Quando
aprii gli occhi vidi un lampo luminoso squarciare
il buio della caverna. Credevo di sognare o che fosse
un’allucinazione dovuta
al lancinante dolore che pervadeva tutto il mio corpo, a partire dal
braccio
sinistro, il quale era gonfio e pieno di ematomi blu, neri e violacei.
Quando
la luce si diradò notai un’alta figura di fronte a
me, con un grande cappello grigio: Gandalf era tornato. Sorrisi
debolmente,
felice che lo stregone fosse finalmente giunto in nostro aiuto. Nella
mano
destra stringeva il suo inimitabile bastone, mentre nella sinistra
aveva
Glamding, la Battinemici.
-Prendete
le armi e combattete! – gridò, incitando i miei
amici.
Io
tentai di alzarmi per cercare la mia spada, ma il
dolore era insopportabile. Intorno a me i miei amici si erano
riappropriati di
asce e spade e stavano affrontando gli orchetti valorosamente. Vidi
Bombur
buttarne nel vuoto alcuni, spingendoli con la sua enorme pancia, mentre
Fili e
Kili combattevano schiena contro schiena.
Thorin
con un fendente spinse giù dalla struttura il Re
Goblin e in pochi secondi mi fu accanto: -Ti fa molto male? –
domandò, ma
osservando gli ematomi si rispose da solo.
-Ce
la faccio, devo solo prendere la mia spada – dissi,
soffocando una fitta violentissima al braccio.
-La
tua spada la ho io -disse serio Thorin – E tu non
devi muoverti. Cerca di tenere il braccio più fermo che
puoi, al resto ci penso
io –
Cogliendomi
completamente di sorpresa, Thorin mi prese in
braccio, sorreggendomi con un braccio e stringendo la spada
nell’altra.
-No,
fermo, ma che fai?! – dissi io -Così ti rallento e
basta –
-Ti
salvo la vita, ecco cosa faccio – disse lui,
accennando un sorriso che per qualche secondo mi fece scordare del
dolore -Dopo
mi ringrazierai -
-Seguitemi!
– gridò Gandalf, sopraggiungendo dal fondo
della stradina.
Iniziammo
a correre, seguendo lo stregone in fila
indiana. Il trambusto sulla struttura di prima doveva aver attirato
l’attenzione di tutti gli altri Goblin della Montagna, che in
breve tempo ci
furono addosso. In testa al gruppo, Dwalin si impossessò di
un lungo palo e
iniziò ad avanzare spingendo decine di orchetti alla volta
giù dai ponti e
dalle strade, per poi attaccare a mano libera.
Io
osservavo Thorin e gli altri abbattere i nemici in
maniera eccezionale, senza mancare un colpo. Pur con il mio peso
addosso,
Thorin si muoveva con una grazia degna di un principe, uccidendo i
Goblin con
fendenti perfetti.
Bofur,
alle nostre spalle, tagliò una delle corde che
sorreggevano la struttura dinnanzi a noi, la quale si disfò
su se stessa,
afflosciandosi e portando nel baratro tutti gli orchetti che vi erano
sopra.
Kili
afferrò una scala e spinse giù molti nemici, i
quali, armati di frecce cercavano in ogni modo di ucciderci. Saltammo
poi su
una grande altalena e dopo qualche tentennamento giungemmo a terra, non
senza che
il mio braccio si facesse sentire. Gandalf scagliò un enorme
masso contro i
Goblin grazie al suo bastone magico, spianandoci la strada fino ad un
ponticello traballante.
Stavamo
per attraversarlo, quando il Re dei Goblin
comparve dal nulla, sbarrandoci la strada: in pochi secondi fummo
circondati
dagli orchetti, perdendo ogni possibilità di fuga. Erano
centinaia, bassi,
brutti e armati di bastoni e pugnali.
-E
così credevi di avermi sconfitto? – disse il Re
Goblin, riferito a Gandalf -Dimmi, cosa credi di fare ora? –
In
tutta risposta lo stregone lo colpì con due fendenti
perfetti: -Sarò sconfitto – disse quello in modo
arrendevole, prima di morire.
Il peso del suo corpo spezzò i sostegni della struttura
sulla quale ci
trovavamo, facendola collassare su se stessa.
Scivolammo
per diversi metri nel vuoto fino a quando la
struttura rallentò e si fermò definitivamente.
-Poteva
andarci peggio! – disse Bofur sarcastico,
constatando che nessuno di noi ci aveva rimesso le penne.
All’improvviso
però il corpo del Re Goblin piombò
dall’altro, schiacciando quelli di noi che erano rimasti
incastrati, me
inclusa.
-Vuoi
scherzare?! -gridai io a Bofur, mentre per
l’ennesima volta ero sul punto di impazzire per il dolore al
mio braccio
spezzato.
-Oh
no -disse Kili, osservando un’orda di Goblin che
sopraggiungeva dalle grotte sovrastanti -Ci raggiungeranno! –
-L’unico
modo per sopravvivere è la luce del giorno –
disse Gandalf, aiutando gli altri che erano rimasti incastrati
– Seguitemi! –
Thorin
mi prese di nuovo in braccio e iniziammo a seguire
lo stregone attraverso delle strette gallerie buie fino a quando in
lontananza
vedemmo una luce, la luce del giorno.
Quando
misi la testa fuori da quel focolaio di Goblin mi
sembrò di rinascere: l’aria era fresca, la luce
del sole calda e accogliente e
persino la mia ferita sembrava far meno male.
Corremmo
ancora per un po’ fino a quando non fummo più
che sicuri che i Goblin non ci stessero inseguendo. Thorin mi
poggiò a terra,
palesemente sfinito per aver corso tanto a lungo con la mia zavorra.
