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Autore: Darkwriterita    01/08/2017    1 recensioni
Brigitta è una ragazza normale con un'altezza anormale: 2,03 m. Seppur il suo ormone della crescita abbia attentato alla normalità della sua quotidianità, Brigitta desidera ancora diplomarsi all'alberghiero per riuscire a realizzare il suo sogno di aprire un bar tutto suo.
Purtroppo però gli alieni, che non hanno mai nulla di meglio da fare, decidono di invadere la Terra.
Solo una squadra scelta segreta di guerriere soprannaturali può sconfiggerli: le valchirie. Brigitta diventerà una valchiria, quasi, per sua volontà.
Ma naturalmente anche l'amore entrerà a completare questo assurdo quadro, riuscirà Brigitta a combattere per la Terra e per conquistare la ragazza che ama contemporaneamente?
In un delirio dove valchirie combattono al fianco dei cacciatori per sconfiggere alieni e licantropi, amori passionali e migliori amiche discutibili, la quotidianità di Brigitta verrà stravolta.
E in più il centro studi di Riccione sembra nascondere più cose di quanto sembri...
(ogni riferimento a fatti, luoghi, o persone realmente esistenti è puramente casuale, gradirei non ricevere lamentele su questo fatto)
Genere: Comico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Brigitta, Carmelita e Mr. Sfiga erano fuori casa, stavano svolgendo gli ultimi preparativi prima di partire alla volta dell'Inghilterra, sia la valchiria che il cacciatore avevano uno zaino, mentre alla vampira sembrava non servisse.
-Potreste girarvi un attimo?- Domandò la messicana agli altri due, in modo perfettamente insospettabile.
I suoi compagni annuirono e senza fare domande, ma curiosi, fecero come gli era stato detto.
Brigitta e Sfiga incominciarono a giocare a morra cinese nell'attesa, divenendo sempre più sospettosi ad ogni rumore che udivano, simila al fruscio di qualche indumento
-Ancora un attimo eh- Disse Carmelita, spezzando il silenzio della sera.
La valchiria sbuffò, pensando che non avevano tempo da perdere, ma conoscendo la messicana quell' “attimo” sarebbe potuto anche durare un'eternità.
L'eternità però non era un tempo accettabile.
Una volta forse lo era, quando ancora il possedere un futuro era una cosa certa.
La sua mente venne scossa da un'improvviso mal di testa, d'istinto si portò le mani alle tempie per cercare, inutilmente, di placare quel dolore.



Ancora una volta Brigitta aveva saltato gli allenamenti per andare a trovare la ragazza lupo che aveva conosciuto appena un paio di mesi prima.
Era già stata rimproverata diverse volte per le sue assenze, ma pensare a quella povera ragazza, tutta sola e rinchiusa in quelle rovine buie, la convincevano sempre a saltare lezione almeno una volta a settimana pur di stare con lei.
Sia Carmelita, sua migliore amica, che Clarissa, compagna di addestramento fidata, le avevano più volte chiesto come mai si assentasse tanto spesso, proprio lei, che di norma era la più dilegente negli studi, senza addirittura aver mai fatto un'assenza prima di quel periodo.
Ma il suo animo nobile e da gentildonna era certo più forte di qualche richiamo.
Insieme a lei si portava sempre qualcosa, a volte cibo, a volte oggetti di tutti i giorni, sua zia le aveva chiesto spesso dove finissero alcuni oggetti della casa che guarda caso “sparivano misteriosamente” ogni volta che lei usciva a lungo.
Quel giorno si era portata dietro uno strumento musicale tipico di Asgard, un vecchio Lur di legno, di cui sicuramente nessuno avrebbe notato la mancanza in casa sua.
Si ricordava che il suo nuovo zio, Gennaro, le aveva raccontato che tramite i Lur in tempo di guerra le valchiria spaventavano il loro nemico soffiandoci dentro e creando suoni poderosi e che poi, al momento del loro ritorno ad Asgard, li avevano lasciati agli umani per avvertire di un'imminente guerra a chilometri di distanza.
