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Autore: LazySoul    01/08/2017    2 recensioni
Hermione Jane Granger si trova in cella, imprigionata nella sua stessa scuola e costretta ai lavori forzati ed a giornalieri interrogatori e torture. Ma dove è finito Draco Malfoy? il ragazzo di cui si è innamorata e che gli aveva promesso di salvarla?
Dal I capitolo:
Sapevo cosa aspettarmi, ogni volta era più o meno simile alla precedente: domande su domande che mi venivano poste dalla voce stridula della “Signora”, che altro non era che Bellatrix Lestrange, il mio mutismo che la faceva andare su tutte le furie, minacce di morte, torture, dolore... tanto dolore, ma poi finiva e io mi ritrovavo scaraventata nella mia cella a leccarmi le ferite come un animale.
Sì, all’incirca era sempre la stessa storia.
Era come andare dal dentista, ed io lo sapevo bene dato che entrambi i miei genitori lo erano: ti sedevi sul lettino, soffrivi un po’ nel momento del controllo o dell’impianto dell’apparecchio o di qualsiasi altra “diavoleria babbana” per avere una dentatura perfetta, ma poi finiva e tu sapevi che non sarebbe durato molto il dolore, che presto sarebbe passato...
Attenzione: Questo è il sequel di un'altra storia: "Mai Scommettere col Nemico"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Luna Lovegood, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron, Lucius/Narcissa, Pansy/Theodore
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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Consiglio di leggere prima qua: Capitolo ottavo

20. Parseltongue



Chiusi il volume con un colpo secco colmo di rabbia malamente repressa.

Presi un profondo respiro e sollevai lo sguardo.

Malfoy, seduto in poltrona a leggere la "Gazzetta del Profeta" non sembrò minimamente scalfito dal rumore della pagine sbattute le une contro le altre.

Avevamo passato l'intero pomeriggio in silenzio, lui a informarsi su ciò che stava succedendo nel resto del mondo magico, io a leggere il volume che aveva recuperato in biblioteca e che si era rivelato una totale perdita di tempo. Quel volume parlava solo della storia del serpentese, della sua bassa diffusione e dell'impossibilità di intraprenderne lo studio senza un maestro a conoscenza di quella lingua. In poche parole si era rivelata una lettura inutile.

Sbuffai, infastidita e mi alzai.

Cominciai a camminare avanti e indietro per la stanza, passandomi ripetutamente le mani tra i capelli per il nervoso.

L'unica soluzione possibile era mandare un messaggio via galeone e sperare che Harry potesse in qualche modo aiutarmi. Se fosse stato possibile per lui inviarmi la pronuncia esatta della parola necessaria per poter aprire la camera dei segreti sarebbe stato perfetto.

Mi diressi verso il comodino con rinnovata speranza, abbandonando il volume della biblioteca sul letto.

Presi in mano il galeone incantato e me lo rigirai tra le dita. Tutto quello che dovevo fare era recuperare la bacchetta di Malfoy e sperare che tutto procedesse per il meglio.

Voltandomi, incrociai lo sguardo di Draco, che seguiva i miei movimenti con curiosità malcelata: «Come procedono le ricerche?», mi chiese, tornando ad abbassare lo sguardo sulle pagine del giornale.

Provava a non darlo a vedere, ma sembrava divertito dal mio fallimento. Gli si leggeva in viso che, per quanto mi avesse dato carta bianca, una parte di lui ancora non era convinta che quella fosse l'unica soluzione possibile.

«Il libro si è rivelato inutile», ammisi, alzando gli occhi al cielo alla vista dell'espressione compiaciuta sul suo volto.

«Peccato», disse, tornando a leggere il giornale.

«Posso usare la tua bacchetta?», chiesi, avvicinandomi di qualche passo.

Lo vidi aggrottare le sopracciglia: «Come mai?»

Trattenni uno sbuffo infastidito e decisi che se l'era cercata e che non mi restava altra scelta.

Senza pensarci troppo lo raggiunsi, gli presi il giornale di mano e lasciai che cadesse ai nostri piedi, prima di prendergli il viso tre le mani e costringerlo a guardarmi negli occhi.

