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Autore: Lamy_    06/08/2017    1 recensioni
L’ibrido che possiede il Fuoco Rosso, la stessa che è stata bandita dalla comunità di Nephilim, ridotta ad una emarginata, e che cerca a tutti i costi di condurre una vita normale, è pronta a tornare in azione. Uno spietato assassino sta mietendo vittime, pertanto è necessario un intervento tempestivo per porre fino agli omicidi. Il Console ha bisogno di un team che si muova nell’ombra, che non abbia scrupoli a infrangere le regole, e soprattutto che risolva l’emergenza. Astrea Monteverde è la persona adatta alla missione.
Ma, tra una relazione da portare avanti ed un gruppo di ragazzini a cui badare, deve tenere a mente una cosa: il suo peggior nemico le sta dando la caccia e non ci impiegherà molto a trovarla.
Nuovi incontri, nuovi amori, nuovi tradimenti e incantesimi animano un’avventura tutta da scoprire.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Rafael Lightwood-Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO DUE: COME AI VECCHI TEMPI.
 
 
 
Acqua. Tunnel. Gioco. Vino. Sangue. Fuga. Fate. Astrea spalancò gli occhi in preda all'ansia, che scemò quando riconobbe la sua camera da letto. Le coperte erano cadute dal letto, la finestra era chiusa e così anche le tende. Si mise seduta con fatica, sentiva la testa pesante e aveva fame. Si guardò attorno, tutto era nella norma, eccetto il suo piede. Era fasciato da uno strato di benda bianco e l'odore di disinfettante le dava la nausea. Una runa di guarigione le era stata tracciata sul polpaccio.
"Fuego!"
Raphael era uscito dal bagno e la guardava ansioso. Doveva essersi appena fatto la doccia, perché aveva addosso solo un asciugamano legato in vita e i capelli bagnati gli gocciolavano sulle spalle.
"Santiago." si limitò a mormorare, stanca e ancora stordita. Lui si sedette accanto e le accarezzò il dorso della mano lentamente, un gesto che era abituato a compiere.
"¿Cómo estás?"
"Bene. L'iratze... Chi é stato?"
Raphael sfiorò la runa con l'indice provocandole una scia di brividi.
"Ti agitavi nel sonno per il dolore, così ho chiamato Alec perché ti aiutasse. Per estrarre i frammenti di legno ci é voluta una notte intera. Per fortuna non avevo sonno."
"Dobbiamo risolvere questo problema, tesoro. Non puoi andare avanti così. Hai bisogno di dormire." stranamente Astrea aveva usato un tono morbido, privo di sarcasmo come sempre. Effettivamente Raphael aveva due profonde occhiaie che gli cerchiavano gli occhi e sembrava davvero stanco.
"Mi hai appena chiamato "tesoro"? Da quando tutto questo romanticismo?"
Astrea gli fece la linguaccia invogliandolo ridere.
"So essere romantica anche io, anche se adesso ti sbatterei al muro per baciarti come se non ci fosse una domani!"
Raphael sorrise e scosse la testa, quella ragazza era tutta un programma.
"Adoro l'idea, ma Sally e la Fata sono in salotto e ti aspettano. Ah, Magnus ha chiamato per avvisare che oggi non puoi esserci perché deve organizzare il party per la cerimonia parabatai di Rafe e Theodor.”
"Sì, hai ragione. Ora, però, ho bisogno di mangiare. Poi pensiamo ad organizzarci."
