Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: LaVampy    05/08/2017    4 recensioni
cosa minaccerà la tranquilla vita quotidiana dei Viktuuri??
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Yuuri...- iniziò, ma fu prontamente bloccato dall'amico. -Possiamo parlarne dopo- disse indicando con gli occhi Viktor, e il biondo annuì, sbuffando. 

Una volta a casa, Yuri indicò agli amici la camera degli ospiti, in cui si sarebbero sistemati. La casa era nuova, una villetta in periferia abbastanza isolata, circondata da un enorme prato, e un alto muro cosparso di edera e gelsomino che garantiva la sua privacy. Yuri, contrariamente ai suoi amici, era rimasto nel mondo del pattinaggio, diventando una leggenda. 

Una volta sistemato Viktor, Yuuri scese al piano di sotto dove trovò il biondo intento a preparare una tisana, assorto nei suoi pensieri. Quella casa era molto diversa da quella precedente. Non vi erano più le gigantografia colorate, e le varie foto attaccate con il nastro biadesivo. 

Ora ogni parete era ordinata, perfetta, immacolata, segno evidente della mano di una donna delle pulizie. Non vi era un solo granello di polvere. Così come non c'era alcuna foto di Otabek. Era successo tutto un paio di mesi prima, non che Yuri si fosse mai confessato con loro. Un giorno semplicemente li aveva chiamati dicendogli che Otabek era tornato a casa sua, che lui si sarebbe trasferito in periferia e i due amici non avevano fatto domande. Conoscendo benissimo il carattere del loro amico più caro. Poi il tempo era volato, e l'argomento era stato dimenticato, o meglio era lì sepolto nelle menti di tutti. 

-Mi piace questa casa- disse Yuuri, guardando il divano in pelle nera, con piccoli led colorati. -Posso?-chiese indicando una poltrona, dopo aver preso la tazza che il biondo gli aveva allungato. 

-Macchiala e ti uccido- disse sorridendo il russo, sedendosi sul divano. Restarono in silenzio, nella stanza solo il rumore di loro che sorseggiavano la tisana. -Ora mi spieghi cosa cazzo sta succedendo?-chiese all'improvviso il biondo facendo sussultare l'altro. 

-Viktor ha una figlia- disse semplicemente dando poi il tempo all'altro di assimilare la notiza. 

-Viktor ha che cosa?-chiese il biondo guardando Yuuri. 

-Si, credo di aver reagito più o meno come te. La bambina ha meno di due anni. Ed è qui, in un orfanotrofio, perché la madre è morta- spiegò Yuuri, alzandosi per portare la tazza in cucina e cercando di calmare il tremore che aveva iniziato a sentire in tutto il corpo. 

-Scusami, non capisco, non è che una si sveglia la mattina e dice : questo bambino e di Tizio, e nessuno chiede nulla, ci vuole una firma, un foglio, un cazzo di certificato-. 

-Esatto infatti, Danika, ha dichiarato subito di essere ragazza madre, poi quando ha scoperto di essere malata ha redatto un testamento dove indicava Viktor come tutore della bambina e padre biologico-. 

-Danika? La ballerina? La migliore amica di Viktor? E' morta?- chiese stupito Yuri. -Ti dispiace ricominciare da zero, perché non ci sto capendo nulla. Inoltre Viktor non vede Danika da...-disse cercando di pensare. 

-Da circa tre anni, quando tu non l'hai potuto ospitare in quanto eri a Roma, in viaggio con Otabek, e lui ha dormito a casa sua, perché non c'erano alberghi disponibili?- terminò per lui Yuri, facendo così zittire il biondo. A Yuuri però non sfuggi il lampo di tristezza che aveva attraversato gli occhi del russo, quando aveva nominato l'ex fidanzato. 

-Ci deve essere una spiegazione logica, Viktor non ti può aver tradito, non dopo tutto quello che ha fatto per te. Hai provato a parlarne con lui?-chiese l'altro, preoccupato. 

