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Autore: VvFreiheit    05/08/2017    7 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
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Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Andy si portò una mano a grattarsi la fronte con fare pensieroso e poi avanzò a sua volta di un passo verso destra, tornando ad accostarsi a lui in silenzio. Rimase fermo a scrutare ora il panorama grigiastro fuori dalla finestra, ora lo schermo del suo cellulare, ora lui e poi decise che avrebbe affrontato ciò che non andava, timoroso che dietro a quel suo fare lunatico ci fosse qualcosa di più.

Attese che finisse di spulciare tutte le mail e rispondesse a tutti i messaggi, sicuro che interromperlo avrebbe significato una meritata occhiataccia inferocita, poi quando si voltò mettendo il blocco al telefono, Andy avanzò, mettendoglisi davanti e bloccandogli la marcia.
 

-*-*-*-*-

Immediatamente il volto di Mika si alzò a andò ad incontrare il viso del più piccolo esattamente alla sua altezza, che lo osservava pensieroso. 

“Cosa?” chiese il libanese in tono serio portando le mani ai fianchi, facendo trasparire tutta la sua impazienza, cercando di capire il motivo per cui gli stesse in quel momento intralciando la strada.

Andy portò le mani ai suoi bicipiti appena accennati, sentendoli irrigidirsi appena sotto la maglia, con una presa dolce ma ferma che fece capire a Mika come avesse intenzione di parlargli, assicurandosi che lui lo ascoltasse senza dribblarlo e sgusciare via.

“Cosa c’è?” chiese Andy diretto, facendo trapelare nei gesti tutta la fermezza che il momento necessitava, corredando le parole con uno sguardo di profonda affezione.    

Mika abbassò lo sguardo per un attimo. Quel modo di fare così forte e al contempo dolce che da alcuni anni Andy aveva iniziato ad avere nei suoi confronti era una delle armi più potenti che il greco avesse a sua disposizione per farlo capitolare. Andy era divenuto col tempo un uomo estremamente sicuro di sé e questa sfaccettatura del suo carattere si riversava tanto nel suo lavoro, quanto nella vita privata.

Era stato chiaro da subito nel momento in cui la loro storia era ricominciata dopo la bufera che li aveva travolti ormai due anni prima.

Nonostante fosse più giovane di Mika di un paio d’anni, quando quest’ultimo aveva un problema, era capace di mostrarsi ben più maturo dei suoi 27 anni e prendere in mano la situazione, ottenendo che Mika lo assecondasse, facendo crollare i suoi propositi e le sue difese.

“Se ti ho offeso in qualche modo, ti chiedo scusa.” Iniziò mostrandosi a cuore aperto in tutta la sua paziente comprensione, poi gli sollevò di poco il viso, affinché gli occhi si scollassero dalla tinta unita azzurra della sua t-shirt “ma se ti sei sentito offeso significa che ho toccato un tasto dolente e che quindi c’è qualcosa che non mi hai detto” disse sicuro delle sue supposizioni, ricevendo uno sguardo fuggevole da Mika, che gli mostrò di aver centrato perfettamente la questione.

Il più grande sospirò chiudendo gli occhi per un breve attimo. Avere Andy al suo fianco in tour significava molte cose: supporto pre-concerto, risate post interviste, nottate di passione, escursioni per le città insieme, ma tra queste c’era anche la sua costante attenzione ad illuminarlo come un faro in mezzo al mare cheto; il suo occhio scrutatore pronto a capire ogni suo cruccio, il che si traduceva nell’impossibilità di chiudersi a riccio e lasciar che i suoi malumori annegassero in un fittizio oblio.