Aveva un grosso zaino sulle spalle, in cui vi erano: carne affumicata di renna, qualche erba aromatica, una grossa borraccia d'acqua, qualche pezzo di pane e dei vestiti che aveva cucito appositamente per Tiziana.
Sarebbe stato troppo irrispettoso continuare ad osservare le tette della ragazza invece che il suo volto, non era proprio il giustissimo metodo per iniziare un'amicizia.
Entrò nelle antiche rovine, ormai conoscieva la strada a memoria, doveva solo stare attenta a non bruciarsi i capelli con il fuoco della torcia e a non sbattere la testa contro il soffitto pericolante.
Camminando spedita arrivò in poco tempo alla sua destinazione, trovando la ragazza lupo intenta a studiare il piccolo arco che avevano regalato a Brigitta quando aveva incominciato ad addestrarsi, alla tenera età di otto anni. Era stato un importante cambiamento nella sua vita, da innocente bambina ad agguerrita valchiria.
Il grande e temibile lupo che si metteva di tutto impegno per riuscire a capire come scoccare una freccia, era qualcosa che nessuno poteva dire di aver visto, a parte la valchiria dall'altezza anormale.
-Non avevo mai visto nessuno provare ad usare un'arco coi piedi- Sorrise entrando.
-Voi umani fate armi troppo complicate per i miei gusti, mi trovo decisamente meglio con i miei artigli e denti- Sbuffò Tiziana, lasciando quell'arnese infernale in un angolo.
-Tutto apposto in questi ultimi giorni?- Domandò la valchiria come al solito.
-Nessuna novità, a parte il fatto che mi sono fatta i muscoli da quanto tirava la corda di quel coso- Rispose convinta, mostrando uno dei bicipiti più scheletrici che l'altra avesse mai visto.
-Ora dovrei avere paura di te?- Chiese ironica Brigitta.
-No ovvio, mica sono così masochista da uccidere la mia unica amica- Fece la finta offesa la ragazza incatenata.
-Comunque, ti ho portato qualcosa di nuovo- La valchiria incominciò a rovistare nel suo zaino, in cerca dello strumento e dei vestiti.
-Brigitta... successo qualcosa? Sei tesa- Chiese Fenrir annusando l'aria.
A quella domanda la valchiria si accasciò a terra con i suoi regali in mano, pensando a tutto quello che si sarebbe sentita dire dal suo addestratore dopo quell'ennesima assenza.
-Lascia stare è meglio, è solo l'angoscia che gli addestratori mettono ad ogni loro ramanzina, insieme ai cento giri d'accampamento, flessioni e addominali, ne ho fatti così tanti in sti ultimi due mesi che sono sempre a pezzi, non m'interessa la forma fisica se c'è di mezzo tanta sofferenza- Sospirò Brigitta.
-Posso vedere i risultati di tanta fatica?- Tossicchiò la ragazza lupo, distogliendo lo sguardo per cercare di nascondere l'imbarazzo.
La parola “addominali” era abbastanza convincente per spingerla a fare una richiesta del genere.
Brigitta non era convinta, ma assecondò comunque la richiesta dell'amica alzandosi un lembo degli abiti che stava indossando, lasciando scoperti gli addominati definiti.
Tiziana rimase a rimirare quel ben di dio completamente imbambolata, con un largo sorriso ebete in viso.
Rimase incantata a tal punto che Brigitta dovette usare il lur per farla ritornare alla realtà.
-Ti ho vista incantata, non è che avevo qualcosa di strano sul volto vero?- Domanò la valchiria come se scendesse dalle nuvole.
-Eh? Oh... no, no tranquilla, wow non sapevo però che gli umani conoscessero ancora la musica!- Esclamò nervosamente la ragazza lupo per cambiare discorso.
-Certo che conosciamo ancora la musica, ci sono delle melodie anche molto belle- Disse Brigitta, nascondendo il sospetto.