-Dice di non sapere di nulla, mi ha pregato e scongiurato di credergli-disse l'altro, tornando a sedersi, giocando distrattamente con il bordo del tappeto.  

-Ma tu non gli credi- disse Yuri, senza accusa nella voce, anzi. Sembrava dispiaciuto per quanto stava succedendo. -Ti va di raccontarmi cosa succede?-. 

-Non c'è molto da dire perché in realtà non sappiamo molto, solo che Danika ha indicato come tutore e padre Viktor. Una settimana fa è venuta a casa nostra un'assistente sociale, snocciolando paroloni e fornendoci fogli firmati, ovviamente ci ha chiesto di pensare bene a cosa avremmo deciso perché c'era di mezzo una bambina. Come ti ho detto Viktor ha negato tutto e sembrava anche provato dalla morte di Danika. Ha detto di non sapere assolutamente che la donna fosse incinta, poi si è chiuso in se stesso. Mangia a fatica, non parla, lo hai visto con i tutto occhi. E la verità è che questa cosa mi sta logorando dentro. E' un  come se sapesse qualcosa ma non me ne vuole parlare. Io voglio credergli Yuri, sai quanto amo Viktor, ma cazzo, così è impossibile-. 

-Credo sia la prima volta che ti sento imprecare sai?-sorrise il biondo. -Ma capisco benissimo. Le bugie uccidono le storie e tutto cambia. Non siamo più ragazzini, ormai siamo uomini. Posso fare qualche chiamata e sentire cosa si dice in giro. Anche io conosco, anzi conoscevo Danika-. 

-Io vorrei solo capire cosa sta succedendo-disse Yuuri, con gli occhi lucidi, cercando senza successo di ricacciare dietro le lacrime. 

-Non crollare ora, Cotoletto-disse  Yuri. -Non crollare ora che Viktor ha bisogno di te, sono certo che ci sia una spiegazione. Viktor non ti tradirebbe mai, lui non è come...-disse interrompendosi immediatamente. 

-Ti ha tradito?- chiese Yuuri, guardando il russo. 

-Le foto sul giornale parlavano abbastanza chiaro o sbaglio?-disse l'altro con rabbia. 

Effettivamente quando avevano visto le foto, dove Otabek in un ristorante teneva la mano sulle spalle di una moretta tutta curve, si erano stupiti. Ma del resto, ci erano passati anche loro, per la stampa un abbraccio amichevole diventava una storia d'amore. Così come una semplice cena, poteva essere vista come un appuntamento galante. Certo era, che quel bacio, anche se la foto non era per nulla chiara, non poteva passare inosservato. Così come il fatto che entrambi erano stati paparazzati la mattina seguente uscire dallo stesso hotel.  

-Gli hai parlato? O lo hai sbattuto fuori di casa, senza nemmeno una spiegazione?-chiese Yuuri, poco dopo. 

-Apri quel cassetto-disse indicandogli il tavolino di fronte a lui. E quando Yuuri lo aprì vide che dentro era pieno di riviste. Non era molto bravo con il russo scritto, ma sapeva già cosa ci fosse scritto.  

-Sono solo foto Yuri, magari c'è una spiegazione- tentò l'altro, guadagnandosi un'occhiataccia dall'amico, che però non si fece intimorire. -Dovresti parlare con Altin, Yuri. Ed evitare di vivere nell'incertezza. Lui non ti ha più contattato?-chiese stupito. 

-Mi chiama ogni santo giorno, ma evito le sue chiamate, le sue lettere o le sue mail. Non c'è nulla da chiariremi ha tradito. Altrimenti perché non dirmi che era a cena con quella...-prese un grosso respiro e proseguì. -Perché non dirmi che era a cena con quella, mentre io lo sapevo agli allenamenti?-. 

