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Autore: queenjane    11/08/2017    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Ahumada, il castello costruito dopo Poitiers, nel 732, sulla via dei commerci e dei pellegrinaggi, rocca imprendibile e mai presa, dai mattoni color miele e cinta di edera, vicino a opulente foreste, la casa dei signori delle montagne, appellativo di cui amavano fregiarsi i Fuentes, mi spiegava Marianna, era rimasta un poco, dopo le giornate di caccia e passavamo molto tempo insieme.
Dolce e arguta, mi regalò il privilegio della libertà.
Purché comparissimo alle ore dei pasti, nessuno confutava nulla.

Io e la marchesa Cepeuda andavamo in giro, di tutto un poco, esplorando i dintorni (.. diciamo che giravo molto da sola, una libertà incredibile, che ho ben apprezzato..)..
Il torrente, il capanno di caccia, una radura in cui crescevano i melograni.. l’ospitalità della gente, poche parole e ti offrivano un bicchiere di vino e pane e prosciutto.. Nulla del lusso di quando vi era la regina Ena e il re Alfonso, alla grande caccia.. e mi piaceva.
Lei mi aveva davvero in simpatia, nessuno la obbligava a perdere tempo con una ragazzina e tanto..
“Un ristoro.. “
“Sei una dama della regina Ena, vero? Deve essere molto dolce”
“Sì, sorride sempre nonostante le preoccupazioni per l’infante, si chiama così il principe ereditario”
“Cioè” con vaga curiosità mentre gustavo l’ombra dei melograni, il profumo fitto e dolce delle foglie e delle rose canine.
“Ha il morbo inglese.. Non è un segreto, ma se ne evita la pubblicità” le feci cenno di continuare, mentre il cuore iniziava a palpitarmi nelle orecchie “Sua suocera, la regina vedova era contraria alle loro nozze per questa possibilità.. per l’emofilia, basta una caduta, il sangue non coagula e il principino potrebbe morire per l’emorragia..”
“Quindi deve stare attento agli urti.. Ha due anni, quindi chissà che dolore..”
“La sua stanza è piena di piumini..”come quella di Alessio. “Ma la regina ha avuto un altro bambino, non tutti i maschi hanno il morbo, si passa di madre in figlia”
Fu come se il giorno si oscurasse e avesse perso di calore.
“Me la spieghi un poco meglio..”

La regina Vittoria d’Inghilterra aveva avuto un figlio emofiliaco, Leopoldo, duca d’Albany, morto a 31 anni per le complicanze del male. Due figlie della regina Vittoria, Alice e Beatrice, avevano avuto a loro volta bambini emofiliaci. Beatrice era la madre della regina Ena, Alice quella della zarina Alessandra ed era notorio che Irene di Prussia, sorella della zarina, aveva avuto due maschietti emofiliaci su tre, un bimbo era morto a quattro anni di quello.. ricordai che un fratello dell’imperatrice di Russia era morto a tre  per le complicanze di una caduta.
 
NO.
Aleksej.
NO.

 
Ricordai le chiacchiere, non era possibile che lo zarevic fosse perennemente indisposto, con una storta, un raffreddore, certo era epilettico, deforme o ritardato.. me lo ricordai quando era a letto, prostrato dal dolore.
NO.
Avrei voluto urlarlo tra gli alberi, mi imposi di mantenere la calma, Marianna mi scrutava con quelle grandi iridi color giada.
“Una vita a rischio e l’infante Alfonso è un bambino pieno di gioia di vivere, l’orgoglio di sua madre..”
“E’ il suo primogenito, ci credo, la regina Ena è comunque una persona squisita, non perde mai il sorriso, anche tu adori tuo figlio Daniel” bofonchiai a caso, il suo primogenito tranne che, voglio essere equa, Marianna Cepeuda non faceva rilievi e differenze tra i suoi bambini, ne avrebbe avuto in tutto sei, quattro bambini e due femminucce.
“Ha un coraggio infinito.. Comunque, il primo figlio è sempre miracolo, Catherine, ti senti di avere compiuto un miracolo, bimbo o meno che sia “
“Ne convengo.. senti, Marianna, andassimo al castello? Ieri abbiamo ritardato pochi minuti per il pasto e non vorrei creare un incidente  diplomatico anche oggi.”
 