Andy gli aveva perdonato la sua crisi di mezza età con annessa fuga, ma nel farlo si era premurato di mettere bene in chiaro alcune cose. Durante le settimane della loro riconciliazione, avevano scandagliato a fondo le cause e gli effetti di quei mesi che li avevano visti divisi. In una nottata in cui si erano ritrovati a parlare fino alle 5 del mattino, aveva fatto promettere a Mika che da quel momento in avanti, ogni minimo problema, ogni più labile incertezza sarebbe dovuta essere condivisa ed affrontata insieme, per evitare il germogliare di situazioni che avrebbero potuto svilupparsi e prosperare in maniera incontrollata, sfuggendo alla loro padronanza e finendo per minare il loro rapporto, una volta divenuti troppo ingombranti.
Andy però lo aveva capito fin da subito. Mika non amava parlare dei suoi crucci a distanza. Non voleva instillare nel suo ragazzo una sensazione di fragilità che lo avrebbe portato a pensare costantemente a lui quando non si potevano vedere per settimane, e Andy, per quando convinto che parlarne fosse necessario, aveva deciso di rispettare il suo volere. 

Fu per quel motivo che, nel momento in cui Mika notò la pacata insistenza di Andy, si lasciò andare senza controbattere.

Annuì, si schiarì la voce e alzò il capo verso di lui, comunicandogli silenziosamente il suo assento.

“Io direi che ci sediamo lì e mi racconti quello che è successo, hm?” chiese perciò indicando le due poltroncine poste davanti alla finestra, poco distanti da dove si trovavano e lasciando con blandizia le braccia del più grande.

Presero posto uno di fronte all’altro e Andy si premurò si spostare la sua poltrona affinché tra le loro ginocchia non vi fossero più di una manciata di centimetri scarsi, lasciando che il grigiore di New York e il fruscio distante del traffico andassero ad intaccare il minimo indispensabile la sua visione periferica.

“Mi prenderai per stupido…” iniziò Mika scuotendo la testa leggermente e lasciandosi andare ad un sorriso amaro, lanciando l’attenzione alla finestra per un attimo.

Andy lo fissò serio accavallando le gambe ed andando a poggiare distrattamente il piede scalzo sul suo polpaccio ancora nudo. “Stupido è l’ultimo aggettivo che userei per descriverti.” Affermò di getto, con sguardo risoluto e sicuro a tagliare prepotentemente l’aria.

“È… non è niente di nuovo… Sono solo cose vecchie che ogni tanto tornano.” Annunciò con un’alzata di spalle a voler screditare l’importanza del discorso a venire.    

Andy attese che l’attenzione si spostasse su di lui per un breve istante, poi annuì facendogli capire di proseguire.

“Veramente Andy… ho quasi 30 anni… è stupido” disse con un sorriso tirato, cercando di fargli capire come interiormente e individualmente avesse già deciso che per una tale sciocchezza, prendersela a quell’età, fosse indubbiamente infantile.

Ma Andy scosse la testa con decisione.

“Se ti fa stare male per me è tutto fuorché stupido” mise bene in chiaro il biondo ben attento a non perdersi nemmeno una microespressione del viso del compagno, che sapeva gli avrebbe rivelato molto più del discorso che stavano portando avanti.

Mika si morse un labbro annuendo quasi impercettibilmente, prendendo atto di quella promessa implicita di supporto incondizionato.

Trasse un respiro tremolante, lasciando che le trame geometriche dei grattacieli e delle nuvole in essi riflesse, intrappolassero il suo sguardo per un attimo in un intreccio labirintico di frattali. Senza volgere la sua attenzione ai due occhi azzurri che lo osservavano pensierosi, lasciò che l’aria si saturasse di quelle vecchie angosce che di quando in quando tornavano a intralciargli la via.

“C’è… c’è una cosa che non ti ho mai raccontato…” disse andando a disintrecciare il bandolo di quella matassa fitta e scura, sepolta nello scantinato della sua anima, mentre i suoi occhi lasciavano perdere la cartesiana struttura dello skyline newyorkese e si focalizzavano sulle gocce traslucide che percorrevano lentamente la superficie rilucente della finestra.

Andy rimase in ascolto, non stupendosi di quella nuova confessione. Mai, nemmeno per un solo attimo aveva osato pensare di conoscere tutto di lui, nemmeno dopo 6 anni al suo fianco. Mika era un iceberg e ci sarebbero sempre state parti di lui che non gli era dato conoscere. E forse proprio in quello risiedeva parte della sua preziosità.

