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Autore: RoryJackson    03/08/2017    9 recensioni
"Chi sei?" Chiese una voce dietro di lei. Era una voce maschile, calda e profonda, stranamente umana. Rory si fermò impietrita. Possibile che fosse lui...? Girò il viso verso la voce la quale proveniva effettivamente dalla creatura, completamente sveglia e all'impiedi.
Questa volta, Rory, poté ben vedere gli occhi della creatura: dalla forma leggermente triangolare, confinavano con il muso beige. Le iridi rosse come il fuoco. - CAP 1
"Tu non sei in grado di spezzare un giuramento" constatò la giovane, placando in un momento l'animo di Shadow, [...] "Io mi fido di te" - CAP 10
Shadow: un essere tanto temibile eppure tanto umano. Un riccio dal cuore indurito per l'ingiustizia subita da parte degli uomini e che, per questo, odia con tutto se stesso. Riuscirà mai a cambiare idea?
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Rory aderì bene i piedi sul tatami e, come quell’arte marziale prevedeva, allargò le gambe tanto da formare un triangolo, pronta per lo scontro. Salutò con un inchino il suo avversario, un giovane uomo, grande qualche anno più di lei e ben più alto e robusto. Aveva bisogno di scacciare tutti i pensieri negativi di quei giorni e, per lei, l’unico modo per farlo era combattere.
Quest’ultimo ricambiò il saluto, solenne. L’uomo fece per colpirla al ventre, ma la ragazza gli afferrò il braccio con entrambe le mani. Glielo torse, proiettando il suo avversario e facendolo precipitare sul pavimento, mentre gli ruotò l’arto dietro schiena, bloccandolo. Dopo aver passato qualche attimo in quella posizione, lasciò andare il suo sfidante, acciocché costui potesse attaccarla un’altra volta. L’uomo tentò di ferirla con un pugno, puntato al viso. La ragazza con uno scatto fulmineo si mise al suo fianco, scansandolo prontamente. Dopodiché gli afferrò il polso con una mano, attorcigliandogli il braccio e tenendoglielo dritto, dietro la schiena del giovane, tanto da fargli sentire dolore, così che lui dovesse inchinarsi notevolmente affinché potesse sopportare quel supplizio. Rory fece per dargli un colpo al collo con la mano libera, ma si arrestò poco prima di affondare, infine lo lasciò andare. Lo salutò con un altro inchino solenne: la dimostrazione per gli allievi più giovani era finita, seguita da un lieve applauso da parte di questi ultimi.
“Rosa è un’allieva in procinto di prendere la cintura nera di terzo dan”, disse il maestro alle nuove giovani leve del Jiu Jutsu, mentre la ragazza storse il naso nel sentirsi chiamare col suo nome di battesimo, “invece Giovanni è cintura nera di primo dan. Come avete ben visto, nelle arti marziali, la disciplina è fondamentale. Senza quella, non potete sperare di guadagnarvi neanche l’ottavo kyu, la cintura bianca”.
“Sì, maestro!” esclamarono all’unisono.
“La ringrazio, maestro”, disse Rory, con un inchino per poi tornare a sedersi in ginocchio, verso la parte opposta della palestra, dove vi erano gli altri allievi, sia "senpai" e sia "kohai". Una semplice frase di circostanza, senza vita. Era ancora troppo preoccupata e addolorata per come fossero andate le cose con quel riccio bicolore.
Dopo un’altra ora di pratica, la lezione finì e tutti potettero avviarsi verso gli spogliatoi, per cambiarsi.
Dopo aver sciolto i capelli e proprio mentre si tolse il tradizionale kimono per gli allenamenti, 
Rory ricevette una telefonata improvvisa dal suo datore di lavoro, Giancarlo, per uno straordinario in pizzeria causato da una festa di laurea e si scusò per non averla avvisata in tempo. La giovane lo liquidò con un cenno di consenso, affermando che li avrebbe raggiunti appena le fosse stato possibile. Dopodiché preparò la borsa ed uscì per ritornare a casa.

