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Autore: sonia1977    04/08/2017    1 recensioni
La storia partecipa al contest indetto da MadameT che si chiama "Un'immagine, alcune parole e... Sherlock Holmes!" ho avuto l'immagine di John che dorme sul divano, e Sherlock che da il biberon a Rosie, questo è il risultato...
“John sono, quasi, le cinque di mattina, la temperatura sta calando e per tutti serial killer se non la smette di piangere, la uccido. Diamole del latte tiepido, una di quelle canzoncine per bambini e speriamo che dorma fino alle otto”
Sono accennate sia la John/Sherlock che la Mycroft/Gregory
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nello spazio un satellite percorreva l’ennesimo giro intorno alla Terra, quando all’improvviso si fermò e il suo potentissimo occhio cominciò a stringere sull’Europa, qualcuno voleva vedere qualcosa e lui era pronto a servire quella mano invisibile.
Un uomo con un paio di occhiali rettangolari stava chiedendo al satellite di mostrargli una zona ben definita, scrivendo le coordinate sul PC.
L’occhio meccanico obbedì senza indugio, rapidamente, dall’ampio emisfero boreale si spostò sull’Europa, si restrinse sul Regno Unito, da lì si spostò verso l’Inghilterra, poi Londra e infine Baker Street, e si arresto ammirando il tetto del 221B.
L’uomo rilassò la postura, sembrava tutto apposto, schiacciò un paio di altri pulsanti e il computer gli diede la visione a raggi infrarossi, c’erano quattro persone dentro,
“Bene, sono tutti lì” mormorò con voce serena, digitò il codice per annullare l’operazione e cancellarla dai database.
Nello spazio l’occhio meccanico era tornato a guardare quella parte di mondo e altrettanto silenziosamente tornò a girare intorno al pianeta pronto a vedere tutto quello che i suoi amici del MI6 volevano vedere, anche se forse era meglio segnalare subito quel nuovo campo in Afganistan.
 
