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Autore: Mladen Milik    07/08/2017    5 recensioni
2006
Harry Potter è ormai convinto che la sua vita non possa più riservargli avventure ed emozioni, si sente ormai stagnante e troppo adulto per desiderare una vita diversa e più avvincente, così come Hermione affronta le difficoltà della sua carriera ministeriale.
Howgarts accoglie un nuovo Torneo Tremaghi che si intreccia con le disavventure di una nuova generazione di studenti alla prese con le ragnatele dell’amore e della giovinezza, ma mentre i ciliegi fioriscono trame sempre più ardite serpeggiano nell’ombra.
Gilderoy Allock ritorna alla ribalta più seducente che mai, così come un gruppo estremista chiamato le Colombe Rosse semina il panico in Gran Bretagna con l’obiettivo di sterminare gli ex Mangiamorte fuggiti alla cattura o rilasciati.
Una vampira ungherese si risveglia dal suo sonno centenario per avere la sua vendetta e altri misteriosi avversari tramano dietro le tende come falene svolazzano nella notte, pronte a stravolgere le leggi di un mondo magico che non smette mai di stupire.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gilderoy Allock, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Una visita color lilla

Gli occhi di Steven squadrarono uno per uno tutti gli insegnanti che sedevano dietro la grande tavolata sul fondo della Sala Grande.
Al centro riconobbe subito la professoressa McGrannit che avrebbe iniziato un altro anno ad Hogwarts come preside. Girava voce che questo sarebbe stato il suo ultimo anno, non che qualcuno conoscesse quanti anni avesse, ma era sicuramente prossima alla pensione e negli ultimi tre anni era invecchiata notevolmente. Nonostante ciò dimostrava ancora la stessa fermezza e sicurezza dei suoi primi anni come preside di Hogwarts, erano stati anni difficili, anni di ricostruzione, sacrifici e lavoro duro, ma grazie al suo impegno e alla sua costanza era riuscita da sola a risollevare la scuola che era tornata alla fama e allo splendore di dieci anni prima.
Alla sua destra sedeva il professor Indoh e osservandolo Steven non riuscì a trattenere una risata. Era alto poco più di un elfo domestico ed era universalmente riconosciuto in tutta la scuola come “La Rana” per via del suo aspetto grottesco che ricordava il muso di un rospo.
Non era diventato una leggenda nella scuola solo grazie alle sue fattezze comiche, ma sopratutto per il suo carattere e temperamento completamente incontrollabili. Nessuno sapeva come si sarebbe comportato il professore in una lezione, egli cambiava totalmente atteggiamento ogni giorno e non avevano ancora capito per quale motivo avesse un temperamento così instabile, che passava dal tranquillo e pacato, passando per uno stato avvilito e catatonico, fino ad arrivare ad una condizione simile a quella di un vulcano in eruzione.
L’aspetto, però, che lo rendeva celebre era però la sua completa ossessione per gli spiriti, entità che nessuno conosceva, nessuno vedeva e che nessuno poteva immaginare. Indoh vaneggiava in continuazione sulla presenza di spirito maligni e benigni che fossero che si aggiravano nella scuola che nessuno era in grado di vedere e che sembravano visioni allucinate dello stesso insegnante che scandivano con costanza le sue giornate.
Steven ricordò la lezione in cui era entrato una mosca in classe e Indoh era saltato sulla cattedra e aveva iniziato a suonare un tamburo con l’obiettivo di far allontanare un terribile spirito-bestia, con l’unico risultato di aver scatenato le risate tra il pubblico di studenti scioccati.
Il fatto che insegnasse difesa contro le arti oscure, poi, non aiutava certo l’apprendimento, troppo incostante e che non costringeva gli studenti a prepararsi per conto proprio nella maggior parte dei casi per recuperare la materia più importante in programma.
Gli occhi scuri di Steven si spostarono quindi verso sinistra e il purè che stava avidamente mangiando cadde come una cascata dalla sua bocca, spalancata in una espressione inebetita e quasi alienata.
Samantha Indoh era l’insegnante di pozioni, la più severa, fiera e vendicativa di tutto il personale insegnanti, quella che dava più compiti, quella con le verifiche più difficili, quella in grado di sospendere con un solo battito di ciglia e farti passare un anno infernale solo per il gusto di farlo, nonostante questo Steven la considerava l’essere più meraviglioso che gli fosse mai apparso allo sguardo, forse solo seconda ad Eris Keats.
