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Autore: princess_sweet_94    10/08/2017    1 recensioni
REVISIONATA E MODIFICATA IL 07/05/2021
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"Cos'è?" domandò, fissando quell’oggettino quasi fosse in trance.
Il coniglio non rispose e la rosa s'illuminò nuovamente facendo apparire dinnanzi a lei una boccetta di vetro quadrata ricca di decori floreali, simile a quella di un profumo, che rimase sospesa a mezz’aria.
"Sei tu..." mormorò il coniglio "Sei la prima Pretty Cure... la Rosa ti ha scelta. Oa non resta che trasformarti" concluse, rilassandosi contro il suo petto.
Haru guardò la chiave e il profumo con sconcerto, confusa e disorientata, non capendo minimamente cosa dovesse fare.
“Io non so…” iniziò ma l’animaletto scosse piano la testa, alzando gli occhi su di lei.
“Verrà da solo” rispose “Devi solo volerlo.”
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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REVISIONATA IL 11/12/2022



Tra le poche cose da sapere su Haru, indubbiamente spiccava quanto fosse negata ai fornelli. Adorava mangiare ma in cucina combinava veri e propri pasticci degni di questo nome che difficilmente potevano definirsi commestibili; ciò non significava, tuttavia, che non ci provasse.
Reiha guardò con diffidenza la ciotola di riso in brodo vegetale che le era stata messa davanti: l'aspetto non era dei migliori, certo, ma erano giorni che non consumava un pasto decente, limitandosi a raccogliere le foglie, la frutta e le bacche che trovava in giro per la città. Prese il cucchiaino di legno e si sporse per pescarne una manciata: il brodo aveva un bizzarro colore marrognolo e il riso vi galleggiava dentro in modo un po’ troppo anomalo, ma lo portò comunque alla bocca mandandolo giù tutto d'un fiato.
Era un po’ troppo denso e leggermente insipido ma commestibile, forse non il massimo della cucina ma vista la situazione non era proprio il caso di mettersi a fare la schizzinosa.
"Allora?" domandò Haru, seduta di fronte a lei in trepida attesa di un verdetto.
Reiha la guardò per un istante, infine scrollò le spalle. "Non è male" decretò.
Haru sorrise, sollevata: quando si metteva ai fornelli solitamente produceva qualcosa di strano, dall'aspetto indefinito e dal dubbio sapore, pertanto quello era un enorme passo avanti per i suoi standard: “Sono contenta. Purtroppo non sono molto brava nelle faccende domestiche” ammise, imbarazzata, grattandosi nervosamente dietro il collo. La coniglietta prese a mangiare velocemente e, in fin dei conti, con la fame che aveva quasi non badò al sapore mentre Haru attendeva pazientemente che finisse per iniziare l’interrogatorio: aveva tante domande da porle e non vedeva l’ora di sapere tutta la sua storia che, ne era sicura, sarebbe stata a dir poco pazzesca. Insomma, un coniglio parlante con una collana magica che permetteva alle persone di trasformarsi non poteva avere certo dei trascorsi noiosi!
Quando l'animaletto posò il cucchiaio con un sospiro di sollievo, pochi minuti più tardi, Haru drizzò le orecchie in attesa che iniziasse a raccontarle tutto… ma Reiha s’inchinò brevemente, lasciandola un attimo spiazzata.
"Grazie per la cena" esalò educatamente.
"Ah... no, non c'è di che" rispose lei, agitando le mani davanti al volto con evidente imbarazzo "L'ho fatto con piacere" aggiunse, togliendo le stoviglie per poggiarle sul pavimento accanto a sé "Piuttosto, che ne dici di raccontarmi cosa ti è successo?" chiese.
Reiha annuì e si sedette sul piccolo cuscino (improvvisato con un maglioncino di Haru)  poggiato sul tavolino al centro della stanza della ragazza, sospirando. “Vedi, io provengo dal Regno di Lilium, situato in una dimensione parallela a questa. Sono il Folletto Custode dell'Imperatrice Daphne, la nostra regina, che mi ha incaricato di venire sulla Terra a cercare le cinque Guerriere della Natura leggendarie" iniziò. Haru ci mise qualche secondo ad assimilare il tutto e sgranò i grandi occhi azzurri: "A-aspetta!” la interruppe, disorientata “Folletti, regni, guerriere… sembra tutto uscito da un libro fantasy!” ammise. Reiha annuì.
“Per gli esseri umani non è facile da accettare, ma posso assicurati che è tutto reale” confermò “E con quello che è successo oggi, da ora ne fai parte anche tu” decretò, facendola deglutire nervosamente.
“A proposito di oggi… io non ancora ben capito cosa è successo” ricordò “Insomma, è stato tutto così incredibile e… assurdo: cos’era quella pianta gigantesca? Perché ce l’aveva con te? E perché mi sono trasformata?” domandò tutto d’un fiato, sempre più nervosa e sconcertata “E cosa sono queste guerriere che continui a nominare?”