Astrea scese dal letto aiutata da Raphael, e riuscì a zoppicare in cucina. Sally discuteva animatamente con una ragazza: capelli scuri appuntati sulla nuca da una coroncina di fiori che le circondava il capo, un abito nero di seta pomposo le fasciava il corpo, e i suoi occhi erano truccati di verde e dorato. Glenys.
"Oh, buongiorno, amica mia!" esclamò Sally raggiante dopo la notte passata. Astrea la salutò con una mano, mentre i suoi occhi non si staccavano dalla Fata.
"Perché mi fissate con insistenza?" la sua voce era squillante, melodica, quasi poetica; tipico delle Fate.
"Astrea Monteverde, piacere."
"Siete voi la che mi avete tratto in salvo dal convento! Perchè mai?"
Astrea riempì una ciotola di latte e cereali, e si sedette sul divano per mangiare. Stette in silenzio per qualche minuto. Glenys spostò lo sguardo da lei a Sally, quindi significava che erano entrate in sintonia ed era un bene per la missione.
"Ti hanno tratto in salvo Raphael e Sally. Io giocavo a 'resta in equilibrio' con tuo cugino Fion. A proposito, è uno spocchioso."
Glenys sembrò scossa, aveva gli occhi sgranati e stringeva tra le mani il ciondolo a forma di rosa.
"Fion è un essere meschino e abietto. E' lui che ha convinto mia madre Sive e mia zia a rinchiudermi nel convento. Ho vissuto segregata negli ultimi anni, senza poter godere delle meraviglie del mondo. Mi era concesso stare a Corte solo il giorno del mio compleanno."
Un'espressione comprensiva era dipinta sul volto pallido e spigoloso di Sally, in piedi alle spalle di Astrea. Anche lei era stata segregata dai suoi genitori, quando avevano scoperto la sua nuova natura, ed era stata liberata da Mark. Istintivamente Astrea si toccò le cicatrici che gli artigli di Mark avevano impresso sul suo braccio e che lei teneva come un promemoria. No, non avrebbe permesso ai ricordi di andare via.
"Sappiamo che qualcuno ha ucciso una Fata e ha abbandonato il cadavere, in questo caso, davanti alle porte del convento. Sai dirci qualcosa al riguardo?"
Glenys riprese a parlare dopo aver riflettuto.
"Come sapete il convento è abbandonato, quindi è la meta di molti mondani che vogliono festeggiare e di innamorati. Una notte ho udito degli strani rumori in giardino, mi sono precipitata fuori ma non ho visto nulla. Solo in giorno seguente, alla luce del sole, ho notato il corpo senza vita della Fata e le rune marchiate a fuoco a terra. L'ho comunicato alla Regina e adesso mi ritrovo al vostro cospetto."
Astrea abbandonò la ciotola vuota sul tavolino.
"Marchiate a fuoco, hai detto? Ne sei sicura?"
La Fata annuì, il vestito nero le conferiva un'aria misteriosa e mitica.
"Sì. Non era opera di uno stilo."
"Conoscevi la vittima?"
"No. Era impossibile che la conoscessi perchè era un servo. Sulla sua tunica vi era scritto il suo nome, Alun.”
La porta della camera da letto si aprì e si richiuse: Raphael attraversò il salotto senza fare il minimo rumore, e Astrea riteneva che fosse una conseguenza della sua vecchia vita da vampiro. Di colpo Glenys arrossì. Astrea ridacchiò.
"E' lui il giovane uomo che mi ha salvata! E' così una cara creatura..."
Raphael, ignaro di tutto, stava bevendo la sua quotidiana tazza di caffè seduto all'isola della cucina.
"Sì, la cara creatura è mia. Adesso, vado a vestirmi e poi parliamo meglio."
"Oh, non era mia intenzione offendervi."
Astrea non le diede retta e si chiuse in camera sua per una doccia fredda, aveva bisogno di svegliarsi.
 