-Io non lo so, ma so' per quanto ti è stato dietro, in attesa che tu capissi cosa provavi, e non credo che un paio di tette finte, possano averlo distratto da te. Lo ritengo impossibile, Altin...- 

-Otabek Altin non esiste più, fine della storia. Pensa ai tuoi casini e lascia il naso fuori dai cazzi miei- disse chiudendo con un calcio il cassetto, ed uscendo in giardino. Attese in silenzio qualche secondo e poi tornò in camera da Viktor.  

Aveva bisogno di dormire, il cambio di orario lo aveva sempre spossato, e quella volta era ancora peggio. Entrò nella camera fermandosi davanti al letto, non si stancava mai di osservare il marito dormire. Si fece una doccia veloce, prese un paio di boxer puliti, e si mise a letto, cercando di non svegliare il compagno. Si girò su un fianco, osservando nel buio la luce che filtrava da sotto la porta, rincorrendo quel sonno che nonostante la stanchezza non riusciva a raggiungere. Si rigirò nel letto più volte, arrendendosi all'evidenza. Anche quella volta non sarebbe riuscito a dormire. Proprio quando stava per alzarsi la voce di Viktor lo fermò. -Yuuri...-lo chiamò piano, accarezzandogli la schiena. -Yuuri ti prego, devi credermi-. 

-Non ho detto che non ti credo-disse Yuuri, senza voltarsi –Dormi Viktor. 

-L'hai detto a Yuri- disse sottovoce, facendo immobilizzare il giapponese. 

-Non ho detto che non ti credo, ma solo che questa storia è un gran casino e tu così non aiuti. Non ti stai fidando di me. Di tuo marito. Guardati Viktor. Da quanto non fai un pasto decente?- chiese quasi con rabbia. 

-Credi che per me sia facile?- rispose Viktor, sedendosi sul letto, appoggiando le gambe per terra. -Credi che sia semplice? Svegliarmi e scoprire di essere padre?- ringhiò ancora. 

-Invece per me è facile, Viktor? Sapere che una donna, la donna che ti ha ospitato ora dica che tu sei il padre di sua figlia? Credi per me, sia semplice?- urlò Yuuri, alzandosi dal letto, con rabbia. -Credi che tutto questo sia difficile solo per te? In questo tuo casino ci sono anche io-. 

-Sei mio marito, hai promesso di amarmi per sempre- la voce di Viktor, tremolante. 

-Sono qui? O sbaglio? Ma non posso fare tutto questo senza di te. Ti ho promesso tante cose, come me le hai promesse te. E sono qui. Viktor io ci sto provando, ma tu non mi aiuti-. 

-Cosa posso fare, per farmi credere. Veramente pensi che butterei via la mia vita con te, per una scopata di una notte?- chiese risentito Viktor. 

-Non mi pare che in passato tu non l'abbia mai fatto. Quante volte ti sei portato a letto Giacometti?-ringhiò Yuuri. Troppo tardi per bloccare quella parole, che ferirono Viktor dritto al cuore. 

-Non ti ho mai tradito, Yuuri. Mai! Ma il vero problema è che forse non mi ami abbastanza da credermi. E Giacometti appartiene ad un passato molto lontano, dove tu nemmeno esistevi. Ti ricordo che ho mollato la mia carriera per venire da te, quando ubriaco mi hai urlato di farti da coach- rispose arrabbiato il russo. 

-Ora non dare la colpa a me. Non ci provare Viktor. Sei venuto da me in Giappone, perché la tua carriera era ad un punto morto. Sei tu che hai un figlio, non io. Fino a prova contraria tra i due quello non sincero sei te-. 

-Ma tu puoi dare la colpa a me, vero? Tu puoi non fidarti e metter in dubbio il mio amore, ma io non posso farlo- urlò ancora Viktor. Troppo arrabbiato e deluso per fermare quel fiume in piena. Si sfidarono entrambi con lo sguardo, il corpo rigido, le mani strette a pugno. Entrambi troppo arrabbiati per capire che, in quel momento, le parole sarebbero solo state armi. 

