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Autore: 50shadesofLOTS_Always    05/08/2017    4 recensioni
Dal testo: “« Sei felice? ». Tony si ricordò che Babbo Natale era già arrivato nelle case. E quel regalo lo ripagava dei precedenti mai arrivati."
La vita del genio, filantropo, plurimiliardario ed ex-playboy Tony Stark continua e, stavolta non è solo. Al suo fianco Pepper, l'unica donna di cui gli sia mai importato davvero, in mezzo agli ostacoli della quotidianità. Non senza un po' di azione...
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Al contrario della precedente ff/prequel "Take me Back To the Start", questa raccolta sempre senza una precisa trama è nata adesso, frutto della mia nostalgia per questi due adorabili zuzzerelloni. Quindi la parola la chiave è ancora una volta PEPPERONY!
[ancora probabile OOC di Tony/ perchè l'attesa di nuovi film porta speranza eheh/ dannatamente song-fic]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Nuovo personaggio, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iron Family'
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Tic tac, nervous? 

For one so small, you seem so strong
My arms will hold you, keep you safe and warm.

 
Pepper venne portata d’urgenza in terapia intensiva, perché effettivamente stava avendo le contrazioni.
Se fino a quel momento Tony era stato in grado di tenere testa al panico che minacciava di sopraffarlo, in ospedale, il suo autocontrollo andò a farsi benedire soprattutto perché non sapeva cosa stesse succedendo, visto che era laureato in tutto fuorché ostetricia.
Dovette aspettare un paio di minuti prima di poterla seguire in una stanzetta. La ritrovò distesa su un lettino con indosso una vestaglia ospedaliera e il suo primo impulso fu quello di accostarsi nonostante la palese stizza delle infermiere, che la monitoravano in attesa dell’emocromo.
Pepper si aggrappò al suo braccio, lanciandogli uno sguardo terrorizzato intanto che le veniva somministrato un farmaco, di cui non aveva neanche captato il nome, nella speranza di tardare il distacco precoce della placenta. Solo nel tempo in cui l’avevano trasportata fin lì su una sedia a rotelle, aveva potuto prendere coscienza di quanto stava accadendo e più di tutto, di quanto fosse impreparata. I corsi pre-parto e le visite dal ginecologo le erano sembrate normale routine. Pensava di avere ancora un ampio lasso temporale prima di giungere all’inevitabile traguardo.
Tony comprese che, sebbene si fosse mostrata apparentemente distaccata nel precipitare degli eventi, stava cedendo ad ogni fitta. Toccava a lui, doveva accantonare i propri timori e passarle un po’ del proprio carattere. Lei si era meritata un po’ di fragilità dopo tutto quello che le aveva fatto patire.
« Hai mai notato che ogni volta che c’è una festa, abbiamo un problema? – lei si volse a guardarlo, come se fosse impazzito - Comincio a pensare che siamo troppo magnetici, continuiamo ad attirare guai ».
Le regalò un sorriso che per fortuna, insieme alla pessima battutaccia, la distrasse un po’ dal dolore.
« Adesso la colpa sarebbe mia? » rispose lei di rimando.
Una volta tanto era in grado di apprezzare il suo sarcasmo.
« In un certo senso, sei tu che hai voluto sposare Iron Man »
« Sì, forse… Me la sono cercata – disse, serrando la mascella ad una nuova fitta - Tony… »
« Respira ».
Nell’incoraggiarla scongiurò che non sentisse quanto fosse atterrito perché almeno uno dei due doveva restare lucido. Si era informato su ciò che sarebbe successo in sala parto, venendo a conoscenza di cose che se avesse potuto, avrebbe evitato di scoprire.
« Ho paura » ammise con un guaito. In un’altra situazione non l’avrebbe mai fatto, si sarebbe tenuta tutto per sé perché di solito era lei la roccia.
Tony le passò la mano libera dietro il collo e la avvicinò, posandole un bacio sulla fronte per tranquillizzarla.
« Guardami – attese che obbedisse - Se continui così dovranno assumerti nella squadra e io finirò per essere degradato a mascotte ».
Pepper abbozzò un sorriso e mai come in quel momento, fu sicura che il loro rapporto avrebbe funzionato. Quando aveva indossato l’abito da sposa, aveva avvertito uno strano peso sul cuore che adesso si era interamente disfatto in polvere.
« Sono qui » aggiunse lui, scostandole i capelli dagli occhi.