Era la nipote del professore di difesa contro le arti oscure ed era molto giovane, tanto che insegnava da soli tre anni ad Hogwarts, dopo sette anni scolastici passati nell’anonimato per via del suo studio coatto e costante per la materia che sarebbe andata poi ad insegnare. Con l’insegnamento era però sbocciata sia nell’aspetto che nel carattere, trasformando un anatroccolo occhialuto e timido in un cigno carismatico severo e sensuale allo stesso tempo.
Tutti la odiavano, ma Steven la vedeva come un premio, una bellezza che non voleva considerare come irraggiungibile e che lo spingeva ad eccellere nella materia, l’unica che studiava e l’unica in cui aveva risultati soddisfacenti.
“Dio! Ma ti guardi quando mangi? Smetti di guardare quella iena e tirati insieme!” la voce di Pam squillò nelle sue orecchie e uno schiocco di dita raggiunse il suo orecchio riportandolo alla realtà. Steven scosse il capo come a volersi togliere l’immagine di Samantha dalla testa e si pulì la bocca e il mento ricoperti di purè.
Davanti a sé c’era Pam che lo guardava con rimprovero, mentre accanto a sé c’era Annie che rideva di gusto, mentre mangiava avidamente una fetta di arrosto, poco più in là, lungo la tavolata di Grifondoro, c’era Andrej che discuteva con Marcus Sanders, il battitore della squadra di Quidditch e accanto a loro il gruppo del settimo anno con Alvaro e Gillan Flower che erano particolarmente allegri.
Il suo sguardo si spostò verso il resto della Sala Grande il cui cielo rifletteva una notte senza nuvole e con stelle luminose. Dietro di sé cercò di raggiungere lo sguardo di Eris Keats di Tassorosso, ma era troppo lontana per incrociare i suoi occhi, in compenso incontrò lo sguardo di un’altra ragazza che riconobbe essere nella squadra di quidditch e alla quale distribuì un seducente occhiolino a cui lei rispose voltando lo sguardo, ma senza riuscire a trattenere il rossore sulle guance.
Si voltò quindi verso destra per vedere i Corvonero e i Serpeverde, ma all’improvviso le porte della sala si aprirono facendo voltare di scatto tutti gli studenti e tutti gli insegnati che sembravano impreparati. Steven si voltò verso di loro e vide la preside in piedi con sguardo severo e nervoso, mentre il resto del personale si guardava confuso e discorreva a bassa voce.
Anche tra gli studenti si alzò un silenzioso vociare che ricordava il suono di un mite sciame d’api. Annie alzò lo sguardo per osservare oltre quella selva di teste che cercava di capire cosa stesse succedendo, visto che tutti, nessuno escluso, sembravano confusi e non sembrava che fosse qualcosa di preparato.
“Ehi, che cosa c’è?” chiese Pam a bassa voce.
“E’ un uomo...oh...beh…che uomo” rispose Annie e nel suo tono si poteva leggere una strana nota di confusione, unita ad un improvviso rossore sulle guance.
A Steven non passò inosservato e subito abbassò la fidanzata che si era messa in ginocchio sulla panca, riponendola seduta e osservò la figura di un uomo alto e slanciato che incedeva fiero al centro della sala, come se niente fosse, come se nessuno fosse presente e lo stesso guardando, come se stesse passeggiando su una passerella d’alta moda.
Intorno a lui tutte le ragazze lo fissavano con occhi sgranati e bocche spalancati, mentre lentamente si avvicinava al tavolo degli insegnanti, alcune di loro reagivano con risolini imbarazzati, altre sembrava che avessero avuto un’apparizione spiritica.
Era un uomo di mezza età, ma sembrava molto più giovane dell’età che avesse, o almeno, non aveva segni di deperimento fisico, il suo volto era liscio e la mascella definita e squadrata non aveva un segno di barba, gli occhi erano sottili e azzurri e persino i capelli, biondi e luminosi, erano perfettamente pettinati in un ciuffo voluminoso, senza un segno di stempiatura e sbiancamento. Il fisico scolpito e sportivo era ricoperto da un completo lilla seguito da un mantello dello stesso colore.