-E se io non volessi un figlio Yuuri?- chiese Viktor, con voce dura. -Hai mai pensato un attimo a questo? A me?-disse indicandosi. -Hai mai pensato che io possa non volerlo? Siamo sposati e non ne abbiamo mai parlato, ora invece vuoi che accetto questa bambina. Che so per certo non essere nemmeno mia-. 

-Io... Io credevo che volessi avere dei bambini- rispose Yuuri, guardandolo. 

-Ti do una notizia: non voglio bambini. Siamo due uomini e non possiamo avere figli. Fine della storia-. 

-Ci sono tantissimi bambini che muoiono di fame, non è il problema procreare, è che tu non voglia mettere su famiglia. E magari sarebbe stato meglio, dirlo prima-. 

-Non mi avresti sposato se avessi saputo che non voelvo figli?-chiese con stupore il russo. 

-Non ho detto quello, Viktor- rispose Yuuri, voltandosi e sedendosi sul letto. 

-Come mai all'improvviso questa mania di avere un figlio?-chiese Viktor, guardandolo. 

-Credevo fosse una cosa normale, ci amiamo e creare una famiglia...-. 

-Io non so cosa sia una famiglia, io non ho vissuto sempre con mamma e papà. Io non so cosa sia-rispose con rabbia. 

-Viktor...-provò Yuuri, ma venne interrotto dal compagno. 

-Non voglio un bambino. Cazzo Yuuri, parli di bambini, fiducia, amore e famiglia, e poi sei il primo che non mi crede quando ti dico che non ti ho tradito. E' abbastanza ipocrita come ragionamento sai?-. 

-Non ho mai detto che non ti credo, Viktor. Smettila di mettermi parole in bocca che non ho detto. Sono qui, ti ho seguito, sei tu che è una settimana che a stento parli, ho dovuto organizzare tutto io, lo sai?-. 

-Non te l'ho chiesto io, se devi rinfacciare le cose, puoi anche evitare di farle- ma la frase venne interrotta dallo schiaffo veloce del giapponese, che alzandosi all'improvviso lo aveva colpito. 

-Sono qui, perché ci voglio essere, sono qui perché ti amo, e per cercare di capire cosa succede, non è il mio il nome su quel pezzo di carta, non sono io che ho una figlia... smettila di nasconderti dietro ad un silenzio, se sai qualcosa preferisco che me la dici ora, e non che venga a scoprirla da altri. E tua la bambina o no, Viktor?-. 

-ancora me lo chiedi? Come puoi non credermi Yuuri, come puoi dirmi di amarmi e allo stesso tempo non avere fiducia in me? Come puoi solo pensare che io ti abbia tradito?- chiese implorante. 

-Viktor-disse Yuuri avvicinandosi e prendendogli le mani. -Lo sai che dubito sempre, anche di me stesso. Ma ti amo, e sono qui. Sono solo stanco, non volevo dire quello che ho detto-. 

-Anche io sono stanco è da una settimana che ti sento freddo e sospettoso, senza di te, non posso affrontare tutto questo Yuuri. Io ho paura-disse con voce rotta, e Yuuri si sentì in colpa, mentre abbracciandolo sentì il viso umido del compagno sul collo. 

-Sono terrorizzato come te, Viktor. Anzi di più. Capiremo cosa è successo insieme- disse muovendosi verso il letto.   

-Non voglio un bambino Yuuri. Non voglio trovarmi un giorno da solo e non sapere come fare, non voglio Yuuri, perdonami. Non voglio che qualcuno dipenda me, quando succede so fare solo casini-. 

-Con me non hai fatto un casino, anzi. Mi hai aiutato a crescere-. 

-Ma non ti dovevo cambiare il pannolino, farti di mangiare, aiutarti a camminare. Io non so fare tutto questo-. 

-Ti ricordo che mi soffiavi il naso-rise Yuuri, abbracciandolo. 