Quando però più tardi, gli fu comunicato che era necessario un cesareo a causa della conseguente sofferenza della bambina, perse quasi completamente la testa.
« Signor Stark, lei deve aspettare di là » ripeté la Dottoressa Jackson, forse per la centesima volta in quei cinque minuti, da quando aveva messo piede lì dentro.
« Balle! Io entrerò in quella sala che le piaccia o no »
« Mi spiace, ma non ho creato io le regole ».
Pepper sapeva che ancora non aveva visto il vero Tony Stark, la personificazione della testardaggine.
Quelle parole non lo avrebbero rabbonito, tantomeno fermato.
« Voglio parlare col capo reparto » rispose lui difatti, assumendo un tono perentorio.
« Tony » mormorò lei, semisdraiata sulla lettiga, quasi sul punto di lasciarsi cadere sul pavimento.
Il dolore aveva raggiunto soglie insopportabili, così come la frustrazione del neomarito.
E lei non aveva voglia né energie di insorgere per entrambi.
« Un secondo, tesoro. Risolverò questa faccenda »
« Signor Stark… » sospirò la Dottoressa, alzando gli occhi al cielo.
« Pretendo in quanto onesto cittadino americano di poter scambiare quattro parole col primario di questa struttura che vi ostinate a chiamare ospedale! ».
La Dottoressa inarcò le sopracciglia, valutando l’idea di dargli un sedativo e quasi nello stesso momento, Tony sentì qualcuno bussare alla propria spalla. Un addetto alla sicurezza. Si volse appena per vedere un uomo di colore, un metro e novanta per novanta chili di peso sulla soglia. Lo indicò con un pollice mentre tornava a guardare il medico.
« Sa che sono Iron Man, vero? » disse sinceramente sorpreso.
« E’ davvero impossibile farlo assistere? » chiese Pepper, tra una fitta e l’altra, cercando di trovare un compromesso.
Tutto pur di mettere fine a quel martirio.
« E’ il protocollo, Signora Stark » mormorò la Dottoressa con un cipiglio contrito.
Intanto un infermiere entrò, comunicando che la sala operatoria era pronta.
« Se tiene al proprio posto di lavoro… »
« Tony… »
« Aspetta, Pep… ».
Non terminò mai quella discussione perché le dita di sua moglie lo strattonarono per la giacca da cerimonia, portandoli a pochi millimetri l’uno dall’altra.
« Maria non aspetta » disse giunta sull’orlo di una crisi nevrotica.
Visto che Maria aveva deciso di nascere l’avrebbe assecondata, a qualunque costo. Non che avesse molta scelta poi.
Aveva più che altro paura per Maria, più che per sé stessa e viste le condizioni, voleva risolvere la cosa. Subito.
Tony deglutì a vuoto e parlò solo quando fu sicuro che lei non lo avrebbe strangolato.
« Non voglio »
« Non voglio »
« …lasciarti da sola »
« …dover pagare una cauzione »
« …durante l’operazione »
« …dopo il mio primo travaglio »
« Ma… »
« …e soprattutto, nel giorno del mio matrimonio » sentenziò Pepper come un ultimatum.
Poi strinse i denti ed espirò profondamente, continuando a ventilare.
« Sei sicura? » sbuffò il miliardario, stringendole una mano.
« Andrà tutto bene, ricordi? ».
Si fissarono mesti e impauriti com’era capitato loro poche volte, conoscendo con esattezza l’una la condizione dell’altro.
Tony abbassò lo sguardo sulle loro mani, sulle fedi. L’aveva già lasciata andare, non poteva permettere che accadesse di nuovo.
« Posso ancora farli licenziare »
« Mi rivedrai presto » mormorò Pepper, appoggiando la fronte contro la sua.
Non conosceva dove stesse trovando tutta quell’audacia, ma si disse che erano entrambi sulla stessa barca. Beh, più o meno.
« Stavo vincendo »
« Fa’ il bravo »
« Devo attirare l’attenzione? » scherzò più per sé stesso.  Le parti si erano invertite di nuovo.
« Non più del solito » si raccomandò lei prima di premere le labbra contro quelle di Tony.
Un bacio. Il primo di quell’interminabile giorno che servì loro a farsi coraggio l’un l’altra, nonostante fosse più angosciato di quanto sembrasse agli esterni.
« Ti amo » sussurrò prima che le loro dita si districassero.
« Anch’io » rispose lei e Tony la fissò sparire oltre il corridoio, due stanze più in là, scortata da un medico e altre due infermiere. La Dottoressa Jackson gli si affiancò.
« Signor Stark? »
« Sì, vado via »
« In realtà devo parlarle, ma ho bisogno che lei resti calmo » aggiunse, fermandolo con una mano sulla spalla. Tony afferrò l’abito da sposa che era stato piegato con cura e sistemato in una busta.
« Venga al punto, non mi piacciono i giri di parole »
« Bene, sarò concisa - disse -  Sua moglie è alla trentacinquesima settimana, il che significa che sta per affrontare un cesareo d’urgenza. Ci potrebbero essere molte complicazioni per lei e la bambina, durante l’operazione, che non dipendono direttamente da noi ».
Tony avvertì una pessima sensazione che gli fece rizzare i capelli dietro la nuca.
« Che genere di complicazioni? »
« Troppe per potergliele elencare e spiegare. La peggiore è l’emorragia interna massiva »
« Quindi? »
« Potrebbero morire. Una o entrambe – lo afferrò per un braccio quando vide il sangue defluirgli dal volto - Prima che vada in fibrillazione, devo sapere chi salvare »
« C-Cosa? – sbatté le palpebre più volte, come per ridestarsi da un sogno - Non può… »
« Signor Stark, le prometto che farò qualsiasi cosa per evitare una simile situazione. Ma… »
« Scelgo mia moglie » rispose atono, la gola secca e la bocca dello stomaco attorcigliata.
La Dottoressa annuì poi entrò nella stanza operatoria.
Tony rimase qualche secondo immobile, poi si diresse in sala d’attesa camminando come se fosse da tutt’altra parte.
Mentre le sue dita stringevano la stoffa bianca, Liza gli si avvicinò.
« Caro… » sussurrò, cercando un contatto visivo.
« Ehy - esordì Rhodey - Tutto bene? » chiese preoccupato dal colorito che Tony aveva assunto.
Lui sollevò gli occhi su Raymond che si era appena avvicinato.
« Le faranno un cesareo » rispose tutto d’un fiato quando non trovò un modo più delicato.
« Beh, credo… » cominciò Liza.
« Mi hanno chiesto chi salvare in caso di complicazioni » sospirò, smontando tutta la sua positività.

