Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: aki_penn    16/06/2009    3 recensioni
Si è sempre parlato di gente "sfigata" che vuole diventare bella ricca e famosa, ma a nessuno è mai interessato se qualcuno sta bene nel suo bozzolo da nerd con una catenella da gabinetto attaccata alla porta? Beh, mio fratello stava bene così. E finchè se ne è stato nel suo piccolo paradiso di 20 metri quadrati nessuno ha mai avuto da ridire (a parte mia madre ovviamente), ma poi è arrivata quella tipa , ed è cambiato tutto, a partire dalla catenella del wc,e a finire col cercare di farlo diventare una specie di latin lover! E io sapevo che avrebbe portato guai, io lo sapevo, ma figurati se qualcuno mi ascolta mai in questa famiglia!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I miei venti metri quadrati' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I miei venti metri quadrati

Capitolo Undici

La dura vita del Pungball

 

 

Il giorno seguente, quando mi svegliai, avevo già la luna storta. Mi sono sempre chiesta perché di notte i termosifoni vengano spenti, nessuno ha mai pensato a chi soffre d’insonnia e si alza di notte per distrarsi?

Feci qualche passo sul pavimento gelido sbuffando e imprecando a bassa voce decisa ad andare in cucina a mangiarmi una ciotola di fiocchi d’avena, nonostante fossero le tre di notte.

Mi ero illusa che i miei incubi avessero avuto una definitiva fine, invece… in quel momento mi resi conto che non mi sarei mai liberata dei miei spaventi notturni, e ciò non migliorò di certo il mio umore già nero.

Rimasi ferma all’inizio del corridoio a guardare Mei seduto per terra davanti alla porta aperta della sua camera, con la faccia illuminata dal lampione.  Gli lanciai un’occhiata scocciata mentre lo superavo scavalcandogli le gambe stese, lui si raggomitolò subito dopo il mio passaggio come per nascondersi, io non ci feci caso ed entrai in cucina.

Rimasi per un secondo a guardare il vuoto buio, poi feci dietro front e sbuffai “Rimetti la catenella al suo posto deficiente!”.

Fatto il mio dovere mi diressi alla dispensa mentre Mei si rifugiava in camera sua. Fissai per un attimo i cereali indecisa sul da farsi poi presi il cordless e digitai un numero che conoscevo a memoria, dall’altra parte mi rispose la voce di qualcuno che di certo si era svegliato solo al suono del telefono, e sicuramente non connetteva ancora granché.

“Joyce” tuonai “Ho bisogno di te!”comandai.

“Ma sono le tre…” mugugnò lui disperato probabilmente rintanandosi sotto il cuscino.

“Ti sembra che io mi faccia dei problemi a stare sveglia a quest’ora?” lo rimbeccai. “E adesso ascoltami!”

 

 

Mezz’ora dopo stavano scendendo in uno scantinato dall’aria umida. “Che cos’è questo posto?” biascicò  Mei perplesso guardando i muri scuri, mentre sua sorella scendeva i gradini con un rumore ritmico di tacchi.

“La palestra delle sorelle di Joyce” spiegò Rachele sbrigativa, ma a giudicare dalla faccia nemmeno lei era particolarmente entusiasta della sistemazione.

“Certo che l’avevo proprio sopravvalutato questo posto… diamine fa schifo!” sbuffò arrivati in fondo alla scala ripida e buia, mentre si fermava davanti a una porta metallica di un color verde arrugginito. Abbassò la maniglia ed entrò. La sala era grande, e una delle pareti era coperta da un lungo specchio, Mei sbatté un po’ le palpebre per abituarsi al buio, rotto soltanto dalla luce fioca che veniva dalle feritoie  laterali.

Quando i suoi occhi si abituarono alla penombra riuscì a distinguere una figura che man mano si rivelò essere un Joyce prontamente impellicciato affianco ad un sacco da box.

“allora è questa la famosa palestra…” commentò Rachele guardandosi in giro scettica.

“Me la immaginavo più carina sinceramente”continuò con una faccia da schiaffi che avrebbe fatto alterare chiunque.

