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Autore: queenjane    14/08/2017    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine “ ..i giorni dorati di quell’estate, una meraviglia infinita. Passeggiate nei campi, pic-nic, risate e corse a perdifiato, raccoglievamo funghi e fiori.. E i pomeriggi a Friburgo a guardare le vetrine, in incognito, io e te, mamma e Tata, che ristoro, tra le stradine acciottolate, la torre della cattedrale che si innalzava in calcare rosso, agile e leggiadra, i giardini.. E le scorpacciate di torta e caffè, infilando in uno dei locali.. E il gusto dei mirtilli raccolti direttamente dai cespugli, Aleksej provvedeva a segnarti di blu le guance, da quanto si impiastricciava. Ed era buffo vedere Papa in abiti civili e circolare senza che ci riconoscessero, la scorta discreta.. Ed eri bellissima, Catherine, finalmente ti era passato il complesso di essere un corvo, irradiavi sorrisi e gioia di vivere.. “Sai perché voglio bene a Cat..” a nostra madre che si stampò un sorriso di circostanza “.. perché è buffa e non si arrabbia mai.. Oggi ha aperto la porta e le è andato addosso un secchio pieno d’acqua, che avevo fatto mettere da Nagorny..” “Alexei!!” Quindi “Poverina..” “Invece mi ha ringraziato che aveva caldo..” a dire la verità ti eri arrabbiata come una iena, in privato, a volte trovavi davvero irritanti gli svaghi di mio fratello,  borbottando per un pezzo che era una peste, poi avevi lasciato stare andando a mettere qualcosa di asciutto..
 
Vamos, Tintagel” lo spronai con la voce e i talloni, era giunto fresco fresco dalla Russia, il mio baio.
 Avevo  fatto mettere la sella da uomo anche in quel di Friburgo, per calmarlo dal lungo viaggio in treno.
Luogo dell’allenamento  era un prato vicino al castello luogo del soggiorno degli zar e compagnia. Mio zio mi fece segno di andare aventi, annotando che usavo lo spagnolo, poche parole,  i movimenti fluidi, eravamo noi, discreti, era presto.
 La mattina era appena sorta,  Tintagel aveva calpestato l‘erba, gli steli schiacciati emanavano un dolce profumo, tra i suoi zoccoli spuntava l’oro dei ranuncoli
 “Sei una vera amazzone, continua Catherine” fumando la sua usuale sigaretta “Mento in alto, testa dritta, braccia sui fianchi, metti meglio il gomito..”  una pausa, battendo le mani “ L’imperatrice d’Austria Elisabetta era la più grande amazzone dei suoi tempi, tu dei nostri..” mi schernii modesta, ero “immodesta” cavalcando come una zingara, come se lavorassi in un circo e tanto.. Mi divertiva, mi piaceva, mi faceva sentire viva.
Rampai e feci corvettare Tintagel, immergendoci nel nostro magico mondo quando captai il silenzio.
Mi girai sulla spalla, oltre a mio io vi era lo zar con Alessio in braccio che osservano lo spettacolo della sottoscritta che montava a uomo, le gonne spumose intorno ai sottili rilievi di ginocchi e polpacci
“Che fate R-R?” ridendo “Una passeggiata interessante.. la nostra”
“Nulla di che, Maestà, la principessa è un portento a cavallo”
“Lo notiamo .. Catherine” senza traccia di collera, osservai che pareva .. commosso, orgoglioso, come se vedesse uno spettacolo meraviglioso mentre lo zarevic gli sussurrava qualcosa contro la barba
“Chiedilo a lei” enunciò alla fine
“Per favore, Cat, posso salire con te?” un tono deciso, che non era quello delle sue lagne e dei capricci. E ci teneva, davvero, vibrava per l’aspettativa, era un fremito come una lepre marzolina.
Lo  zar fece un cenno di assenso con la testa
“Ma niente galoppate o che, giusto?Immobili” si fidava di me come di se stesso, rilevai, la zarina non voleva per gli urti ma Alessio era un vero Romanov, adorava i cavalli.
La sua voglia di vivere, di essere come gli altri si scontrava con i limiti della sua malattia, stava a noi trovare un modo di fargli fare le cose senza ossessionarlo con i divieti.