 
 
"Il Console ci ha davvero fatto un regalo del genere?" chiese Sally a bocca aperta. Rita Blackwell aveva dato loro in dotazione un jet privato per raggiungere gli altri ragazzi da usare qualora Magnus non potesse aprire un Portale, come quel giorno. Il pilota automatico li fece salire a bordo: l'interno era confortevole, numerose cuccette erano chiuse da tendine blu, molti sedili, due bagni e una cucina, anche la TV e un PC. Sistemarono i bagagli in un angolo e si riunirono in cucina. Sally e Glenys da un lato del tavolo e Raphael ed Astrea dall'altro. Un fascicolo aperto e una foto.
"Lui è Nikolai Larsen, ha sedici anni, è nato in Texas ma è cresciuto ad Oslo. Qui dice che è stato adottato all'età di sei anni, ma successivamente ha cambiato tre famiglie fino a quando è stato accolto dai Larsen. E' un licantropo." spiegò conciso e rapido Raphael, che aveva letto i dati dopo aver medicato Astrea.
"Non credete che voglia essere lasciato in pace? Ha avuto una vita difficile." disse laconica Sally.
"Qualcuno ha ucciso un suo simile e ha piazzato il cadavere davanti casa sua. Nikolai non può vivere in mezzo ai mondani, anche se sa controllare la trasformazione. Purtroppo appartiene al Mondo Invisibile." ribatté con veemenza Astrea. La vampira annuì. Il loro era un mondo che non risparmiava nessuno.
"Ritengo che voi abbiate ragione. Questo ragazzo ha bisogno di essere aiutato!” fu il commento di Glenys, la voce dolce e un sorriso cordiale sulle labbra. Raphael chiuse il fascicolo e si alzò.
"Dobbiamo dividerci i compiti: chi indaga sulle vittime e chi cerca di capire come avvicinare Nikolai?"
"Tu sei il leader, Santiago, perciò sarai tu a dirci come avvicinare il ragazzo. Glenys, tu ora sei una riserva del team, quindi devi darti da fare."
"Lavoro io con Glenys." Sally portò la Fata in cucina, dove analizzarono le foto e gli altri dettagli. Astrea e Raphael si spostarono nell'aria notte e cercarono sui social eventuali profili di Nikolai, magari avrebbero potuto adescarlo in internet. Astrea scartò un pacco di patatine e si sedette sul divanetto a mangiare, accanto a Raphael.
"Stai mangiando troppo in questi giorni, non abbiamo molto tempo per fare la spesa." rise lui, rubandole una patatina.
"Stamattina mi è venuto il ciclo, quindi ho fame. Lasciami strafogare in pace!"
"Devi essere sempre così diretta?"
Astrea scosse le spalle.
"Dico solo come stanno le cose. Comunque, hai trovato qualcosa?"
"Non ha profili né su Facebook né su twitter. Ha aperto un blog un anno fa su cui posta i disegni che lui stesso realizza. Guarda!"
La maggior parte dei disegni raffigurava demoni, rune, lupi, lune di tutte le dimensioni. Questo voleva dire che Nikolai aveva già ucciso la sua prima vittima e aveva attivato così il gene del mannaro.
"Conosce il nostro mondo. Chissà quante persone ha ucciso."
Raphael prese un'altra patatina mentre continuò a guardare lo schermo del PC.
"Sulla sua scheda c'era dell'altro, ma non volevo dirlo anche a Sally e a Glenys. Nikolai ogni venerdì va dalla psicologa che lo ha seguito dopo la morte dei suoi genitori. E' incline alla violenza e alla depressione."
"Ci capitano anche casi umani. Il Clave non poteva metterci in una situazione peggiore. Dobbiamo recuperare Nikolai il prima possibile."
"Oggi è venerdì, quindi ha una seduta. Potremmo adescarlo quando esce." propose Raphael, ma il cervello di Astrea aveva elaborato un piano più efficace.
"E se uno di noi fingesse di essere un paziente? Lo si invita a colazione e lo becchiamo!"
"Sally non può. Glenys non è in grado. Restiamo io e te, fuego."
Astrea sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia.
"Infatti, andremo io e te. Non ti eccita scendere in campo, insieme, come ai vecchi tempi?"
"No, affatto." disse Raphael, mettendo via il computer. Astrea a quel puntò decise di prenderlo un po' in giro, giusto per fargli perdere la pazienza. Si sedette a cavalcioni e gli circondò il collo con le braccia.
"Astrea. Per favore, resta concentrata."
Lei non gli diede retta, anzi cominciò a baciargli il collo con eccesiva calma. Raphael non riuscì a rimanere indifferente, le strinse i fianchi attirandola. Si lasciò sfuggire un gemito che fece sorridere Astrea.
"Questo ti eccita, invece? Vero?" gli sussurrò Astra sulle labbra prima di baciarlo. Quel contatto bastò per innescare la scintilla. Baci e ansiti si alternavano. Le mani di Raphael stavano accarezzando la schiena di Astrea sotto la maglia e lei fu scossa dai brividi.
"A-astrea... non possiamo."
Astrea si allontanò sbuffando e si alzò. Raphael si sistemò la maglia e i capelli, mentre lei controllava il cellulare; sembrava arrabbiata, così lui la raggiunse abbracciandola da dietro.
"Sei arrabbiata?"
"No."
"Invece sì."
"Solo non capisco perchè tu debba essere sempre così morigerato e inflessibile."
"Forza dell'abitudine. Sono stato capo dei vampiri, Astrea, e mi riesce difficile staccarmi da quel ruolo. Mi dispiace."
Astrea si girò e lo guardò negli occhi. Non riusciva a tornare alla vita normale e forse mai lo avrebbe fatto. Gli diede un bacio a stampo.
"Non ti dispiacere. Va tutto bene. Pian piano ce la faremo, non sei solo."
"Grazie, mi amor." disse Raphael, e sembrava più calmo rispetto a pochi minuti prima.
"Adesso chiamo Magnus per sapere se ha scoperto qualcosa. Tu controlla quelle due."
 