«Non farmi arrabbiare, non sono in vena di giochetti», usai un tono di voce piatto. Non mi sembrava il caso di urlargli contro; era già abbastanza facile offenderlo senza aver bisogno di rincarare la dose.

Alzò gli occhi al cielo: «Ed è comportandoti in questo modo che speri di ottenere un favore da me?»

Ecco appunto. Mi era bastato constatare l'ovvio per offenderlo.

Grandioso.

Non mi restava altro da fare, mi sarei dovuta sacrificare e baciarlo per farmi perdonare.

Sacrificio che ero più che ben disposta a fare.

Premetti la mia bocca contro la sua, addolcendo la presa delle mie mani sul suo viso; trasformandola in una carezza.

Percepii chiaramente le sue labbra sollevarsi in un sorriso, mentre rispondeva al bacio e immergeva una mano tra i miei capelli.

Non gli permisi di approfondire il bacio, scostandomi da lui: «Posso usare la tua bacchetta?»

Il sorriso sulle sue labbra si allargò ulteriormente: «Sei peggio di una serpe, Granger».

Per Malfoy quello doveva essere una specie di complimento, un apprezzamento inusuale, certo, eppure nei suoi occhi c'era orgoglio, ne ero certa. Quelle parole non vennero però recepite in quel modo dalle mie sinapsi, che mi fecero allontanare di un paio di passi.

Continuavo a fissare il colletto della camicia bianca che indossava Draco, quell'indumento gli stava divinamente; metteva ulteriormente in risalto il pallore del biondo e fasciava la sua figura in modo sensuale ed elegante. Malgrado ciò i miei occhi non riuscivano a vedere la camicia, avevano una visione sfocata della realtà e non riuscivano a mettere a fuoco.

"Sei peggio di una serpe".

"Sei peggio di una serpe".

"SEI PEGGIO DI UNA SERPE, GRANGER".

Chiusi gli occhi.

Quelle parole mi facevano male. Io non ero un serpe. No. Io ero una Grifondoro, una fiera Grifondoro.

Ma come avrei potuto dargli torto?

Mi ero comportata da serpe, avevo usato la seduzione, i miei baci, nel tentativo di convincerlo. Forse perché sapevo con certezza che avrebbero funzionato. Forse perché per ottenere ciò che volevo avrei fatto qualsiasi cosa, anche comportarmi da serpe, come aveva detto lui.

«Lo pensi davvero?», sussurrai, sollevando lo sguardo, in modo da osservare ogni sua reazione.

Draco mi accarezzò la guancia; dolcezza nel suo sguardo e anche tanta tristezza.

«Mezzosangue, penso di essere io la serpe. Tu sei la solita fiera e orgogliosa leonessa, che si abbassa a trucchetti da serpe occasionalmente, quando il sottoscritto non le lascia altre scelta. Non volevo offenderti».

Le sue parole erano proprio ciò che avevo bisogno di sentire per zittire la mia coscienza irrequieta: «Posso usare la tua bacchetta?»

«Sì, puoi, ma trattala bene», rispose, porgendomi il suo legno con la mano destra.

«Grazie, Draco».

Afferrai la bacchetta e, sedendomi sul letto, mandai un veloce messaggio ad Harry, chiedendogli come stessero e se avevano novità.

Mentre aspettavo una risposta ripensai alla conversazione che avevo appena avuto con Malfoy. Mi aveva mentito? Credeva davvero a ciò che aveva detto?

Da quando tutta quella faccenda era iniziata, da quando la scommessa era iniziata, mi ero spesso trovata in situazioni che non avrei mai pensato possibili. Mi ero ritrovata a mentire, a comportarmi in modo scorretto e a vestirmi in modo inappropriato.

Avevo più volte messo in discussione me stessa. Ero cambiata molto e l'accusa di essere un po' serpe, dopo tutto quello che era successo, non mi sorprendeva più di tanto.

Era da molto che non mi sentivo più l'incorreggibile Hermione Granger e tutta la colpa non si poteva imputare a Draco. Mi sentivo io stessa responsabile per quel cambiamento. Ovviamente il cambiamento non era stato radicale, ero sempre io, ma meno incorreggibile.