**

25 Dicembre 2008
Tony camminava su e giù, tenendosi la testa con entrambe le mani e le dita che stringevano i corti capelli scuri, consumato dal terrore che qualcosa potesse andare storto, mentre Natasha e Happy tenevano i giornalisti lontani al meglio delle loro possibilità. L’ultima cosa di cui avevano bisogno era un’improvvisata conferenza stampa.
Il Dottor Kleiner invece lo osservava con un misto di empatia e perplessità. Da quando lo aveva conosciuto, non lo aveva mai visto così in ansia per qualcosa, o meglio, qualcuno senza farsi prendere da una crisi. A onor del vero in quel caso sarebbe stato giustificato. La situazione era già critica e poteva precipitar da un momento all’altro. I coniugi Potts intanto se ne stavano seduti su due poltroncine in completo stato catatonico mentre Rhodey, vicino a loro, fissava il vuoto.
Tony guardò l’orologio, decidendo di sedersi quando vide che erano passati solo dieci minuti. Si tolse la giacca da cerimonia che Liza gli tolse dalle mani, per piegarla e riporla insieme all’abito di Pepper. Si allentò il papillon e prese a fissare la porta a due battenti, sperando che questo bastasse a farne uscire Pepper. E Maria. Sane e salve.
Avrebbe vissuto cento, mille crisi di panico pur di scambiarle con ciò che stava vivendo. Quando aveva dovuto trovare la formula per guarirla da Extremis, sapeva di riuscirci, grazie anche alla collaborazione di Bruce. Sapeva di star facendo qualcosa per “aggiustarla” perché lui era un meccanico e aggiustare le cose era il suo mestiere. Invece adesso si ritrovava costretto a stare con le mani in mano, e aspettare. Cominciò a concentrarsi su altro, come ad esempio i prossimi appuntamenti alle Industries  perché altrimenti la testa gli sarebbe esplosa. Dopo altri quaranta minuti, i più lunghi ed estenuanti della sua vita, scoccata la mezzanotte, la Dottoressa varcò la soglia con la mascherina appesa al collo. Quando Tony la vide annuire, si lasciò sfuggire un pesante sospiro di sollievo. La donna gli si avvicinò, appallottolando i guanti in lattice.
« Allora? » chiese, precedendo Ray. Doveva esserne sicuro.
« Sua moglie sta bene, un’infermiere si sta occupando di lei e tra poco potrà vederla »
« La bambina? »
« Due chili e ottantanove, trentotto centimetri e un bel taglio di capelli - lo informò la donna - E’ sotto osservazione nell’incubatrice »
« Perchè? » si informò Kleiner, sospettando che il suo ex-paziente potesse tornare ad essere paziente visto il modo in cui era concentrato ad elaborare le parole del chirurgo.
« Può andare incontro a RDS, ROP e anemia. Ma ha dimostrato di essere figlia del padre perciò io non mi preoccupo – guardò di nuovo il miliardario - E’ solo per esserne sicuri ».