 
 
"Ragazzi, ho delle novità." esordì Astrea dopo aver parlato con Magnus. Raphael, Sally e Glenys erano seduti di nuovo attorno al tavolo, qualche bicchiere d'acqua disseminano qua e là.
"Cosa vi ha detto lo Stregone?" chiese Glenys, l'abito che le si arricciava alle caviglia, i fiori ancora freschi tra i capelli scuri.
"Le rune che l'assassino disegna sono state marchiate a fuoco con dei ferri. Non si tratta di nessuno strumento conosciuto nel Mondo Invisibile, dunque non è un Nephilim né un Nascosto. Tramite un messaggio di fuoco ho chiesto ad un folletto, uno a cui vendo erbe magiche, di controllare se qualcuno del nostro ambiente avesse comperato ferri di quel genere, ma la risposta è stata no."
"Dobbiamo supporre che sia un mondano?" disse Sally con la bocca spalancata e l'espressione scioccata. Astrea si sedette e mostrò loro le foto delle rune zoomate.
"I bordi sono frastagliati e sono imprecise. Sono rune strane, non fanno parte del Libro Grigio. Non hanno alcun senso. Non è un esperto del nostro mondo ma ne sa abbastanza."
"Molti mondani possiedono la Vista." intervenne Glenys.
"Sì, può essere.”
"Chiarito questo punto, resta una sola domanda: l'assassino e l'artista sono la stessa persona?"
"I cuori sono stati strappati con abbastanza cura, e questo ci potrebbe far supporre che siano due persone diverse." continuò Astrea indicando i buchi nel petto delle vittime che le foto mostravano con chiarezza.
"Perchè un mondano dovrebbe mai assassinare creature magiche?"
"Non lo so, Glenys. Un passo alla volta." le sorrise Sally, e la Fata si zittì.
Astrea stava fissando il vuoto oltre le spalle della sua migliore amica, meditando su chi potesse aver compiuto quelle azioni e quanto potesse essere pericoloso. La mano calda di Raphael sulla sua coscia la fece rinsavire e sbatté le palpebre come per svegliarsi. Fece scivolare le dita tra quelle del ragazzo in cerca di conforto.
"Siamo giunti ad Oslo." annunciò la voce robotica del pilota attraverso l'altoparlante.
"Che lo spettacolo abbia inizio!"
 
 
 
"Quale sarebbe il vostro piano?" Glenys era appollaiata sulla poltrona del corridoio principale, quello rivolto verso i finestrini, e alle sue spalle c'era Sally, che si riparava dal sole. Raphael ed Astrea si stavano cambiando per scendere e incontrare Nikolai.
"Io fingerò di essere il fratello di Astrea che l'accompagna alla sua prima seduta. In questo modo Nikolai dovrebbe sentirsi al sicuro, invece di sospettare e magari scappare."
La Fata stava per ribattere, ma abbassò gli occhi di colpo arrossendo. Raphael si voltò: Astrea era in reggiseno e reggeva tra le mani una maglietta, era scalza e i jeans erano piegati alle caviglie.
"Perché devo indossare questa maglietta orribile? Questo rosa mi disgusta a livelli apocalittici!" si lamentò raggiungendo gli altri. Sally scoppiò a ridere.
"Potresti vestirti?! Grazie." le disse Raphael cercando di non guardarla.
"Siamo tutte donne e tu sei il mio ragazzo, quindi posso stare come mi pare. Detto questo, non posso indossare qualcosa di più decente?"
"Devi fingere di essere matta, non devi sfilare alla fashion week!" le fece notare Sally. Astrea, con gli occhi ridotti a fessure, si infilò la maglia e poi gli stivali. Si lego i capelli castano scuro in una accurata coda di cavallo.
"Avete un bell'aspetto, Lady Astrea!" esclamò Glenys con gentilezza. Astrea le fece un sorriso.
"Grazie."
Uno sguardo d'intesa tra Sally e Glenys non passò inosservato a Raphael, che si era appena legato al polso l'orologio. Aveva già notato che tra le due ragazze ci fosse sintonia, ma non credeva certo fossero così amiche.
"Santiago, sei pronto?"
"Assolutamente no.”
 