Alzai lo sguardo, Malfoy era tornato a leggere La Gazzetta del Profeta, ogni tanto mi lanciava delle veloci occhiate, quasi volesse tenermi d'occhio e assicurarsi che non avessi altre crisi d'identità.

Anche lui era cambiato.

Se avessi dovuto provare a spiegare cos'era successo tra di noi, avrei preso come esempio pozioni. Una materia che non avevo mai amato particolarmente, in gran parte la colpa era stata di Piton, ma mi sembrava l'esempio perfetto per spiegare ciò che era nato tra me e Malfoy. Eravamo due ingredienti diversi, che posti nello stesso calderone, avevano avuto una reazione, la quale ci aveva cambiati in un terzo elemento, migliore e più resistente.

Sorrisi, infine rincuorata.

Il galeone bruciò contro il mio palmo. Harry e l'Ordine stavano bene, stavano organizzando uno spostamento sicuro per giungere ad Hogwarts senza farsi scoprire dai Mangiamorte e Voldemort.

Stavano sfruttando la Mappa del Malandrino e la conoscenza sconfinata del castello di alcuni membri della resistenza per cercare il luogo in cui sarebbe stato più facile entrare all'interno delle mura del castello.

Ero contenta che si stessero dando da fare, ma mi sentii in colpa per non aver ancora fatto molto per aiutarli. E cosa avrei potuto fare, chiusa com'ero nel dormitorio dei serpeverde?

Sospirai e inviai un messaggio ad Harry, chiedendogli la parola per entrare nella Camera dei Segreti.

«Draco?», lo chiamai, vedendolo sollevare subito il capo: «Sì?», mi chiese, piegando il giornale, in modo da incrociare il mio sguardo.

«Se Harry dovesse rispondermi presto con la parola che ci serve, potremmo andare subito nella Camera dei Segreti a recuperare la zanna di basilisco?»

Malfoy sbarrò gli occhi: «Con subito, intendi ora?»

«Pensavo fossero sinonimi e che tu parlassi la mia stessa lingua», lo presi in giro, sollevando un sopracciglio.

Draco alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa in modo particolarmente drammatico: «Ci servono i capelli di Pansy per la pozione polisucco. Poi ci converrebbe informare Blaise e la Lovegood. E ovviamente Pansy, sarebbe sconveniente che due Pansy iniziassero a camminare come se niente fosse per il castello...»

«Manda un messaggio a Pansy, chiedile di passare da noi al più presto, e informa anche Zabini e Luna», gli diedi istruzioni, mentre afferravo carta e penna, pronta a trascrivere qualsiasi messaggio mi avessero inviato i miei amici.

«Una volta usciti da questo stanza dovrai fare tutto quello che ti ordino, ricordi? Non potrei sopportare di perderti un'altra volta», disse, il tono di voce duro, che non ammetteva repliche.

Le sue parole mi provocarono una piacevole fitta all'altezza dello stomaco, malgrado il modo brusco in cui le aveva dette: «Me lo ricordo, non ho intenzione di farci scoprire».

«Bene», disse, alzandosi in piedi. Lo vidi scrivere due biglietti e spedirli con la magia, entrambi i pezzi di carta scomparvero sotto la porta nell'arco di pochi secondi.

Fu in quel momento che sentii la mano bruciare, mentre Malfoy borbottava: «Ti sto assecondando solo perché prima facciamo questa cosa, prima saremo fuori pericolo».

Il messaggio di Harry riportava solo poche lettere, con alcuni suggerimenti di pronuncia; il termine corretto doveva essere "eesciahasssa".

«Abbiamo la parola», dissi, sorridendo.

Malfoy mi appoggiò la mano sulla spalla, poi mi fece segno di alzarmi.

Indossammo entrambi un mantello scuro, poi Draco si diresse verso il comodino e preparò una porzione di Pozione Polisucco per me.

Stranamente, malgrado fossero passati anni, ricordavo chiaramente il saporaccio di quell'intruglio, ma non avevo intenzione di tirarmi indietro.

«Sei sicura?», mi chiese, la voce gli tremava appena per l'apprensione e il nervosismo.

«Sono sicura».

Annuì, piano, passandomi il bicchiere colmo quasi fino all'orlo di Pozione Polisucco.