Una volta, con Aleksej avevamo giocato con un caleidoscopio, la prospettiva mutava a seconda del punto in cui osservavi.
Mi venne in mente quel pomeriggio, mentre ero di nuovo alla radura, dopo pranzo ero entrata nell’infermeria del castello e avevo preso un manuale di anatomia patologica, e poi il cavallo, ero sparita, a dirla tutta.
NO.
Aleksej.
NO.
Lo urlai.
Non era vero.
Non era possibile.
Rimontai a cavallo, ero così fuori di me spronarlo per un pezzo, senza misura, a rischio di azzopparlo e cadere per l’ennesima volta, montando a pelo, direttamente, le gonne che svolazzavano intorno come le ali di una farfalla.

Gli vuoi meno bene, in ogni caso? No.
A lui piace vivere, nonostante tutto, non molla mai come Achille, un gran testardo, come te, che vai avanti per la tua strada, nonostante tuo padre e la freddezza dei grandi e la loro cattiveria, quindi testa alta e sorridi, ricordati che non ti vuole vedere piangere.
Sua madre sostiene che la sofferenza non è un segno che Dio ha abbandonato l’uomo, bensì una dimostrazione di favore, di messa alla prova, un poco come Giobbe.. certo, proprio, eppure dovrebbe essere lei messa alla prova, non un bambino.. Io ho pregato a notti e sere intere che il tormento del principe Raulov finisse e non è mai successo nulla, credo solo in me stessa.
No.

 
Quando rientrai avevo le gambe doloranti, la schiena a pezzi e una voglia di piangere che continuava, e tanto mi era servito tanto a poco.
Era presto, intorno alle sei, mi chiusi nella camera che mi avevano assegnato e .. Non era possibile.
Allo specchio era riflessa una ragazza splendida, con le ciocche scure e grandi occhi che brillavano sul viso ambrato dal sole, con i lineamenti simmetrici e marcati. Come mia madre, la principessa Ella, la cui avvenenza negli anni giovanili aveva fatto battere il cuore e accelerato il giro dei polsi (si diceva addirittura che il giovane zarevic, ora zar Nicola II fosse stato innamorato di lei, tranne che per antiche regole il principe ereditario, l’imperatore dovevano trovare sposa all’estero per evitare dissidi o/e favoritismi interni)
Per una volta non vidi un corvo, ma una giovane pronta alla vita.
Tirai indietro le ciocche e appuntai dei piccoli orecchini con  perle e diamantini ai lobi, inclinai il viso e mi vidi.. bella.
Finalmente ero cresciuta.
 
“.. mi ha fatto piacere sentirti al telefono, anche se a mio fratello non tornava. Se sento la voce, deve essere qui.. davvero, Catherine, sbrigati a tornare, Parigi è splendida ma noi ti attendiamo a Livadia ..” e me lo disse molto dopo che si era messo a piangere, che eravamo due bugiarde, che non sarei tornata e lo prendevamo in giro, e basta, che era diventato un terremoto perpetuo.
 
Certo che Parigi è splendida, un tour a vedere i vari monumenti, a partire da Notre Dame, i rosoni ammorbiditi dall’edera, una serata al teatro dell’Opera..(..) visitato Marly e Versailles.. E ho ben visto le vetrine, Tatiana ne sarà ben curiosa, visto che apprezza la moda e gli accessori..(..)Ps preso la riproduzione di un gargoyle ad Anastasia, almeno vedrà come le smorfie e le boccacce che fa di solito quando vuole essere spiritosa scattando una foto non sono tanto carine, tranne che conoscendola ne prenderà ulteriori spunti. per comune svago..”

Cercavo di essere frizzante e spiritosa come al solito, di non pensare a quella scoperta. Avevo preso anche la prima cotta ricambiata della mia vita, lui si chiamava Philippe d’Arcy, era il figlio di una compagna di collegio di mia madre Ella, una sua amica dei due anni che aveva trascorso appunto in collegio in quel di Parigi.
Insomma, un gioco di sguardi, timide strette di mano e un indimenticabile primo bacio, una felice congiuntura nei giardini del Lussemburgo in un tramonto di zucchero e ciliegia.
 
   
 
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