“Nessuno l’ha mai definita carina… le mie sorelle si lamentano sempre…” rispose lui tranquillo facendo dondolare il sacco. “E quando vedranno questo si lamenteranno ancora di più” ridacchiò indicando il sacco che aveva appena fatto dondolare.

“Cos’è?” chiese poi a bassa voce Mei.

“La saletta dove le mie sorelle si allenano per le loro gare di danza” rispose Joyce svagato “…ne avessero mai vinta una…” concluse però come se parlasse a sé stesso.

Rachele fece un sorrisetto strafottente che nella penombra nessuno notò, entrambi i ragazzi invece notarono lo spintone che diede al malcapitato Joyce.

“Allora hai quello che ti ho chiesto?” chiese.

“non vedi?” commentò il ragazzo dando un colpetto al sacco. Rachele lo scrutò con aria scettica, mentre Mei si guardava in giro spaesato.

“Che devo fare?” domandò avvicinandosi. Non si rese bene conto di cosa succedesse quando si sentì colpire in piena faccia. Cascò sul sedere strizzando gli occhi e toccandosi la guancia, mentre sentiva il sapore metallico del sangue scorrergli in bocca.

“Dovrai fare questo” esclamò Joyce tutto orgoglioso della sua performance. Rachele al suo fianco lo guardava sbigottita.

“Hai tirato un pugno a mio fratello?” strillò coi capelli che per poco non le si rizzavano sulla testa. Solo in quel momento Joyce si rese conto di aver compiuto una suprema idiozia e cercò di scagionarsi balbettando e arretrando.

“era … era a scopo educativo…”  farfugliò camminando all’indietro cercando di allontanarsi al più presto da quella belva blu che era diventata Rachele.

“E poi non ti sei fatto male vero?” chiese speranzoso.

“Mi sa che mi hai rotto un dente” commentò dubbioso Mei ancora seduto a terra, mentre perlustrava la parte contusa con la lingua.

Fu allora che Rachele saltò addosso al povero mal capitato che aveva perfino paura di difendersi e mugolava “No, ahi… Rachele … c’è stata un’incomprensione… io… ahi.. non volevo”

“Incomprensione un corno!!” urlò lei mentre Mei li ignorava bellamente.

Fu solo dopo il massacro di Joyce che Mei annunciò “Falso allarme… i denti ci sono ancora tutti…”.

 

Fu molto più tardi che il campanello di casa Pavesi suonò sfacciatamente. Rachele inguaiata in un troppo ingombrante vestito nuziale si avviò imprecando alla porta cercando di portarsi dietro lo strascico per limitare i danni. Aprì scocciata, e la sua espressione non si addolcì certo quando vide una sorridente Nikka dondolarsi dalle parti del suo zerbino.

“Oh, finalmente ti sposi e ti togli dalle scatole?” disse con un sorriso plastico. Rachele non ricambiò neanche per finta.

“ La spagnola del terzo piano si sposa… e ha chiesto a mia madre di cucirle il vestito” spiegò seria, “ma purtroppo Mr. Manichino non ha il seno… quindi l’aiuto io”.

Nikka alzò le sopracciglia beffarda “Come se tu le avessi” commentò incrociando le braccia e lanciandole uno sguardo sbieco.

“Scusami, quando Dio distribuiva le tette io ero in fila per il cervello… ma comunque non mi pare che tu sia una maggiorata…” la rimbeccò seria.

“Comunque non stavo cercando te” continuò con un finto cipiglio allegro.

“Chissà perché lo immaginavo…”sbottò incrociando le braccia e alzando un sopracciglio come aveva fatto prima la sua interlocutrice.

Mei oggi non è venuto a scuola” spiegò saccente.

“Sarà in giro… cercalo se vuoi… chissà se vuole vederti però…” rispose a una domanda che non c’era stata chiudendole la porta in faccia soddisfatta.

Il sorriso plastico le sparì dalla faccia mentre sospirava a occhi chiusi. Fece dietrofront e scese stancamente le scale.

Il cielo era coperto da nuvole che non minacciavano pioggia ma che comunque non mettevano certo allegria. Si accese stancamente una sigaretta e si avviò a passo lento verso il centro.