-Mi piacerebbe ascoltarle, ascoltare e suonare la musica sono sempre state due fra le mie attività preferite- Pronunciò nostalgicamente.
-Ora che hai uno strumento puoi tornare a fare entrambe le cose contemporaneamente- Riflettè la valchiria.
-Già...- Lasciò in sospeso Tiziana, lasciandosi sfuggire una lacrima solitaria.
-Potrò ascoltarti?- Domandò dolcemente la valchiria, nella speranza di poterla spronare.
-Vorresti?-
-Si-
-Allora non sono certo io ad impedirtelo-



Brigittà si schiaffeggiò, in modo da riuscire a tornare lucida, i ricordi in quel momento... erano solo un peso...
Se non ci fosse stato nessun futuro sarebbe stato inutile ricordare il passato, ma senza ricordarsi il passato non può esistere il presente, senza presente non c'era futuro.
Venne risvegliata completamente dai suoi pensieri da un leggero colpetto che le diede Mr. Sfiga sul braccio.
La ragazza si voltò, trovandosi davanti un gigantesco pipistrello dalla criniera nera e dai grossi canini, che uscivano accuminati dalla bocca.
Sotto quella belva vi erano un po' sgualciti i vestiti che la messicana indossava poco prima.
-Carmelita?!- Esclamò sconvolta la valchiria.
L'enorme creatura annuì.
-Non puoi parlare in questa forma?- Chiese la ragazza.
La bestia scosse il capo, evidentemente in quella forma gli organi come corde vocali o laringe in quel corpo erano abbastanza diversi da impedirle di parlare.
Brigitta raccolse velocemente i vestiti dell'amica, inserendoli nel proprio zaino.
La creatura si abbassò facendo segno ai due suoi compagni di salirle in groppa, così fecero i due ragazzi e quando furono ben saldi spiccarono il volo.
Ci volle qualche minuto prima che sia Brigitta che Mr. Sfiga si abituassero alla straordinaria velocità a cui stavano volando, talmente folle da rendere quasi difficoltoso il respiro, non erano molto in alto, ma sarebbe bastato salire di qualche metro per soffocare.



Bruno era uscito poco dopo i tre ragazzi, era determinato a trovare Gerardo.
Si conoscevano da poco, in confronto a tutti gli anni che avevano vissuto, avevano perfino combatuto l'uno contro l'altro quando erano rispettivamente una valchiria e un serpente enorme bishounen.
Gerardo era il serpente che sorreggeva e circondava il mondo con le proprie spire, ed ora stava per aiutare a distruggerlo.
Una volta in qualità di valchiria sarebbe stato obbligato ad anteporre il dovere alle questioni personali, una volta non avrebbe esitato ad uccidere i figli di Loki, una volta era la valchiria più bella e potente, tutte le altre lo seguivano e avrebbero dato la vita pur di seguire un suo ordine.
Avrebbe ancora potuto tornare ad essere quella di un tempo, bastava che rinunciasse a quel corpo, avrebbe riavuto i suoi poteri, il suo prestigio, sarebbe divenuto ancora una volta il condottiero indiscusso a guida dell'esercito di Asgard, perfino i figli dello stesso Odino si sarebbero inginocchiati.
Ma non poteva rinunciare al vero se stesso dopo millenni che desiderava poter finalmente essere ciò che si sentiva.
Se avesse rinunciato a quel corpo riottenendo ogni suo potere non avrebbe mai più potuto reincarnarsi, sarebbe stato costretto ad essere un falso se stesso per sempre.
Non era questione di rinunciare per sempre ad un corpo, la questione era rinunciare per sempre a se stesso.
E sarebbe successo se il serpente avesse rifiutato.
Poi avrebbe dovuto affrontare Gerardo ed obbligarlo a collaborare con la forza.
In sostanza o tutto o niente, non c'erano mezze misure durante il Ragnarock.
Si conoscevano da poco vero, ma doveva ammettere che a letto avevano una sintonia sfavillante, effettivamente la loro relazione era stata prevalentemente sessuale...