L’infermiera lo condusse lungo un corridoio del reparto neonatale di terapia intensiva, al termine del quale, lo lasciò entrare in una stanza. Le luci asettiche erano state abbassate e illuminavano Pepper, distesa su una lettiga più comoda.
« Pep… Stai bene? » le chiese, svegliandola dal torpore indotto dall’anestesia.
La voce un po’ arrochita e tremante lo tradì e spezzò la monotonia dei bip dell’elettrocardiogramma che monitorava i suoi parametri.
« Non posso dire lo stesso di te » rispose lei, scrutandolo mentre si sedeva sul bordo del letto.
Allungò una mano verso la sua e Tony la assecondò, portandosela alle labbra baciandone ogni nocca. La guardò, abbeverandosi della sua sola visione. Era bella, impeccabile anche dopo aver affrontato il suo primo travaglio.
« La Dottoressa mi ha detto che le stanno facendo alcuni test, ma che promette bene » mormorò lui, quietando almeno in parte i suoi timori. A parte il proprio tremore dovuto al graduale annientamento dell’anestesia, si disse che stavano entrambe bene e che... qualcosa che non andava in lui. Aveva i capelli più spettinati del solito e gli occhi scuri come il cacao un po’ arrossati. Il colletto della camicia rossa sbottonato e il papillon sciolto attorno al collo.
« Ehy, che ti prende? » chiese preoccupata, stringendogli la mano.
« Q-quando ti hanno portata dentro, mi hann…o avvertito che potevate morire…  - tirò su col naso - Ho scelto te e… Mi dispiace » biascicò un po’ sbandato dalle parole della Jackson che gli riecheggiavano nei timpani, quasi come un promemoria.
Pepper comprese cosa stesse pensando e le venne da sorridere mentre lui si stropicciava le palpebre col dorso della mano libera.
« E per cosa? » domandò bonaria, inclinando la testa di lato.
« Sono stato egoista. Ho pensato che… potevamo… Se… ».
« Sei davvero sciocco… - gli fece spazio cosicché potesse sdraiarsi accanto a lei - Hai fatto la scelta più sensata e non devi sentirti in colpa… » aggiunse mentre Tony prendeva posto. Poggiò la guancia sulla sua spalla e socchiuse gli occhi quando Pepper strinse e sé, posandogli un bacio tra i capelli che prese ad accarezzare mentre entrambi finalmente da dopo le promesse, ebbero modo di rilassarsi.
« E adesso? » chiese Tony dopo qualche minuto.
« Adesso? »
« E’ Natale… Devo trovare un altro regalo per te »
« Un altro? »
« Sì. Avevo pensato a un tour per la nostra luna di miele, ma hai deciso di darmi il tuo regalo in anticipo »
« Semmai è il regalo che ha deciso di fare di testa sua – rispose con un sorrisetto - E poi vale per due ».
Si fissarono negli occhi e Pepper si rese conto che quelli del neomarito parlavano da soli: erano molto più cupi, segno che negli ultimi minuti il tormento era stato il suo compagno di veglia.
« Devo avere un aspetto orribile » mormorò lui, riscuotendola dal flusso di pensieri.
« Non più del normale » scherzò, passandogli un dito sulla guancia ispida.
« E’ permesso? » chiese Raymond, fuori dalla porta dopo aver bussato.
« Sì »
In risposta, udirono la voce concitata della Signora Potts e quella del Signor Potts che la esortava a non esasperare Pepper prima del tempo.
« Oh, piccola mia – si avvicinò a loro - Dovresti mangiare qualcosa »
« Tranquilla, mamma. Sto benissimo » rispose, accoccolandosi contro Tony disteso accanto a lei.