 
Oslo sarebbe stata una bella città da visitare se solo non ci fossero stati di mezzo un assassino, un gruppo di ragazzi da salvare e il Clave. Astrea e Raphael camminavano a passo spedito, mantenendo un profilo basso, per il finto appuntamento con la psicologa. Le loro mani si sfioravano senza allacciarsi.
"Posso farti una domanda?" fu Raphael a rompere il silenzio che si era creato.
"Spara."
"Sally e Glenys. Hanno fatto subito amicizia?"
Astrea rise e diede uno schiaffo lieve sul braccio del ragazzo.
"Tesoro mio, quanto sei perspicace! É ovvio che c'è attrazione tra quelle due. É così palese."
"Attrazione?! In quel senso...?" Raphael era sorpreso.
"A Sally piacciono le donne. E, si sa, le Fate sono volubili."
"A Sally cosa?! E Mark? Io credevo..."
Astrea si guardò velocemente il braccio, laddove bruciava ancora il ricordo del viso contento di Mark mentre moriva.
"Lui era innamorato di lei, ma non era ricambiato. Non conoscevi così bene i tuoi vampiri, Santiago!" lo stuzzicò lei.
"Ero il capo e non ho mai pensato alla loro vita privata."
"Avevi già troppi problemi con la tua, di vita privata. Non potevi provvedere a tutto tu."
"Non addolcire la pillola perché stiamo insieme." il tono di Raphael era contrariato, odiava che qualcuno giustificasse le sue azioni.
"Dico solo la verità, cretino. Gestire un intero clan non deve essere facile. Io non riesco a gestire nemmeno casa nostra, figurati un folto numero di persone!"
Raphael sorrise all'espressione 'casa nostra', lo fece sentire parte di qualcosa e di qualcuno. Si sentiva al sicuro, protetto nel cuore di quella strana ragazza tutta sarcasmo e guai.
"Mi stai forse dicendo che sono la tua governante?"
"Vediamo: cucini, fai la lavatrice e annaffi le piante. Sei il capo-clan di casa!"
Entrambi ridacchiarono e sembrò allentarsi la tensione per la missione. Una decina di minuti dopo raggiunse lo studio della dottoressa Ingrid Hansen, la terapeuta di Nikolai. Era un edificio imponente, fatto di vetro, dava l'impresso di essere ad Alicante, la cosiddetta 'Città di Vetro'. Astrea inforcò i fasulli occhiali da vista con la montatura spessa e sollevò il cappuccio sulla testa.
"Perché devo fare io la matta? Tu saresti stato perfetto." mormorò Astrea seguendo Raphael.
"Attieniti al piano, fuego."
"L’idea di Sally di dargli una botta in testa e rapirlo non era così pessima!"
"Farò finto di non averti sentita. Ora fa la brava e sta attenta." Raphael le diede un bacio sulla fronte e aprì la porta facendola entrare per prima.
"Scusate, voi siete nuovi?" una donna sulla cinquantina con un vestito a stampa floreale li fissava dalla sua scrivania.
"Ho portato mia sorella per la sua prima seduta. C'è qualche problema?" disse Raphael, Astrea al suo fianco taceva e si mascherava il viso con i capelli. La segreteria diede una rapida occhiata al registro e scosse la testa.
"Non c'è nessuna aggiunta alla lista di pazienti della dottoressa Hansen. Devo chiedervi di uscire."