In quell'istante bussarono alla porta e Draco, prontamente, andò a vedere chi fosse.

Una radiosa Pansy Parkinson fece il suo ingresso, sfoggiando una sicurezza che, se non l'avessi vista piangere quella stessa mattinata, avrei creduto autentica.

«Cosa c'è di così tanto urgente da richiedere la mia presenza?», chiese, senza salutare, andando dritta al punto.

«Ho bisogno di un tuo capello», ammisi, sollevando il bicchiere di Pozione Polisucco, in modo da attirare la sua attenzione sul liquido poco invitante.

Una smorfia di disgusto apparve sul suo viso: «Immagino dovrò stare rinchiusa qua dentro fino a quando non tornerete».

«Immagini bene», confermò Malfoy, avvicinandosi a lei per prelevare un capello dalla sua chioma liscia e maniacalmente ordinata.

Appena il filo castano scuro fu recuperato, Draco lo lasciò scivolare all'interno del mio bicchiere.

Bevvi il contenuto senza pensarci troppo, certa che, se ci avessi rimuginato su, avrei finito col rifiutarmi di sottostare a una tale tortura.

La pozione sapeva, come ben ricordava, di cavolo stracotto e gli effetti furono immediati. Inizialmente iniziò a dolermi lo stomaco, poi fu il turno del bruciore, che colpì mi colpì interamente, senza tralasciare nessun centimetro di pelle. Infine comparve la tipica sensazione di scioglimento. Nel giro di pochi secondi il mio corpo cambiò: le gambe mi si accorciarono, la vita mi si assottigliò e il volto a forma di cuore venne sostituito da un ovale altrettanto pallido.

Allo stesso modo in cui era cominciata, la metamorfosi cessò. Niente più bruciore, niente più dolore allo stomaco.

Mi portai una mano al volto: «Ha funzionato?»

Malfoy annuì, porgendomi la maschera da Mangiamorte di Pansy: «Indossala per sicurezza».

«Andiamo».

Posai il bicchiere vuoto, indossai la maschera e mi diressi verso la porta. Prima di uscire mi ricordai del biglietto con su scritta la parola in serprentese e feci dietrofront per recuperarlo.

Una volta in corridoio Malfoy mi precedette lungo il corridoio, facendomi strada.

«Ricorda, non fare nulla di pericoloso», mi disse, con un tono apprensivo. Non potei vedere il suo volto, coperto dalla maschera da Mangiamorte, ma non ne avevo bisogno, riuscii ad immaginarmi lo stesso la sua espressione.

Sorrisi alle sue parole e allungai una mano per sfiorare il suo braccio: «Prometto di non fare nulla di sconsiderato».

«Bene».

L'ingresso alla Camera dei Segreti era nel bagno delle ragazze del secondo piano, quello che avevo usato spesso per esercitarmi di pozioni senza esser disturbata da anima viva. Ogni tanto ero costretta a intrattenere delle conversazioni con Mirtilla Malcontenta, che solitamente non era contenta di avermi tra i piedi, ma in generale era un ambiente accettabile.

Durante il tragitto incontrammo solo un elfo domestico che puliva degli arazzi e il fantasma di Sir Nicholas che ci guardò con sguardo sprezzante, prima di scomparire oltre un muro.

Arrivati alla porta del bagno ci chiudemmo dentro con un incantesimo.

Harry e Ron mi avevano fatto vedere più di una volta il rubinetto guasto che li aveva condotti alla Camera dei Segreti, soprattutto Ron che era stato fiero di raccontarmi la vicenda nei minimi dettagli.

«Ok, è questo», dissi, indicando il rubinetto in rame su cui era inciso un piccolo serpente.

Aprii il foglietto, che durante il tragitto - per il nervoso - avevo piegato più volte e presi un profondo respiro.

«Eesciahasssa», pronunciai la parola con voce tremante, sperando di aver segnato correttamente le lettere e aver seguito i suggerimenti che mi erano stati inviati via galeone.

Il rubinetto s'illuminò di una luce bianca e iniziò a girare. Nel giro di pochi secondi il lavandino prese a muoversi e scomparve, esponendo alla vista un grosso tubo abbastanza grande da lasciar passare un uomo.

Con gli occhi sbarrati mi voltai, incontrando lo sguardo di Malfoy.

