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Autore: Jaco    31/07/2017    0 recensioni
[avventura]
[avventura]Un ragazzo che dovette, come tanti altri, combattere non solo per la propria libertà, per la famiglia e per l'amore, il quale lo porterà a uccidere. Con amici e allenamento riuscirà a uscire dall'odio che circonda la famiglia e risollevare il suo nome?
Separatamente farò una raccolta collegata a questa storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina dopo Jebe volle far fare un addestramento pratico sul combattimento corpo a corpo al giovane. Andato nella stanza delle attrezzature, diede al ragazzo una cotta di maglia più pesante di quella che quest'ultimo portava. Si diressero poi nella sala per l'allenamento e, tra l'immensa scelta di spade appese al muro, entrambi ne presero una portandosi in un posto che non fosse occupato da qualcuno.

<< Fammi vedere quello che sai fare, così mi rendo conto del tuo livello e domani faremo qualcosa per migliorare. >> e messi in una posizione d'attesa e il primo che avanzò fu Jacob, che brandiva la spada con due mani, e appena ne ebbe la possibilità, cercando di prendere alla sprovvista il Maestro, fece un fendente che venne bloccato. Provo poi un colpo obliquo da sinistra, che ebbe lo stesso effetto del precedente, e così a seguire un'altra serie di colpi. Continuarono per un paio di ore, fermandosi giusto il tempo di asciugarsi il sudore dalla fronte o per dirsi due parole sula tecnica e sui colpi. Si riposarono, poi, proprio quando il giovane stava caricando un colpo; si rilassò e piantò la spada nel terreno sabbioso. Entrambi, più Jebe che Jacob, avevano la fronte imperlata dal sudore per la fatica e la stanchezza.

L’uno seduto e l’altro appoggiato con le mani sulle ginocchia venne detto a Jacob << Ci sai fare con la spada, ma hai ancora qualche tecnica da affinare e movimenti da imparare che ti dovranno venire naturali. Ora riprendiamo e ricorda, non puntare alla testa, non con me. >> e così fecero, concludendo due ore prima di cena.

<< Ascolta, ho assolutamente bisogno di riposare! Non ce la faccio più per oggi! non ho più la tua età. >> disse Jebe mentre si reggeva, come prima, con le mani alle ginocchia, affannando e sudando. La spada era per terra affianco a lui.

<< Concordo, quanto ore abbiamo lavorato? >>

<< Secondo me… quattro ore. Però ti dico che domani salta, andremo sulla collina vicino al lago e ci metteremo a fare della coordinazione mentale e fisica, così ci riprenderemo un po'... >> ancora affannante. << Adesso andiamo a lavarci, che puzziamo come caproni... >>

Dopo essersi lavati nella vasca in ferro della camera fecero come da routine: andarono alla locanda per cenare e poi andarono a dormire; nonostante Jacob avesse delle domande, non le fece, motivo per cui passarono la serata in completo silenzio dandosi comunque la buonanotte e organizzando bene il giorno dopo.

Arrivato questo nonostante la stanchezza che si portava dietro dal giorno prima, Jacob si volle svegliare presto affinché potesse scrivere una lettera alla sua famiglia per far sapere che fosse ancora vivo e sano. Non ce la fece però ad alzarsi e rimase in una condizione di dormiveglia. Nell'andarlo a svegliare, Jebe, senti che il ragazzo diceva qualche parola, vide poi i suoi movimenti, che sembravano più degli scatti di paura. L’adolescente si svegliò alzando il busto di scatto e con la fronte imperlata di sudore.

<< É stata una cosa orribile... >> disse con un tono allo stesso tempo affannante e spaventato.

<< Cos'hai sognato Jacob? >>

<< Venivano uccisi, sotto i miei occhi... E io non potevo fare niente... Ero incatenato ad una colonna sulla quale... Era impresso uno strano simbolo... >>

<< Loro chi? >>

<< Mia madre, mio fratello... TUTTI!! >> e allora si portò la testa tra le gambe piangendo. Il Maestro lo avvicinò a sé e lo iniziò a consolare.

<< Ti ricordi che simbolo c'era impresso sulla colonna? >>

<< Non benissimo: sembrava una testa sopra ad una picca: un incubo... >>

<< Ora calmati, non gli accadrà nulla. Con tutta calma ora prepariamoci ok? >>

<< Ok. >> E andarono, dopo aver fatto colazione, nella collina per gli esercizi di coordinazione. La collina su cui si trovavano era abbastanza alta da potergli permettere la visione di tutta la città e del confine, dove tutti quelli che si arruolavano sarebbero andati a combattere nella guerra che si stava svolgendo già da due anni.

Il sole era alto in cielo e si sentiva il tepore che questo emanava in quella luminosa giornata di primavera. La collina era ricoperta di erba verde a volte interrotta da gruppi immensi di margherite e di altre varietà di fiori. Qua e là si trovava qualche albero con una chioma verde chiaro con qualche sfumatura più scura dell'ombra. Non sembravano alberi da frutto e di fatto non lo erano; davano l’impressione di formare cerchi concentrici sempre più piccoli, che lasciavano la cima del colle scoperta in un vasto spiazzo inerbito, dove i due.

