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Autore: Mrs_Cobain951    08/08/2017    3 recensioni
Alexander, dopo aver ammesso la sua omosessualità, è finalmente pronto a lasciare casa per andare al college e concentrarsi sugli studi.
Magnus è al terzo anno di college è un ragazzo molto esuberante e alla perenne ricerca dell'amore, che sia per una notte oppure no...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11 - Aria di cambiamenti
 
I giorni passarono veloci e anche se Magnus provava davvero a cercare le parole giuste che avrebbe dovuto usare, ogni volta che pensava a qualcosa sembrava del tutto sbagliato. Ma non erano sbagliate le parole, era sbagliato quello che doveva dire. Era sbagliato quello che aveva fatto a l'unico ragazzo che era riuscito ad entrare attraverso i muri che si era costruito attorno per anni.
Come poteva dirgli quello che aveva fatto? Era troppo egoista per lasciarlo andare, eppure ancora una volta, aveva scelta? David lo aveva messo alle strette e se non fosse stato per lui, a quest'ora forse Magnus poteva star stringendo quel ragazzo dagli occhi blu.
Dall'altra parte, c'era Alec: ogni giorno che passava sentiva il suo cuore stringersi sempre di più in una morsa dolorosa. Si era sentito usato, come uno zerbino. Aveva detto a Magnus che non gli interessavano le sue spiegazioni, ma una parte di lui sapeva che gliele doveva. Era stato il suo primo bacio, non tecnicamente okay, ma teoricamente sì. Il primo vero bacio che fosse mai contato per Alexander e ora era collegato solo ad un brutto ricordo. Alla sensazione di essere abbandonati su due piedi e di precipitare in un abisso di solitudine e rabbia. Per i primi tempi era stato solo triste, ma piano piano era venuta fuori anche la rabbia. Non si direbbe di un ragazzo così introverso e tranquillo ma provava rabbia verso Magnus, non si spiegava perché l'avesse baciato se poi non lo voleva davvero. Perché avesse scelto lui, tra tanti. Proprio lui. Perché aveva dovuto rovinargli la vita? Ma sotto a queste nuvole di pensieri che si addensavano nella testa del ragazzo, c'era una grandissima rabbia verso se stesso: per essere stato così sciocco nel cadere nella ragnatela di Magnus. Sapeva che giocava sporco, tutti i suoi sensi lo avevano avvertito eppure era stato l'ennesimo di una lunghissima lista di cuori infranti. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Poi c'era la vergogna: quella di ammettere a se stesso che aveva quasi finito per innamorarsi di quel mostro, quella di piangere sulla spalla di David, quando lui era stato il primo ad avvertirlo su Magnus. Ma era stato anche quello che l'aveva più incoraggiato.
E infine c’era anche la speranza, perché sì, lui sperava che Magnus tirasse fuori dai suoi capelli tutti glitter e gel una scusa vera sul perché non lo avesse più cercato, un qualcosa di grande, insomma un impedimento serio e magari insieme a lui anche una montagna di scuse, abbracci e baci. Ma questa speranza era davvero un bene? Infondo come disse qualcuno prima di noi essa non è altro che il peggiore dei mali, in quanto prolunga la sofferenza dell’uomo. *
Insomma, Alec era un turbinio di emozioni contrastanti e il risultato era un gran pasticcio di ragazzo. 
Così, quella sera, alla cena si presentarono due cuori: uno pieno di ansia e angoscia e un altro pieno di rabbia, dolore e speranza.
Si erano salutati, Alec era riuscito anche a fingere un sorriso forzato, ma non si erano detti nient'altro per tutto il tragitto. Quando arrivarono al ristorante, fu Magnus a parlare con i camerieri e Alec lo seguì al tavolo. Si vedeva che l'altro ragazzo era agitato, Alexander ci stava quasi per credere che fosse davvero pentito, ma c'era sempre quella vocina fastidiosa che gli ricordava che infondo era solo uno dei tanti. Che non era speciale e chissà quante volte aveva finto così.
<< Alexander- >> cominciò Magnus, ma Alec lo fermò subito.
<< Quante volte dovrò dirti che mi chiamo Alec? >> il suo sguardo era freddo, non ammetteva repliche, come il suo tono di voce. Quasi non la riconosceva lui stesso, dentro stava tremando e pensava che la sua voce non sarebbe sembrata così risoluta e forte.
Magnus scosse la testa. << So che ti piace quando ti chiamo così, Alexander. >> fece per prendergli la mano sul tavolo, ma quello la schivò velocemente.