Reiha sospirò e poggiò le mani sul proprio grembo: “Per rispondere a tutte queste domande bisogna partire dal principio” spiegò “Esistono molti Regni e Città nel mio mondo, oltre a Lilium, popolati dalle più diverse creature: ognuno di essi ha il proprio habitat, il proprio equilibrio e la propria fonte di vita. Quella che vedi quì…” con delicatezza si tolse il ciondolo a forma di rosa dalla tracolla e lo poggiò sul tavolo dinnanzi a sé “…si chiama Rosa del Tempo: è un antico manufatto del mio regno dotato di straordinari poteri magici. E’ anche in grado di donarne, riuscendo a creare i cinque Crystal Parfume, oggetti antichi che permettono di acquisire i poteri della natura, come è successo a te poco fa. Coloro che ricevono questi poteri vengono chiamate Season Charge, delle leggendarie guerriere il cui compito è difendere e proteggere il Regno di Lilium.”
Reiha fece una pausa e bevve un sorso d’acqua dal bicchiere di plastica poggiato accanto a sé, con Haru che ascoltava il racconto totalmente rapita dalla sua voce. Prese un respiro profondo e andò avanti. “Le prescelte devono dimostrare di avere un cuore puro per poter ricevere questo dono e perseguire il loro compito. Se la Rosa ti ha dato questi poteri è perché ti ha ritenuta degni di riceverli” concluse.
Haru rimase in silenzio per qualche istante e deglutì. “Wow” mormorò infine “Sembra una cosa molto importante, detta così…”  ammise.
“Lo è” rispose la coniglietta, risoluta “Nel nostro regno è un vero onore ricoprire questo ruolo.”
La ragazza si agitò un po’, titubante, infine annuì: “Lo capisco… e ha senso” disse “Però non ho ancora chiaro tutto il resto.”
Reiha si rabbuiò. “Quello che hai visto oggi era un soldato mutante del Grande Impero” spiegò.
Haru inclinò leggermente il capo di lato: “Grande Impero?” chiese.
“Esiste un regno, nei meandri più lontani della nostra dimensione, il cui nome è Intramondo: si tratta di una terra buia, arida e desolata comandata dal malvagio Imperatore Roku. Non molto tempo fa, egli iniziò una terribile campagna di espansione, conquistando e distruggendo tutti i luoghi che riusciva a raggiungere con la sua armata… finché, qualche settimana fa, non raggiunse anche Lilium” la piccola fece una pausa e i suoi occhi si velarono di tristezza “Il nostro regno è stato raso al suolo e la nostra Imperatrice fatta prigioniera.”
Haru sgranò gli occhi e trattenne il fiato, inorridita: molto aveva immaginato ma mai nulla del genere e lo stomaco le si strinse in una morsa dolorosa.
“Prima di essere catturata, la Regina mi ha affidato la Rosa perché potessi giungere qui sulla Terra e cercare le cinque guerriere che possono sconfiggere l’esercito di Roku” continuò Reiha, imperterrita. “Ma l’Imperatore sta cercando proprio la Rosa per poter sfruttare i suoi poteri a scopi malvagi, quindi ha mandato i suoi soldati sulla Terra per potermi trovare e portarmela via.”
Scese un lungo silenzio nella stanza, reso pesante dalle parole appena pronunciate dal folletto, e Haru non riuscì a fare altro che mormorare un triste: “Mi dispiace” non sapendo cos’altro dire per consolare la piccola, evidentemente devastata dal dolore. Aveva ascoltato tutta la storia e, sebbene le risultasse ancora difficile comprendere appieno tutti quegli eventi, capiva che Reiha era in una situazione davvero complicata: aveva visto la sua terra natìa distrutta, perso le persone a lei care, costretta a fuggire in un altro mondo inseguita da esseri spaventosi e con il pesante compito di salvare il proprio regno. Se c’era qualcosa che poteva fare per aiutarla era decisa a farla.
Reiha si asciugò gli occhi con le zampette e scosse il capo: “Va tutto bene” rispose “Ora sono quì e ho trovato te: se riuscirò a radunare tutte e cinque le guerriere avremo una speranza per sconfiggere Roku.”
La ragazza, tuttavia, non riuscì a nascondere la propria incertezza a riguardo: “E credi davvero che ce la faremo se ci fossimo tutte?” domandò, abbassando un attimo lo sguardo “Voglio dire, se è riuscito a conquistare tanti regni deve essere davvero forte.”
Il folletto annuì: “Non è una persona da sottovalutare” ammise “Ha con sé un grande potere oscuro e non nego che sarà dura… ma so che possiamo farcela. I poteri delle Season Charge vanno ben oltre la semplice magia: si nutrono della forza d’animo delle loro portatrici e possono crescere a dismisura. Se sarete insieme e non vi darete mai per vinte, neanche lui potrà fermarvi” e lo disse con una tale risolutezza che neanche Haru ebbe nulla con cui controbattere. Quindi repsirò a fondo e annuì: “Va bene, allora” sorrise “Conta pure su di me!”
