni
[Robin Hood AU]
Era passato il tempo della rabbia, era passato anche quello della tristezza. A breve, null'altro che vuoto.
“Prometti che non mi dimenticherai” enunciò lei improvvisamente decisa.
Forse avrebbe dovuto farle promettere la stessa cosa, forse avrebbe dovuto risponderle con parole diverse di quelle che invece usò, così da non aver più rimpianti.
“Non ce n'è pericolo”
Gli piaceva quindi stare all'ombra di quella magnolia, si, ma gli piaceva davvero molto di più stare lì in compagnia di Judith.
“Come potrei mai dimenticare la coniglietta che mi ha salvato?”
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A mille ce n'è ~ nel mio cuore di fiabe da narrar'
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Titolo: Steal from the rich, give to the poor
Personaggi: Nick Wilde, Judy Hopps, un po' tutti
Genere: avventura, romantico
Rating: G
Avvertimenti: crossover
Note: Buondì! Quest'oggi il nuovo chap arriva raso raso mese ^^
Non sono propriamente soddisfatta del seguente scritto: per ora non c'è molta azione, solo una serie di riflessioni sconclusionate che serviranno poi ad introdurre i prossimi casini. Quindi niente, è un po' una palla. Grazie al cielo, però, una certa coniglietta di nostra conoscenza decide di farsi viva, non perdendo tempo nel pianificare uno dei suoi soliti colpi di testa. Accanto a lei una Lady Cocca... Particolare? Hahaha non so cosa sto combinando, speriamo bene.
Prima di lasciarvi, ecco a voi l'usuale parola stramba:
|| Duckshire: unione di Duck + Derbyshire
Grazie mille per le recensioni, le visualizzazioni e quant'altro.
Baci baci
Avviso: Durante il prossimo mese, è possibile che le pubblicazioni siano un po' più sfasate. Trovare una wifi disponibile lontano da casa potrebbe essere un bel problema, ma cercherò di postare appena possibile. Non datemi quindi per dispersa :P

 



Steal from the rich, give to the poor
 

Capitolo 3





"...ck"
Era tornata. Lei era tornata.
Da quando Fra Ben gliel’aveva detto, non poteva far a meno di pensarci e, soprattutto, di pensarla. In un primo momento, l'euforia, la gioia, il poter sperare di vederla nuovamente, l'aveva travolto. Ora, però, Nicholas cominciava pian piano a tornare coi piedi per terra.
Su e giù, su e giù, e su e giù e giù e su. Sebbene il suono dei passi fosse attutito dai pochi centimetri dei cuscinetti morbidi, lo schiocco provocato al contatto zampe-terreno era diventato semplicemente irritante.
Eppure lui pareva non rendersene conto, troppo concentrato sull’immagine di lei che si formava, pian piano, sempre più nitida nella sua mente.
L'ultimo ricordo che conservava dell’amica - custodito gelosamente nei reconditi più reconditi dell’animo - risaliva a molto tempo prima. Una coniglietta con occhi brillanti e guanciotte buffe, appena diciannovenne, iniziata or ora all'età adulta. La stessa che, in tutta probabilità, poteva aver perso interesse in lui, completamente dimentica di loro.
Erano passati ben sei lunghi, preziosi anni! Chi gli diceva che avrebbero potuto ricominciare da dove avevano terminato? Nessuno, e credeva fosse giusto così. Irrealistico e folle, si disse, pensare di possedere anche una solo minima speranza con una mammifera dal rango molto, molto più alto del suo. Era già da tempo promessa ad un nobilotto residente nel vicino Duckshire, lo aveva sempre saputo. Gordon... Godwin... o qualcosa di simile; la memoria gli rimandava un nome talmente odioso e insulso da non poterlo far riaffiorare.
Sospirò, passandosi frustratamente il dorso della zampa fra i peli del capo.
Nonostante gli avvenimenti, risultava però impossibile sopprimere i sentimenti, a lungo soffocati, che chiedevano, dall’attimo in cui avevano compreso la vicinanza di lei, libertà.
"...ick"
Oh, come avrebbe voluto giungere alla sua porta e portarla via, incurante di tutto e tutti fuorché di quella splendida creatura.
 
Aspetta.... cosa?!
 
Un smorfia di disappunto andò a delinearsi sul muso arricciato.
Da quando in qua le riflessioni erano divenute punto di incontro per i meandri più sdolcinati del suo essere? Non credeva nemmeno di possedere una vena romantica, lui, figurarsi l’abilità per elaborare simili pensieri.
Tutto per merito della sua Judy. Anzi, no: tutta colpa di... di...
 
Semplicemente, semplicemente Judy, si ripeté.
 
