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Autore: apeirmon    14/08/2017    3 recensioni
[Your name]
[“Kimi no na wa. YOUR NAME.”, lungometraggio e romanzo]
Cinque anni dopo l’impatto della cometa, la sensazione di incompletezza avvia una ricerca inconsapevolmente condivisa. Entrambi i metodi saranno dettati dal passato e dal carattere dei cercatori, ma la sensazione che li guida è una.
Ho rielaborato informazioni esclusive del romanzo, facendo riferimenti al giapponese per mantenere lo stile tradizionale delle vicende di Itomori.
[Storia partecipante al contest L'oscurità prima dell'alba indetto da Ayumu Okazaki & AriaBlack sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Consapevolezza

Mi avvicino alla bara a passo lento, attenta ad ogni impressione che ricevo vedendo i lunghi capelli grigi, insolitamente sciolti, e il suo kimono cerimoniale preferito.
Quando arrivo vicino al chabudai, guardo quel corpo immobile, ma nient’altro: dentro non c’è nessuno, come se avesse scambiato l’anima con il nulla. Lei avrebbe detto di aver attraversato il fiume che ci separa da Kakuriyo. Non mi serve restare qui: il musubi si è formato tra le nostre anime. Ritorno verso il corridoio.
- La tua bontà è troppo importante per scambiarla. Non tornare indietro.
_________________
Passo accanto a una porta in ferro molto calda, prima di essere invitato a sedermi sul divano in soggiorno. Il mio ospite va in una stanza adiacente.
- Hai sete? Ho acqua, sakè, spremuta di pompelmo…
- Del sakè, grazie.
Il signor Oshiro esce dalla cucina con due bicchieri in mano. - Lo sapevo.
Quando me lo porge, prendo il bicchiere, poi aspetto che si sieda davanti a me.
- Anche Lei faceva dei sogni da ragazzo? Sogni in cui diventava un’altra persona?
- Non erano sogni. Si tratta di un cambio di punto di vista della coscienza dovuto a una liberazione profonda dal conscio quando dormiamo molto pesantemente, a un particolare tipo di energia oscura e, credo, a tratti che si trasmettono nel genoma femminile della famiglia Miyamizu.
Sbatto le palpebre più volte: le scienze non mi sono mai piaciute.
- Cosa intende con “energia oscura”?
- Noi fisici chiamiamo così l’energia che non rileviamo con la tecnologia attuale, e occupa quasi tutto l’universo conosciuto. Il meteorite che è caduto a Itomori è costituito da elementi conosciuti sulla Terra, ma se sottoposto a calore e pressione adeguati, mostra anomalie che nessuna legge fisica accettata ammette. Non riesco a provarlo, ma deve aver portato sul pianeta un’energia ignota alla scienza.
Deglutisco un sorso di sakè poco prima che mi vada di traverso.
- Sta dicendo che ha dei campioni di quel meteorite?
- E perché credi che ti sia tornata la memoria? Ragazzo, usa la testa! Mio figlio mi ha ritenuto uno scienziato pazzo per quasi tutta la sua vita, ma mia nipote è una ragazza dolcissima e di ampie vedute. Si è laureata da due anni in geologia e mi ha procurato vari campioni da uno scavo. Ora sono nel forno apposito che ho nella stanza accanto.
Sono sempre più sbalordito e affascinato.
- Come ha capito quale è il modo per riavere i ricordi?
- Non è la prima volta che la Cometa di Tiamat lascia una parte di sé sulla zona di Itomori. Un altro pezzo è immagazzinato vicino a una camera magmatica sotterranea, a quanto ha scoperto mia nipote, così ho riprodotto pressione e temperatura a cui era sottoposto, sperando che fossero quelle a mantenere i ricordi. Ha funzionato.
Prendo una decina di secondi per riordinare le idee.
- Ma… quando ho perso la memoria l’ultima volta mi trovavo a Itomori. Perché non ho continuato a ricordare?
- Continuato? Vuoi dire che quando sei andato lì, ricordavi tutto?
- Sì, perché? Lei no?
- La memoria si cancellava dopo qualche ora dal risveglio e allora era molto più lungo un viaggio da Kanto a Hida, per non parlare dell’assenza di trasporti nel villaggio. - Fa una pausa, prima di guardarmi quasi supplichevole. – L’hai incontrata?
Lo osservo, prima di rispondere: quest’uomo non è mai riuscito a incontrare la sacerdotessa, anche se deve aver dedicato tutta la vita a quelle ricerche, allontanando suo figlio e perdendo credibilità professionale.
Mi sento fortunato ad aver parlato con Mitsuha, anche se per pochi minuti.
- No, ho perso i ricordi prima di riuscirci. – mento.
Lui chiude gli occhi con una smorfia: - Peccato. Mi sarebbe piaciuto sapere cosa avrei provato. Ad ogni modo [NdA: una locuzione diffusa nel parlato richiede la “d” eufonica], credo che gli effetti del meteorite di Itomori abbiano annullato il mantenimento di memoria. D’altronde, noi due non ci scambiamo per la vicinanza al meteorite, e per noi le conseguenze potrebbero essere anche opposte.