<< Hai detto che volevi darmi delle spiegazioni, allora dammele. >> disse schietto il ragazzo, incrociando le braccia al petto e lasciando andare contro lo schienale della sedia. Lo sguardo di Magnus sembrò perso per qualche secondo, ma poi si riprese.
<< Pensavo che prima avremmo potuto ordinare... >> si vedeva che Magnus annaspava per stare al passo con Alec, magari si era aspettato un trattamento diverso. Magari si era aspettato che il ragazzo gli stendesse un tappeto di petali di rosa verso il suo cuore, ma era tutt'altro che questo. Alec era pronto a tirare fuori gli artigli se sarebbe servito. Non avrebbe permesso più a nessuno di trattarlo come se valesse nulla.
<< In realtà non ho molta fame. >> mormorò, guardandosi intorno. Non riusciva più a sostenere lo sguardo del ragazzo più grande. Sembrava autentico il dolore che vi leggeva, ma sapeva che era solo un attore davvero bravo.
<< Va bene, allora ti spiegherò tutto... >> si bagnò le labbra secche per l'ansia e si asciugò le mani sudate sui pantaloni. << Ma prima voglio che tu sappia una cosa: prima che ti conoscessi ero un uomo diverso. Tu mi hai cambiato, Alexander e mi hai reso migliore. Non ti farei mai del male ora, tu- >> per l'ennesima volta, fu bloccato dalla voce sprezzante e rotta dell'altro ragazzo.
<< Magnus, parla, o me ne andrò. >>
Così, preso un respiro profondo e raccolto il poco coraggio che era riuscito a raggruppare, Magnus cominciò il suo racconto.
Non se la sentiva di sganciare la “bomba scommessa” ad inizio discorso, anche perché a giudicare dallo sguardo e dalla voce del ragazzo davanti a lui avrebbe potuto picchiarlo, così partì introducendogli brevemente i suoi amici più cari, o meglio gli unici, Raphael, Ragnor e Catarina. Quella piccola introduzione sembrò divertire il piccolo Occhi blu al quale scappò un sorriso quando Magnus parlò di un certo immigrato perennemente imbronciato. << Aha! Ti ho fatto sorridere! >> Esclamò allegramente Magnus un minimo sollevato. << Cosa? No! Non è vero. >> quasi urlò scattando sulla sedia Alec, che accortosi di aver attirato l’attenzione di mezzo ristorate, arrossì e abbassò lo sguardo scatenando un’ilare risata dell’uomo sedutogli davanti. << Okay, smettila di ridere e va avanti. >> disse allora Alec ammorbidendosi una volta ascoltata quella risata meravigliosa, addirittura il ragazzo rilassò la sua posizione sulla sedia e portò la sua mano sopra quella del glitterato, come ad incoraggiarlo. Magnus a quel gesto sorrise e ad Alec sembrò addirittura commosso, che si fosse sbagliato a pensare male di lui?
Magnus si stupì di quel gesto, ma ne fu così felice, per un momento pensò di non dirgli nulla, di prenderlo e scappare insieme, di portarlo a vedere la sua terra natia, di amarlo ogni singolo giorno in ogni singolo posto del mondo, ma non si poteva; così strinse la sua mano, ne traeva forza, lo sentiva, e continuò il suo discorso fino ad arrivare al giorno della scommessa, che era il successivo a quello del loro semi disastroso incontro.
Sentiva che Alec si era irrigidito ma non leggendo nulla nei suoi occhi continuò il suo discorso abbassando il proprio sguardo e spiegandogli che tutto quello che aveva fatto era perché lo voleva conoscere senza però sembrare debole e innamorato agli occhi dei suoi amici che però avevano già capito tutto. Gli disse anche che era fiero di averla persa e che il loro bacio era stata la sua più grande vittoria. Continuò spiegandogli tutti i motivi del perché ora si trovavano a parlare della scommessa che comunque per lui era e rimaneva per sempre uno stupido errore che avrebbe solo voluto cancellare.
Una volta finito quella specie di monologo alzò lo sguardo in tempo per vedere una lacrima correre veloce sulla guancia di Alec e lì, lì lui si sentì morire, forse per la prima volta sentì davvero il peso di quella maledettissima scommessa, ma come cazzo aveva potuto!?
Nel frattempo Alec ritirò la sua mano ancora intrecciata a quella del più grande e continuando a guardarlo si alzò e disse: << I-Io… devo andare, scusa. >>
<< Alexander aspetta, ti prego, parliamone. >>
<< Non posso, devo stare da solo, ho bisogno di pensare, ne riparleremo però. E’ una promessa. >>
 