**

Scosse lievemente la testa sperando che lo lasciassero in pace. Era stata una giornata dura e voleva dormire ancora un po’, con Pepper. Il matrimonio.
‘Una cerimonia da favola’, si crogiolò nell’autocelebrazione e senza rendersene conto sorrise compiaciuto, stringendosi contemporaneamente a Pepper, Pepper, Peps…
Il ballo, la corsa in macchina, il parto…
‘E il quasi infarto’, pensò e nel fare quel riassunto, qualcuno continuò a chiamarlo da un posto che gli pareva lontano anni luce. Tanto valeva scoprire il perché di tanta insistenza.
« Signor Stark? – girò appena il capo e sollevò le palpebre - E’ pronto? ».
« Pronto per cosa? » chiese biascicando le parole mentre tentava di mettere a fuoco l’ennesima infermiera. O era la stessa che aveva assistito la Jackson?
« Per conoscere sua figlia » rispose quella a bassa voce.
Tony si guardò intorno e fuori dalla finestra vide il resto della città di Los Angeles, irradiata dal sole del pomeriggio. Seguì la donna solo quando seppe che Pepper, ancora profondamente addormentata, non sarebbe rimasta sola.

Passarono davanti alla finestra della nursery, dove almeno una decina di neonati dormivano, piagnucolavano o sgambettavano dentro a piccole culle con segnati i loro nomi. Tayler, Geremia, Jennifer.
Tony li lesse di sfuggita, ma una volta ci si era incantato. Era stato quando Rhodey aveva subito l’incidente e aveva vagato per l’ospedale in attesa di vederlo. Poi si era fermato lì, per ammirare qualcosa di bello. I bambini quel giorno non li aveva trovati bizzarri o mocciolosi. Non gli era passato per la testa che un giorno in una di quelle piccole cassette trasparenti, ci sarebbe stata sua figlia anche perché prima avrebbe dovuto riconquistare Pepper
Superarono la nursery ed entrarono in un’altra stanza dove un medico stava maneggiando alcune flebo e tubicini. Quando li vide entrare si spostò di lato e Tony potè vedere Maria. Dormiva raggomitolata sulla pancia fra un nugolo di coperte sterili, con la boccuccia appena schiusa.
« Sta bene? » domandò, non riuscendo a camuffare la propria apprensione nel vederla in quella strana scatola trasparente, riscaldata da un faretto apposito sovrastante.
« E’ la prematura più sana di cui mi sia occupata » disse mentre abbassava un pannello.
Tony si avvicinò ancora per osservarla. Era affascinato e abituato com’era a ragionare come un fisico, come uno scienziato, non potè non chiedersi come da un insieme di atomi si potesse ricavare qualcosa di così sublime. Non riuscì a toccarla, si sentiva ipnotizzato.
« Le mostro come prenderla » disse l’infermiera comprensiva.
Con una delicatezza professionale, che lui credeva solo le donne possedessero, la fece girare sulla schiena e la piccola mostrò il suo disappunto, imbronciandosi.
« La cosa fondamentale che deve ricordare è che testa e collo hanno bisogno del massimo supporto. Quindi la destra sostiene… - lui seguì le istruzioni, annuendo di tanto in tanto - Ora provi lei ».
Gli aveva mostrato tutte le accortezze possibili e gli errori da non fare, ma non sapeva se n’era in grado. Prese un bel respiro poi si avvicinò alla piccola, di nuovo distesa nella culla. Sistemò una mano dietro il collo, poi sotto la testa dove già faceva capolino, da un berretto in miniatura di lana rosa, un ciuffo di capelli scuri come i propri, e l’altra sotto il sederino fasciato da un pannolino. La sollevò con cautela e la tenne davanti a sé, appena sotto il petto così da poterla guardare. Come se fosse fatta di vetro. Le proprie mani grandi e callose erano in contrasto con quel corpicino delicato, di neanche tre chili. Ad ogni respiro gli sembrava di poterla stritolare, lui che aveva sempre avuto a che fare con sostanze chimiche altamente tossiche, bulloni da stringere e armi esplosive. Non aveva mai tenuto in braccio un neonato e l’emozione era quadruplicata se quel neonato era carne della propria carne.