Ma prima che la coniglietta potesse ribattere, il suono dei passi che salivano le scale le mise entrambe in allerta: la voce della madre di Haru si levò oltre la porta e la ragazza impallidì. "Haru! C'è una tua amica al telefono!"
Svelta come un fulmine, la ragazza afferrò Reiha e la infilò poco delicatamente nello zaino un attimo prima che la donna aprisse la porta. La signora Momoka si affacciò oltre lo spiraglio, accigliata e con il telefono fisso in una mano: "Hai sentito quello che ho detto? Un certa Nagi vuole parlare con te... e sembra anche molto arrabbiata" spiegò. La ragazza sbiancò, portandosi le mani al viso: dopo aver sconfitto il mostro era tornata direttamente a casa, dimenticandosi completamente di Nagi!
Scattò in piedi e si affrettò a prendere il telefono, portandoselo all'orecchio… ma appena ebbe sussurrato un timido "Pronto?" venne stonata da un "Dove cavolo eri finita?! Mi hai fatto morire di paura!" che fece sobbalzare persino sua madre.
La successiva mezz'ora, Haru la passò a scusarsi.
 
 
Reiha detestava gli spazi stretti e bui, non riusciva proprio a starci neanche per brevi lassi di tempo, le mettevano un’ansia incredibile. Tuttavia, in una situzione come quella, non potevano proprio fare altrimenti e aveva dovuto arrangiarsi.
Con un leggero sbuffo si sporse furtivamente dalla borsa di Haru e diede un'occhiata alla classe intorno a sé: dalla sua posizione vedeva solo i piedi degli altri ragazzi, disordinatamente posti sotto i banchi nelle più disparate maniere. Il suo sguardo sondò principalmente le figure femminili, per quel poco che riusciva a scorgere di loro: tutte quelle ragazze erano delle potenziali candidate a divenire le prossime guerriere della natura. Il solo problema, ovviamente. era come trovare quelle giuste: con Haru era stata letteralmente miracolata e non sapeva se sarebbe stata di nuovo così fortunata da ripetere l’esperienza; avrebbero dovuto cercare il modo di metterle alla prova senza fale insospettire.
Più facile a dirsi che a farsi, insomma.
La campanella suonò, vide Haru alzarsi insieme agli altri studenti con un grattante rumore di sedie, e si affrettò a tornare nella borsa poco prima che la ragazza la prendesse per rimettere a posto i libri e dirigersi fuori dalla classe insieme alle sue amiche. Uscirono dall’istituto e si sistemarono in cortile per godersi la pausa pranzo in tutta tranquillità: Haru aveva preparato un piccolo panierino con metà del proprio pranzo anche per Reiha, che la piccola consumò ben nascosta nella borsa (quasi sollevata che a cucinarlo fosse stata la madre), mentre le ragazze chiacchieravano tranquillamente tra di loro.
"Dite quello che volete ma Seiichiro ha il suo fascino!" stava dicendo Akio, convintissima, iniziando una conversazione che (Haru ne era consapevole) non poteva finire bene. Reiha aveva adocchiato quella ragazza sin da subito: allegra e dal carattere esuberante, sempre piena di energie e con un’insana passione nel mettere a disagio le persone intorno a sé con battute e commenti provocanti, però ben voluta e amata dai propri amici; aveva decisamente tutte le carte in regola per essere una delle prossime guerriere della natura.
"Ma dai!" la rimbeccò Etsuko, alzando gli occhi al cielo "Dopo la battuta che ha sparato sulla pianta carnivora mi è sceso troppo in basso" ricordò seccata. Quella era un’altra che Reiha aveva preso in considerazione: seria e composta, emanava un’aura di carisma intorno a sé quasi mistica e poteva essere definita la “leader” del gruppo; sapeva come tenere a bada gli animi effervescenti delle proprie amiche e terrorizzare tutti gli altri in quanto, all’occorrenza, sapeva diventare minacciosa e spietata. Una come lei sarebbe stata perfetta in prima fila a combattere i soldati di Roku.
"Oh, ma chi se ne frega della pianta carnivora!" sbottò la ragazza, aggiustandosi i lunghi capelli arancioni "A me interessa lui" aggiunse con un sorriso sognante sul volto, poggiando la nuca sulla panchina alle proprie spalle con gli occhi chiusi: la cotta di Akio per Seiichiro non era cosa nuova, ma solo da lì a poco aveva assunto una forma molto più vicina all’amore se non, addirittura, all’ossessione. Cose normali per una ragazza della sua età, dopotutto.
"Bah, contenta tu" scosse le spalle la mora "Io preferisco Shio" rispose sicura. Shinya inarcò entrambe le sopracciglia.
"Punti veramente in alto, Etsuko" commentò "Shio è il miglior studente del nostro anno e ha una personalità totalmente a sé: uno come lui non si innamora facilmente” notò. Shinya era la parte romantica della combriccola: appassionata di storie d’amore (di cui divorava libri, manga e serie TV), aveva un visione totalmente sua del mondo che la circondava e sognava di trovare l’amore della sua vita nel modo più meraviglioso e suggestivo che esistesse. Una vera sognatrice, perfetta anch’ella per il ruolo di guerriera.