Dietro di lui, appoggiate alla porta c’erano due figure che osservavano la stanza con occhi glaciali come a cercare di carpire ogni minimo movimento. La prima era una ragazza con i capelli biondi e lisci che le scendevano fino alle spalle che sembrava più affascinata dal soffitto che dalla scena, il secondo era invece un maschio, uguale in tutto e per tutto alla ragazza se non per il colore dei capelli, nero come le piume di un corvo, che masticava una cicca con gli occhi puntati sull’uomo in lilla.
“Buonasera. Cosa sono queste facce? Pensavo mi avreste aspettato almeno per la seconda portata. Pazienza, vorrà dire che per oggi starò a dieta...ahahahaha” disse l’uomo la cui voce era vellutata e maschile allo stesso tempo.
Si udì il rumore di una sedia che veniva spostata con forza e poi la voce della professoressa McGrannit risuonò forte dal fondo della sala. “Gilderoy Allock...che cosa la porta qui? Come può vedere è il primo giorno di scuola, non è permesso agli esterni di venire ad Hogwarts” disse lei con forza, guardando torvo l’uomo che continuava ad ostentare un sorriso seducente.
“Esterno? Ma io insegno difesa contro le arti oscure, qui, ad Hogwarts. Scusate il ritardo, ma il treno era già partito e ho dovuto arrangiarmi” replicò lui.
“No. Non credo proprio che lei insegni in questa scuola, non più almeno e le intimo, cordialmente, di andarsene. Non è il benvenuto”
“Come sarebbe non sono il benvenuto? Ehi! Io insegno in questa scuola, non intendo essere preso in giro. Io sono il grande e il magnifico Gilderoy Allockl’alchimista della meraviglia, il cacciatore di streghe, l’elegante duellante, il plasmatore del sublime romantico, il”
“Più grande impostore della storia del mondo magico”
A queste parole Gilderoy tacque e cambiò espressione mostrando un volto scandito dalla rabbia. L’uomo iniziò a camminare verso il tavolo degli insegnanti e subito il gigantesco professor Hagrid, guardiacaccia e insegnante di cura delle creature magiche, si mosse verso di lui.
“La preside le ha detto di andarsene” disse lui cercando di essere minaccioso, ma con un tono che non avrebbe spaventato una mosca.
All’improvviso però si sentì uno schiocco e il corpo di Hagrid cadde a terra come un mobile instabile, sollevando dei versi di paura di molti studenti e allarmando tutti gli insegnanti tra i quali Indoh che ora era in piedi sul tavolo con la bacchetta in mano.
Senza che nessuno li vedesse i due ragazzi che erano appoggiati alla porta avevano raggiunto Allock e avevano lanciato un incantesimo silenzioso contro il guardiacaccia.
“Allock! Che cosa pensa di fare!? Le do un’ultima occasione per andarsene o diventerà un affare non solo tra lei e questa scuola, ma anche del ministero della magia” disse la McGrannit con la bacchetta in pugno puntata alternativamente verso uno dei due accompagnatori di Gilderoy che avevano lo stesso sguardo spento e attento di prima.
“Mai” disse Allock e questa volta il sorriso gli ritornò sulle labbra. “Non si permetta, assolutamente, darmi dell’impostore, lei può pensare quello che vuole di me e può anche decidere di non darmi la cattedra che merito, ma non si permetta, mai più, ha capito? Perché io non sono quello che dice lei e la memoria è ben forte ora...so quello che sono e non voglio certo che questo dialogo diventi una guerriglia”
“E allora che cosa vuole?”
“Giustizia, per avermi lasciato solo e malato in un ospedale senza far nulla per farmi riprendere la cosa più cara che ho al mondo, me stesso, che si era perduto e che ora è tornato e merita rispetto”
“Non so cosa sta pensado, signor Allock, ma le ripeto che qui non stiamo giocando. Non so come abbia fatto ad entrare ad Hogwarts questa sera, ma non c’è posto per lei qui. Se vuole ne possiamo parlare, ma non qui, non ora e non in questo modo. Se ne vada, è l’ultimo avvertimento”
“Sì. Andiamo. La ringrazio per avermi concesso il suo tempo” disse lui con un inchino “Spero davvero che ci possa essere un accordo, ma non accetterò un trattamento simile di nuovo, è un avvertimento e non un consiglio. Buonaserata” rispose lui e senza battere ciglio, né scambiare uno sguardo si girò e così fecero i suoi accompagnatori, lasciando la Sala Grande.