E così si separarono, Magnus restò ancora lì, in quel ristorante, a singhiozzare e a darsi dello stupido ancora e ancora fino a che non riuscì ad alzarsi e a trascinarsi fino alla camera della sua Catarina che era sempre pronta ad accoglierlo a braccia aperte e a prendersi cura di lui.
 
Alec invece quella notte camminò, camminò per così tanto, tanto le gambe neanche le sentiva, l’unica cosa che riusciva a percepire era un dolore forte, troppo forte al cuore. Dio perché, perché Magnus si era permesso di fare una cosa del genere e perché lui non riusciva a farsela scivolare addosso? Infondo gli aveva detto di essere pentito e innamorato, dunque perché proprio non riusciva chiudere un occhio e ad evitarsi tutta questa sofferenza, cosa diavolo aveva di sbagliato, cosa?!
Dopo circa due ore di camminata Alec notò un locale dal quale usciva fumo e tanto, tanto rumore. Alzò lo sguardo e notò la scritta rossa al neon ‘Black Smith’ diceva, al ragazzo iniziarono a venire strane idee sull’ entrare e provare a dimenticare tutto, almeno per un po’. Alla fine si decise ed entrò, tanto peggio così non poteva andare.
Era un locale non troppo grande di forma quadrata, le luci soffuse erano color verde menta, sulle pareti rosse vi erano disegnati di colore nero con estrema maestria i grandi musicisti del passato, poté infatti riconoscere i quattro componenti dei Beatles, Janis Joplin, Jimi Hendrix ed altri… addossato ad una parete vi era l’angolo bar composto da un semplice bancone verde menta e da sgabelli neri. Anche la musica, sebbene troppo alta per i gusti del giovane era estremamente bella, al momento infatti riconobbe un pezzo estremamente famoso degli Jefferson Airplane, The White Rabbit. Cavolo, quello poteva essere il primo locale della storia a piacergli, anche per il fatto che non c’era poca gente ma neanche troppa, insomma il giusto per far sì che le persone potessero ballare (e non strusciarsi) senza ritrovarsi tutte ammassate; si avvicinò timidamente al bancone, sedendosi su di uno sgabello sorridendo alla ragazza mora che una volta bevuto il suo drink gli rivolse un occhiolino, continuò a guardarla, era così aggraziata e piacevole che non ostante il suo orientamento sessuale assolutamente certo non poté fare a meno di rimanerne incantato.
<< Hey dolcezza che posso fare per te? >> Una voce riportò Alec alla realtà, si voltò e trovò davanti a lui una specie di angelo caduto sulla terra, quel ragazzo era probabilmente l’essere più bello che Alec avesse mai visto, era alto, ben piazzato, con spalle larghe e braccia muscolose, i capelli biondi portati lunghi e legati in modo da formare un codino basso, una bella bocca grande e carnosa e degli occhi vivaci, di un colore non identificabile per via delle luci verdi. Alec nell’ammirare il ragazzo s’incantò per poi essere di nuovo svegliato dal barista. << Dolcezza? Tutto a posto? >>
<< Oh! Ehm… si, sto bene, >> disse arrossendo di getto il corvino << Dammi qualcosa di forte, per favore >>
<< Mh… qualcosa mi dice che non sei un habitué nel bere e nel frequentare posti di questo tipo, giusto? >>
Alec abbassò lo sguardo e sorridendo tristemente fece un cenno di assenso.
<< Come immaginavo… Allora dolcezza, cosa ti porta qui? Voglia di ribellione? Mal d’amore? Semplice curiosità? >> gli domandò il barista sorridendo affabilmente, mentre gli porgeva uno strano cocktail azzurrino che Alec bevve in un sorso per evitare di soffermarsi sul sapore.