Non sapeva esattamente cosa stava facendo. Si sentiva in colpa , aveva decisamente esagerato con Mei… e per di più l’aveva messo nei guai con quell’idiota di Pallotti. Non è che volesse chiedergli scusa, non gli avrebbe chiesto scusa no, ma almeno metter una toppa. Almeno tornare sul suo piedistallo.  O forse non sapeva esattamente cosa voleva fare, però avrebbe dovuto parlarci.

 Costeggiò il canale dall’acqua decisamente sporca, che sembrava intonarsi col tempo uggioso. Si fermò un secondo accanto a un vaso dai fiori fucsia che abbelliva la veranda di un bar, aperta al pubblico nonostante la stagione.

L’angolo della bocca le si increspò in un sorriso quando intravide Mei seduto a un tavolino tondo, mentre digitava veloce sui tasti del suo portatile, con gli occhi coperti da dei grossi occhiali da sole.

Spense la sigaretta sotto la suola della ballerina rossa. Scivolò felpata e Mei si accorse della sua presenza solo quando si fu seduta dinanzi a lui. Sobbalzò per lo stupore.

Opplà” fece lei sorridente, appollaiandosi sulla sedia in ferro battuto. Era un sorriso meno tirato del solito, ma Mei non se ne accorse. Forse non si era mai accorto di quanto fossero plastici quelli che aveva sempre visto.

Mei si appoggiò allo schienale della sedia , sembrava che volesse starle il più lontano possibile.

Nikka appoggiò il viso sulle mani messe a coppa e lo guardò di sbieco con aria furba, ma non era rilassata come voleva far sembrare.

“Allora abbiamo cominciato a marinare la scuola?” fece con un sorriso dolce che mostrò tutti i denti a Mei.

“Non volevo farmi vedere così” spiegò indicando gli occhiali cercando di non incontrare lo sguardo della ragazza. “Sono belli” commentò lei sincera senza capire.

Lui schioccò le labbra vagamente scocciato e con uno scatto si levò gli occhiali mostrando un livido che gli passava da sotto un occhio, a sotto l’altro, passano per il naso.

“E’  sexy” disse alzando le spalle. Il ragazzo non aveva idea se fosse sincera o meno, ma forse non lo voleva nemmeno sapere.

Lo aveva più o meno ammesso a sé stesso, che Nikka non gli dispiaceva, gli piaciucchiava… sì, ma non si sarebbe fatto prendere in giro da due parole carine, e commentò rimettendosi gli occhiali “ Sexy per te forse… a me ha fatto male”.

Nikka si irrigidì sulla sedia e allungò il collo mentre guardava Mei rimettersi gli occhiali e sistemare il portatile nella custodia, dato che c’era lei non era più un luogo sicuro.

“Hai un livido anche sulla guancia?” chiese d’istinto senza pensare che avrebbe potuto peggiorare la sua già fragile posizione.

Mei si immobilizzò e si passò una mano sulla guancia, fece un respiro profondo e rispose “indirettamente potrebbe essere anche questa colpa tua… se il tuo amico non mi avesse tirato un pugno a quei due non sarebbero venute in mente soluzioni strane…” sbottò irritato. Prese su baracca e burattini sotto braccio e si avviò lungo il canale il più possibile lontano da lei.

Nikka si alzò di scatto e lo rincorse “In fondo però non è colpa mia se Pallotti ti ha picchiato! Io credo che sia stato davvero un idiota, e l’ho mollato subito…!!” cercò di dire mentre a fatica gli stava dietro, con le gambe che erano la metà di quelle del ragazzo.

“Forse tu non mi hai picchiato, ma mi hai fatto fare il bagno del ghiaccio e mi hai fatto fare i tuoi compiti e mi hai fatto sentire un idiota…” esclamò fermandosi di scatto. Storse la bocca e alzò le sopracciglia .

“Per sabato ho organizzato una festa di Halloween… vieni anche tu?”rilanciò senza un senso logico montando il solito sorriso plastico.

Lui la guardò da dietro gli occhiali , ma le rispose solo dopo essersi girato per andarsene.

“no”

Nikka si sentì sgonfiata come con un palloncino bucato. Rimase a guardarlo darle la schiena per qualche secondo, prima di ricordarsi  di cosa era lei.