Un urlo squarciò la notte, un paio di occhi chiari si aprirono di scatto e un lamento uscì dalle labbra dischiuse per il gran caldo, trentasei gradi alle due di notte era una temperatura che non si era mai registrata prima,
“Si è svegliata ancora, è la quarta volta stanotte!” mormorò John strofinandosi gli occhi con i palmi sudati, la maglietta azzurra appiccicata alla pelle gli dava noia, il lenzuolo che si era aggrovigliato intorno alle gambe fu calciato via
“Vado, ero già sveglio, la mia mente si ribella al ristagno1, ma anche a questo caldo John!” esclamò la voce scocciata e baritonale di Sherlock Holmes, mentre scendeva dal letto scalzo con solo un paio di boxer indosso, mentre il povero medico si chiedeva che colpa ne aveva lui se il caldo gli distruggeva le sinapsi,
“Non centro niente con il caldo e mettiti una maglietta” gli gridò dietro il medico
“Hai paura che la bellissima donna di là rimanga folgorata?” replicò subito, rimettendo la testa nella stanza, per poi scansare il suo cuscino che atterrò con un tonfo sul pavimento, ascoltando Watson ridere nel guanciale per non dargli la soddisfazione di sentirlo, andò nella camera accanto, povero John si è dimenticato che il suo udito è finissimo.
“Rosie cosa c’è? Lo capisco che questo caldo può essere soffocante, trentasei gradi in piena notte a Londra, inaccettabile vero? Neanche fossimo ai tropici! Che ne pensi se andiamo a vedere che tempo fa in Florida? Magari possiamo convincere papà ad andare in vacanza e possiamo far pagare tutto a Mycroft, il quale per te stravedere, cosa che non mi spiego, ancora, perché Rosie troverò una spiegazione a questo suo comportamento, lui non prova affetto per nessuno, poiché tenere alle persone non è un vantaggio, ma tralasciamo questo dettaglio e torniamo al discorso principale; perché non sfruttare, l’Inghilterra, per andare in vacanza?” John sentiva la voce dolce e tranquilla di Sherlock parlare con Rosamund a tavoletta, neanche prendeva fiato, avevano capito, tempo prima, che se faceva così smetteva di piangere per ascoltare gli sproloqui di quella disgrazia vivente che si era scelto come compagno, per chissà quale motivo la voce di Holmes sembrava calmare la bambina all’istante, infatti, le grida di sua figlia erano scomparse, era sicuro che se fosse andato a vedere, li avrebbe trovati nella sua ex-camera, davanti al PC, a controllare il tempo in Florida, con Sherlock seduto in terra con la schiena appoggiata al muro, le lunghe gambe allineate con il PC sulle ginocchia e Rosie in braccio, in modo tale che la piccola fosse seduta davanti allo schermo, con la schiena appoggiata al suo torace, pelle contro pelle, incredibile ogni volta che ci pensava, Holmes così poco avvezzo ai contatti umani, ai sentimenti, con Rosie non si faceva problemi, la prendeva in braccio, le dava da mangiare, la sbaciucchiava e quando glielo aveva fatto notare, Sherlock, aveva messo il muso per quasi quattro giorni, e non gli aveva rivolto la parola per quarantotto ore, però prima del mutismo aveva replicato stizzito “non sto sbaciucchiando Rosie, non so neanche cosa significa quel termine, sto facendo un esperimento scientifico sulla tolleranza dei bambini alle dimostrazioni di affetto e sentimentalismo, ora che ne ho uno sotto mano cui posso fare di tutto senza che la madre urli al maltrattamento, ne approfitto, non si sa mai potrebbe tornare utile per qualche caso” il tutto condito da una nota di profonda offesa nella voce e una porta sbattuta, gli ci volle una settimana per farlo sbollire del tutto.
Trenta minuti più tardi Rosie dormiva di nuovo e Sherlock era tornato a letto
“Approfittiamo dell’Inghilterra per andare in vacanza?” chiese John piegando leggermente la testa verso l’altro sorridendogli, osservando una goccia di sudore scivolare via dai capelli morbidi e ondulati del consulente investigativo.
“Mycroft non negherebbe nulla a tua figlia, Watson!” esclamò con stizza. John la percepiva ogni volta che si mettevano della stessa frase il fratello e la figlia, aveva notato che al maggiore degli Holmes la figlia era entrata subito nelle corde, e si era accorto che Sherlock chiedeva con più gentilezza del solito quello che gli poteva servire da Mycroft, ma i due si ritrovano ad azzannarsi alla gola per dimostrare che l’uno conosceva meglio l’altro, entrambi non avevano intenzione di cedere di un passo, come il più giovane aveva ammorbidito i modi, l’altro s’irrigidiva nei suoi, ricordando al minore che provare affetto per qualcuno era uno svantaggio, a quel punto Sherlock pronunciava il nome di Lestrade con la conseguente fuga del governo inglese con porte sbattute e stridii di violino.
Sherlock sbuffando si alzò dal letto mise la vestaglia e si scagliò fuori dalla porta, l’idea che Mickey potesse ignorarlo non gli andava a genio, quando s’interessava a lui, lo irritava a morte, ora qualcosa di non ben definito, gli stava stringendo lo stomaco, non poteva prendersela con Rosie, anche lui adorava quella bimba, ma il suo fratellone aveva preso a rimproverarlo perché mostrava eccessiva gentilezza nelle sue domande, cose dell’altro mondo, prima lo rimproverava che non si curava di lui e ora che era un po’ più gentile, s’irritava perché lo era, ringhiò sommessamente alla finestra, osservano Baker Street illuminata dai lampioni.
