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Autore: briantheburned    31/07/2017    0 recensioni
Anne è una ragazza ribelle per i canoni della sua epoca, vuole andare ad Oxford e diventare una scrittrice. Christopher è un ragazzo dallo sguardo triste e malinconico, che condivide la stessa passione per la scrittura della sorellastra. Torna a casa dopo sette anni di lontananza e silenzio, ma ormai per Anne è al pari di uno sconosciuto tanto che non riesce neanche a riconoscerlo nell'aspetto. Lui è cambiato, lei è cambiata e anche i sentimenti dell'uno nei confronti dell'altra non sembrano essere più gli stessi, tanto che i due si ritrovano in una completa confusione aumentata dall'incertezza su loro stessi, dalla quale sembra non esserci alcuna via d'uscita, se non proprio lasciarsi trasportare nel caos.
''Quello non era il Christopher che ricordava, il ragazzo che aveva sempre riconosciuto come suo fratello maggiore, quello era un uomo di cui non sapeva nulla, se non che fino a sette anni prima si rincorrevano nel prato davanti casa entrambi sporchi di fango.''
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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‘’Se vuoi ti do una mano, so cosa c’è nei test.’’ il tavolo sotto la quercia in giardino era ingombro di appunti e libri. Anne cercava di capire qualcosa tra le lingue morte che affollavano i fogli sparsi intorno a lei e Christopher era appena tornato dopo aver accompagnato i suoi due amici, Victor e Joseph, i quali erano partiti un paio d’ore prima. Lei alzò la testa e lo vide di fronte con una mano poggiata sul tavolo. La guardava con sopracciglio alzato e l’espressione divertita nel vederla annegare in quel mare di scartoffie.

‘’Non ne ho bisogno. Piuttosto non dovresti studiare anche tu?’’ tentava come al solito di allontanarlo, anche se qualcosa dentro di lei voleva che lui recepisse il suo comportarsi in quel modo come un volerlo avere il più vicino possibile.

‘’Te l’ho detto, so già.’’

‘’Sarà…’’ senza dar conto alle risposte scorbutiche di Anne prese la sedia all’altro capo del tavolo e le si sedette accanto, prendendo in mano alcuni dei suoi appunti.

‘’Qui ci sono degli errori nella traduzione, ‘’rumoresque senum severiorum’’, non è ‘’i severi rimproveri dei vecchi’’, ma ‘’e i rimproveri dei vecchi pedanti’’, stai attenta ai casi.’’

‘’Grazie, professore, visto che ti trovi traduci tutto il carme, così all’esame me lo fai tu.’’ Anne sbuffò, senza alzare la testa dal libro che stava consultando.

‘’Volevo solo essere d’aiuto.’’ Christopher era mortificato, non sapeva più cosa fare, ogni volta che cercava di avvicinarsi, lei sparava un altro colpo dalla sua trincea.

‘’Ma io non te l’ho chiesto.’’ lui posò i fogli e fece per alzarsi, ma Anne lo fermò.

‘’Aspetta. Mi dispiace. Non so perché io mi comporti così. Scusami, in fondo è merito tuo se potrò fare questo diamine di test… apprezzerei il tuo aiuto, visto che non ci sto capendo più nulla qui, con tutte queste regole grammaticali e pensieri strampalati di autori greci ripresi dai compagni latini.’’ gli sorrise, sperando che lui ricambiasse, accettando la tregua, e così fu. D’altronde quella guerra la stava combattendo solo Anne. Lui era sempre stato sulla via delle trattative di pace.

Si sedette di nuovo e le si avvicinò. Lo sguardo di Anne si muoveva dai fogli al viso del fratellastro, che cercava di illuminarla su tutti i suoi dubbi. Ogni tanto, mentre lui parlava, si perdeva un po’: era determinata a perseguire il suo obiettivo, ma quegl’occhi costituivano una distrazione molto forte per lei, che passava dall’interrogarsi sulle irregolarità dei verbi greci al perché di così tanta tristezza su un viso così bello. Fu in quel momento che le venne in mente la frase che Christopher aveva detto a suo padre, mentre parlavano della sua ammissione. Ulteriori domande affollarono la sua mente. Cosa sarà mai successo? Perché era così cambiato? Perché non poteva dirle il motivo del suo non scriverle? Da quando Christopher era tornato, nella sua vita non c’era più spazio per la sorda monotonia. Era confusa, non capiva più quello che provava, non dava un ruolo al fratello, che non le dava alcuna risposta, ma a cui lei, fino a quel momento, aveva chiuso ogni singola porta della sua persona, non permettendogli di ricreare un rapporto che nella testa di lei, aveva ben poco di quello che doveva essere un rincontrarsi tra parenti.