-Non voglio un bambino, mi dispiace se questo ti ferisce, Yuuri. Ti amo, ma non sono pronto-disse piano. 

-Dormi Viktor, non pensarci ora. Dormi-disse accarezzandogli dolcemente la testa, sentendolo tremare, per le lacrime che silenziose scendevano, mentre spazzavano via il dolore dell'ultima settimana. Rimase così ad osservare il compagno, fino a quando il sonno non lo colse. 

Più tardi Yuri entrò chiudendo la luce, osservandoli. non voelva ma aveva sentito tutto, e capiva Viktor benissimo, lo conosceva da tantissimi anni. Il cellulare gli vibrò in tasca, lo prese riluttante leggendo l'ultimo messaggio ricevuto.. 

DBeka : non mi rispondi nemmeno oggi, e io non so più cosa fare. Non ho il tuo indirizzo di casa, ma sono certo che se anche venissi li non mi vorresti vedere. Dammi la possibilità di spiegarti come stanno le cose. Ma parliamone di persona, o al limite per telefono. Ti prego Yura. Ti amo, e non ti ho mai mancato di rispetto. 

Chiuse il cellulare con rabbia, appoggiandolo al tavolo, si sedette sul divano ed estratta una rivista dal cassetto del tavolino, la fece in tanti piccoli pezzi, sentendosi quasi immediatamente meglio. Era il suo rituale quotidiano. Leggere l'articolo, piangere, strapparlo, alzarsi e andare a dormire con una bottiglia di pessimo alcool in corpo. Nessuno poteva capire, nessuno doveva sapere. Forse Yuuri aveva capito qualcosa, avrebbe dovuto fare attenzione. E il suo segreto sarebbe stato al sicuro. 

 

 

Il giorno dopo, avevano appuntamento con l'avvocato di Danika. Entrambi nervosi salirono sul taxi, mano nella mano, si erano rivolti a malapena la parola, Yuuri non voleva sforzare Viktor, e quest'ultimo aveva la testa piena di domande senza risposte. di una cosa era certo: non voleva quel bambino, avrebbe fatto di tutto per portarlo via da quel posto chiamato orfanotrofio, ma non lo voleva. L'idea che una vita dipendesse da lui, lo terrorizzava. Così come lo aveva terrorizzato lo sguardo deluso di Yuuri, la sera prima. Una volta scesi si diressero verso il palazzo in cui c'era lo studio. Una volta giunti al piano, sentì Viktor tendersi di fianco a lui. Gli prese la mano e gli sorrise. 

-Buongiorno-disse salutando la ragazza alla scrivania. -Abbiamo appuntamento con l'avvocato, siamo i signori Nikiforov- si presentò Yuuri. 

-Si, buongiorno. Prego accomodatevi l'avvocato sarà subito da voi-disse indicando le poltrone li vicino. Poco dopo un signore sulla cinquantina si avvicinò e porgendogli una mano si presentò come l'avvocato e gli fece strada verso il  proprio ufficio, e chiuse la porta. 

-Prego accomodatevi, immagino che siate piuttosto confusi da quanto è successo e so che Elena, ha cercato di darvi tutte le spiegazioni che poteva, ma io credo di avere molto di più-. 

-In che senso?-chiese Viktor, stupito, guardando l'avvocato e il compagno. 

-Io sono lo zio di Danika, l'unico zio con cui ancora aveva rapporti. So che lei signor Nikiforov, era in contatto con mia nipote e sa, purtroppo, le scelte di mia sorella e di suo marito. Quando mi ha detto di essere incinta, non mi ha voluto dire chi fosse il padre. Poi purtroppo la malattia ha iniziato a portarsela via, e lei voleva essere certa che la bambina non finesse in orfanotrofio, o peggio con la sua famiglia- spiego brevemente l'avvocato. 

-E perché non ha preso lei la bambina?-chiese ancora il russo, poco convinto. 