- Oshiro-san, in realtà… - comincio incerto.
- Chiamami Manabu. Per uno scienziato le formalità sono una noia inimmaginabile.
- Manabu-san, l’ultima volta che ho perso i ricordi è stato durante il tramonto. È successa una cosa strana, come se il mio tempo e il suo si sovrapponessero.
Aggrottò le sopracciglia: - Cosa vuoi dire? Non eravate nello stesso tempo?
- No. Lei era tre anni nel passato rispetto a me, poco prima che la cometa la colpisse.
- È morta? Ma non hai detto che vuoi ritrovarla? – mi chiede spazientito.
- No, no! Sono riuscito a scambiarmi con lei un’ultima volta poco dopo aver scoperto della tragedia e a cambiare il passato. Non so bene neanche io cosa sia successo.
Il signor Oshiro posa il bicchiere e inizia a camminare a passo svelto per la stanza.
- Quando ho capito che sei come me, pensavo di trovare le risposte che mancavano, ma ora ho più quesiti aperti di prima. Purtroppo, se ci allontaniamo dal forno, perdiamo di nuovo i ricordi, o avrei fatto un viaggio per incontrare Hitoha.
- Ha provato a chiedere a sua nipote di cercarla?
- Ovviamente, ma la sua casa è stata distrutta e nessuno nel villaggio voleva parlarne. Temo che si sia trasferita in un centro più grande.
Un rumore sulla finestra attrae la nostra attenzione: ha iniziato a piovere forte. Guardo ancora quel vecchio: finalmente ho qualcuno con cui parlare della mia storia, con cui condividerla senza che mi prenda per pazzo; qualcuno che mi capisce.
- Sembra che mi dovrò trattenere ancora. - Mi alzo. - La aiuterò a trovare un modo per manten ere la memoria! Vedrà che le ritroveremo!
Lui accenna un sorriso: capisco di ricambiare il favore dandogli speranza.
________________
Noi tre superstiti della mia famiglia beviamo un tè mentre aspettiamo, seduti al tavolo della cucina, gli agenti delle pompe funebri.
- Sapete, vostra nonna mi ha ringraziato per averla ospitata, malgrado lei mi abbia cacciato di casa. - Lo fisso socchiudendo la bocca senza quasi accorgermene. - Mi ha tolto le persone più importanti che ho, ma era una brava donna e vi ha cresciute bene.
Yotsuha scoppia in lacrime e lui la stringe a sé dalla sedia adiacente.
- Sono sicura che… che la nonna ti voleva bene! Ha sba…sbagliato, non voleva!
La guardo cercare di consolarlo mentre piange come non ho mai visto piangere nessuno. Poi si alza e strofina una guancia con la manica.
- Vado a rive…rivedere la mia vecchia scuola. Torno dopo.
Mia sorella attraversa il corridoio a passo lento fino all’ingresso. Noi due sentiamo la porta chiudersi non proprio dolcemente. Appena incrociamo gli sguardi, li rivolgiamo al tavolo. Poi, io risollevo il mio con un certo imbarazzo.
- Hai detto che sai qualcosa sulla mamma che la nonna non sapeva. Cos’è?
- Sì, giusto. Il giorno in cui tua madre se n’è andata, ecco, era uno di quei giorni in cui si comportava diversamente, in cui era… qualcun altro. È svenuta, quindi l’ho portata a casa di Hitoha per assisterla e, mentre le stava preparando qualcosa, lei ha ripreso i sensi. Sembrava Futaba, ma mi ha detto qualcosa che per me non aveva senso. Ha detto che lui era caduto da un ponte, che l’aveva ucciso. Voleva che verificassimo se si poteva salvare.
Quella rivelazione spezza il sistema di controllo che ho usato per affrontare la giornata. Cerco di riordinare le idee per capire cosa le è successo.
Era in corso uno scambio. Lei ha reso inutilizzabile alla vita il corpo di lui. Lei è tornata nel suo corpo. Allora perché è morta? Che scherzo sadico è?!
- Ma perché? Il suo corpo era a posto, no? Doveva continuare a vivere!
- Negli ultimi tempi me lo sono chiesto anch’io. Forse… Incredibile, mi sembra di pensare come Hitoha… Forse la sua anima stava già staccandosi da un corpo e non era più capace di rimanerci. Tua nonna diceva che il musubi è molto difficile da recuperare quando viene annullato.
- Sì, lo so. Lo ha detto anche a noi.
Sento un dolore terribile, nella mia mente e nella mia anima c’è un trambusto opprimente e sento il bisogno di svuotarle, eppure non riesco a piangere.
- Ora dovrò riabituarmi a mettere in ordine la casa. Quando c’era lei era impossibile: non trovavi un foglietto fuori posto.
Mi si assottigliano le labbra: - Già, è un’abitudine che ha passato anche a Yotsuha. Io non ci faccio caso da molti anni. Papà, perché hai aspettato tanto a dirmi tutto?
Guarda la finestra.
- Non lo so. Forse non volevo dare un senso a quei comportamenti assurdi e ammettere che Hitoha aveva ragione sugli avvenimenti che sfuggono alla razionalità, o almeno, non volevo che lei se ne accorgesse.