"Ed anche il più carino" aggiunse Akio "Beh, certo, dopo Matsumoto” ammise infine.
Nonostante avessero molti bei ragazzi nella loro scuola, tutti concordavano che il più corteggiato in assoluto fosse proprio Hayato: nonostante il suo essere molto riservato e di poche parole, le ragazze sembravano adorare quel lato di lui e (nel giro dei suoi pochi mesi di permanenza) era già stato invitato ad uscire da mezzo istituto; tutti inviti che aveva seccamente rifiutato senza girarci troppo intorno. Effettivamente, fino ad allora, gli unici che erano riusciti a passare del tempo con Hayato fuori dal regime scolastico erano i ragazzi della squadra di pallavolo (di cui faceva parte anche lui), anche se le volte in cui erano andati a mangiare qualcosa insieme dopo le partite o gli allenamenti si potevano contare sulle dita di una mano. Escluso quel suo carattere molto distaccato, però, era una ragazzo davvero molto attraente… anche se Akio lo trovava inquietante per quei suoi modi di fare un po’ sinistri (come lo strisciare alle spalle delle persone senza che gli altri se ne accorgessero, causando una moltitudine di infarti quando, poi, proferiva parola per avvisare della propria presenza); non a caso la ragazza lo aveva scherzosamente soprannominato “Nosferatu”.
“Hayato ha un’aria troppo macabra” ammise Nagi “E’ sempre lì, in disparte, e non si capisce mai a cosa pensa… non so come faccia a piacere alle ragazze.”
“Però è una brava persona, una volta conosciuto meglio” lo difese Haru che, fino ad allora, era stata l’unica a riuscire a scambiare più di otto parole con lui “E’ solo un po’ timido.”
“Timido o no, dovrebbe smetterla di sbucare alle spalle degli altri” sbottò Etsuko, infastidita “Ho rimediato quasi tre attacchi di cuore da quando l’ho conosciuto.”
Nagi rise “Beh, quello non lo fa apposta” rispose “E’ solo troppo silenzioso quando cammina. Asami ha provato ad attaccargli un campanello al collo dopo che se lo è ritrovato senza preavviso nelle docce” ricordò divertita.
"A proposito” saltò su Akio "Non ci hai ancora detto di te, Nagi! Non dirmi che non ti piace nessuno" l’apostrofò incredula. Nagi, che stava addentando un rollino di onigiri-sushi, voltò lo sguardo verso di lei con metà pranzo in bocca.
"Mpfeh, pforse funo shi" rispose schiettamente.
"Mastica almeno prima di rispondere!" la rimbrottò Etsuko, disgustata.
"E alla svelta: voglio sapere chi è!" aggiunse Shinya, eccitata da quell’improvviso colpo di scena: Nagi non era mai stata molto propensa a interessarsi di pettegolezzi e gossip, solitamente si limitava ad ascoltare o commentare annoiatamente, e mai aveva dimostrato un qualche interesse particolare che non fosse collegato allo sport. Quella rivelazione era troppo succosa per lasciarsela scappare.
Nagi mandò giù il boccone quasi intero: "Hasashi Kawamura!" decretò.
Tutte e quattro le ragazze si voltarono verso di lei, ad occhi sgranati: "Il Capitano della Squadra di Baseball?!" esclamarono in coro e per poco Akio non saltò dalla panchina: Kawamura era letteralmente il ragazzo più popolare dell’istituto, grazie sia al suo talento nel baseball che al suo carattere affabile e genuino. Un tipo come lui, per una come Nagi, nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
Nagi annuì senza la minima traccia di imbarazzo: "Ho conosciuto Hasashi la scorsa primavera quando ho fatto domanda per entrare nel Club di Baseball" rispose "Ci alleniamo insieme da allora e... sì, insomma, credo che mi piaccia. Una volta mi ha anche offerto la cena dopo l'allenamento" spiegò, arrossendo leggermente, incurante delle occhiate incredule delle sue amiche.
“Caspita!” commentò Shinya “Io credevo che fossi più tipo da… non so… Asami o Koichi” ammise.
“Kawamura è una bella sorpresa” aggiunse Etsuko.
“Beh, che posso dire: al cuor non si comanda” scrollò le spalle lei, addentando il resto del rollino. Haru sorrise, portandosi del riso alla bocca: sapeva da tempo della cotta di Nagi ed era stata anche molto contenta di vederla così presa da un ragazzo tanto fantastico; sperava solo che non ricevesse alcuna delusione a riguardo, non avrebbe sopportato di vederla con il cuore spezzato. I suoi pensieri vennero interrotti da Shinya che le tirò una gomitata sul braccio, facendola sobbalzare.