<< Allora Jacob, non penso che faremo la fatica di ieri, forse un po’ di dolore lo proveremo, ma non la fatica. >> senza rispondere l’altro guardava in basso << Seppur mi piacciano gli allievi che ascoltano piuttosto che parlare preferirei che invece mi faccia qualche cenno e che mi guardi, sono esercizi in cui non bastano le parole. >>

<< Va bene Maestro. >>

<< Mm, mi fa piacere la tua collaborazione. Ora incominciamo: metti le braccia lungo i fianchi e allungale verso l’alto insieme piano. Congiungi le mani e non mollare, guardati in alto e porta il peso su una gamba. Muoviti piano, non aver fretta. >> ad ogni cosa seguiva il movimento dell’altro sempre con la lentezza che gli era stata chiesta. << Conta fino a quindici e poi cambia gamba. Bene, sai cosa? Quando ti metti su una gamba devi tenere il busto in linea, non stare storto. >>

<< È difficile. Sento i muscoli tirare oltretutto. >>

<< Fa lo stesso, pensa solo che tra un po’ finirai e che devi resistere. Pensa a quando combatterai per ore senza poter nemmeno andare a pisciare. >>

<< Va bene. >> continuarono con gli esercizi e quando erano finiti Jacob sperava di andare a mangiare, invece si sedettero per soffermarsi sulla mente. Restarono in quella posizione per circa una trentina di minuti.

<< Ora rimaniamo qui, guardami e dimmi cosa vedi. >> disse il Maestro in piedi di fronte a lui.

<< Vedo molta pazienza e gentilezza. >>

<< Bene, altro? >> gli chiese.

<< No. >>

<< Sbagliato, riprova. >>

<< Quando finiremo? >>

<< Quando ti concentrerai e mi dirai tutto quello che vedi. >> allora abbassata la testa per un semi-nervosismo continuò nella pratica appena iniziata.

<< Sensi di colpa per azioni non gradite. >>

<< Tipo? >>

<< Il mandare via qualcuno. Oltretutto sembra esserci una punta di paura e malinconia. >>

<< Bene; possiamo andare. >> e con occhi già più contenti, Jacob si alzò e seguì l’adulto che fece strada verso una locanda. << Adesso mangiamo e poi ci incontriamo con un addestratore. >>

<< Cosa mi insegnerà? >>

<< Arti magiche, però muoviamoci che non rimarrà qui tutto il giorno, sta notte deve essere in un’altra città per una riunione. >>

<< Intanto posso chiedere dove posso trovare un espresso per la posta? Oggi avevo intenzione di scrivere una lettera alla mia famiglia per far sapere qualcosa. >>

<< Lo puoi trovare vicino alla torre delle sentinelle all'ingresso ovest di Cornag. Ci puoi andare domani mattina, il pomeriggio non trovi nessuno che parta, puoi metterlo nella cassetta però considera che non partirà prima di un giorno. >> disse sorridendo.

<< Va bene comunque, mi interessa sapere solo dove si possono trovare. >>

<< Prego, ma adesso andiamo su. >>

<< Va bene. >>

Mangiarono e appena finito si alzarono per dirigersi all’avamposto a est. C’erano soldati che sorvegliavano le porte di ingresso della città e altre che controllavano le tende poco dietro. In una di queste, di pianta rettangolare, degli uomini discutevano attorno a un tavolo con sopra carte e mappe. Uno di questi, alzato lo sguardo, si avvicinò ai due a braccia aperte.

<< Chi si vede! Da quanto tempo... >> disse. Aveva una voce giovanile anche se dal volto non sembrava. Aveva dei capelli grigi che gli scendevano fino alle spalle; portava una barba curata attorno alle labbra che delineava i contorni del volto. Portava un mantello in pelle marrone agganciato alla cotta. Portava poi dei gambali in ferro appartenenti alla sua armatura molto decorata con delle incisioni di spade e scudi. Infine indossava degli stivali anch'essi in pelle senza però alcuna decorazione. Tutto questo faceva pensare che avesse una cinquantina d'anni, e nonostante l'età era molto attivo e in forma.

<< Eh già, da mesi oramai. >>

<< Giusto. Mi é arrivata la tua lettera e se non ricordo male mi chiedevi di aiutare un tuo allievo nell'addestramento sulla magia. >>

<< Sì, é proprio così. >> ammise <>

<< Non preoccuparti. Sono sempre disponibile ad aiutare un superiore. >>

<>

<< Lo so. Ma in ogni caso ti devo rispettare proprio per questo. >>

<< Torniamo a noi adesso. Mi serve che insegni a questo ragazzo le cose più importanti, partendo dalla teoria. Deve imparare gli incantesimi curativi e altri tipo quello che gli fa luce la notte ecc. >>

<< Va bene, se è questo quello che mi chiedi è quello che farò. >> fece dopo un'occhiata veloce a Jacob.

<< Grazie tante Elmer. >>

<< Prego. Piacere, Elmer, tu sei? >>

<< Piacere mio, Jacob, primogenito dei Gurd di Lemek. >>

<< Bene, ti dico che purtroppo non ti riesco ad insegnare niente prima di due giorni, ho altri impegni che mi tengono occupato. >>

<< Non è un problema; avremo altro da fare nel frattempo. >>

Fecero altre chiacchere fino a sera ed Elmer iniziò a parlare un po’ di sé e un po’ di quello che doveva fare, ma anche iniziò ad accennare qualcosa sulla magia; smisero quando una guardia si intromise per consegnare una lettera che convocava l’interlocutore alla città vicina, perciò si separarono.

   
 
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