Però lui non riusciva a non sperare che quella affinità ci fosse anche nella vita reale, purtroppo però erano stati troppo poco insieme per confermarglielo.
Sperava solo di riuscire a convincerlo, desiderava solo questo.
Non fù molto difficile trovarlo, era nello stesso posto in cui si davano sempre appuntamento, sotto la grande acacia del parco cittadino, un posto tranquillo e senza molti sguardi di troppo da parte dei passanti.
Era lì seduto, con i suoi capelli bianchi leggermente mossi dal venticello fresco della sera, ad osservare le prime e più brillanti stelle all'orizzonte.
-Sei qui... non ci posso credere... sei davvero qui...- Disse incredulo Bruno.
-Si, sono qui e lo sei anche tu...- Gli rispose Gerardo.
Calò un teso silenzio fra i due, probabilmente nessuno dei due sapeva come iniziare il discorso, erano di due fazioni opposte, ma fino a qualche giorno prima condividevano insieme altro, invece che l'ostilità.
-Sono venuto qui perchè speravo che saresti venuto, è dall'inizio del disastro che spero di rivederti...- Pronunciò con un velo di malinconia il serpente.
-Cavolo... non puoi rubarmi le frasi ad effetto così... ed io che volevo fare un'entrata fenomenale!- Esclamò, cercando di rompere la tensione colui che cercava di salvare il mondo, riflettendo al contempo, effettivamente prima ancora che per il salvataggio del mondo era andato lì perchè finalmente aveva una scusa per vederlo.
-Sei troppo fissato con le entrate fenomenali, te lo dico sempre- Sorrise Gerardo.
-E tu sei troppo fissato col dirmi che sono fissato con x cosa- Rispose ridacchiando l'altro.
I due si guardarono per un breve momento, per poi dare la loro attenzione alla volta stellata.
-Se sei venuto qui per chiedermi di unirmi a voi nella lotta contro mio padre... non posso farlo- Tagliò corto il serpente.
Bruno si morse il labbro, non era il migliore degli inizi.
-Abbiamo trovato un modo per salvare tutti e arrestare la fine del mondo e-
-Lo conosco il vostro modo, le nostre spie ad Asgard ci hanno informato, volete uccidere definitivamente Tiziana per creare un mondo di sola luce in cui noi creature esiliate non esisteremo più, cosa altro c'è da dire?-
Bruno rimase sbigottito, si aspettava una qualche reazione da Asgard, ma non s'immaginava qualcosa di simile.
-“La fine del mondo”... è relativo, è più corretto dire “la fine del mondo in equilibrio”, ci sono solo due soluzioni: se Tiziana muore la luce avrà il sopravvento e tutto ciò che non è luce verrà distrutto, se invece vive, ci sarà un mondo di sola oscurità, dove la luce non brillerà più- Disse Gerardo sconfortato, alzandosi, per poi rivolgere lo sguardo al cielo.
-A me non importa nulla di me stesso, ma le mie sorelle... sono coloro che non mi hanno mai abbandonato, che mi hanno sostenuto anche da mondi diversi e in catene, non posso permettere che scompaiano così. Aiuterò mio padre a far scomparire la luce se questo servirà a salvare la mia famiglia. Mi dispiace Bruno... credimi quando ti dico che mi sarebbe piaciuto conoscerti più a fondo...- Il serpente stava serrando i pugni e la mandibola, non doveva cedere.
-C'è un altro modo, il mondo si salverà se sia tu che Hell ci aiuterete, non stai aiutando Asgard, stai aiutando delle persone che vi amano e che non rinuncerebbero mai a voi. Guardaci, ci siamo appena conosciuti, potrei benissimo ucciderti ora per rendere tutto più semplice per Odino, ma sono qui con le mani verso di te, Camazotz sta cercando Hel con le sue ultime speranze e Brigitta sta letteralmente andando in capo al mondo pur di salvare Tiziana. So che non sono un ragazzo serio o razionale, ma questa volta dico seriamente, prenderesti la mia mano e mi ascolteresti?- Domandò sull'orlo delle lacrime Bruno.