"Guarda chi sta passando" sussurrò, maliziosa, indicando il fondo del cortile: in mezzo ad un esiguo gruppo di ragazzi spiccava la figura di Yuji, il ragazzo che lì ad un anno aveva prepotentemente affollato i sogni e il cuore di Haru. Nagi adocchiò il soggetto con occhio alquanto critico: non era molto alto per un ragazzo della sua età ma era robusto, con corti capelli castani e occhi azzurri. Era il tipico secchione della scuola, fondatore del Club di Matematica, bravo in tutte le materie, sempre gentile e disponibile con tutti. Per gli standard di Nagi era decisamente troppo molle ma per Haru, che sorrideva sempre a chiunque e che riusciva a mettere pace anche nelle situazioni più disperate, lei così dolce e carina... beh, era il ragazzo perfetto.
"Tipo... gli hai mai parlato?" domandò Etsuko, allungando il collo per controllare che Shio fosse lì in mezzo. Haru si limitò a scuotere la testa.
"E lui ti ha mai parlato?" chiese Nagi.
La ragazza annuì.
"E perché tu no?" si stupì Shinya. Passarono dieci lunghissimi secondi di silenzio, tempo nel quale il gruppetto sparì dietro l'angolo, infine Haru sospirò.
"Perché non ci riesco" mormorò affranta "Mi si bloccano le parole, non riesco a dire nulla" aggiunse, coprendosi il viso con le mani.
"E’ perché sei troppo nervosa" la riprese Etsuko “Dovresti rilassarti un po’ di più.”
“Non è così semplice” borbottò lei con lo sguardo basso, congiungendo gli indicini e facendoli picchiettare tra di loro, imbarazzata: Yuji le piaceva veramente tanto e, ogni volta che si trovava dinnanzi a lui, era così presa dall’ansia e dal nervoso che andava in tilt. Non era colpa sua e non c’era molto che potesse farci.
In quel momento, nessuna di loro si accorse della figura che si era silenziosamente avvicinata a loro, fermandosi alle spalle di Nagi, Etsuko e Akio. Almeno finché non esalò un "Hoshimura" con tono pacato e un po’ sinistro.
Un brivido gelido percorse i corpi delle quattro ragazze che, con uno strillo acuto, saltarono dalla panchina per rifugiarsi su quella di fronte. Nagi, invece, si limitò a voltarsi verso Hayato come se nulla fosse, anche fin troppo abituata alle sue spettrali apparizioni.
"Che succede?" domandò semplicemente.
"Ma che problemi ha quel ragazzo?" mormorò Akio, tenendosi una mano sul cuore spaventata a morte.
“Un giorno di questi lo ammazzo” ringhiò Etsuko, tremando come una foglia. Hayato spostò lo sguardo su di loro e inclinò la testa di lato, leggermente incuriosito, senza però intaccare la sua espressione imperscrutabile.
"Che vi prende?” esalò, stupito da quell’improvvisa reazione.
"E lo chiedi anche?!" sbottò Shinya, trattenendosi dal lanciargli qualcosa dietro. Haru, dal canto suo, stava ancora cercando di riprendersi per poter proferire parola. Hayato scrollò le spalle e si rivolse a Nagi.
"Ci manca un giocatore per la partita di pallavolo” informò “Poco fa Nagahara è caduta dalle scale e si è storta una caviglia" sospirò.
"Eh? Proprio oggi?" sbottò lei, alzandosi, sbalordita e piccata: quel giorno avrebbero dovuto disputare la partita contro la sezione B con cui, da tempo ormai, le due squadre avevano un’accesa rivalità. Poterli finalmente stracciare su un campo ufficiale era ciò che avevano bramato dall’inizio della stagione ma quell’imprevisto rischiava di rovinare tutto. “Questa non ci voleva: non abbiamo ancora delle riserve" sbottò, portandosi delle mani ai fianchi "E non possiamo giocare in sei..." aggiunse, seccata, mentre sentiva il fastidio e la delusione montarle dentro: non potevano lasciarli vincere a tavolino per una cosa del genere ed era decisa più che mai a giocare quella partita, anche a costo di mettere in squadra il primo disgraziato che le fosse capitato a tiro.
Aveva appena formulato quel pensiero che una lampadina le si accese nella testa e si voltò lentamente verso le ragazze, ancora a pochi passi da lei. Rimase qualche istante a contemplarle poi sorrise ampiamente, facendole impallidire tutte.
"Ah, no, non guardare me: sono negata nella pallavolo!" si tirò subito fuori Shinya, avendo già capito le sue intenzioni.
"Io ho il Gomito del Tennista, non posso giocare!" si affrettò a dire Akio.
"Non provare neanche a mettermi in mezzo!" la minacciò Etsuko.
Rimase, quindi, solo Haru che la guardò terrorizzata: "Ah, no... io non so giocare..." tentò di spiegare, ma Nagi l'aveva già presa per un braccio e la stava trascinando allegramente via.
"Tranquilla, ci servi solo per fare numero, non dovrai fare nulla" cercò di tranquillizzarla, mentre il piano per la loro vittoria prendeva minuziosamente forma nella sua mente; la poveretta, dal canto suo, allungò un braccio dietro di sé quasi con disperazione, cercando l'aiuto delle sue amiche, che si limitarono a scusarsi a monosillabi. Hayato, invece, le seguì senza dire una parola: dopotutto il Capitano era Nagi, chi era lui per contestare una sua decisione?
