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Autore: SophLandd    09/08/2017    0 recensioni
«Derek, promettimi che troverai qualcosa per non mollare.
Promettimi che troverai qualcuno da amare. Promettimelo.»
Gli scongiura Stiles, sull'orlo delle lacrime.
Derek aumenta la stretta, sorpreso dalle sue parole.
Non si volevano sucidare dopo tutto questo?
E adesso lo sta pregando di vivere?
«Io...te lo prometto, Stiles. Ma solo se tu farai altrettanto.» Sospira.
Le loro mani si illuminano di rosso, e Stiles sorride tristemente, annuendo.
«Te lo prometto anch'io, Derek.»
E scioglie le loro mani, alzandosi di botto, e scappando da quel posto, dopo essersi infilato velocemente la maglia. Derek non riesce a dire nulla, e pensa che probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quel ragazzino.
Oh, quanto si sbagliava.
// Tratto dal Capitolo 2.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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L'incontro con quel ragazzino per Derek era come fosse stato un sogno, qualcosa che a ripensarci il giorno dopo ti sembra così assurdo.

Era andato lì al ponte con l'intento di mettere fine alla sua vita, e si è ritrovato in poche ore ubriaco, senza maglia e con un ragazzino che non faceva altro che parlare, nelle sue stesse condizioni.

Quando era tornato a casa, verso le sei di mattina, aveva trovato Peter, suo zio, nel suo loft. Derek era tornato da poco a Beacon Hills, poichè dopo la morte di parte della sua famiglia suo zio aveva portato lui e sua sorella ad abitare in un'altra città. 
Per non rivivere quei ricordi, ma ormai Beacon era come la sua vera casa.

Peter non viveva con lui, e nemmeno sua sorella, ma spesso veniva a trovarlo a sorpresa, giusto quando non trovava nulla da fare di meglio che infastidire il nipote.
Ovviamente era entrato in possesso di un paio di chiavi dell'appartamento- Derek non voleva neanche sapere come- così una volta se l'era ritrovato in case alle tre di notte, e lo zio si era giistificato dicendo che veniva da una festa in discoteca poco vicino, perciò già che c'era...

Purtroppo Derek deve sopportare la presenza spesso sfiancante dello zio nella sua vita, ma sa che si interessa a lui solo perché ci tiene.
Derek non sa se Peter avesse mai intuito che lui non riesce più a vivere così, ma forse ora che ci pensa meglio è proprio per questo magari che si fa vedere così di frequente.

Ovviamente Peter quella mattina aveva subito presupposto che Derek avesse avuto una nottata di follie, e per questo avesse la maglia al contrario e delle occhiaie abbastanza evidenti.

Peccato che Peter intendesse ben altre follie, e Derek non era riuscito a convincerlo che non era così, soprattutto perchè altrimenti avrebbe dovuto raccontargli del vero motivo per cui si trovava su quel ponte.

Ora é passato più di un mese, e Derek spesso ripensa a quegli occhi nocciola, e a quanto fossero morbidi i suoi capelli. Se lo ricorda perfettamente, nei minimi dettagli, come se la sua immagine non potesse mai sbiadire nella sua mente.

Come potrebbe dimenticarselo?
Se non l'avesse incontrato non sarebbe qui a raccontarlo. 
E spesso si domanda se sia stato meglio oppure no, ma la promessa ormai l'ha fatta. 
Certo, potrebbe anche non mantenerla, alla fine non conosce neanche quel ragazzino, e probabilmente non lo rivedrà più, ma si sente come se fosse una sorta di suo obbligo, restare fedele ad essa.

Non che abbia mai amato, e ammettiamo che non ha neanche provato più di tanto a cercare qualcuno, ma sta cercando di tirare avanti, nonostante ogni mattina spesso non trovi facilmente la voglia di alzarsi e di trascorrere la giornata come ogni dannato giorno.
Semplicemente non ha trovato qualcosa per cui vale la pena vivere, e dubita accadrà mai, ma almeno ci prova a resistere, dannazione.

E gli incubi sono sempre quelli, puntuali come la morte, e a volte sembrano così reali. 
In questo modo i sensi di colpa non fanno che perseguitarlo durante tutta la giornata. A pensare alla vita che potrebbe avere Laura se ora non fosse morta, e a come sarebbero invecchiati i suoi genitori. Pensieri autodistruttivi.

In questo momento si trova in un bar, e sorseggia con calma un caffè. Ultimamente cerca di dormire più del solito, giusto per passare del tempo e svegliarsi riposato.

Anche perchè adesso ha trovato un lavoro: fará il professore di matematica. 
Ha sempre amato la materia, ed é quindi risultato essere subito il candidato perfetto, soprattutto grazie ai risultati ottenuti nel college. 
Ci sono meno di una decina di college a Beacon Hills, e alla fine ha deciso di presentarsi in quello più comodo per lui.