Tony era diventato un unico blocco di marmo, gli occhi nocciola puntati su quel fagottino che improvvisamente era diventato il fulcro del proprio universo. Quasi non si accorse di star trattenendo il fiato mentre la creatura muoveva le minuscole braccia con un che di ribellione.
« Direi che se la cava anche senza di noi… » concluse l’infermiera che uscì dalla stanza col collega per lasciarlo finalmente solo con la sua primogenita.
Dovette sedersi perché per la prima volta, le proprie ginocchia erano diventate gelatina. Sentì il cuore saltargli in gola mentre la presa di consapevolezza sulla propria vita lo travolse fino quasi ad intontirlo.
Maria era divenuta il significato della propria esistenza, dell’esistenza di Pepper. Era l’anello di congiunzione fra loro, il tassello mancante al completamento di un quadro più grande.
Rappresentava quello che gli aveva detto Yinsen sul non sprecare la sua vita e il retaggio: una nuova possibilità per sé, per Pepper e non deluderla.
« Ciao - sussurrò d’impulso, pur sapendo che non era in grado di rispondergli né tantomeno di capirlo, continuò - Io… Io n-non so cos-a si debba dire in questi casi, ma… Sono il tuo papà » ridacchiò nervoso come se le stesse rivelando un segreto, e vide l’ombra di un sorriso colorarle il visetto ancora un po’ arrossato.
Rimase così per un po’ finché non vide che la posizione le era scomoda. Facendo attenzione ad ogni minima mossa la fece distendere sul proprio avambraccio, come se stesse sorreggendo una cesta.
Maria emise un mugolio prima di spalancare le ciglia scure per rivelare due occhioni azzurri.
« Wow… » mormorò Tony, senza quasi farci caso.
Quelle iridi gli ricordarono che Pepper lo stava aspettando, così si alzò piano piano e aprì la porta con un calcetto. Si guardò attorno, tenendola contro il petto e continuando a cullarla, poi riprese il percorso dell’andata. Quando si fermò in sala d’attesa trovò un vero e proprio schieramento.
« Appena nata e già hai un fan club » disse, guardando verso la figlia che ancora teneva in ostaggio la sua mano. Tutto il gruppo a cui partecipavano Natasha, Rhodey, Happy, Peter e Clint con la moglie, si avvicinò per incontrare la nuova arrivata.
« Credevo che foste impegnati a svolgere qualche commissione per Monocolo » esordì, sfidando gli smeraldi della spia russa.
« Infatti, siamo in missione » rispose la Vedova.
« Cioè? »
« Vedere se l’erede Stark ha preso la bellezza materna al posto del brutto muso che ti ritrovi » rispose una voce molto nota. Nick apparve infatti in abiti civili, scortato da Wanda, Hill e Wilson.
« Beh… A quanto pare le nostre preghiere sono state esaudite » borbottò Barton, ricevendo un pugno sul braccio dalla moglie.
« Guarda che occhi » intervenne Wanda, mettendosi sulle punte dei piedi.
« Opera della mamma » ammise il miliardario, non riuscendo a trattenere un cipiglio di orgoglio.
« Sei sicuro che sia tua figlia? » aggiunse Wilson, affacciandosi per vedere Maria, che dopo aver visto tutte quelle nuove facce sconosciute, tornò a fissare il suo papà.
« Già, è un po’ troppo carina » commentò la Hill mentre Tony prendeva nota su come ucciderli uno per uno.
« Ne avete per molto? »
« Si è offeso » commentò la Romanoff, facendogli il verso.
« Chi è qui che a) è stato proclamato sex symbol dell’anno e b) tiene tra le braccia una ragazza innamorata del sottoscritto? Esatto, nessuno di voi – ridacchiarono quando rilevarono che realmente la piccola pareva non avere occhi per nessuno a parte Tony - Peeeerciò… Se non vi dispiace, devo portare questa fanciulla da sua madre ».
 