 
 
Haru si guardò più volte allo specchio, contorcendosi per cercare di capire se i pantaloncini della divisa mostrassero più del dovuto: si era sempre sentita a disagio con i vestiti troppo attillati e quegli abiti erano anche scomodissimi tanto erano stretti. Come avrebbe fatto addirittura a giocarci?
"Sei pronta?" chiese Nagi, raggiungendola, posando il proprio borsone nell’armadietto.
"No" rispose lei, cercando di aggiustarsi nel miglior modo possibile "Non so giocare, Nagi, farò una figuraccia davanti a tutta la scuola" mormorò sull’orlo della disperazione.
"Te l'ho detto, scendi in campo solo per fare numero” ripeté la ragazza, allacciandosi le scarpe “Faremo in modo che la palla ti arrivi il meno possibile."
"Dici che funzionerà?" domandò Haru, tormentandosi l'orlo della maglia, agitata e nervosa: l’ultima cosa che voleva era fare una una brutta figura su un campo da pallavolo e davanti a tutti quelli del loro anno. Sarebbe potuta morire per la vergogna.
"Ma sì, tranquilla!" Nagi si limitò ad agitare la mano con noncuranza, evidentemente non prendendo seriamente i suoi tormenti. Ma prima che Haru potesse ribattere, la porta venne aperta senza preavviso e Hayato varcò la soglia dello spogliatoio femminile.
"Siete pronte?" chiese, ignorando deliberamente che lui non avrebbe dovuto assolutamente trovarsi lì in quel momento. Haru sbiancò e Nagi s’incazzò, afferrando una delle scarpette della divisa scolastica e lanciandogliela dritta sul naso con poco preavviso.
"Ti ho detto un sacco di volte che non devi entrare senza bussare!" lo riprese, inferocita. Hayato era davvero la persona più bizzarra e problematica con cui avesse mai avuto a che fare: sarebbe stato benissimo capace di entrare nel bagno delle ragazze senza battere ciglio se si fosse reso necessario… e non ci avrebbe trovato neanche qualcosa di sbagliato!
La ragazza aveva dunque optato per un rigido regime di rieducazione che comprendeva, principalmente, l'uso libero e assolutamente giustificato della violenza (il più delle volte lanciandogli contro gli oggetti che aveva a portata di mano).
"Ma siete vestite" gemette lui, intontito, tenendosi il volto con entrambe le mani.
"E potevamo non esserlo, idiota!" lo rimbeccò Nagi mentre l’amica rimase allibita nell’apprendere che quella non fosse la prima volta che il ragazzo entrava liberamente lì dentro. Forse aveva davvero qualcosa che non andava…
"Se lo fai di nuovo ti spello vivo!” ringhiando insulti, la ragazza uscì dallo spogliatoio a passo di marcia con una Haru decisamente demoralizzata e un Hayato dolorante al seguito, tutti e tre diretti al campo da pallavolo esterno. Il resto della squadra era radunata a bordo campo, impegnati in esercizi di riscaldamento a cui Haru evitò di aggregarsi, non avendo idea di cosa fare (o come farlo) e, quando scesero in campo, lei venne messa al centro con il compito di passare la palla agli altri se le fosse capitata; a coronare quel tragico momento, nel quale la ragazza stava affogando nella propria ansia e frustrazione, tra gli spalti era presente anche Yuji. Insomma, peggio di così non poteva andare.
"Rilassati, Momoka" le sussurrò Shio, dietro di lei “Andrà tutto bene” la rassicurò, cercando di tirarle su il morale, ben conscio delle sue scarse abilità fisiche e del suo nervosismo.
Facile parlare per lui, che sapeva giocare benissimo! Annuì comunque, facendo dei respiri profondi per provare a rilassarsi, mentre l'arbitro fischiava l'inizio della partita.
 
 
Haru non era mai stata una tipa eccessivamente sportiva, pertanto non era abituata a cose come i "bagni di sudore", e finì con l’arrivare alla fine del terzo set distrutta… e aveva solo alzato la palla agli altri compagni!
Sospirò e si abbandonò sulla panchina, stanca e dolorante, per nulla sicura di riuscire a giocare un solo minuto di più.
"Credo che avresti un ottimo futuro come alzatrice!" si complimentò Hiroshi, gettandole un asciugamano. Haru riuscì a malapena ad alzare una mano per prenderlo e se lo passò sul viso, per asciugarsi un po’.
"Dici?" mormorò lei, stremata e per nulla convinta. Il ragazzo annuì e si sedette accanto a lei, prendendo un lungo sorso d’acqua dalla borraccia.
"Beh, forse come attaccante un po' meno" aggiunse Seiichiro, sedendosi per terra davanti alle panchine "Però quella difesa con la fronte non è stata niente male" si complimentò.
La ragazza gli lanciò uno sguardo depresso: "È stato un incidente” ammise tristemente, facendolo bloccare nell’atto di bere.