“Quando sono arrivato in Inghilterra, a 9 anni” iniziò a raccontare come se stesse narrando una favola ad un ragazzino “…i miei hanno pensato bene di iscrivermi in una scuola francese sai… per sentire meno il distacco…” disse avallando la scelta fatta dai genitori anni prima. “All’inizio tutto bene…
Poi però c’è stato un periodo un po’… particolare diciamo…” disse piegando la testa di lato e spostando lo sguardo davanti a sé per un breve istante.

Andy annuì, aveva come l’impressione di sapere dove quella discussione sarebbe andata a parare.

“Ho iniziato ad avere qualche problema, non so se sia venuto prima uno o prima l’altro… ma mi sono ritrovato ad un certo punto ad avere difficoltà a leggere e a scrivere…” confessò con una punta di vergogna, spostando le gambe e ritraendole sulla poltrona, quasi sedendosi sui suoi stessi piedi.

“All’inizio pensavo fosse colpa dell’inglese… L’ho sempre parlato fin da piccolo, ma a Parigi avevo solo imparato a scrivere in francese…” spiegò come stesse enunciando una formula matematica in una interrogazione “…sta di fatto che a quel punto sono venute a galla tutta una serie di cose e io ho disimparato a leggere e scrivere, sia le lettere che le note…” ammise abbassando gli occhi per un attimo.

Andy lo osservava in silenzio, stava giocherellando con il bordo dei suoi boxer che ricadeva sopra al quadricipite, comportamento quello di torturare ciò che aveva sotto mano, che gli aveva visto fare un numero indicibile di volte, quando doveva distrarsi da ciò che stava dicendo o ascoltando. Segno rivelatore di disagio.    

“E in quel momento della mia vita, ho avuto la fortuna immensa..” disse ironicamente “di incontrare una delle persone più cattive che io abbia mai avuto il dispiacere di conoscere…” pronunciò in tono amaro, portando in superficie tutto il disprezzo che il solo ricordo della sua immagine e della sua voce gli provocavano.

“Una moderna Signorina Rottermeier con il sadismo di un giustiziere del 1700 e la lingua biforcuta” la descrizione figurativa concessa da Mika fece aggrottare appena la fronte a Andy, disegnando nella sua mente uno schizzo malforme di quella che sarebbe dovuta essere la sua prof.

“Con lei avevamo un sacco di ore di lezione e fu forse la prima persona a notare il mio peggioramento...” fece una breve pausa “…ma invece di cercare di capire cosa ci fosse che non andava, sembrò iniziare a godere nel vedermi sbagliare le parole, leggere a lumaca, saltare righe, e quindi iniziò a farmi leggere sempre più spesso e sempre più a lungo.” Raccontò sentendo un brivido percorrerlo, a quelle memorie.

“Ad un certo punto mi ricordo…” si fermò brevemente “mi ricordo di aver avuto come l’impressione che ciò che avevo davanti agli occhi fosse un insieme insensato di geroglifici e per non darle a vedere cosa stesse succedendo iniziai a inventare le cose.. Tanto lei stava a fissare me, il suo libro tante volte manco lo apriva…” spiegò voltandosi a sinistra verso il letto sfatto poco più in là.

“Facendola breve… Quando se ne accorse iniziò a prendermi in giro davanti a tutti, incitando i miei compagni di classe a fare come lei; giorni più tardi cominciò a incentrare le sue lezioni su me e Anne, una mia amica svizzera che ancora non parlava bene l’inglese, inventandosi cantilene taglienti e di una cattiveria che davvero…” disse deglutendo a fatica “…io non so con che coraggio…” confessò facendosi scuro in viso.

Andy assunse di riflesso lo stesso piglio torvo, assottigliando gli occhi e ispirando lentamente, cercando di scacciare quella sensazione di oppressione che lo stava avvolgendo notando le espressioni dure e fragili del suo ragazzo.