Raphael appoggiò i gomiti sulla scrivania e si protese verso la donna con un sorriso privo di umorismo, quello che riservava alle sue vittime. Imprigionò lo sguardo della segreteria con i suoi occhi scuri, fissandola intensamente finché lei non si sentì del tutto indifesa. Riusciva a persuadere la gente senza i poteri da vampiro. Era un bel ragazzo e questo era una calamita per le donne.
"Ci farai entrare anche se i nostri nomi non sono sulla lista. Tutto chiaro?"
La donna annuì lentamente, l'aria spaesata e le labbra semiaperte.
"Potete accomodarvi all'interno."
"Gracias."
Una seconda porta che separava l'ingresso dallo studio della Hansen si spalancò con uno scatto metallico, e loro due entrarono in una saletta dalle pareti bianche; era una sala di attesa. Alcune persone leggevano delle riviste, una bambina giocava a terra, e un ragazzo stava creando forme con una molla. Era Nikolai. Raphael prese posto accanto a lui insieme ad Astrea.
"Scusami, é la prima volta che porto qui mia sorella e vorrei sapere che tipo é la dottoressa Hansen." Raphael parlò piano e con voce cantilenante, un vecchio trucco da vampiro. Nikolai alzò lo sguardo sulla ragazza con il viso coperto dal cappuccio.
"Ingrid, la psicologa, é brava. Sa fare il suo lavoro."
"Mi fa piacere. Voglio il meglio per la mia sorellina."
Nikolai tornò ad allungare e intrecciare la molla, estraneandosi dalla realtà circostante. Astrea fece segno a Raphael di lasciarla da sola, così lui finse una chiamata e si allontanò.
"Qual é il tuo nome?" chiese in un sussurro Nikolai.
"Agatha." rispose Astrea, senza guardarlo.
"Perché sei qui?"
"Mio fratello crede che io sia pazza perché dico di vedere dei mostri. Io so che ci sono, ne sono sicura. Vedo anche Fate e Vampiri, ma nessuno mi dà retta. Mi rinchiuderanno, Nikolai?" Astrea simulò paura e ansia, rivolgendo due occhi lucidi al ragazzo. Nikolai occupò il posto sulla sedia lasciata libera da Raphael e le afferrò la mano.
"Anche io vedo i tuoi stessi mostri e le creature magiche, Agatha. Non sei pazza. Anche mia madre mi obbliga a parlare con la psicologa per curare le mie visioni e farmi tornare normale."
"Anche tu li vedi? Sei sicuro? Non prendermi in giro come gli altri."
Nikolai si fece più vicino e si chinò per parlarle all'orecchio.
"Te lo giuro, non sei pazza. Non dirlo alla dottoressa, tienilo nascosto."
"Non posso. Ho promesso a mio fratello di parlarne e sfogarmi. Devo essere aggiustata."
"Non sei rotta, Agatha. Vedi oltre la realtà."
Raphael tornò in sala con un sorriso stampato sulla faccia, così Nikolai si rimise al suo posto.
"Sorellina cara, stasera ti portiamo in clinica. Mamma e papà hanno trasferito lì le tue cose stamattina."
Astrea si alzò con uno scatto tale da far ribaltare la sedia e cominciò a tremare, scuotendo la testa e piangendo. A momenti scoppiava a ridere, dovette trattenersi mordendosi la lingua.
"No. No. No. Non mi lasciare. Mi daranno le medicine dal cattivo sapore e mi terranno chiusa in camera. Non farlo!"
Tutti i pazienti la fissavano, eccetto la bambina che era del tutto indifferente. Raphael l'abbracciò, ma lei riuscì a scansarsi. Nikolai si pose tra i due fratelli.
"Lasciala in pace. Lei è normalissima. Siete voi i pazzi."
Astrea scappò via dalla clinica seguita da Nikolai, e Raphael sospirò di sollievo. Il gioco era fatto.
 