L’ago della fisiologica le dava un po’ fastidio, ma cercò di riprendere sonno. Tony si era alzato da un’ora ormai e l’infermiere che aveva trovato a fianco del letto le aveva detto che era andato a prendere Maria. Pepper gli chiese di andare a vedere che fosse tutto a posto ma quando aprì la porta, Tony superò la soglia con un sorrisetto a fior di labbra, smentito dallo sguardo perso sul viso stravolto. Sembrava che avesse appena visto uno spettacolo dalla bellezza sovrannaturale. Pepper allungò il collo e per poco non le venne un colpo, quando si sporse su di lei per adagiare la bambina fra le sue braccia.
Prese a cullare quello scricciolo, nuovo di zecca come le armature nel laboratorio di Tony.
« Sai che ho dato vita… » disse lui, allontanandosi per vederla in faccia.
« …io ho dato vita » specificò, vagamente irritata.
« Al mio… »
« …nostro » ribadì ancora.
« Capolavoro. Sono un genio » concluse con tono meno vanitoso del solito.
Le carezzò i capelli e si abbassò ulteriormente per posarle un bacio sulle labbra, poi prese uno sgabello per sedersi vicino alla branda e si mise ad osservarle.
« Ciao, amore… » sussurrò Pepper, sfiorando il viso di Maria che subito le afferrò con tenacia il dito con cui l’aveva carezzata.
« Posso farmi aiutare da lei in laboratorio, guarda che mani… » mormorò Tony per gioco, quasi sovrappensiero.
Pepper si volse e studiandolo si disse che non lo aveva mai visto così…
« Tony? » lo interruppe, cercando di capire i suoi meri pensieri.
« Sì? »
« Come ti senti? » gli chiese con premura.
« Posso avere un attacco di panico? » rispose dopo qualche momento di riflessione, facendola ridacchiare.
Gli occhi cerulei lucidi per l’emozione erano puntati su di lui, in uno sguardo colmo di reciproco orgoglio e condivisione, un sorriso mesto faceva risplendere le lentiggini sulle guance e i capelli ramati erano raccolti sotto la nuca. Poteva sentire gli ingranaggi della sua testa che già lavorava, riordinando i loro appuntamenti con qualche noiosissima commissione o cercando di contenere tutto ciò che stava provando in quel momento.
« Sei felice? ».
Tony si ricordò che Babbo Natale era già arrivato nelle case. E quel regalo lo ripagava dei precedenti mai arrivati. Era ancora troppo emozionato.
« Come un bambino il giorno di Natale » mormorò un attimo prima che la piccola si ridestasse dal torpore.
Si girò, aggrappandosi alla vestaglia di Pepper che la accontentò. Con dolcezza, le accarezzò la testolina mentre si prendeva il suo primo pasto. Tony appoggiò il mento sui gomiti e rimase in silenzio per ammirare quello spettacolo.

Angolo Autrice: Zaaaalveeee! Miei carissimi/e lettori e lettrici, finalmente il momento che tutti (perfino la sottoscritta) stavamo aspettando: Tony è diventato papà <3 Ho cercato di esporre i suoi possibili pensieri in una tale situazione, senza esagerare per evitare di esagerare col fluff:)
Ora rispondo alle recensioni (sì, lo so: sono pigra)...

- a DjalyKiss94: mi auguro che questo capitolo ti abbia restituito un po' di ossigeno ahahah Sono contenta che il precedente ti sia piaciuto e non vedo l'ora di conoscere la tua opinione su questo :*
- a _Atlas_: hai centrato il mio obbiettivo nel descrivere il matrimonio perchè come ben sai, l'OOC è il mio neo e spero di averlo mantenuto anche stavolta :P Come vedi ho accolto il lancio del tuo hashtag #escimaria e mi auguro di ricevere il tuo perdono per le note poco  rassicuranti u.u che dirti... Mi riempi di così tanti complimenti che non so mai cosa risponderti ahahah *-*

Ringrazio di nuovo entrambe per le recensioni e la pazienza <3
Per il momento è tutto (linea allo studio xD), buonanotte e a presto!

50shadesOfLOTS_Always

Ps: le informazioni che ho usato per descrivere il momento del cesareo (la durata e la causa) le ho apprese da mia madre mentre per quanto riguarda il trattamento dei bambini prematuri l'ho appreso dal buon vecchio Wiki ;)

   
 
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