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Autore: Jaco    23/08/2017    0 recensioni
[avventura]
[avventura]Un ragazzo che dovette, come tanti altri, combattere non solo per la propria libertà, per la famiglia e per l'amore, il quale lo porterà a uccidere. Con amici e allenamento riuscirà a uscire dall'odio che circonda la famiglia e risollevare il suo nome?
Separatamente farò una raccolta collegata a questa storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quell'incontro si diressero nella propria camera, dove il ragazzo rimase per tutto il pomeriggio a scrivere nel silenzio più totale la lettera da spedire alla famiglia; il Maestro invece uscì e si raccomandò di non muoversi da lì; sarebbe passato lui a prenderlo prima di andare a cena: andò a fare una passeggiata per lo spiazzo centrale di Cornag, dove si svolgeva settimanalmente il mercato cittadino. Non trovò nulla di interessante che potesse prendere, ma in compenso incontrò qualcuno dei ragazzi della compagnia di Jacob e ad ognuno fece l’invito di mangiare insieme alla locanda del Vecchio Orso insieme a loro e ai rispettivi addestratori. Qualcuno accettò, altri dissero che andavano da altre parti.

Era tutto organizzato senza far sapere niente al ragazzo, aveva i suoi motivi.

Nel frattempo quest’ultimo aveva concluso la lettera e la stava rileggendo per controllare eventuali errori. Il foglio conteneva queste parole:

"Cara famiglia,

Io sto alla perfezione e qua va tutto bene nonostante sia dura. Già il primo giorno, giustamente, ci hanno assegnato a quello che sarà il nostro punto di riferimento, il nostro addestratore da adesso fino alla nostra morte, a meno che non muoiano prima loro. Mi hanno abbinato a Jebe lo Stratega; lo so, mi devo ritenere molto fortunato ed è quello che ho fatto, ma sapete com'è, provo un po' di... non so... è come se mi facesse una specie di impressione mista a paura averlo come addestratore, ma in ogni caso sono felice.

Ho già trovato lavoro in una locanda del posto, nel centro città; è la locanda del "Vecchio Orso" e il locandiere è anche simpatico e avente buone intenzioni, o almeno, così mi è sembrato. Lavoro lì a 13 argenti al giorno con i pasti compresi: spero solo che non mi dia gli avanzi dei clienti: sono fiducioso.

La caserma è immensa e forse papà ne sa qualcosa, avendoci passato degli anni anche lui quando aveva la mia età. Ci sono delle sale enormi e diverse a seconda della specializzazione in cui vuoi allenarti: magia, guerriero o arciere. Jebe mi fa fare un addestramento su tutto anche se in dosaggi diversi e lasciandomi sempre un giorno in cui posso lavorare o riposarmi. Lo stesso discorso vale per la città stessa, anch'essa è enorme e ho scoperto che oltre alle bancarelle dei mercanti c'è anche un mercato settimanale dove tutti i migliori artigiani esibiscono i loro prodotti per venderli al popolo o ad altri artigiani; si svolge sempre nello spiazzo centrale di Cornag. È fantastico questo posto. Certo, mi mancate un sacco e specialmente i giochi che facevo con Ryan... Ditegli che mi manca...

La prima notte è passata bene, dormo per terra, mentre Jebe sul letto; come ho detto con lui: mi dovrò pur abituare a dormire scomodamente per la guerra. La seconda notte invece non è passata granché perché un incubo mi assillava, e tutt’ora lo fa. Mi sono comunque ripreso e spero con si verifichino più episodi del genere.

Spero che anche da voi stia andando tutto bene e che non ci siano problemi; come sta la nonna? E voi? Raccontatemi un po’ se volete scrivermi, attenderò con calma. Vi scriverò ogniqualvolta ho tempo e il calamaio inchiostro. Cercherò di scrivervi ogni mese, se non prima.

Ora devo andare. Vi voglio bene, il vostro Jacob."

Mentre scriveva ciò gli scese anche qualche lacrima che poi non riuscì a trattenere dopo che la imbustò. Pianse per qualche minuto evitando di bagnare il foglio appena imbustato. Lasciò, poi, un biglietto sulla scrivania per Jebe affinché sapesse dove stava andando e a fare cosa, assicurandogli che non ci avrebbe messo molto e che non si sarebbe cacciato nei guai.

Andò dove gli venne indicato il giorno stesso sperando sia di riuscire a trovarlo facilmente che di fare prima del Maestro. Purtroppo non fu così, se lo vide davanti all’ingresso della camera che era intento a leggere il biglietto che gli aveva lasciato e, nell’avvicinarsi si sentì dire: << Ti avevo detto di rimanere qui e che sarei passato io per uscire. >>

<< Speravo di far prima di lei, e poi non siamo molto distanti dalla torre delle sentinelle. >>

<< Fa lo stesso, ti avevo fatto comunque delle raccomandazioni. Ricordati che in guerra se non ubbidisci agli ordini del tuo superiore tu non andrai tanto in là; la prima te la abbuonano, la seconda ti chiudono in cella per un giorno e la terza non ti fanno andare in prima linea a coprire gli arcieri dai colpi nemici. Quindi ricordati questa cosa perché non hai tante possibilità. >>

<< Va bene Maestro, chiedo perdono. >>

<< Mm, sarà meglio; ora andiamo. >>

Allora andarono a spasso spedito a mangiare sempre da Werlo e, ignaro di tutto, Jacob si sorprese quando vide molti della sua compagnia seduti intorno a una tavolata con i rispettivi addestratori e boccali di birra pieni quasi fossero pronti a brindare qualcosa. Quando si sedettero tutti gli fecero gli auguri poiché proprio quel giorno era il suo compleanno; come si fossero ricordati o come lo avessero saputo non lo sa, ma era comunque felice del gesto. Una volta che il piatto della cena era pronta e servita a tutti alzarono i boccali e brindarono a lui e ai suoi 18 anni, 18 anni che, seppur siano festeggiati in caserma e lontano da casa, erano comunque compiuti in felicità. Gli dispiaceva solo non essere con Mia e non averla potuta vedere in quel giorno particolare; in compenso però Jebe gli consegnò due lettere a fine serata una volta che furono in camera: una era della famiglia e una dell’amata. Le era andate a prendere quella mattina Jebe prima di svegliarlo; le lesse intanto che era seduto nello scrittoio della camera con una candela affianco nel frattempo che il Maestro dormiva. Si commosse nel leggere entrambe e gli faceva piacere che lo avessero pensato e soprattutto che fossero arrivate al momento giusto.

Dopo quelle lacrime scese, il morale e la felicità al massimo si mise a dormire, promettendosi di rispondere a Mia della sua lettera: sarebbe stato un dispiacere scrivere ai genitori e non a lei: non ci aveva pensato prima.

   
 
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