Il bar infatti é vicinissimo al college, e nota alcuni studenti entrare nell'ampio locale, per poi sedersi nei tavoli intorno a lui. Lui è solo, come normalmente, e legge distrattamente il giornale che ha davanti ai suoi occhi. 
Solite notizie, niente di nuovo, niente di interessante.

É vero che Derek cerca sempre di acculturarsi il più possibile, ma non tanto perché é curioso o altro, ma perchè oltre a passare parte delle sue giornate in palestra non sa davvero cosa fare. Inoltre in questo modo ha più possibilitá di ragionare correttamente, essendo a conoscenza di molte cose, e di prendere decisioni più giuste possibile.

Eppure niente suscita davvero il suo interessa, niente e nessuno.

Oggi é il primo giorno di college per quasi tutti, non solo per lui, ma soprattutto per chi inizia il primo anno. 
Il bar comincia a diventare pieno di studenti, visto che l'orario si avvicina a quello della prima lezione, e molti sono in vena di un caffè veloce.

Derek si sente quasi oppresso da tutta quella gente, e si affretta a finire il suo caffè, quasi spaventato.
Improvvissamente sente una voce, che gli pare stranamente familiare, ma scarta l'idea che ci possa essere qualcuno che conosca qua dentro.
Prima di tutto perché Derek non ha tutti questi amici, anzi, e secondo perchè il locale è animato in prevalenza da studenti. 
E di sicuro non esce con i ragazzini.

Si alza, pagando il conto, e senza guardare nessuno se ne esce dal posto, ormai più che affollato, dirigendosi con la sua Camaro a scuola.

Entra in sala professori, evitando masse di studenti, e si prepara per la prima leziona che dovrà tenere.
Classe 1D, una classe di novellini, quindi, pensa. 
Le college gli lanciano qualche occhiata di nascosto, anche se lui riesce a vederle, ma fa finta di nulla.
Sono tutte più vecchie, tranne forse una donna di una bellezza che Derek non può non notare, ma al momento sembra impegnata a conversare con un professore anziano.

La campanella suona, interrompendo i pensieri di Derek, il quale si dirige verso la prima classe, con passo deciso ma allo stesso tempo lento.

Alcuni studenti sono ancora in giro, e Derek si sente piacevolmente osservato, anche se questo lo lascia indifferente.

È consapevole di risultare di bell'aspetto per molti, e il suo fisico è quello che è, e stamattina si è anche messo una maglietta blu a maniche corte, la quale risalta in effetti i pettorali e le spalle larghe.

Con la valigietta nera si ritrova in breve tempo davanti al 1D, e apre la porta, mettendo fine al chiacchiericcio che sentiva da fuori prima di entrare.

Cala uno strano silenzio nell'aula, e Derek arriva dietro la cattedra, sistemandosi sulla sedia.
Rivolge una veloce occhiata alla classe, per poi tirare fuori l'appello.

Legge i cognomi uno ad uno, cercando di collegarli con i diversi volti, quando d'un tratto si ritrova a leggere:

«Stiles Stilinski.»

Si blocca, mentre una voce risponde 'presente'. La stessa voce che aveva sentito al bar, ne è sicuro.
Il suo sguardo si posa sul ragazzo del terzo banco alla sua sinistra, e sussulta. Smette un attimo di respirare.
No, non è possibile.

Anche Stiles sembra più che sorpreso, guardandolo con bocca dischiusa, e Derek strabuzza gli occhi.

È proprio lì, davanti a lui, con una maglia rossa, e i capelli sempre tirati su. Ha meno occhiaie del loro primo incontro, e questo lo solleva.
E questa volta non gli sembra affatto di sognare, ma la semplice realtà.

Sapeva che Stiles andasse a scuola qui a Beacon Hills, ma quante possibilitá c'erano che capitasse addirittura ad insegnare nella sua stessa classe?

Inoltre ora che ci pensa Stiles è sicuramente il figlio dello Sceriffo. La sua famiglia era in buoni rapporti con quella dello Sceriffo, soprattutto quando all'ultimo é morta la moglie.
Si ricorda varamente di un bambino, quando con Talia e suo padre andavano a casa sua, ma non l'avrebbe mai riconosciuto.

Anche Peter era molto amico dello Sceriffo, e Derek si ricorda che a volte lo lasciava a casa sua quando i suoi genitori facevano tardi dal lavoro.
Ci si era anche affezionato, ma quando poi era nato Stiles ha cominciato a fare sempre meno visita a John, visto che con un bambino piccolo e la moglie malata cominciava ad avere poco tempo libero.

Derek si accorge improvvisamente di essersi imbambolato nel bel mezzo dell'appello, e tossendo leggermente riprende a leggere i nomi, come se niente fosse successo.

«Verrete sottoposti ad un test per poter valutare le vostre capacità e conoscenze della materia.» Informa poi Derek i ragazzi, per poi alzarsi a distribuire i test ad ognuno.