All’improvviso Hagrid si sollevò con un forte sospiro, mugugnando parole senza senso, mentre nel vociare che era ripreso, Samantha e Indoh erano scesi per sincerarsi delle sue condizioni.
Anche la McGrannit si avvicinò al mezzo-gigante e disse qualcosa di impercettibile ad Indoh che uscì da una porta laterale con passo veloce, seguito da Samantha e Hagrid ancora intontito e sostenuto da alcuni studenti più grandi tra qui Alvaro che si era subito avvicinato alla scena.
Dal tavolo dei Corvonero proveniva il fracasso maggiore con le ragazze che continuavano a commentare riguardo quanto fosse bello Allock e i ragazzi che si interrogavano su chi fosse costui, dato che in pochi sembravano conoscerlo.
Una che sicuramente sapeva di cosa stessero parlando lui e la preside era Penelope, lei sapeva ogni cosa, ma con sguardo indifferente e spento si disinteressava del dibattito continuando a mangiare il dessert con calma.
Dal tavolo dei Serpeverde, invece, volavano per lo più risate e schiamazzi vari, sia per il professor Indoh, da sempre la loro vittima preferita per qualsiasi cosa in qualsiasi momento, sia per il tonfo di Hagrid che aveva scatenato l’ilarità dei presenti. Su tutti la voce di Aaron Sanders era sicuramente quella più rumorosa, segnata dal divertimento e dalla solita nota superiore con cui parlava ai compagni di casata.
“Grande, grosso ed è bastato un’occhiata da quella biondina per farlo cadere come un prosciutto e pensare che questi pupazzi dovrebbero proteggerci” disse lui e Trixie fece partire un piccolo applauso.
Era il fratello maggiore di Marcus di Grifondoro ed era uno dei più famosi personaggi della scuola, non per le amicizie che avesse o per le ragazze che lo frequentassero, ma semplicemente perché era ovunque, contro qualunque cosa e sempre rigorosamente fine a sé stesso. Era ormai al settimo anno e sentiva dentro di sé ancora di più la possibilità di essere un gradino sopra gli altri, sentiva che questo era l’anno buono per svoltare definitivamente la sua esistenza che nonostante fosse stata, fino ad ora, immersa nella vita di Hogwarts a 360 gradi non l’aveva soddisfatto granché. I l titolo di caposcuola era una possibilità concreta che non voleva lasciarsi sfuggire, né aveva le qualità, era uno dei migliori in gran parte delle materie, apprezzato dai professori e sempre pronto ad intervenire, e sopratutto era pronto a tutto per raggiungere quel traguardo.
Accanto a lui spiccavano alla vista i capelli rosei di Gienah Pheles che non sembrava condividere la piega che aveva preso la discussione e si limitava ad alzare gli occhi quando Trixie prendeva la parola.
“Forte il vostro professore eh, Grifomerda?” disse lei ad alta voce e, per sua fortuna, nessun professore la sentì, non era nuova ai radar delle sospensioni, ma la cosa, in questi quattro anni ad Hogwarts, non sembrava l’avesse mai allarmata.
“Se un giorno mi vedrete diventare una nullità come quei pagliacci, state pur certi che penserò da solo a porre fine alla mia esistenza” continuava Aaron fiero, in piedi e con il piede appoggiato alla panca, mentre i Serpeverde intorno a lui annuivano convinti e divertiti.
“Oh guarda chi arriva, little miss lecchina, chissà cosa ci dirà questo burattino” disse ancora, mentre si avvicinava al tavolo Diana Milligan, ragazza serpevere del terzo anno famosa in tutta la scuola per la sua splendida voce, ma poco apprezzata dai più perché era considerata come una delle preferite degli insegnanti, sopratutto per il suo carattere fin troppo amichevole verso di loro.
Questo fu troppo per Gienah che si alzò di scatto, fissando con sguardo omicida Aaron che non sembrava certo intimidito dalla ragazza. “Se odi così tanto questa scuola e le sue persone nessuno ti ha chiesto di restare e commentare ogni cosa che succede” gli disse lei con tono quasi di sfogo.
“Sei divertente e sei anche una blatta insignificante e io amo schiacciare le blatte” replicò lui leccandosi con soddisfazione le labbra.
Gienah si sentì il sangue ribollire nelle vene e sentì le sue membra mentre cercavano di trattenere il suo braccio destro dal colpirlo dritto sul volto. Gli voltò le spalle e non volle nemmeno sentire quello che le disse, si incamminò verso il posto dove si era seduta Diana e si mise accanto a lei.