 
 
Il centro di Oslo era bellissimo, quasi magico avrebbe aggiunto Astrea. Nikolai l'aveva invitata a bere un the in un locale rustico della città. Aveva mandato un messaggio a Raphael comunicandogli la sua posizione quando il ragazzo era andato a recuperare le tazze.
"Tuo fratello è cattivo?" chiese Nikolai, le dita attorno alla tazza, le labbra sul bordo.
"No, almeno non credo. Esegue gli ordini dei miei genitori. Fa di tutto per compiacerli. Io sono la pecora nera della famiglia, l'ingranaggio che non funziona, la perdita che va colmata."
Astrea si prese qualche istante per osservarlo: aveva la pelle chiara, due grandi occhi azzurri e folti capelli castani, le ricordava Alec.
"Ti capisco. Anche i miei genitori sono convinti che la mia mente non funzioni per certi versi. Sono piuttosto violento e cado in lunghi periodi di depressione. Non sono come gli altri."
"Non devi fartene una colpa, Nikolai. Nessuno è normale a questo mondo. Noi siamo... solo un pochino più strani rispetto al mondo."
Astrea notò che le nocche del ragazzo erano coperte di croste, sanguinavano e sembravano dolorose. Doveva essersele procurate quando aveva le mani in tasca mentre raggiungevano il locale, altrimenti il lupo mannaro in lui avrebbe già rimarginato le ferite.
"Ehm...frequenti l'Università, Agatha?" la domanda di Nikolai la riportò alla realtà. Astrea non rispose, fissava il liquido ambrato nella tazza. Non se la sentiva di continuare a mentirgli, conosceva bene l'effetto delle bugie, lo aveva provato sulla propria pelle a causa di Thomas. Raccontargli frottole e prenderlo in giro non avrebbe agevolato la missione, e non avrebbe di certo rassicurato un ragazzo dall'animo fragile.
"Devo dirti una cosa, Nikolai."
"Cosa vuoi dirmi? Che ti chiami Astrea Monteverde? Che sei una Shadowhunter con poteri speciali? Che sei venuta ad uccidermi?"
Astrea strabuzzò gli occhi serrando le dita attorno ai braccioli della sedia. Nikolai aveva lo sguardo allucinato, sembrava sull'orlo di un crollo psicologico. Uno scintillio di follia gli balenò nei limpidi occhi azzurri.
"Non fare stupidaggini, Nikolai. Potrei ammazzarti se lo volessi, ma sei fortunato e oggi non ho voglia che mia lista di delitti si allunghi."
"Cosa vuoi da me? Sono un licantropo e con i Cacciatori non c'entro."
"Qualcuno ha abbandonato un cadavere senza cuore davanti casa tua e ha tracciato a terra della rune. Stiamo cercando il colpevole, e abbiamo l'ordine di proteggere te e gli altri ragazzi coinvolti."
Gli occhi di Nikolai si illuminarono di un verde intenso, un gorgoglio gli risalì dal petto e le zanne premettero contro la sua bocca. Astrea si alzò.
"Sta calmo, Nikolai. Non costringermi a farlo."
"Fare cosa?"
Una lingua di fuoco si attanagliò alla caviglia di Nikolai facendolo ricadere sulla sedia. La puzza di pelle bruciata era forte, eppure lui non voleva cedere. Astrea gli afferrò il polso e lo tirò in avanti, più vicino al tavolo. Nikolai aveva la fronte sudata per via del calore e a breve avrebbe chiesto che lei la smettesse.
"Astrea!"
Sally e Glenys, nascoste ai mondani, corsero verso di loro. Astrea mollò la presa, i capelli spettinati, i polpastrelli arrossati. Nel frattempo Nikolai aveva perso i sensi a causa delle fiamme. Anche Astrea era priva di forza, dal momento che il Fuoco Rosso risucchiava molta energia. Quando tentò di alzarsi, un forte capogiro la costrinse ad aggrapparsi al braccio di Glenys.
"Va tutto, Lady Astrea. Vi portiamo al sicuro."
 
 
 
“Allora? Cosa hai cavato da quei documenti?”
Raphael passò ad Astrea una tazza di camomilla fumante nel tentativo di alleviare i dolori dovuti al ciclo.
“Grazie. Beh, i ragazzi hanno assistito ai crimini della Guerra Oscura in tenera età. Il licantropo e il vampiro avevano la vista, a prescindere poi dalla loro futura trasformazione, che scherzo del destino! Nikolai ha assistito all’omicidio di una coppia di parabatai ad opera di uno degli Oscuri quando abitava nei pressi dell’istituto di Oslo. Tanisha, la vampira, invece, ha visto le Fate armarsi a favore di Morgenstern.”
“E Glenys?”
“Lei ha tentato di fermare sua madre Sive ma, venendo ignorata, si è rivolta al Clave per denunciarla. Ecco perché stata rinchiusa in Convento. Mentre lo shadowhunter ha ucciso uno Oscuro che minacciava due bambini piccoli.”
“E’ stato un periodo orribile quello.” Sentenziò Raphael, ora perso nei tragici ricordi di quell’esperienza. *Lui, Luke e Magnus erano stati imprigionati da Sebastian, alias Jonathan Morgenstern, per poi essere liberati da Alec e compagnia. Non amava particolarmente ricordare quel periodo, allontanava le immagini nitide, voleva dimenticare. Astrea gli accarezzò il braccio e gli fece un mezzo sorrise, poi richiuse i fascicoli e gli tirò leggermente la mano.
“Dai, Santiago, andiamo a dormire.”
 
 
Salve a tutti! :)

Ecco il secondo salvataggio della missione.
Si nascondono forze nemiche dietro questi omicidi, una antica vendetta.
Speriamo solo che i nostri amici, a fine compito, non abbiano bisogno di una psicologa!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
*Purtroppo nell’ultimo libro della saga Sebastian/Jonathan uccide il mio adorato Raphael che si sacrifica al posto di Magnus, ma è ovvio che io cambi la vicenda perché a me serve vivo.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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