Rimontò il sorriso plastico e strillò allegra “Se cambi idea sai dove trovarmi!!

 

Quella sera scesi le scale del seminterrato di quello scellerato di Joyce imprecando per l’umidità e lo squallore. La porta si aprì con un cigolio sinistro e io rimasi un attimo sulla soglia per abituarmi alla penombra.

Non ci misi tanto ad accorgermi di Joyce che stravaccato s’un materassone mi fissava, del famigerato sacco appeso in mezzo alla stanza e di un’altra figura supina sul pavimento.

“Che sta facendo?” domandai intuendo che quello immobile per terra era mio fratello.

“Prima è svenuto per colpa del rinculo del sacco” spiegò Joyce pacato, il cuore mi balzò in gola, e fui accecata da una specie di rabbia folle , perché quell’idiota non faceva nulla  se Mei era svenuto?

Probabilmente la mia espressione rivelò i miei pensieri perché lui si affettò a proteggersi la faccia e a dire “Poi però è rinvenuto e adesso dorme

Mi rilassai e la mia espressione si rilassò. Quello stupido opossum mi faceva sempre preoccupare.

“Sembra crocifisso” commentai in modo strascicato notando come era sdraiato, poco prima di collassare sul materassino dove già stava Joyce.

Non so cosa avesse la mia espressione, perché lui mi guardò con un sorrisetto strano. Non volli approfondire l’argomento e gli pestai un piede concludendo tutto quello che poteva essere iniziato nella sua testolina.

“Ha detto che Nikka è andata a cercarlo” disse nell’ombra, mentre nessuno dei due guardava l’altro.

Alzai le spalle “Lo immaginavo” risposi mentre mi accendevo una sigaretta.

“Alle mie sorelle non fa piacere che si fumi qui” mi avvertì tranquillamente.

“Perfetto, la spengo subito” feci pratica prima di schiacciargliela sul dorso della mano.

“Ahi!”

 

 

Ciao a tutti!!! E alla fine ho aggiornato prima del previsto!! Comunque devo avvertirvi che l’aggiornamento è un avvenimento eccezionale, il prossimo potrebbe arrivare dopo l’esame o addirittura dopo l’estate se non trovo il tempo per scrivere…=_= mi dispiace tanto!!!

Ringrazio tantissimo per tutte le e-mail che mi sono arrivate , mi avete davvero dato la carica per scrivere questo nuovo capitolo ^_^ e ovviamente ringrazio anche chi ha commentato l’ultimo capitolo :

Lidiuz93: grazie davvero  per il commento, eh lo so che Nikka è un po’ strana…ma forse con questo capitolo si vede che poi non è così stronza… ^_^spero che ti sia piaciuto!!

Niggle: alla fine sono guarita! Adesso c’è l’ansia da esame ma spero sopravvivrò!! Sono felice che Mei sia un bel personaggio *_* spero che sia abbastanza realistico nella sua irrealisticità ( cosa sto dicendo?) comunque  si è scelto un brutto momento per uscire dal suo guscio dato che è finito nelle grinfie di Nikka!!! Spero che il capitolo ti sia piaciuto!! Alla prossima!!

Prue786: ti ho fatto aspettare un po’… mi spiace che tu sia arrivata proprio quando gli aggiornamenti diventano più radi!!! Comunque mi ha fatto davvero piacere il tuo commento, per gli errori di battitura devo dire che mi impegno per non farli, ma a volte anche se rileggo mi sfuggono lo stesso (sono un’inguaribile distratta). Temevo che prima o poi qualcuno mi avrebbe chiesto se Mei e Rachele fossero gemelli… in realtà ci ho pensato prima di iniziare a scrivere la storia, prima Rachele era più piccola, poi ho deciso che fosse meglio che fosse più grande, ma non mi convinceva nemmeno quello e sono giunta alla conclusione che fosse meglio che fossero della stessa età. Ma come gemelli non mi convincevano, quindi ho optato per una soluzione semplice quanto abbastanza irrealistica, sono nati nello stesso anno, Mei a gennaio e Rachele a dicembre :p… che stupidaggine!!

Grazie ancora a tutti, spero che vi sia piaciuto il capitolo e a presto!!!(spero!!)

Aki_Penn

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: aki_penn