***

Una volta arrivata, si ritrovò da sola: suo padre era finalmente ritornato a lavorare, dopo diversi mesi che non riusciva a trovare un impiego. Aveva la casa tutta per sé, così decise di concendersi una bella doccia rilassante. Si lavò i capelli, troppo sporchi per tenerli ancora in quello stato pietoso e, una volta uscita dal bagno profumata, linda e pinta, indossò un paio di jeans, leggermente stracciati alle ginocchia, e una maglietta giromaniche a fantasia floreale. Decise di mettersi un filo di trucco, per coprire le piccole imperfezioni del viso e per dare risalto agli occhi, dopodiché preparò la borsa, mettendoci dentro la divisa, cavatappi, scarpe da lavoro, spazzolino e dentifricio.
Vide l’orario: era relativamente presto, sicché decise di sedersi sul divano del soggiorno, cosa che non faceva da tempo, e guardare un po’ di tv. Appena l’accese, vide che era sintonizzata sul canale che stava trasmettendo il notiziario delle 16:30.
"Ennesimo attacco da parte dello scienziato pazzo Ivo Robotnik, in Salerno centro: 37 vittime. Nuovo personaggio in attivo"questa era il titolo della notizia, seguita da dei commenti poco convincenti da parte della conduttrice, che parlava dell’accaduto più che intimorita da questa recente apparizione.
“Un’altra città Italiana sotto attacco da parte del noto scienziato Ivo Robotnik, che da settimane sta assaltando varie zone dell’Europa. Ieri, a Salerno, si è consumata l’ennesima tragedia causata dall’attentato. Trentasette sono le vittime accertate, di cui venti morti e diciassette feriti in gravi condizioni, ricoverati d’urgenza all’ospedale. I soccorsi stanno ancora scavando tra le macerie”.

Le immagini erano scioccanti: i palazzi parzialmente distrutti, le strade erano danneggiate, i negozi completamente demoliti, le automobili totalmente fracassate e nell’aria erano ancora visibili le ceneri e il fumo provocato dagli incendi prontamente spenti dai vigili del fuoco.
“È ormai abitudine di questi piccoli ma straordinari eroi, provenienti da un altro pianeta, combattere contro le gesta pazzoidi dell’ingegnoso terrorista. Ma mai come ieri, le loro imprese, soprattutto quelle di un nuovo membro della squadra, sono state messe in discussione per la sicurezza civile”.
Rory ascoltava le dichiarazioni allibita.
“E ora vi mostriamo le immagini scioccanti del video, ripreso da uno dei nostri giornalisti nel mezzo dello scontro”, disse la donna, sistemandosi gli occhiali ed i fogli posti per fare scena.

Il filmato mostrava da lontano un esercito di robot, capitanato da uno enorme - la cui provenienza era data dal marchio posto alle spalle delle creature metalliche - intenti ad attaccare qualsiasi cosa capitasse loro sott’occhio. Tutta la città era come impazzita: le persone fuggivano e si sentivano schiamazzi in lontananza. A combattere questo esercito vi era un gruppo di creature che la giovane poté ben distinguere, in virtù dell’alta qualità delle riprese: uno di loro era rosso, un’altra - sembrava femmina, dal momento che indossava un vestitino scarlatto - era rosa, un piccolo aeromobile sorvolava i palazzi, intento a sparare colpi laser azzurri contro il robot grosso, e uno blu. Quest’ultimo doveva essere la creatura che aveva visto sul giornale circa due settimane prima e che, da qualche giorno, veniva decantato come l’eroe internazionale. I primi due erano intenti a colpire i piccoli robot, mentre il blu aiutava colui che guidava il piccolo velivolo a sconfiggere quello grande. Sintantoché, sotto gli occhi attoniti di Rory, apparve una figura di sua conoscenza.
“Shadow…!” sussurrò sconvolta. Cosa ci faceva li? Si chiese, atterrita. Il video era stato evidentemente tagliato, perché subito dopo il riccio nero era passato all’azione con un colpo che la giovane non avrebbe mai potuto dimenticare: quella lancia gialla di energia, che d’un colpo trafisse il robot gigante. E, infine, Shadow scagliò l’attacco definitivo. La ragazza vide generarsi, dall’esile corpo del riccio nero, un’ondata di energia rossa di dimensioni gigantesche, che in un attimo distrusse tutto ciò che le capitava a tiro fino a quando lo schermo non divenne nero. Rory seguì lo scontro sconcertata: il suo cuore andava a mille e si portò una mano tremante alla bocca. Come poteva, una creatura così minuta come Shadow, generare un’esplosione di tali dimensioni? Possibile che colui che aveva salvato, che aveva avuto accanto per tutto quel tempo e che aveva ospitato a casa sua, fosse così potente?
Un attimo dopo, la conduttrice apparve nuovamente.
“Chi è costui?” intervenne la donna, con un tono di contenuto timore dal momento che non poteva dimostrarsi troppo presa durante una diretta, “un alleato di Sonic, il riccio blu? O un mostro senza controllo?”
Senza controllo? Cosa?! 
Rory era senza parole. L'intento di Shadow era sconfiggere Robotnik e loro lo definivano "un mostro senza controllo"? 
La giovane si alzò di scatto in piedi e prese il telecomando. Spense la tv, allibita da quelle assurdità ed affranta per quell’orribile tragedia, dopodiché gettò il dispositivo sul divano. Nervosa, sbatté più volte le palpebre e si morse il labbro inferiore.
Shadow... oh Shadow, dove sei finito...?