"Ah" rispose lui, capendo di aver fatto una gaffe colossale e non sapendo che altro dire per consolarla.
"Su, non ti abbattere" la riprese Nagi, dandole una pacca sulla spalla "Stai andando benissimo, devi solo continuare a fare quello che stai facendo!"
"Farmi colpire in faccia con la palla?" domandò Haru con melodrammatico sarcasmo.
"Beh, no, quello no…” ammise lei, mentre Hayato prendeva posto dall’altro lato della ragazza.
"Ci manca solo l'ultimo punto per vincere” ricordò, pacato come al solito “Vedi di non sbagliare.”
Haru sgranò gli occhi e Nagi lo colpì con la bottiglia d’acqua dritto sulla nuca, facendolo sussultare dal dolore. "Ma allora lo fai apposta!” sbraitò.
"Non ce la posso fare" mormorò Haru, abbandonando le braccia sulla proprie ginocchie, oramai ridotta all'ombra di sé stessa.
Nagi sussultò e si affrettò a recuperarla "No, Haru, non fare così. Vedrai che andrà tutto bene!" cercò di tranquillizzarla, incenerendo il ragazzo con lo sguardo. “Lei non se la cava bene negli sport ma ci sta provando, mostra un po’ comprensione per la miseria!” lo sgridò.
"Non demoralizzarti, Momoka, devi solo rilassarti" provò a consolarla Shio, dandole pacche di incoraggiamento sulle spalle. "Te la stai cavando alla grande."
“E poi è la prima volta che giochi una partita, non è colpa tua se non sei brava” aggiunse Hiroshi. Haru annuì tristemente, apprezzando di cuore la loro empatia, e Hayato sospirò massaggiandosi il punto leso: effettivamente non aveva mostrato molto tatto nei suoi confronti ma solitamente non era una prerogativa del suo carattere. Forse avrebbe dovuto adattarsi meglio.
Alla fine della pausa si preparono per giocare gli ultimi minuti della partita e il ragazzo si accostò a Nagi mentre si dirigeca in campo.
"Mettila sotto rete" consigliò “Al resto ci penso io.”
La ragazza lo squadrò per un secondo, accigliata, infine annuì e riferì alla squadra la nuova disposizione dei giocatori: Haru venne messa davanti, proprio sotto la rete, con Hayato e Nagi ben vigili ai lati e il resto dei giocatori alle proprie spalle, confusi e preoccupati da quella scelta così azzardata. Da quella posizione, Haru era un punto debole troppo esposto per la squadra.
Subito dopo, l’arbitro fischiò l’inizio del secondo tempo e la palla venne battuta dalla squadra avversaria, attraversando velocemente la loro metà campo: Asami si gettò in avanti per eseguire un backer in direzione di Shio, che l'alzò a Nagi pronta a sfoderare una delle sue micidiali schiacciate. La palle venne intercettata dall’altro difensore ad un centimetro da terra, dando modo agli avversari di contrattaccare.
"Momoka! Muro!" avvisò Hayato, saltando contemporanemante; Haru lo seguì con qualche secondo di ritardo e l’attaccante eseguì una schiaccata proprio di fronte a lei, colpendola agli avambracci. La ragazza venne letteralmente spinta indietro dalla forza del tiro e, quando toccò dolorosamente terra, venne fischiato il punto avversario.
"Haru, tutto bene?" i ragazzi la raggiunsero velocemente, preoccupati, proprio mentre lei si rimetteva seduta.
"Tutto a posto" rispose, incerta, soffiandosi sugli avambracci rossi per placare il fastidioso formicolio.
"Lo ha fatto apposta a colpire te!" sbottò Koichi, gettando uno sguardo infastidito all’altra squadra che festeggiava il punto appena preso.
"Sapeva che Matsumoto l'avrebbe fermata” concordò Seiichiro, aiutando la ragazza ad alzarsi.
“Piuttosto, perché l’hai messa sotto rete?” domandò Shio, inarcando le sopracciglia “E’ la postazione più pericolosa, così la prenderanno di mira più facilmente.”
Nagi sospirò e gettò un’occhiataccia ad Hayato: “Bella domanda.”
Hayato, dal canto suo, non fece una piega: “Non è il momento di perdersi in chiacchiere” constatò, poggiando una mano sulla spalla di Haru “Abbiamo un notevole vantaggio su di loro" aggiunse. Gli altri annuirono, anche se evidentemente contrariati, e tornarono in posizione; il ragazzo si abbassò quindi su di lei e le sussurrò qualcosa all'orecchio. "Riesci a farlo?" domandò infine. Haru esitò, per nulla convinta, e rispose con un debole: “Posso provarci.”
Il ragazzo annuì e si allontanò per riprendere il proprio posto.