Non era sua, ma di quello sbruffone che gli avrebbero affibbiato come marito. Doveva smetterla al più presto di pensare a lei in termini tanto intimi, neanche si fossero dichiarati amore eterno.
L'avrebbe ricordata come qualcosa di speciale ed unico, ma lontano. Si, avrebbe fatto così.
"Dannazione, Nick!"
Con un balzo degno di un felino, si volse nella direzione dove proveniva il suono, trovando ad attenderlo nulla di meno che Finnick.
Era buffo, il suo piccolo amico, con un grembiule legato in vita e dietro al collo, il bordo talmente lungo da sfiorare il terreno. Con la zampa destra, stringeva un mestolo di legno, brandendolo verso di lui quasi fosse un arma.
Nicholas non avrebbe certamente perso l'occasione per prenderlo in giro, nonostante il compagno somigliasse più ad un cuoco dell’esercito in pensione che una graziosa cameriera, ma il cipiglio minaccioso sul volto dell'altro lo trattenne. La volpe, preda dei pensieri, aveva quel giorno carbonizzato gran parte delle loro provviste, tanto da far prendere in mano la situazione al fennec. Sapeva bene sin quando tirare la corda, con Finn, ed era meglio chiudere la bocca subito, se non voleva restare senza pranzo.
"Ma dove diavolo hai la testa?" grugnì Finnick, subito prima di aprirsi in un ghigno.
Parlò poi, con l'aria di chi la sapeva lunga, ammiccando nella sua direzione.
"Aaah, è chiaro.";
Veloce, agguantò i lembi dello strofinaccio, mimando un vestito ed atteggiandosi a signora. Senza dar tempo di aggiungere alcunché, continuò, sghignazzante.
"Stavi pensando a qualcuno con grandi occhioni viola e lunghe ciglia nere. Dovrò ringraziare la coniglietta se quest’oggi mangeremo radici annacquate."
Lui sospirò, scocciato. Già, chissà cosa stava facendo, lei, in quel momento?
 