***

“Shadow, aspetta!”
La pipistrellina spiccò il volo, per poi atterrare leggiadra e silenziosa come una farfalla, di fronte ad un riccio onice piuttosto scocciato. I due erano ormai arrivati a varcare l’uscita del rifugio di Sonic e dei suoi amici, il quale dall’esterno dava l’impressione di essere una dimora abbandonata anni or sono. Il nero notò che si trovava nel bel mezzo di una radura.
“Che c’è?” chiese lui, non nascondendo un filo di irritazione nel suo tono. Successivamente, volse lo sguardo verso un punto impreciso del luogo, perdendosi nella miriade di colori sgargianti di quei fiori che ornavano il posto. Rouge sorrise, come solo lei sapeva fare: Shadow non era cambiato per niente. Si sentì sollevata.  
“Scorbutico come sempre, eh, dolcezza?” lo canzonò lei, con il suo solito fare civettuolo, posando le mani ai fianchi. Il nero sbuffò, mettendosi a braccia conserte, aspettando di sentire ciò che lei avesse dovuto dirgli. Nonostante il suo solito modo di fare, Shadow considerava Rouge un’alleata e di questo, la pipistrellina, era ben consapevole. Forse perché era l’unica che si fosse interessata veramente a lui, mostrandogli una sorta di attaccamento verso diverse cose che lo riguardavano, in particolare, il suo burrascoso passato. La pipistrella sospirò.
“Hai abbandonato Eggman: hai forse deciso di seguire la strada del bene?” chiese lei, beffarda, dopo un leggero tentennamento che, però, non sfuggì al compagno. Rouge sapeva che quello non era argomento sul quale soffermarsi, soprattutto conoscendo il suo interlocutore. Avrebbe voluto davvero dirgli del suo attuale impiego e dei propositi che avevano gli umani nei suoi confronti, ma si era ripromessa che, prima di farlo, sarebbe andata in fondo alla faccenda da sola. C’erano tanti documenti segreti da controllare, tutti nascosti in varie zone del mondo. Non sarebbe stato facile centrare l’archivio giusto.

Shadow in tutta risposta sbuffò nuovamente, fissandola alquanto scontroso.
“Pensa agli affari tuoi”, sbottò e fu la sola ed unica risposta che le diede a quella precisa domanda. Rouge aggrottò la fronte, a causa di quello strano comportamento. Conoscendolo, non avrebbe risposto, trattandola o con sufficienza oppure ignorandola del tutto. La pipistrella decise, nonostante la reticenza del compagno, di continuare l’interrogatorio. Aveva bisogno di sapere quali fossero i suoi propositi, per sé e per lui.
“Che hai intenzione di fare?”
Shadow, a quella domanda, inarcò un sopracciglio, quasi stupito da tutta quella sete di conoscenza. Non era solita metterlo sotto torchio in quel modo, piuttosto andava a cercare da sola le risposte alle sue domande.
“Tu che hai intenzione di fare?” rigirò la frittata il nero, sorprendendola, avvicinandosi al mittente di qualche passo e fulminandola con uno sguardo severo. Rouge, sebbene sapeva che quel quesito non riguardava la sua curiosità, ma ben altro ancora, non si scompose e in tutta risposta gli rivolse un sorrisetto ironico ed altezzoso, dicendo: “Sono solo preoccupata per te!”
Ciononostante quella risposta non lo convinse per niente, anzi, lo fece insospettire ancora di più. Rouge era un’abile spia, capace di ingannare chiunque con una semplice frase melliflua, sicché questo la rendeva una creatura della quale meglio non fidarsi. Almeno per quanto riguardava il suo lavoro. Per sua natura, Shadow era solito dubitare di chicchessia e, ad ogni modo, riteneva di non necessitare di confidare in qualcuno né di qualsivoglia compagnia. Dunque, senza troppi crucci, decise di dar credito alle sue parole, quantunque gli fosse chiaro come il sole che la pipistrella stesse nascondendo qualcosa.
Il riccio bicolore le passò a fianco per sorpassarla, pronto a ripartire. Ma prima di andarsene, le disse: “Ho delle faccende da sbrigare”.
“Stai andando da quella ragazza?” chiese lei, infine, alle spalle del nero, incrociando le braccia. Shadow esitò ancora qualche istante, esterrefatto. Poi, senza neanche voltarsi, strinse i denti e se ne andò a grandi falcate da lì, con una velocità tale da creare una forte folata di vento, in grado di agitare il verde fogliame di quella radura.
Rouge lo seguì con lo sguardo, finché non scomparve, poi lo distolse, abbassandolo verso il prato, afflitta.

Colpito e affondato.











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Angolo dell'autrice: 11 giorni, sto peggiorando. Ma purtroppo, peggiorerò ancora di più, perché il 13 parto e non credo di riuscire a postare il seguito entro quella data. Torno il 17 agosto, quindi per allora, dovrei postare il prossimo capitolo. 
Spero che anche questa volta il capitolo vi sia piaciuto e, come sempre, segnalatemi tutti gli errori che trovate! :3 
Un bacio,
Rory
   
 
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