“Sherlock, sei geloso di Rosie?” la voce di John arrivò preoccupata alle sue orecchie
“No… non dire stupidaggini John”
“Allora spiegami perché t’irriti tanto il fatto che Mycroft passi del tempo con la bambina? Perché non lo capisco, davvero Sherlock, perché?” il dottore si era piantato al centro della stanza con l’aria di voler ottenere risposte all’istante, teneva gli occhi azzurri puntati sulla schiena del detective e stentava a credere al perché Sherlock reagisse così, ma prima che potesse formulare una frase che spiegasse a Holmes che per quando la figlia stesse a cuore al fratello, niente e nessuno avrebbero potuto togliere dal primo posto nella lista delle persone cui tenere di Mycroft il suo nome; lui stesso non capiva com’era possibile che Rosie riuscisse a scaldare il cuore semi gelido di Mycroft, sempre ammesso che non ci fosse lo zampino di Greg, che da quando si frequentavano il maggiore degli Holmes era diventato incline ai sentimenti o così gli disse una volta Sherlock beccandosi un’occhiataccia dal fratello, mentre lui si strozzava con il tè, ma la bambina ricominciò a piangere, e toccò a lui andarla a prendere.
“Rosie vieni da papà” la prese e la portò di sotto, dove trovò Sherlock ad armeggiare con biberon e latte in polvere
“Ha già mangiato” gli fece notare il medico appena lo vide in cucina davanti al microonde
“John sono, quasi, le cinque di mattina, la temperatura sta calando e per tutti serial killer se non la smette di piangere, la uccido. Diamole del latte tiepido, una di quelle canzoncine per bambini e speriamo che dorma fino alle otto” ringhiò il detective, scostandosi con una mano un ciuffo umido di sudore dalla fronte, il medico non poteva dargli torno erano giorni che non dormivano più due ore filate, se l’idea avesse funzionato, avrebbero dormito per quasi tre ore di fila, un miracolo.
John non poteva dimenticare il caso che stavano seguendo e con Sherlock assonnato, alle prese con un killer di anziane signore, Donovan, Anderson e un Lestrade che ha perso l’unico neurone che possedeva dietro l’altro Holmes2, erano una somma di fattori cui non voleva sapere il risultato, per cui acconsentì rapidamente; già Holmes non teneva a freno la lingua neanche a chiederlo, figuriamoci poi se era a corto di sonno, irritabile come può esserlo un bimbo di cinque anni cui hanno tolto il suo giocattolo preferito in un’estate torrida come quella; gli consegnò la figlia e si sdraiò sul divano chiudendo gli occhi, mentre l’altro aveva intavolato una discussione/monologo sui batteri che stavano moltiplicandosi su di un piatto che era nel lavandino da tre giorni, spiegando nel dettaglio che erano quasi tutti patogeni, asporigeni, e in quantità elevate, e infine attaccò un discorso che non capì sulle muffe, si stava addormentando, ma prima di crollare si chiese come mai Rosie rispondeva a grugniti intermittenti, poi fu di nuovo con Morfeo.
Rosie si esprimeva in quel modo perché aveva cinque mesi e alternava quei versetti ad allegre ciucciate di latte, con un biscotto che il detective si premurava di infilare sempre nel biberon, nonostante il medico gli avesse detto di non farlo prima dei dieci mesi.
Sherlock scivolò in salotto, dove trovò John addormentato sul divano e così apri un tono di chimica elementare e glielo posizionò sul viso in modo che la luce del mattino non lo svegliasse immediatamente, di chiudere le tende non se ne parlava, facevano troppo rumore ferendo le orecchie della bimba che, placida, dormiva e mangiava tra le sue braccia.
L’ignaro consulente investigativo, stava passeggiando su e giù per il salotto sussurrando un monologo sui diversi tipi di cenere, il sonno gli portava alla mente argomenti più conosciuti e semplici, dovendo scegliere tra un killer che faceva a pezzi i cadaveri o i diversi tipi di cenere preferì la seconda alternativa, convinto che John lo avrebbe ucciso se avesse raccontato quel caso.
La signora Hudson era salita con del latte caldo per la piccola, ma tornò indietro praticamente di corsa per recuperare la polaroid che le regalò, per Natale, una sua amica e ritornò su cercando di non farsi sentire, facendo capolino con la testa dalla porta socchiusa della cucina trovò Sherlock a passeggio per il salotto, ciarlando di cose inutili, secondo lei, in questo caso l’argomento era virato alle polveri sottili e allo smog, scattò una foto e rapidamente tornò da dove era venuta.
Lo spettacolo che aveva appena visto non era una cosa su cui avrebbe scommesso un solo penny, ma quel ragazzo era cambiato moltissimo da quando John Watson era apparso nella sua vita, non che fosse diventato quieto e ordinato, ma non lo trovava più con un ago in vena e con chissà quale schifezza in circolo, senza contare tutti quegli esperimenti pericolosi ed esplosivi che faceva di continuo.
Andò nella cucina e prese da un cassetto una calamita e una penna, con sui scrisse una didascalia sulla foto.
John le aveva comprato, delle calamite, qualche mese prima, per aiutarla a ricordarsi di prendere le medicine che le aveva segnato su un foglio con nomi e orari, e attaccato al frigo, ma lei le usava sopratutto per decorare quest’ultimo con la lista della spesa per quei due screanzati; appoggiò la foto sul frigo bloccandola con una calamita a forma di cono gelato.
 