Gerardo non riuscì a non farsi scappare una lascrima a quelle parole tremanti, un po' insicure, ma sincere.
Per una volta poteva fare uno strappo alla regola.
Così lentamente all'ungò le sue mani, fino a stringere quelle del ragazzo di fronte a lui.



Camazotz stava sorvolando la città, non si era trasformata del tutto, aveva solo fatto apparire le sue ali membranose.
Volava tenendo le orecchie tese, nella speranza che prima o poi avrebbe potuto avvertire un qualche suono di sottofondo che la potesse ricondurre ad Hel.
Dopotutto era pur sempre un pipistrello, il suo udito era probabilmente il più sviluppato tra quello delle divinità, poteva udire qualsiasi cose a chilometri di distanza, l'unico problema era isolarli uno per uno e trovare quello che cercava.
Brancolava nel buoio e non aveva molto tempo.
Fino a quando non fù Hel stessa a chiamarla.
-Sono qui Cam-
A quelle parole la vampira arrestò di colpo la sua avanzata, per poi letteralmente precipitarsi verso l'origine della voce.
Era così veloce che poteva sentire l'aria colpirla come se fosse un macigno, ma il dolore che provava sulla pelle non era certo paragonabile a quello che aveva provato per millenni dentro di se.
Atterrò su un ponte di legno, attraversava il fiume, ma era chiuso al passaggio per problemi strutturali, nessuno le avrebbe disturbate lì.
-Ciao- Hel la salutò con freddezza, mentre una leggera brezza le muoveva dolcemente i lunghi capelli scuri e la flebile luce lunare illuminava il suo incarnato pallido.
Camazotz incominciò a mordersi la lingua, serrando labbra e pugni, era la prima parola che la dea della morte le rivolgeva da millenni.
-Posso capire perchè tu ce l'abbia con me- Continuò con la stessa freddezza la dea.
Il pipistrello continuò a guardarla, senza dire una parola, non riuscire a dire nulla, aveva desiderato da secoli quel momento, eppure non riusciva ad aprir bocca.
-Mi sei mancata-
A quella frase, detta con quel tono così glaciale, Camazotz distolse lo sguardo e abbassò la testa, per evitare che la ragazza di fronte a lei notesse le lacrime che stavanosfocando sempre di più la sua vista.
-Avresti potuto parlarmi invece che stare sempre da per te, non mi hai nemmeno mai rivolto uno sguardo da quando ti abbiamo liberata- Quelle parole erano sofferte per entrambe.
-E tu avresti potuto decidere di non conoscermi mai dopo che il ciclo era ricominciato, visto che rintanandoti nell'oscurità più buia puoi scampare dalla perdita dei ricordi dovuta al nuovo inizio. Invece hai sempre scelto di trovarmi, nel luogo in cui io e i miei fratelli ci nascondavamo, di vivere con noi quesgli anni e diventare una specie di nuova sorella per Fenrir e Miogarosorm- Nonostante la freddezza di Hel, la nostalgia nella sua voce era chiara.
-Già... Avrei potuto... Più volte sono stata sul punto di farlo, ma tutte le volte non facevo altro che tornare da te, conoscerti, giocare con quelle due pesti solo per vedere il tuo stramaledetto sorriso. Incontrarti la prima volta è stata la mia vera maledizione e con essa tutto ciò che ne è conseguito, il mio amore per te ha finito per portarmi in una faida con me stessa. Ironico vero? La divinità che portò alla rovina la civiltà maya per via dei troppi sacrifici umani che chiedeva alla fine si è lasciata imbrogliare dall'amore, alla fine ho iniziato ad aspettare la fine del mondo solo per poterti rivedere nel ciclo dopo, patetico vero?- Il vampiro iniziò a piangere.
-Cam...- Pronunciò Hel, per poi rimanere in silenzio.