-Perché come vede non ho l'età per stare dietro da solo ad una bambina di nemmeno di ventitrè mesi. Non sembra ma ho sessantadue anni-spiegò l'uomo, aprendo una cartellina. 

-Quindi Danika, ha indicato me come padre biologico? Non dovrebbe esserci la mia firma sul certificato di nascita?-. 

-Esatto, infatti lei è indicato si come padre, ma solo in una lettera, mentre è stato dichiarato suo tutore legale, affinchè...- disse interrompendosi imbarazzato. 

-Affinchè?-chiese il russo. 

-Voi possiate prendere la bambina, senza alcun impedimento legale, dovuto alla vostra situazione- cercò di spiegare l'avvocato. -Sempre se voi non decidiate di contestare la tutela in quel caso, la bambina verrebbe affidata all'orfanotrofio in attesa di adozione-. 

-Mi scusi, avvocato-chiese Yuuri. -Non capisco a cosa si riferisce con la nostra situazione. Abbiamo una casa nostra, un lavoro e siamo sposati. Non vedo il problema-. 

-E' proprio quello il problema, Yuuri. Vero avvocato?- chiese con durezza Viktor. -Danika sapeva che non avrebbero mai affidato una bambina a due uomini, l'unico modo era dichiararmi padre e tutore, vero?-. 

-Temo sia così, ma vorrei che non giudicasse troppo duramente Danika. So che voleva chiamarla e spiegargli tutto, ma la malattia è peggiorata. Le ha lasciato questa. Credo sia il caso che la legga prima di prendere ogni qualsiasi decisone. Io sarò qui se ha bisogno-disse allungando un bigliettino da visita. 

-Lei e sua nipote, che pensavo di conoscere, avete deciso della mia vita e della vita della bambina, senza nemmeno interpellarmi. Come creda che mi sento, avvocato? Ha una vaga idea di come tutto questo abbia sconvolto la mia famiglia?-disse alzandosi ed uscendo dalla stanza. 

-Lo scusi, è molto sconvolto dalla notizia, credo non abbia ancora realizzato cosa sta succedendo- disse imbarazzato Yuuri. 

-Non c'è bisogno, capisco benissimo come si sente, e avevo detto a Danika che non sarebbe stata una buona idea, ma era piuttosto testarda- disse con voce triste. 

-Mi dia la lettera, e ci dia un paio di giorni per decidere, la chiameremo appena possibile-disse Yuuri, stringendo la mano all'avvocato. 

-Sappia che mi dispiace, se questa notizia vi ha sconvolto, e non vi giudicherò qualunque sia la decisione che voi prendiate- disse ancora, aprendo la porta, al giapponese. Yuuri trovò Viktor fuori seduto su una panchina, in un piccolo giardinetto. 

-Viktor- lo chiamò Yuuri, sedendosi vicino a lui. -Ascoltami, non devi prendere una decisione ora, andiamo a casa e leggiamo la lettera e poi decidiamo, insieme- disse dolcemente. 

-Quindi mi credi? Adesso?-chiese l'altro con tono duro, guardandolo negli occhi. 

-Ho sbagliato Viktor, non dovevo mettere in dubbio le tue parole, e potessi cancellerei ogni singola sillaba, ma le ho dette. Che volessi o no, le ho dette, ma sono sempre stato qui. Sono tuo marito e voglio che prima di prendere una decisione, ci pensiamo bene. Va bene?-. 

-E se non volessi? Mi giudicherai?-chiese poco dopo il russo. -Io non lo so cosa voglio fare, volevo bene a Danika, era come una sorella per me. Ma mi ha mentito-. 

-Ha cercato di proteggere sua figlia, Viktor. Avrà sbagliato, ma voleva solo proteggerla, perché stava morendo. Ti prego Viktor, leggi questa e poi prendi una decisione. Non farlo ora che sei arrabbiato-disse mettendogli in mano la lettera.  

Sopra scritto a matita due semplici parole : Caro Viktor.

   
 
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