“Eravamo diventati gli zimbelli della classe, gli stupidi, i minorati, i derisi… lei non faceva altro che umiliarci e farci sentire degli incapaci senza speranza e…” si bloccò mordendosi un labbro con forza ed ispirando ed espirando troppo velocemente “e alla fine… nonostante continuassi a ripetermi che non era vero, finii per crederci davvero!” esalò in un sussurro, come se ammettere ciò che stava confessando potesse riportarlo indietro a quelle settimane di vuoto interiore.

Andy si portò una mano in viso chiudendo gli occhi per un istante. Sapeva del bullismo che aveva subito a scuola, sapeva della sua dislessia e spesso si permetteva anche di prenderlo amorevolmente in giro, ma mai avrebbe potuto immaginare una situazione di quel genere.

Tagliente, frustrante, annichilente, al confine della più sadica immaginazione.

“Poi la cosa si è risolta, grazie a Paloma, a papà… Ho cambiato scuola, ho capito qual era il mio problema, ho avuto la conferma di non essere lo stupido che credevo… Le cose si sono sistemate insomma.” Spiegò velocemente in un fugace epilogo.

“Sono passati quasi 20 anni… e altri 8 da quando ho lasciato il college.

Ormai me ne frego delle cose che non sono capace di fare, ne so fare tante altre meglio di molta altra gente che legge 10 pagine al minuto, ma quello stronzo del mio insegnante di italiano settimana scorsa è riuscito a farmi provare le stesse sensazioni di allora, solo perché non è in grado di insegnare staccandosi da uno stupido libro!” si infervorò alzando lo sguardo truce e puntandolo dritto in quello di Andy, manco fosse stato lui quell’insegnante.

Il greco scrutò il viso indignato e risentito della sua metà, ringraziando Dio di non essere il destinatario di quegli occhi taglienti e lasciandosi andare ad un mezzo sorriso, notando il fare agguerrito e lottatore di colui che fino a pochi istanti prima sembrava un fragile fiore in balia della tempesta. 

Fece mente locale, andando a collocare il racconto di Mika all’interno della discussione tranquilla di quella mattinata e capì.

Si alzò dalla poltroncina si portò davanti a lui, andando a posare le mani sulle sue ginocchia e si accucciò di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano piantati vero il pavimento della stanza. “Scusami” disse poi scandendo bene ogni sillaba di quella parola.

Mika scostò di poco lo sguardo andando a cercare quello di Andy e rimanendo per un attimo basito a quell’uscita.

Il greco esaminò attentamente gli occhi del compagno, velati da una traslucenza impropria e gli prese il viso tra le mani, lasciandogli un bacio lento dal sapore morbido e lieve sulla fronte, avvolgendolo poi con le forti braccia e percependo quelle del compagno circondarlo a sua volta in una stretta debole che si fece a poco a poco più poderosa.

Andy chiuse quella pagina di diario dettatagli da Mika e ripose il grande librone nel quale conservava tutti i frammenti della vita del suo ragazzo, raccontatagli negli anni, sulla mensola polverosa della sua mente, conservando con cura e con rispetto ciò che gli ci erano voluti ben 6 anni per sentirsi raccontare.

“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.

Grazie di esserci.

Grazie per l’ascolto paziente.

Grazie per le parole dure.

Grazie per l’affetto.

Grazie per la quotidianità.

Grazie per la distanza.

Grazie per quell’abbraccio.

Grazie…

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Grazie... Questa parola posso senza problemi rifletterla a voi, che da due anni a questa parte mi seguite con affetto e con costanza.
Ho voluto postare pirma perchè domani sarò via e non sono certa sarei riuscita a postare in tempo prima della fine della domenica.
Ciò che Mika racconta a Andy, credo lo conosciate tutte. Non è frutto della mia fantasia, ma dei racconti reali di Mika, che mi pare ne parli bene anche nell'intervista a Le Divan
In settimana aspettatevi un piccolo regalino, nulla di che, ma sono certa potrà farvi piacere.
Rinnovo i miei ringraziamenti a tutte voi e ci sentiamo presto, più presto del previsto.
;)
VV
 
  
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