Quando la palla venne battuta per la seconda volta dall’altra classe ad Haru tremavano le ginocchia, tuttavia cercò di non perdere la concentrazione. Il pallone venne intercettato da Hiroshi che si affrettò ad alzarla a Koichi: il ragazzo schiacciò da centrocampo e superò il muro avversario, venendo presa per un pelo e rispedita indietro. Asami la deviò verso Nagi ma la indirizzò troppo a destra, finendo col mirare ad Haru. Lei deglutì e si gettò in avanti per riuscire ad alzarla: essendo Nagi la persona più vicina, l’attenzione degli avversarsi si spostò sul lato destro del campo e la ragazza stessa saltò per preparsi a schiacciare… ma appena la palla si posò sui suoi palmi, Haru inarcò la schiena e la gettò all’indietro, tra lo stupore generale. Hayato saltò agilmente in avanti e la schiacciò: l’altra squadra, ancora disorientata da quel cambio improvviso di attaccante, non riuscì a rispondere in modo adeguato abbastanza velocemente e con un triplice fischio l'arbitro segnò la fine della partita.
Ci vollero cinque secondi buoni perché tutti capissero cosa fosse successo... poi scoppiò il caos. Nagi si precipitò da Haru, lasciatasi cadere per terra, e il resto della squadra la seguì a ruota mentre la folla sugli spalti esultava in modo quasi assordante.
"Abbiamo vinto!" strillò, saltandole addosso e stringendola a sé "Sei stata fantastica!"
“Davvero un ottimo colpo!” si complimentò Seiichiro, dandole un buffetto sulla testa, mentre Hayato riceveva vigorose pacche sulla schiena.
La ragazza sorrise, stanca ma contenta: "Grazie, ma è stata un'idea di Matsumoto" rispose lei.
"Ma tu l’hai messa in pratica egregiamente!" rispose l’amica, sorridendo ampiamente "Sono così fiera di te!"
Haru arrossì timidamente, non potendo assolutamente negare di esserlo anche lei.
 
 
 
"Non chiedermi di farlo mai più" mormorò, frugando nella borsa alla ricerca di un cambio di intimo pulito.
"Stai scherzando? Sei stata strepitosa! Sono sicura che con un po' di allenamento diverresti un'ottima alzatrice" la rimbeccò Nagi da sotto la doccia, mentre le ragazza si rivestiva.
Haru sospirò "Scusa, ma lo sport non fa proprio per me" ammise allacciandosi velocemente il reggiseno. Si era divertita, certo, ma si era anche stancata e stressata tantissimo e non aveva intenzione di ripetere l’esperienza.
"Non essere pessimista" commentò la ragazza, chiudendo l'acqua e avvolgendosi l'asciugamano intorno al corpo; la raggiunse e tirò fuori delle pinzette colorate dalla borsa con cui si fermò la corta frangetta rossa, per evitare che le gocciolasse acqua sul viso, aprendo poi l'armadietto per prendere i vestiti.
"Non sono pessimista ma realista" rispose Haru, tirando fuori dalla borsa una t-shirt rosa con motivi floreali: solo allora si accorse di Reiha che dormiva beatemente poggiata sulla sua divisa. Le sorrise dolcemente e richiuse la borsa per non disturbarla troppo con la luce delle lampade.
"E se per caso..." cominciò Nagi ma s’interruppe quando la porta dello spogliatoio si aprì di scatto e senza alcun preavviso. La scura capigliatura di Hayato fece capolino oltre la soglia, indifferente e un po’ seccato, come se fosse stato costretto ad andare fin lì: "Ragazze, andiamo al ristorante quì vicino, venite anche vo-?"
Il ragazzo si bloccò con ancora la maniglia stretta in una mano, intercettando Haru con indosso solo l’intimo che lo fissava ad occhi sbarrati. Ci vollero tre secondi perché la ragazza si riprendesse dallo shock, il suo viso raggiunse gradazioni di rosso talmente elevate che probabilmente ne aveva inventata una nuova tonalità, e si coprì con la maglietta nella miglior maniera possibile. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, svegliando Reiha e facendo sobbalzare Nagi, a cui bastò sporgersi da dietro gli armadietti per capire quello che era successo. Poi scappò a nascondersi nelle docce, quasi in lacrime, mentre la ragazza (incurante di indossare solo l'asciugamano) aveva afferrato la panca e l'aveva scagliata contro il malcapitato, che incespicò sulla porta nel tentativo di scappare.
"Mastumoto! VAI. FUORI. DI. QUI!"
"M-mi dispiace!" balbettò lui, leggermente scosso, fuggendo a gambe levate nel corridoio.
"Io ti ammazzo!"
Reiha sospirò, strofinandosi gli occhietti, non volendo sapere la causa di tutto quel baccano mentre Nagi, inferocita, lanciava epiteti molto coloriti in direzione del ragazzo.
Quella fu l'ultima volta che Hayato entrò nello spogliatoio femminile senza bussare… e in cui Haru giocò a pallavolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolino della cosa:
Piccolo sprazzo di vita quotidiana della nostra protagonista (perché ci sta) prima di passare alle cose serie! Eh, sì, nel prossimo capitolo presenterò la seconda Season Charge e le cose inizieranno a farsi molto più interessanti.
Alla prossima!
  
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