 





















 
Decise subito che quando fosse morta quella foto andava prima a quei due ragazzi e poi a quella piccola stella che aveva portato finalmente equilibrio in casa Holmes.  
Tornò a dormire e chiudendo gli occhi comprese che il violino di Sherlock stava intonando la ninna nanna di Brahms, ovviamente il giorno dopo Holmes avrebbe negato con forza di aver anche solo pizzicato le corde con quella melodia infantile.
“Caro ragazzo…” mormorò girandosi e crollando subito cullata dalle note come gli altri due occupanti della casa.
 
05:21
 
- Vacanza. Florida. Miami. Orlando. SH –
 
- Sei pazzo? MH –
 
- Rosie sente caldo. SH –
 
- Florida. 15 giorni. Consideralo fatto, fretellino. MH –
 
- Grazie. SH –
 
- Sherlock! –

- Mycroft! –
 
“Cosa voleva Sherlock?” sbiascicò con voce assonnata Lestrade
“Andare in Florida e spese mie, ha usato la figlia di John come scusa” spiegò Mycroft appoggiando occhiali e cellulare sul comodino, per tornare a fissare il soffitto
“My dovresti piantarla di comportarti così è geloso!” ridacchiò Gregory mettendosi su un fianco e appoggiando la testa alla mano
“Lo so!” replicò con un ghigno da faina Holmes
“Mycroft Andrew3 Holmes, lo stai facendo apposta!” esclamò scandalizzato il poliziotto
“Esattamente, Gregory, è alquanto divertente vedere Sherlock annaspare per capire che è geloso e rifiutarsi di accettarlo”
“Sei terrificante!” mormorò da dentro il cuscino su cui era crollato
“Lo so!” rispose sorridendo, adorava il suo fratellino, era divertente prenderlo in giro, sicuramente avrebbe capito, alla fine, che lui sapeva e allora la vendetta sarebbe stata implacabile, ma fino ad allora, poteva ridere a spese di Sherly.




Angolo Autrice:
1 – Lo afferma Sherlock parlando con John nel film “Sherlock Holmes” dopo il caso Blackwood
2 – Lo dice Mycroft presentandosi a Mary Morstan Watson dopo che Sherlock la butta giù dal treno in corsa
3 – Non ho idea di quale sia il secondo nome di Mycroft, così ho optato con Andrew perché mi piace a me, ma soprattutto perché ci si chiama Jim Moriarty nella serie della BBC
  
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