<< La seconda, la persona che amo si è avvicinata a me solo per una scommessa. >> sospirò tristemente guardando le sue mani intrecciate sul proprio grembo per poi alzare lo sguardo, fissando i propri occhi in quelli del giovane che lo guardava ora con una certa apprensione. << E sinceramente non so neanche perché te ne sto parlando, neanche ti conosco… >> Il barista sorrise divertito a quell’ultima affermazione, quel ragazzo era estremamente tenero. << Ma è normale, tutti raccontano i propri drammi all’uomo che gli versa da bere. >>
<< Sarà ma il mio bicchiere è ancora vuoto. >> si lamentò scherzosamente Alec
<< Touché, ecco a te un sobrio cocktail a base di assenzio. >> esclamò ammiccando il barista.
<< Grazie, angelo, comunque io sono Alec. >>
<< Uooh aspetta, stai flirtando con me? Ma non avevi detto che sei innamorato? >> Dopo una generosa sorsata di quel drink Alec si sentiva leggermente ovattato e meno inibito così mostrando un sorriso sghembo disse: << E quindi? E’ forse vietato flirtare con altri uomini estremamente attraenti perché si è innamorati? >> come gli era venuta in mente quella battuta non lo sapeva neanche lui, era arrossito eh, se lo sentiva chiaramente ma l’importante era che il bel biondo davanti a lui non se ne fosse accorto. Questo sarebbe stato il nuovo Alec, ebbene si, Alexander aveva deciso; sarebbe cambiato, sarebbe diventato più intraprendente e più sciolto, infondo tutto quello che era successo con Magnus era anche colpa sua, se solo si fosse dimostrato più intraprendente e sexy lui si sarebbe innamorato del ragazzo dal primo istante e non avrebbe mai giocato con i suoi sentimenti. Purtroppo si rese anche conto di non voler tornare tra le braccia del glitterato in quanto ormai non sarebbe riuscito più a fidarsi e sapeva che non avrebbe fatto altro che vivere male quella storia, facendosi solo migliaia di paranoie. Anche se con Magnus ormai era tardi il mondo avrebbe conosciuto un nuovo Alec che non si sarebbe più donato all’amore ma che avrebbe ceduto ai piaceri e ai divertimenti che la vita gli avrebbe offerto, sarebbe stato un lungo cambiamento ma ce l’avrebbe fatta, infondo volere è potere, no? E quale occasione migliore di iniziare a sciogliersi se non un affascinate barista disponibile ai flirt?
<< Ah no, certo che no, soprattutto se quello che flirta è carino come te, dolcezza. >>
<< Tu ce l’hai un nome bel biondo? >>
<< Sam, mi chiamo Sam, splendore. >> l’ultima parola gli fu praticamente sussurrata sulle labbra, difatti, Sam gli si era avvicinato parecchio sporgendosi dal bancone, si certo non voleva farsi sfuggire quel bocconcino di ragazzo, lo aveva notato dal primo istante in cui aveva messo piede in quel locale, e se prima pensava fosse etero per via degli sguardi lanciati a Matilda ora non aveva dubbi sulla sua omosessualità e non ne poteva essere più felice. Alec anche non era stato da meno nell’avvicinarsi al biondo, puntando un ginocchio sullo sgabello e tirandosi leggermente su, tanto ormai il primo bacio era andato, tanto valeva levarsi definitivamente il suo sapore dalle proprie labbra. Erano sempre più vicini, sempre più vicini…
 

<< Que està pasando aquì?! >>

 
 
Angolo delle autrici timide
 
Ciao belle ragazze e bei ragazzuoli, siamo finalmente tornate con il capitolo decisivo! Ebbene sì, Magnus ha rivelato tutto e Alec non sta reagendo nei migliore dei modi. O forse sì?
Ci ha spezzato il cuore scrivere questo capitolo e speriamo che vi sia piaciuto. Detto questo, lasciateci un commento e fateci sapere cosa ne pensate. Al prossimo capitolo! Un bacio, Mrs_Cobain951&Zitella9911    
 

*” La speranza è il peggiore tra i mali, poiché prolunga i tormenti degli uomini. ”

                                                             Cit. Friedrich Nietzsche
   
 
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