Tutti questi pensieri affollavano la sua mente, ormai era lì, con sguardo vago, persa continuamente nel fissare il Christopher.

‘’Anne…ci sei?’’ aveva finito di spiegarle ciò che lei aveva chiesto da qualche secondo e, non avendo ricevuto un’immediata risposta, la guardava chiedendosi che cos’altro avesse sbagliato questa volta per non meritarsi nemmeno un cenno di assenso. Anne si ridestò dalle sue riflessioni, la testa le faceva male. Aveva bisogno di restare un po’ da sola e pensare a niente.

‘’Sì, sì, scusami. Sono un po’ stanca, ti va se riprendiamo più tardi?’’

‘’Come vuole, mia signora.’’ Le fece il baciamano scherzando e lei si alzò e andò in casa, senza voltarsi. Corse di sopra e prese un asciugamano. Aveva deciso, quello di cui aveva bisogno era un bagno. Uscì dal retro, buttò un occhio verso il giardino e vide che Christopher non c’era e corse per la stradina che si perdeva nella campagna. Arrivo fino alla prima di varie file di alberi, al di sotto di una montagna non molto alta. Si ci addentrò e dopo aver camminato qualche metro seguì il fiumiciattolo camminando sulle umide foglie cadute fino al punto dove si allargava ed era possibile fare il bagno. Lasciò l’asciugamano in un punto dove c’era dell’erba asciutta, si tolse frettolosamente i vestiti e si buttò in acqua.

Quello era il suo posto, andava lì da quando era piccola, spesso anche col fratellastro.

Cercava di non pensare al test, a Christopher e a quel casino che aveva in testa. La immergeva, sperando che in quei pochi attimi l’acqua fredda cancellasse quel caos che si era ritrovata ad avere nella sua mente, così abituata alla piatta calma della sua vita da giovane donna di Bibury, durante la quale aveva sempre accuratamente evitato i pettegolezzi delle comari e la vita mondana del paese persa nelle sue futili cene, se non quando era stata costretta.

Non si accorse di come il tempo passava e quando il cielo iniziò a tingersi d’arancio, di fretta e furia si rivesti, già prospettando le urla della madre. Si stava allacciando le scarpe, quando sentì un rumore provenire da dietro gli alberi alla sua destra. Si girò e non vedendo nessuno, si affrettò a riallacciarsi le scarpe, ma una mano le si posò sulla spalla facendola sobbalzare.

‘’Sapevo di trovarti qui.’’

‘’Che cavolo sei venuto a fare?’’ era stizzita dal fatto che l’avesse fatta spaventare.

‘’Sei sparita da ore, non sapevo che inventarmi con mamma, addirittura papà è già tornato a casa, quindi sono venuto a cercarti prima che potessero dirmi qualcosa.’’ disse alzando le spalle. ‘’Se devo essere sincero, stavo iniziando a preoccuparmi.’’

‘’Vabbè, ora che hai visto che sono viva e vegeta possiamo tornare a casa.’’ Anne si alzò, ma inciampò e cadde addosso a Christopher che la guardò ridendo.

‘’Vedo che la coordinazione non è ancora il tuo forte.’’ Lei arrossì, per una volta non replicò e si concesse il piacere dell’ammirare il sorriso di lui, che la sorreggeva per le braccia. Si rialzò piano e le mani di Christopher dalle sue braccia passarono a tenerle le mani. Lei era di fronte a lui e lo guardava, con la testa leggermente all’insù, per colmare la distanza data dal suo essere più bassa.

Rimasero così, per qualche momento, nel quale Anne era finalmente libera dai suoi pensieri, ma Christopher aveva la mente affollatissima.

Come poteva aver voglia di baciare sua sorella?

D’istinto si staccò, un po’ bruscamente, spaventato da quel pensiero, e si diressero verso casa, entrambi facendo finta che quello che era appena successo non avesse significato nulla per nessuno dei due.

  
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