Anche a Grifondoro la conversazione era vivace, nessuno riusciva a capire come reagire a questa scena inusuale e nessuno aveva mai visto la preside così alterata e allarmata nello stesso tempo. “Secondo voi chi diavolo era quello?” chiese Andrej divertito “Mai visto i professori così impreparati, uno spasso”
“Era un figo, mi basta per ora” intervenne Gillan con i suoi consueti capelli rosso accesi, lisci e tenuti insieme davanti da una fascia rosa.
“Ah ciao, Gillan! Non ti avevo vista, sei pronta per il Quidditch? Io non sto nella pelle, ho pensato per...” Pam non poté finire la frase che tutti erano inveiti contro di lei per fermarla dal parlare di quello sport, dato che non avrebbe più smesso.
“I suoi occhi erano così azzurri...” sospirò quindi Annie guardando il soffitto.
“Sono qui, lo sai vero?” le disse quindi Steven.
“Ma sei non fai altro che parlare delle tette di Eris, credi che io ne sia entusiasta?” replicò lei, ma capì subito di non aver ricevuto ascolto dato che lui si era già girato al tavolo dei Tassorosso con aria sognante.
Una forte pacca lo raggiunse alla schiena e fu costretto a rimettersi composto. All’improvviso la voce della preside si fece alta nella sala, richiamando all’ascolto gli studenti.
“Chiedo scusa per il piccolo disguido, è tutto risolto ora, possiamo finalmente dare il via a questo speciale anno scolastico e non ho detto la parola speciale invano” Molti ragazzi si guardarono incuriositi. “E’ arrivata una richiesta scritta del ministero qualche mese fa ed è stato deciso che Hogwarts ospiterà un evento senza precedenti che per via del recente presente non era stato possibile continuare. Per celebrare la fine dell’epoca buia del mondo magico e per inaugurare un nuovo periodo di pace e collaborazione, gli uffici della cooperazione internazionale magica e l’ufficio della sezione sportiva hanno organizzato, insieme ai rappresentati delle scuole il Torneo Tremaghi!”
Esclamazioni di meraviglia e stupore si levarono dai tavoli, dai Serpeverde si sollevò un ruggito quasi battagliero, guidato da Aaron Sanders, mentre nel resto dei tavoli regnava l’attenzione più di ogni altra cosa.
“Oddio! Non ci credo, un torneo tremaghi! Sarò in vita per vedere un Torneo Tremaghi, geniale” esclamò Gillan con la gioia che le usciva da tutti i pori.
“Io non so cosa sia” replicò Steven scettico.
“Cosa? E’...è...Semplicemente il massimo che possa capitare ad uno studente, il vincitore ottiene fama, gloria e il suo nome verrà ricordato negli anni avvenire, come Harry Potter, lui vinse il torneo a suo tempo”
Gli occhi di Steven si spalancarono i immaginò sé stesso immerso in una vasca termale con intorno decine di ragazze con Eris, Annie e Samantha che a turno lo nutrivano con acini d’uva e vino d’annata.
“Devo vincere” disse con tono spiritico.
La McGrannit continuò: “Forse tutti voi sanno di cosa si tratta, ma nessuno sa per certo che cosa comporti partecipare a questo torneo. Non è un gioco, vi trovate davanti ad una prova per cui solo i migliori di voi sono preparati e che possono sperare di superare, non è uno scherzo, chi partecipa non può sottrarsi e non può ritirarsi. Alcuni sono morti in questi giochi e non troppo tempo fa, ragazzi, è una cosa seria e spero che la prendiate come tale” Si fece un silenzio tombale. “Tra un mese esatto arriveranno le altre due scuole partecipanti, le compagini di Durmstrang e Bauxbatons con cui spero possiate condividere momenti irripetibili, il ministero tiene molto a questo aspetto, allora vi diremo in cosa consiste il torneo, ma prima ci tengo a precisare una cosa. Le lezioni continueranno e guardo sopratutto gli studenti del quinto anno che hanno gli esami. I GUFO ci saranno e con essi i MAGO per i ragazzi del settimo, so benissimo che ci saranno delle distrazioni in più, ma mi aspetto disciplina e maturità da parte vostra. Detto questo, vi auguro un anno felice e senza precedenti, buonanotte ragazzi, i ragazzi del primo anno aspettino i prefetti per essere accompagnati nei dormitori”
Alvaro comparve quasi dal nulla tra loro e subito fece segno ai ragazzi del primo anno di seguirlo, accanto a loro sembrava un padre con i suoi figli da tanto fosse più alto, il suo profilo scuro si perse dietro la porta, seguito dagli altri prefetti.