-Sò che non potremo mai tornare al passato, ma quei momenti, mi mancano, mi manchi tu, i nostri momenti, mi mancano addirittura quelle due bestiacce dei tuoi fratelli che non facevano altro che litigare, mi manca sentire di avere una vera famiglia- Camazotz si sfogò, tra le lacrime e la voce che quasi urlava.
-Hai avuto numerosi figli e nipoti, ti sei sentita sempre così sola comunque?-
-La maggior parte di loro mi ha sempre odiato, ero solo la fonte della maledizione, memmeno i miei figli mi hanno mai vista come una madre, alcuni mi dissero addirittura che avrebbero preferito non nascere piuttosto che essere miei discendenti. Solo quella stupida di Carmelità è riuscita ad affezionarsi a me ed è stata l'unica che io abbia mai amato come parte della mia famiglia- Mentre parlava alla vampira tornò in mente il momento in cui vide la sua ultima erede nascere e del piccolo sorriso innocente che le fece la prima volta che la prese in braccio.
La madre di Carmelita l'aveva avuta dopo un incontro casuale in un bar, era single e per riuscire a mantenere sia la figlia che la sorella malata doveva per forza fare più lavori e, non avendo i soldi per pagare una baby sitter, l'unica soluzione era affidare la bambina a una burbera Camazotz. Stando molto insieme in quegli anni Carmelita e il pipistrello avevano legato molto, fù la prima volta che si sentì nonna.
-Tu, quella ragazza e tutta la tua stirpe avete sofferto molto per via di questa maledizione- Parlò Hel, con un sottile velo di rammarico.
-Sai, vedersi portare via l'amore non è proprio qualcosa di fantastico, sopratutto quando prima flirtavi allegramente in mezzo alla natura, mentre dopo vedi la persona che ami accettare con gioia il biglietto di sola andata per il regno dei morti- Sbuffò la regina del mondo.
In quel momento la fredda dea della morte sorrise, lasciando completamente spiazzata la dea pipistrello.
-Non sei cambiata, anche dopo tutti questi anni continui ad essere il concentrato di rabbia repressa e sarcasmo che adoro-
-E tu continui ad essere la stupida che sorride alle provocazioni che amo, ma ora amo solo io non è vero? Sono proprio un'egoista vero?-
-Si, egoista, egocentrica, facilmente irritabile, a volte infantile eccetera eccetera, ma vedi il mio amore non è scomparso, ha solo cambiato forma-
-Eh?- Chiese Camazotz, pensando di aver sentito male, anche se quella era la frase che più di tutte aveva desiderato.
-Ho accettato di recarmi nel regno dei morti e diventarne regina perchè lì la maledizione avrebbe tardato ad arrivare, così avrei potuto avere abbastanza tempo per trovare una contromisura. Prima che il mio amore venisse annullato, l'ho semplicemente diviso dalla mia coscienza, ma insieme ad esso ho dovuto rinunciare al calore che mi donava, ho finito per diventare fredda, come i morti che governo- Pronunciando quelle parole Hel rivolse lo sguardo al cielo.
-Il tuo amore è salvo?- Domandò la vampira, ancora senza parole.
-Io non ho abbandonato, non abbandono e non abbandonerò l'amore. I miei sentimenti sono ancora qui, logorati dal tempo, ma integri, gli ho perfino dato un nome, Hella- Fece una piccola risata la dea.
-Non hai molta fantasia coi nomi a quanto vedo- Sorrise amaramente Camazotz.
Per tutto quel tempo i sentimenti di Hel erano rimasti integri, ma lei non lo sapeva, era una consapevolezza agrodolce. Sarebbe bastato anche solo saperlo per rendere tutta la sua esistenza migliore ed invece ne veniva a conoscenza solo in quel momento, quando ormai il mondo era sul filo del rasoio.
-Continui a non accettare il fatto che io ti abbia lasciata sola per tutti questi anni vero?- Chiese Hel, sapendo già la risposta.