Quando arriva al banco di Stiles sfiora le sue mani nel lasciargli il foglio, e incrocia qualche secondo i suoi occhi verdi nei suoi nocciola.

Non gli sembra ancora reale, e non sa come reagire. 
Insomma, non si conoscono dopo tutto. È comunque un suo studente da oggi, ed è quindi imbarazzante pensare che era lo stesso ragazzino del quale accarezzava istintivamente i capelli mentre l'altro rigettava anche l'anima, oppure lo stesso ragazzino con il quale aveva intrecciato le mani nelle sue.

Aveva preso per mano solo sua madre, e da quando era morta non ha avuto l'intenzione di provarci con nessun altro. Infatti anche per questo ha avuto solo rapporti occasionali, niente di serio.

Almeno ora Derek sa che la promessa l'ha mantenuta. E deve ammettere che a volte si è ritrovato a pensare se quel ragazzino fosse ancora vivo oppure alla fine avesse deciso di ammazzarsi. E diciamo che la seconda possibilitá non gli era affatto piaciuta.

«Qual è il suo nome, professore?» Chiede improvvisamente una voce, appena finisce di consegnare i test e si mette seduto dietro la cattedra.

É Stiles che ha parlato, e Derek lo guarda un attimo perplesso. In effetti non gli ha detto il suo cognome quella notte.

«Derek, Derek Hale.» Risponde, e Stiles annuisce lentamente, per poi tornare a guardare il foglio.
Derek prova a concentrarsi sul nuovo numero del National Geographic che gli é arrivato, ma il suo sguardo cade puntualmente su quel ragazzino.

Non gli sembra concentrato, e pare guardare il compito come se fosse scritto in un'altra lingua.
Invece il suo compagno di banco scrive velocissimo. È moro, occhi marroni, e ha la mascella forse un pochino storta.
Derek si ritrova a pensare che potrebbe essere Scott, il migliore amico di cui gli aveva accennato.

Derek dopo un pò si alza, passando per i banchi, e ignorando le ragazzine che cercano di richiamare la sua attenzione con scollature più che evidenti. 
Quando arriva dietro a Stiles si ferma un attimo, e osserva il suo compito. 
Non ha scritto nulla.
Sembra anche molto agitato.

Derek non sa che fare, ma si sente come se dovesse aiutarlo a calmarsi, a rilassarsi un pò.

«Sapete perché i bradipi sono così lenti?» Se ne esce, sentendosi subito gli occhi di tutti puntati su di lui.

Derek allora inizia a spiegare il motivo, mentre qualcuno continua il test, e altri lo ascoltano interessati. 
Ma il più preso di tutti dalle sue parole sembra proprio Stiles, che smette subito di essere agitato, e il suo corpo si rilassa.

Così quando Derek finisce di parlare si sente soddisfatto, e nota anche che il ragazzino sembra scrivere qualcosa sul foglio. Meglio così.

Le due ore finiscono veloci, e tutti gli studenti si avvicinano per consegnargli i test, per poi ritornare ai propri banchi e preparare la roba per cambiare classe.

Derek fa per alzarsi, quando qualcuno attira la sua attenzione:

«Grazie.»

Alza lo sguardo su Stiles, che è davanti alla cattedra, quasi incerto su cosa fare o dire. È rimasto solo lui, tutti gli altri sono andati via. Derek accenna un sorriso, ma tenta invano di nasconderlo.

«Non l'ho fatto per te, ragazzino.» Mente Derek, e Stiles sorride.

«Da quando nel programma di matematica hanno inserito la vita dei bradipi?» Lo provoca Stiles, facendo avvampare il più grande.

«Devi essere più calmo e concentrato, Stiles.» Lo rimprovera.
Stiles gioca con le mani, come fosse nervoso.

«Io e la matematica non siamo molto amici, ecco.» Ammette, facendo sorridere leggermente Derek.

«Come stai?» Se ne esce subito dopo Derek, facendo sussultare il ragazzino. Poi si ricorda di essere il professore, e che dovrebbe mantenere un rapporto distaccato con lui, ma omai é troppo tardi.

«Bene, tu?» Mente, abbassando lo sguardo.

«Bene anch'io.» Risponde a sua volta Derek. Sanno entrambi di aver mentito, ma forse preferiscono credere non sia così.

«Io...io adesso devo andare, arrivederci Proffy!» Lo canzona sulle ultime parole, facendo scuotere la testa a Derek, divertito. 
Poi esce dalla classe, e qualcosa dice a Derek che non sarà molto facile ora che vedrà il ragazzino quasi tutti i giorni.

Non sa bene perchè ha questa impressione, ma quello che stavano per condividere insieme, la morte, non é una cosa da poco, affatto.
E non è neanche da poco mantenere una promessa simile.
Perché anche la morte è in grado di legare due persone.

   
 
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