Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ennoshicchi    03/08/2017    1 recensioni
Dalla bocca di Marco uscì una debole risata.
"Perché fai così? Cosa c'è che non va?" chiese il moro debolmente.
Anche questa volta non ricevette alcuna risposta. Marco si tirò su lentamente e si posizionò davanti all'amico.
"Hey...Marco sei tu?" chiese il suo migliore amico.
Marco fece per rispondere ma si accorse che Jean non stava più guardando lui, bensì oltre di lui, come se stesse cercando di intravedere qualcosa oltre il suo petto.
Il ragazzo con le lentiggini seguì il suo sguardo e non si riconobbe subito. Accasciato contro la facciata di un'abitazione c'era lui, la parte destra del suo corpo mancava e ciò che rimaneva era ricoperto da una sostanza gelatinosa e da sangue.
Il ragazzo moro non capiva, quello non era realmente lui. Era tutto un sogno, uno stupido e insignificante sogno.
Lui non ricordava di essere morto, perché semplicemente non era successo.
"No, Jean. Guardami." disse agitando le mani il ragazzo con le lentiggini.
"Guardami, io sono qui. Quello non sono realmente io." dalla sua voce trapelava una punta di disperazione.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Jean Kirschstein era immobile di fronte a lui, lo fissava. Si chiese cosa stesse facendo, perché era lì e perché sembrava devastato. Non trovò alcuna risposta.

"Hey, Jean." cercò di dire il ragazzo con lo sguardo rivolto verso l'alto. 

Jean non parve sentirlo, era immobile. 

Dalla bocca di Marco ne uscì una debole risata.

"Perché fai così? Cosa c'è che non va?" chiese il moro debolmente.

Anche questa volta non ricevette alcuna risposta. Marco si tirò su lentamente e si posizionò davanti all'amico.

"Hey...Marco sei tu?" chiese il suo migliore amico.

Marco fece per rispondere ma si accorse che Jean non stava più guardando lui, bensì oltre di lui, come se stesse cercando di intravedere qualcosa oltre il suo petto.

Il ragazzo con le lentiggini seguì il suo sguardo e non si riconobbe subito. Accasciato contro la facciata di un'abitazione c'era lui, la parte destra del suo corpo mancava e ciò che rimaneva era ricoperto da una sostanza gelatinosa e da sangue. 

Il ragazzo moro non capiva, quello non era realmente lui. Era tutto un sogno, uno stupido e insignificante sogno. 

Lui non ricordava di essere morto, perché semplicemente non era successo.

"No, Jean. Guardami." disse agitando le mani il ragazzo con le lentiggini.

"Guardami, io sono qui. Quello non sono realmente io." dalla sua voce trapelava una punta di disperazione.

Una giovane donna dai capelli chiari affiancò Jean. Come lui, la donna, stava indossando una mascherina.

"Apprendista. Lo conosci?" chiese la donna vestita di bianco.

Jean rimase in silenzio, i suoi occhi erano colmi di incredulità e orrore.

"Pensavo di averlo conosciuto a fondo..." fece una lunga pausa "ma...di tutte le persone, proprio lui..."

"Marco" disse piano "cosa è successo?"

Marco rimase immobile, non sapeva cosa dire. Non aveva idea di cosa fosse successo.

"Qu-qualcuno...chiunque..." disse a voce alta Jean volgendosi nella direzione opposta "chiunque abbia visto i suoi ultimi momenti..."

Una lacrima scese silenziosa lungo il viso di Marco, e successivamente ne seguì una seconda, e una terza.

La donna parlò ancora, ma Marco non riusciva a sentire più nulla. Davanti ai suoi occhi passarono tutti i bei momenti passati insieme a Jean.

Jean, un nome così bello, non si sarebbe mai stancato di ripeterlo. Ma ora il solo pensare di pronunciare il nome dell'amico gli procurava delle fitte al petto. 

Volse lo sguardo verso il suo migliore amico: la donna vestita di bianco era andata via e Jean stava fissando il suo corpo.

Le lacrime continuavano a scorrere lungo le guance di Marco, ma lui non riusciva a percepirle.

Lo abbracciò e lo strinse forte, non voleva lasciarlo andare. Non riusciva a percepire il calore del corpo dell'amico, non riusciva a sentire nulla. Non sentiva nulla, ma un dolore lancinante continuava ad attraversargli il petto.

"Marco..." sussurrò con la voce rotta Jean.

A quel punto Marco cadde sulle ginocchia, i suoi pugni erano chiusi e stringevano il tessuto dei suoi pantaloni.

Jean si voltò lentamente ed iniziò ad allontanarsi dal corpo dell'amico.

"No, Jean. Non andartene, non mi lasciare qui da solo." implorò Marco allungando una mano verso di lui, ma era troppo lontano.

Cercò di mettersi in piedi, ma non ci riuscì. 

Urlò. Urlò tutto ciò che provava, urlò  i suoi sentimenti, urlò sperando che potesse sentirlo.

L'oscurità si impossessò di lui e l'ultima cosa che vide fu la figura di Jean che si allontanava ignara delle sue parole.

   
 
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