-Gandalf
devi aiutarla – lo supplicò lui -Le hanno
spezzato un braccio, non può proseguire così
–
Diedi
un’occhiata al mio braccio e constatai che era
messo veramente messo male: era gonfio il doppio rispetto a prima e
ovunque era
coperto di lividi neri, mentre del sangue scuro era raggrumato nei
punti in cui
avevano calato il martello.
-Posso
solo ricomporle le ossa – spiegò lo stregone,
osservando le mie ferite – I lividi dovranno guarire in modo
naturale
-Ti
prego, fai tutto ciò che puoi – lo pregai io. Non
avrei resistito un minuto di più in quelle condizioni.
Gandalf
prese il suo bastone e lo fece passare sopra il
mio braccio, borbottando parole in una lingua che non conoscevo. Sentii
svanire
il dolore lentamente, le ossa ricomporsi e le lesioni interne svanire.
Quando
ebbe finito sentivo solo un leggero fastidio
causato dei lividi, nulla a confronto con ciò che avevo
provato fino a pochi
istanti prima.
-Ti
ringrazio di cuore Gandalf – dissi io abbracciandolo.
-Attenta
però – mi ammonì lui, guardandomi
dritto negli
occhi -Non calcare troppo la mano. Ha bisogno di un po’ di
riposo –
Io
annuii, mentre Thorin mi consegnava la mia spada e la
riponevo nel suo fodero. All’improvviso però notai
che all’appello mancava
qualcuno: -Dov’è finito Bilbo? –
domandai, guardandomi intorno alla ricerca
dello Hobbit -Qualcuno lo ha visto? –
-Credevo
fosse con Dori! – disse Dwalin.
-Non
date la colpa a me -ribattè l’accusato, con aria
offesa.
Tutti si misero a fare supposizioni, fino a quando Thorin non si
intromise.
-Ve
lo dico io cosa è successo. Il signor Baggins ha
visto la sua occasione per tornare a casa e la ha colta – il
suo sguardo era
pieno d’odio e questa cosa mi dispiacque molto -Cercarlo
sarebbe solo tempo
sprecato. Oramai sarà già lontano… -
-In
realtà non è vero – Bilbo fece la sua
comparsa,
perfettamente integro.
L’espressione
di tutti -eccetto quella di Thorin e Dwalin
– si allargò in un ampio sorriso. Io gli andai
incontro e lo abbracciai
stretto. Ero felice che almeno lui non si fosse fatto male.
-Ti
davamo per disperso! -disse Kili – Ma come hai fatto
a evitare i Goblin? –
-Già…
come? – gli fece eco Dwalin con un’espressione
molto scettica.
Lo
Hobbit non rispose, si limitò solo a infilarsi
qualcosa che non riuscii a distinguere nelle tasche del gilet: -Ma che
importanza ha? E’ tornato, questo è
l’importante – disse Gandalf, con uno
strano sorriso.
-Ha
importanza -lo rimbeccò Thorin, cupo -Perché sei
tornato? –
Bilbo
mi lanciò un’occhiata che valeva più di
mille
parole: -Perché qualcuno mi ha aperto gli occhi –
io risposi con un sorriso -Io
ho una casa che mi attende al ritorno, un letto soffice e una buona
cena. Voi
non la avete, una casa. Vi è stata portata via. Per questo
motivo voglio
aiutarvi a riconquistare Erebor: in questo modo capirete anche voi cosa
vuol
dire poter dormire al caldo la notte e sentirsi a CASA –
Bilbo si rivolse a
Thorin -E lo so che dubiti di me, insomma, lo hai sempre fatto! E
figurati,
anche io dubito di me. Ma se in qualche modo posso aiutarvi, sappiate
che lo
farò con piacere –
A
quel punto Thorin abbassò lo sguardo, probabilmente
sentendosi un idiota per aver attaccato Bilbo in quel modo. Eravamo
tutti
commossi dalle parole dello Hobbit e addirittura Ori iniziò
a tirar su con il
naso, mentre Balin si asciugava qualche lacrimuccia.
All’improvviso
però un ululato sinistro ci riportò alla
realtà. I mannari e gli orchi non erano lontani.
-Maledizione
-imprecò Thorin, cercando di capire da che
punto provenissero gli ululati -Siamo finiti dalla padella… -
-…Alla
Brace – concluse Gandalf per lui -Prendete le
vostre armi e correte! –
E così ancora una volta fummo costretti a fuggire dagli orchi.
Spazio Autrice:
Buonsalve a tutti, miei cari lettori!
Lo so, questa volta sono in anticipo, ma per una semplice ragione: questa notte partirò per le vacanze alla volta delle Marche e poi della Grecia e per tutto questo tempo non riuscurò ad aggiornare... Mi sembrava cattivo lasciarvi per dieci giorni senza uno straccio di capitolo, così mi sono preparata in anticipo.
Dunque, cosa ne pensate? Ci avviamo sempre di più verso la fine della prima parte della storia, visto che mancherà un capitolo, al massimo due. Anche in questo capitolo ho mantenuto intatti diversi dialoghi, mentre alcuni sono stati modificati per introdurre la nostra bella protagionista!
Questa settimana sarò breve visto il caldo allucinante che sta pervadendo la mia casa, vi ringrazio di cuore, ogni singolo lettore, per la vostra continua presenza e vi do appuntamento al mio ritorno (all'incirca il 17) per un nuovo capitolo....
Ringrazio gli dei per avermi concesso una piscina in giardino e detto ciò corro subito a farmi un tuffo!
Un bacione,
Jenny