«Sono impressionato», mormorò.

«A chi lo dici».

Rimanemmo qualche secondo ad osservare l'enorme tubo: «Vado prima io», mi proposi, facendo un passo avanti.

«No, vado prima io».

Mi superò senza permettermi di replicare e scomparve nel buio. Lo seguii a ruota, scivolando contro le pareti viscide del tubo. Durante tutto il tragitto tenni gli occhi chiusi, riaprendoli solo quando l'inclinazione del tubo cambiò, ritornando in piano. Fu in quel momento che venni scaraventata fuori, atterrando su un pavimento bagnato. Malfoy a pochi centimetri di distanza illuminò l'ambiente grazie alla magia, permettendo ad entrambi di vedere le pareti del tunnel di pietra in cui eravamo finiti.

Eravamo ricoperti quasi interamente di melma.

«Tutto bene?», mi chiese, appoggiandomi una mano sulla spalla.

«Credo di sì», risposi, tralasciando il fatto che le ginocchia ancora mi tremavano per l'apprensione.

Rimanendo vicini ci incamminando lungo il tunnel buio, allontanandoci dal tubo che ci aveva condotti fino a lì.

«Tu stai bene?», gli chiesi in un sussurrò che rimbombò più volte contro le pareti di pietra.

«Mi aspettavo qualcosa di più raffinato dal vecchio Salazar, un tubo sporco che conduce ad un tunnel sporco, Merlino!», sobbalzò e fece un passo indietro.

Sapevo perché aveva reagito in quel modo, avevamo pestato qualcosa che aveva scricchiolato in modo sinistro e quel qualcosa erano piccole ossa sporche.

«Sono... topi?!», chiese Malfoy, indignato: «Salazar mi delude sempre di più».

Ridacchiai sotto i baffi per il tono di voce oltraggiato, anche se ero schifata quando lui dell'ambiente in cui ci trovavamo.

La stanza era talmente buia che ci accorgemmo del Basilisco quando ormai era a meno di due metri da noi. Entrambi sussultammo alla vista dell'enorme cadavere, il cui corpo emanava un olezzo tremendo. Rimanemmo immobili per qualche istante, prima di avvicinarci con cautela alle fauci dell'animale che, spalancate, mostravano chiaramente le zanne acuminate.

Deglutii e mi convinsi ad allungare la mano verso l'unica arma a nostra disposizione per distruggere gli Horcrux.

Malfoy nel frattempo trasfigurò il teschio di un topo in una scatola in legno, abbastanza grande da contenere la zanna fino a quando non avessimo avuto bisogno di lei, ma non troppo ingombrante.

«Ottima idea», dissi, mentre - facendo attenzione a non ferirmi - afferravo la zanna e cercavo di dislocarla dalla sua attuale posizione.

Riuscii nell'impresa senza complicazioni e adagiai la zanna nel cofanetto in legno, sorridendo radiosa a Malfoy che, altrettanto felice, restringeva la scatola, in modo da poterla riporre nella tasca dei pantaloni senza problemi.

«Ce l'abbiamo fatta», constatai l'ovvio, abbracciando brevemente Malfoy.

«Devo ammettere che è stato più facile di quanto pensassi», mi sussurrò all'orecchio, stringendomi.

Fu solo quando, tornando indietro ci trovammo davanti al tubo nero da cui eravamo arrivati che ci rendemmo conto di un piccolo dettaglio che non avevamo calcolato.

«Come facciamo a tornare indietro?», chiese Draco, alzando la bacchetta in modo da illuminare gli spazi intorno al tubo, alla ricerca di un'altra via.

«Wingardium Leviosa?», proposi, aggrottando la fronte alla ricerca di una soluzione.

«Potremmo farci smaterializzare in camera mia da Breedy».

«Potresti chiamare la tua scopa volante con un "Accio"».

«Potremmo...», iniziò lui, ma venne interrotto da un sonoro 'pop'.

Ci voltammo entrambi verso destra, dove un sorpreso Breedy ci fissava con i suoi immensi occhi tondi: «Il signorino ha chiamato?»

Alzai gli occhi al cielo: «Direi di optare per il tuo piano a questo punto».

  
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