Steven incrociò lo sguardo di Thomas di Corvonero che lo fissò con il suo solito sorriso infame e sarcastico. Davanti a sé c’era il gruppo di Tassorosso e dopo aver indicato Eris disse con un labiale molto pronunciato “E’ mia”, cosa a cui Steven rispose con un dito medio.
Proprio in quel momento gli passarono sotto il naso i capelli rosa di Gienah Pheles di Serpeverde, ragazza con cui certo non aveva un rapporto idilliaco.
“Ah. Ciao Steven, non ti avevo visto, tutto bene?” gli chiese lei, sorprendendo Steven che non le aveva più parlato da quando ci aveva provato con lei in maniera fin troppo brusca due anni prima, ottenendo solo una furiosa reazione come risposta e un busto senza ossa.
Allora non aveva la tinta rosa né il piercing sul labbro, ma doveva ammettere che era cresciuta davvero bene, si biasimò leggermente.
“Io...beh...io sto bene, tu?” replicò lui non trovando molto da dirle.
“Si ricomincia un nuovo anno, sono felice e...” ma non fece in tempo a finire la frase che si bloccò di scatto quando i due vennero raggiunti da Andrej.
“Dai andiamo alla torre, Harry mi ha portato la roba che mi aveva promesso, festeggiamo un po’...oh. Ehi, ciao...tu”
“Ciao...ehm...beh, vi lascio allora, avete certo di meglio da cui discutere, buonanotte” disse lei e si girò velocemente scomparendo nella scala che conduceva al dormitorio dei Serpeverde.
Salirono le varie rampe di scale che portavano alla torre fino a quando si trovarono davanti un quadro di una signora grasse e vestita di un pomposo abito che sottolineava ancora di più la sua stazza mastodontica.
“Parola d’ordine?” chiese la donna con una voce pacata e stanca.
“Senti questa...Corvomerda” disse con enfasi Andrej “L’ha scelta Alvaro dopo che quelle fighette hanno vinto la coppa delle case”
Il quadro aprì un passaggio nel muro e i due entrarono nell’unica sezione del castello che era finalmente loro.
“A proposito...hai intenzione di partecipare?” chiese Andrej.
“Non lo so, ci devo pensare. Non sarebbe male però, pensa a quante ragazze, una cascata di femmine tutte ai tuoi piedi e non ti ho detto tutto...gloria, onore...” rispose Steven.
Davanti a loro i ragazzi più grandi erano pronti a fare baldoria fino a tardi, sfruttando le serate in cui la scuola non era ancora entrata nel vivo.
Annie gli corse incontro e buttò le mani al collo di Steven abbracciandolo.
“Che hai? Burrobirra?” chiese lui, sorpreso dal comportamento della ragazza, sempre fin troppo educato e quasi mai fuori luogo e che fece allontanare l’amico che gli gettò un occhiata divertita. “No, volevo solo abbracciarti” rispose lei guardandolo negli occhi “Volevo iniziare l’anno con un bacio, non voglio essere arrabbiata con te, dopotutto, che ci piaccia oppure no, abbiamo iniziato insieme no?”
I due si scambiarono un bacio dolce e lento fino a quando una scatola di popcorn non raggiunse le loro facce intrecciate e non li coprisse di cibo.
“Anche io vi voglio bene, ora venite, mi chiedo sempre come faccia quel matto di McLaughin a portare questa roba nelle mura di Hogwarts” esclamò Alvaro guardando dentro la busta che portava Andrej.
“Andiamo via da qui, però, non tutti i personaggi dei quadri sono dalla nostra parte, ci sono delle spie” aggiunse Andrej.
Steven e Annie li raggiunsero e insieme si incamminarono lungo la strada per i dormitoi con un unico argomento che viaggiava nei loro pensieri e arricchiva le loro discussioni, il torneo tremaghi che aveva messo nell’ombra persino quanto successo poco prima e quel Gilderoy Allock apparso dal nulla e andatosene senza dare spiegazioni.


   
 
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