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Autore: Alison92    14/08/2017    1 recensioni
Fra le tante attrattive della scuola privata Thomas Dreier, i cinque giorni di vacanza offerti ai migliori quindici studenti della scuola sono certamente un richiamo per tutti i giovani allievi.
Lyvia Sommers fa parte di quei quindici eletti scelti per partire verso la splendida isola di Everdove, dalle acque limpide e dal cielo cristallino.
Un'antica leggenda però si nasconde fra quelle coste, insidiandosi nelle vite serene e felici dei giovani.
La storia oscura della famiglia Rosenburg, seminata di odio e terrore, conduce Lyvia e gli altri studenti verso differenti orizzonti, verso una casa maledetta che cela un passato grondante di sangue e vendetta.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando ci riunimmo, nessuno portava buone notizie.
-Non c’è modo di lasciare l’isola.
Annunciò Derek con lo sguardo sconsolato. Lo strano fenomeno avrebbe sicuramente attirato l’attenzione di tutti gli abitanti dell’isola, ma non avevamo ancora ricevuto nessun messaggio o segnale.
-Quindi la soluzione è restare qui e non fare niente?
Chiese stupito Eddy, che sembrava essere intenzionato anche ad andarsene a nuoto, pur di lasciare l’isola.
-Non c’è altra soluzione.
Il tono della professoressa era duro, quasi definitivo. Ci eravamo arresi all’evidenza, nessuna via di fuga era presente sull’isola. Quella prima giornata sembrava non voler mai finire. La sera calò lentamente, lasciandoci un senso di disperazione e paura. Erano quasi passate ventiquattr’ore, ma nessuno era venuto per noi. Mi ritrovai a vagare per il corridoio del secondo piano verso le dieci di sera, alla ricerca di qualche foglio sul quale scrivere. Secondo Auria, scrivere ci avrebbe aiutato a comprendere meglio la situazione spaventosa nella quale ci trovavamo. Inoltre l’idea di confessare alla carta le mie paure e i miei sentimenti mi piaceva, spesso mi ritrovavo a scrivere ciò che mi turbava o mi rendeva felice, era un modo per lasciarsi andare. Non avevo però previsto che la casa fosse così grande e dopo breve tempo non ebbi idea di dove mi trovavo.
-Hai bisogno di una mano, Lyvia?
La voce chiara e sicura di Francis mi riscosse dai miei pensieri. Mi voltai e trovai Francis a pochi passi da me. Quella lieta coincidenza mi fece quasi dimenticare cosa stavo cercando.
-Cercavo della carta, in uno studio magari, o in una biblioteca.
Farfugliai, rendendomi conto di quanto la sua presenza mi rendeva al tempo stesso nervosa ed estasiata. I suoi capelli biondi erano insolitamente scompigliati e sul completo blu notte erano rimasti dei granelli di sabbia.
-Certo, so dove trovarla.
Disse, facendomi segno di seguirlo per i corridoi splendidi della casa. Sulle pareti bianche erano appesi quadri variopinti e alcuni piccoli arazzi e per un attimo mi persi ad osservare le figure ed i panorami rappresentati sulle tele.
-Come fai a sapere dove andare?
Chiesi osservando il modo sicuro con il quasi si destreggiava per la casa.
-Ho esplorato la casa questo pomeriggio e ho trovato parecchie cose interessanti, come una biblioteca.
-Certo che sei pieno di risorse, Wissol!
Dissi ridendo. Si voltò verso di me, rivolgendomi un sincero sorriso.
-Pensi che usciremo da quest’incubo?
Mi chiese tornando serio.
-Non lo so, non sento di sapere più niente in questo momento.
-Amy è disperata, ha borbottato qualcosa su una maledizione e sulla famiglia Rosenburg che abitava questa casa.
Non aggiunsi altro e dentro di me mi chiesi com’era possibile che anche Amy sapesse della storia. Che la Taller l’avesse raccontata anche a lei?
-Ecco la tua biblioteca. 
Disse aprendo una porta in legno e rivelando una stanza di grandi dimensioni, con scaffali ricolmi di volumi. Entrai titubante nella stanza immersa nel buio.
-Immagino che tu abbia bisogno di una candela.
Disse infilando la mano destra nella tasca dei pantaloni scuri. Con un fiammifero accese la candela che aveva tirato fuori e me la porse. Vedendo che lo guardavo stupita, sorrise e si affrettò a spiegarmi.
-Ne ho trovate un po’ in camera mia, credevo che potevano tornare utili la sera.
Alla luce flebile della candela vidi i suoi lineamenti contratti e la preoccupazione che ristagnava nelle sue iridi chiare. Avrei voluto consolarlo, ma non ne fui capace. Mi avvicinai invece ai titoli che erano custoditi in quella sorprendente biblioteca, ma ne conoscevo davvero pochi.
-Francis, hai notato?
Gli dissi dopo aver afferrato uno dei libri. Lui si avvicinò a me senza capire.
-Tocca i libri.
Le sue dita chiare scandagliarono gli scaffali e, quando ritrasse la mano, compresi che aveva capito.
-Non c’è polvere, neanche un granello. Non capisco, posso comprendere nelle camere o nel salotto, per quanto sia assolutamente inspiegabile che non sia presente, ma non è possibile che in questi scaffali carichi di libri non ci sia della polvere!
Comprendevo la sua reazione sconvolta, quel luogo era fuori dal tempo. Trovai dei fogli e qualche matita su una scrivania addossata ad una delle pareti, li afferrai e mi diressi verso la porta.
-Andiamocene, odio questo posto.
Lui non aggiunse altro, mi seguì fuori dalla porta senza degnare di un altro sguardo la biblioteca. Con un soffio spensi la candela e gliela porsi, immaginando che avrebbe potuto tornargli utile.
-No, tienila tu, credo che presto tornerai qui.
Aveva ragione, il mio amore per i libri non mi avrebbe tenuta lontana da lì, per quanto quel luogo fosse surreale.
-Non credi che qualcuno sia arrivato qui prima i noi, avesse rifornito la dispensa e pulito ogni singola stanza?
Era la cosa più plausibile, ma non credevo che fosse la verità.
-No Francis, io non credo.
Annuì e pensai che anche lui era giunto alla stessa conclusione. Percorremmo silenziosamente il tragitto che ci separava dalla sala da pranzo ed io cercai di memorizzare il percorso, così da poter tornare ogni volta che desideravo.
-Lyvia, non ho idea di cosa diavolo sta succedendo, solo ti chiedo di stare attenta.
-Solo se mi prometti di stare attento tu.
Sorridemmo entrambi e sentii il mio cuore più leggero, cosciente che c’era speranza.
-Affare fatto Sommers. 
  
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