Un ultimo sole pomeridiano rischiarava debolmente l’ambiente. Pagine giallastre, occhi gentili, ombre arboree proiettate all'interno della stanza.
Aveva passato così tanto tempo lontana da casa, eppure, in quell'attimo esatto, non desiderava altro che tornare nuovamente al di fuori delle mura, sotto gli ultimi raggi del giorno ormai concluso. Chiedeva, desiderava, bramava ardentemente lasciare la propria abitazione.
Poco importava che vi fosse entrata solo poche ore addietro: non un secondo di più avrebbe potuto restar ferma, lì. Si sentiva smaniosa, in preda ad un agitazione fibrille che raramente aveva provato nella sua misera esistenza.
Impaziente, come una cucciola il giorno del compleanno.
Esagitata, come chi vede il mondo per la prima volta.
Uno schiocco secco annunciò la chiusura del tomo, trattenuto fra le zampe, che venne poggiato sul comò senza troppi riguardi. Dopotutto, la proprietaria ne conosceva perfettamente il contenuto.
Con un fruscio di vesti, si recò alla finestra spalancata. Gettò uno sguardo al paesaggio circostante, così familiare e nostalgico da farle stringere il cuore, poi, quando gli occhi si posarono sulla figura imponente della magnolia, sorrise.
E mentre i ricordi tornavano alla mente, promise a se stessa che, pur avendo giurato di aspettare la mattina seguente per una delle sue scampagnate, avrebbe assecondato l'istinto, se quello l’avesse pregata, con voce soave, per spingersi alla ricerca del proprio cuore.
Raggiunse lo specchio a figura intera, posto in un angolo della stanza e, per la prima volta, si stupì nell'osservare ciò che la superficie riflettente le rimandava. Certo, aveva mai smesso di meravigliarsi degli abiti, confezionati su misura, che le sarte cucivano con le migliori stoffe del paese, ma non poteva far a meno di faticare nel riconoscersi come la giovane coniglietta che la fissava poco distante.
Circospetta, passò le zampe sui fianchi morbidi, il ventre piatto, il seno poco pronunciato.
Non si sentiva così, lei. Il suo cuore era rimasto quello della cucciola che giocava spensierata nel giardino della villa con il proprio migliore amico, durante le sere d’estate. Non era pronta per diventare sposa, non in quel modo.
Avrebbe dovuto incontrarlo ancora una volta, si, solo qualche minuto. Poi il passato sarebbe rimasto passato, eternamente separato dal resto. Voleva vederlo per un ultimo saluto, voleva che l’ultima immagine di lui si rinnovasse. Solamente così, libera dai fantasmi della sua infanzia, avrebbe potuto guardare avanti, verso il futuro.
D'improvviso, si fece curiosa. Domandò alla figura nello specchio come credeva fosse diventato, osando arrivare persino a chiedere come le sarebbe magari piaciuto.
Sussultò, arrossì, rimproverandosi per i suoi stessi pensieri.
E lei? Che impressione gli avrebbe dato, lei? Era diversa, cambiata, ed anche lui lo sarebbe stato.
Fissò lo sguardo sulle guance arrossate, gli occhi brillanti per l’emozione. Di qualunque cosa si trattasse, la faceva sentire viva. Dopo tanto tempo, finalmente, si sentiva viva.
In tutti quegli anni, Judith Laverne Hopps, era stata solo un mero ricordo. Nessuna delle qualità che aveva sempre attribuito con orgoglio a se stessa, nulla di quel che ricordava anche solo vagamente suo. Ma, da quando era tornata, tutta la tenacia, la determinazione, represse sotto mille strati di fronzoli e merletti, tornavano ad esplodere nel petto.
Tutto grazie al solo pensiero di lui.
Aveva più volte tentato di rimuovere per sempre il ricordo di Nicholas dalla sua mente: non era per lei, si diceva; solo una sciocca attrazione infantile, si diceva. Era riuscita, durante tre anni interi, a distrarsi talmente tanto da riuscire a storpiare i propri sentimenti fin a convincersi che, in realtà, la profonda sensazione di solitudine sempre presente nel suo cuore, fosse data da una futile nostalgia della patria.
Ora, però, non riusciva più a togliersi dalla mente quegli smeraldi brillanti, furbi ed intelligenti, tanto rilucenti da non poter essere chiamati semplicemente occhi. Desiderava rivederlo.
Gettò uno sguardo alla porta della camera, poi nuovamente alla finestra. Scattò velocemente verso la prima, schiudendola cautamente, così da poter scrutare il corridoio esterno. L'uscio pareva deserto.
Voltò il capo in un verso, nell’altro, di nuovo a destra. L’unico individuo visibile, circa a metà tragitto, era una servitrice, intenta a fare il proprio lavoro. Portava con sé un carrellino leggero ed, appoggiatovi, un servizio da the in porcellana non ben identificato. Possibile destinazione: le camere della padrona.
Veloce, Judy richiuse la porta, attendendo l’arrivo della cameriera. Appena percepì il rumore delle tazzine al di là della superficie legnosa, spalancò quell'ultima, attirando all’interno la giovane mammifera.
"Aiut--"
Un attimo di silenzio.
"Lady Judith! Cosa state facendo?" mormorò sorpresa la gazzella.
"Non urlate, Lady Gazelle!" intimò nervosa la dama.
"Mi spiace: vi stavo portando qualcosa da bere, come richiesto dal padrone" disse allora l’altra, spazzolandosi le gonne. "A quanto pare, però, i vostri pian sono cambiati. Quali intenzioni avete?"
"Cosa? Nessuna, nessuna, mi chiedevo solo se..."
"Andiamo, non c’è bisogno di tutte queste scene. Vi conosco e so quando avete qualche idea che vi passa per la testa"
La coniglietta tentennò, intrappolando il labbro inferiore fra gli incisivi.
"Vorrei... Ecco, io.... Io vorrei rivederlo" fece in un sussurro.
"Non capisco, di chi parlat-- Oh!" la dama portò uno zoccolo alle labbra, arcuate in una << O >> perfetta. "Voi... Ma come? E’ un criminale ricercato, ormai, non vorrete..."
Judy accennò un sorrisetto, alzando lo sguardo con decisione.
"Oh no. No, no, no. Non potete! Se si venisse a sapere che conoscete Nicholas Wilde... Non voglio immaginare le conseguenze."
Nel dire ciò, la gazzella aveva preso a camminare avanti e indietro per la stanza. Pareva in preda ad una crisi d’ansia in piena regola e, per questo, Judith non potè far a meno di rassicurarla.
"Calmatevi: non chiedo il vostro aiuto, sarebbe troppo. Solo... Lasciate che lo veda un'ultima volta, senza che si sappia. E' già tutto programmato. Qualche attimo, nulla di più, giusto il tempo di chiudere con la me stessa del passato.
Devo liberarmi da questo peso, Gazelle. Ho passato anni a rinnegare le mie origini, ma ora che sono qui, ora che sono a casa, è impossibile farlo. Non verrò meno ai miei doveri, ve lo giuro, so qual’è il mio posto. Voi, però, fatemelo incontrare, così da mettere fine a questo dolore. Siete l'unica che potrebbe fermarmi, non fatelo. Ve ne prego, lasciate che riprenda il frammento d’anima che mi è stato sottratto."
   
 
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