Il silenzio del pipistrello confermò ulteriormente i suoi sospetti.
-In tutto il tempo che ho passato nel regno dei morti ho lavorato per cercare una soluzione alla tua maledizione, alla fine l'ho trovata. Odino ha impedito a nuove persone d'innamorarsi di voi, ma se si utilizza un amore che già esisteva allora la maledizione si crepa, per poi infrangersi. Questo mi ha spronata ancora di più a preservare Hella-
-Tu hai sempre saputo come fare a rompere questa maledizione e mai, nemmeno una volta ti sei degnata di cercarmi per dirmi “Ehi posso spezzare la maledizione, avete appena vinto alla lotteria congratulazioni”, mai, nemmeno una volta, perchè? Se ti piaceva vedermi soffrire ci sei riuscita, ti devi essere divertita parecchio- Sputò fuori con rabbia Camazotz.
Sembrava tutto così inutile in quel preciso istante, tutti i suoi tentativi di spezzare quel maleficio, tutte le volte in cui aveva fatto le peggiori azioni per Loki, per poter rivedere Hel.
Si sembrava così patetica in quel momento.
Un povero cagnolino al guinzaglio dell'amore.
-Dovevo avere la fiducia di mio padre, se ti avessi subito tolto la maledizione lui si sarebbe insospettito, non sarebbe più fidato di me, perchè avrei avuto qualcun altro oltre ad esso. Non potevo permettere che perdesse la fiducia in me prima che Clarissa avesse avuto successo col suo piano, se ti avessi liberata in uno dei cicli precedenti Loki non si sarebbe più fidato di me in quelli avvenire-
-Chi se ne frega degli altri, io volevo... solo... che tu mi dicessi che valgo qualcosa, almeno per te- Il tono di voce del pipistrello passò ad essere disperato.
-Se ti avessi vista anche solo una volta avrei ceduto, ma non potevo abbandonare così i miei fratelli, sono loro sorella maggiore, hanno bisogno di me. Per questo quando, nel primo ciclo, quando vidi l'anima di Clarissa venire nel mio regno decisi di elaborare un piano con lei per sconfiggere mio padre, così nel nuovo mondo che non sarebbe terminato tutti saremmo potuti essere felici-
Camazotz si avvicinò all'altra fino ad essere ad appena un metro di distanza.
-Allora ti prego Hel, mostrami questa felicità, io non ce la faccio più a vivere così- Disse sempre più disperata la vampira.
A quella richiesta Hel scomparve, lasciando il posto ad Hella.
-Ciao Cam- Salutò allegramente la bambina scheletrica.
Vedendola Camazotz si lasciò completamente andare alla tristezza che aveva represso per anni.
Così l'abbracciò, la strinse forte, lasciando uscire tutte le sue lacrime, in quel momento tutti quei secoli di solitudine avevano trovato un senso.
-Si si, mi sei mancata anche tu e questa volta sta certa che non ti lascierò mai più- L'abbracciò a sua volta Hella.
Mentre la stava ancora abbracciando, la bambina si trasformò, facendo apparire al suo posto Hel, con indosso un lungo vesito bianco, una corona di fiori e un grosso sorriso ad attraversarle il viso per metà vivo e per metà teschio.
La dea della morte si buttò con enfasi sopra l'altra dea.
-Ha funzionato! Ti amo di nuovo Cam! Che bello, aspettavo questo momento da secoli- Esclamò con edtrema gioia la regina dei morti.
-Anche io guarda un po' la coincidenza, ma che è successo precisamente? Sono confusa- Rispose Camazotz.
-Hai accettato tutto, quello che è successo, il tuo ed il mio amore, gli anni in cui sei stata sola, così la maledizione si è spezzata- Spiegò velocemente Hel.



Improvvisamente Carmelia avvertì una strana sensazione, di leggerezza, non dovuta al fatto che erano in volo, era qualcos'altro, non sapeva dire cosa, ma in quel momento era stranamente felice.




 
   
 
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