Papà si afferra le tempie stringendo gli occhi.
- Non avrei dovuto ritenerla pazza. Se le avessi dato ascolto, capito cosa succedeva…
Improvvisamente me ne accorgo. Mi alzo e lo raggiungo dall’altro lato del tavolo per mettergli una mano sul braccio. Se n’era andato perché si dava la colpa per la morte della mamma e, inconsapevolmente, avevo percepito questa confessione silenziosa.
- Tu non hai fatto niente. Volevi solo scaricare la colpa su qualcuno per non darla a lei. Siamo più simili di quanto pensassi: abbiamo scelto la stessa persona per farlo.
Alza gli occhi umidi e sento anche i miei più caldi. Appena si alza, ci abbracciamo.
Per tanti anni avevo considerate vicini a me solo mia nonna, mia sorella e i miei amici. Dal trasferimento in città, avevo avuto solo Yotsuha. I colleghi sono gentili, ma il nostro lavoro dev’essere perfetto e non ammette distrazioni emotive. Riavere mio padre, dopo tutto il tempo che ho passato a condividere una sua convinzione impostasi, è un regalo inimmaginabile.
Sarà anche vero che per tornare da Kakuriyo bisogna fare una grande rinuncia. Ma credo anche che quando qualcuno entra, lascia un grande dono a chi rimane fuori.
________________
Alla fine, io e il signor Oshiro avevamo deciso di stendere una relazione su tutte le informazioni che avevamo, prima di spegnere il forno che attivava l’energia oscura portata dal meteorite. Avrebbe raccontato tutto a sua nipote, che manteneva i ricordi sulla faccenda anche lontano dalla casa. Purtroppo, l’acquazzone era peggiorato, ostacolando la linea telefonica ma, appena fosse tornato il bel tempo, l’avrebbe avvertita immediatamente, dandole il mio contatto per ritrovarmi.
Io avrei scritto un promemoria, in tutti i sensi, per potermi fidare di loro. I miei disegni di Itomori erano rimasti, per quanto non sapessi cosa vi fosse raffigurato, quindi ero fiducioso che anche gli scritti su carta sarebbero restati. Avevamo concordato che i commenti che ci lasciavamo sul cellulare io e Mitsuha fossero scomparsi perché erano stati scritti durante gli scambi, per quanto non sapessimo spiegare esattamente come.
- Dimmi, Taki-kun: hai parlato con Hitoha durante gli scambi?
- Sì, il giorno dell’impatto mi ha anche detto che ha capito, che si ricordava di aver avuto un’esperienza simile, ma non molto di più.
- Allora soffre anche lei la lontananza. – Il signor Oshiro si copre la bocca.
Chissà se anche Mitsuha è consapevole di aver scambiato il corpo con me. Sua nonna le [NdA: ho evitato appositamente la forma contratta per rendere esplicitamente la forma femminile] l’avrà sicuramente detto.
- Una volta mi ha anche portato in una piccola grotta sacra in cima alla montagna.
- Ah, sì! Quella con il tempio. L’ho vista anch’io. Ci ho portato del kuchikamisakè.
- Anche io e la sorellina di Mitsuha. La sacerdotessa Miyamizu mi ha parlato di Musubi, l’antico dio di Itomori, che si trova nelle unioni. Anche il nostro incontro, tra Lei e me, dev’essere un musubi.
Il signor Oshiro fissa un armadio, pensieroso.
- Secondo resoconti riportati da molte culture di Americhe e Asia, le loro origini risalgono a un continente in mezzo al Pacifico, Lemuria, che è sprofondato una decina di millenni fa. Sembra che possedessero una tecnologia che noi nemmeno immaginiamo e credessero nella connessione di tutti gli universi in tutti i tempi. [NdA: queste informazioni sono state realmente raccolte e potete reperirle in “The Children of Mu” e altri libri di James Churchward, prontamente screditati dalla corrente scientifica convenzionale per evitare il crollo delle proprie invenzioni. Già l’edificazione delle piramidi dovrebbe essere una testimonianza sufficiente di civiltà molto più avanzate rispetto a quella conosciuta attualmente, negando che la preistoria ospitasse esseri umani le cui conoscenze più complicate riguardino la lavorazione dei metalli, ma è importante conoscere i dettagli per sapere quanto l’insieme di assurdità che ci fanno studiare come “storia umana” nasconda. E per motivi anche più disgustosi di quelli economici.]
- Quando la ascoltavo raccontare le tradizioni e le leggende del villaggio, la sacerdotessa mi sembrava una narratrice di storia giapponese. Di quelle che sentivo alla televisione da bambino. - Scoppio in una risata imbarazzata. - Lo so che è buffo.
- Lei è così: le piace far sentire al sicuro mentre ti insegna qualcosa.
- Ma non ha detto di non averla mai incontrata? Come fa a saperlo?
- Imparavo moltissimo ogni volta che vivevo un pizzico della sua vita, e la sensazione che provavo era quella. Scambiarmi con lei mi ha trasmesso più di tutti i miei studi.
   
 
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