 
“Cat, ti prego”
“Certo” me lo passarono, mi spinsi leggermente indietro per dargli posto sulla sella, la schiena dritta, le redini in una mano, schioccai la lingua, per immobilizzare Tintagel
Gli posai la mano sulle scapole per raddrizzarlo, la postura corretta , e gli passai le briglie, tieni,  ti tengo va bene, circondandolo con le braccia
“Cat..” in estasi
“Fermo zarevic, nessun movimento brusco, parliamo quando siamo scesi” un tono duro e secco, a cui avrebbe sempre obbedito “ Per favore”
“Guarda davanti a te..”
Lo zar lo fece scendere, smontai a mia volta con il fiato corto “Grazie, è stato bellissimo,”rilevò attaccandosi al mio collo, per riflesso me lo strinsi addosso “Si è avverato .. quasi”
“Cosa?”
“Le stelle cadenti.. Volevo andare su un cavallo alto e l’ho fatto, uno dei desideri, ma cavalcare.. “
“Dopo .. poi, Alessio” Molti anni dopo, glielo avrei fatto fare, saremmo cresciuti entrambi, più io di lui.
“.. e gli altri..”
“Non li dire, che poi non si avverano”
“Mi racconti di Bucefalo..?”
Allibii, che ne sapeva lui.  “Gli affreschi in sala da pranzo, ho chiesto, Catherine, è il ciclo di Alessandro Magno.. e c’è questo cavallo, baio, con una macchia candida sulla fronte.. che fece tante guerre e conquistò un bell’impero .. grande, grandissimo..”
“Detto tutto tu..”
“Era un grande .. dai racconta, giuro che non ti sciolgo la treccia, almeno per questa volta”
“Allora.. “
“E’ un grande come mio padre, anche se in modo diverso. L’altro giorno passeggiavamo in campagna e un carrettiere aveva perso il suo carico, Papa lo ha aiutato, che non riusciva a caricarlo e.. Non lo aveva riconosciuto, tranne che è stato contento.. Boh .. Papa dice che se un uomo occupa un’alta posizione non deve darsi arie”
“Giusto” seguendo quella linea di pensiero, gli zar cercavano di allevare senza troppo lusso i loro bambini, invitandoli a trattare con cura e rispetto le loro cose, mantenere l’ordine ed il decoro, delegare una parte della loro mancia mensile per fare beneficenza, dormivano, almeno le ragazze, su lettini da campo. Vivevano nel lusso, ma non dovevano esaltarsi.
O avevano tentato.
Che  lo zarevic rimaneva ben viziato a livello di comportamento. Sorvolando che avevo contribuito molto pure io, chiaro. O era l’eccezione che derogava alla norma, che ogni tanto lo avevo brontolato, quando era piccolo per farlo mangiare ogni boccone era una frase della storia, e mi zittivo quando tirava addosso molliche o altro, la tecnica del silenzio, era curioso e riprendevamo, di pazienza ne avevo poca in generale e con lui la trovavo, facevo di necessità virtù. Che mi ripagava, nel breve e lungo momento, affettuoso, era una stella caduta, lui, arguto e divertente, se non fosse stato la peste che era lo avrei definito un angelo
Nel 1910, comunque la moda era arrampicarsi sugli alberi, io e Olga aprivamo le file, le confidenze fluivano, la predilezione reciproca,costante e immutabile.. un baluardo e uno scudo contro le brutture della vita.”
“Volevo farti una domanda”
“Dimmi..”
“È su tuo padre, quando hai avuto l’incidente a cavallo..”
“Caspita, era il 1906  ne hai passato di tempo a rimuginare, continua, non ti offendere” coprendole una mano con la mia per un momento. E tante verità non potevo dirle, per  me, per lei.
Aveva uno sguardo vuoto, strano ma ..
“Vedi, Olga.. “ Dovevo raccontare della sua predilezione per la bottiglia, i suoi giorni alla deriva, era un bravo attore ma lo sapevo, lo intuivo dai movimenti farfallini e dal brio eccessivo, che da un pezzo non cavalcava più per tema di incidenti imbarazzanti. Ma era mio padre e lei la mia migliore amica, due lealtà configgenti da dirimere, e inghiottivo il resto dell’incubo.
“Beve, Olga, ecco tutto e mia madre si tiene occupata, lo evita, come me quando non è il caso, ovvero quasi sempre, giusto mio fratello riceve più attenzioni, per dire “Guardai in avanti, la sua pena che pesava sulla schiena.
“Oh  .. Catherine. Cat, mia principessa.
“Il loro è stato un matrimonio combinato, nessuno era la prima scelta dell’altro. E non si sono mai trovati in accordo su nulla che nell'essere in disaccordo” La verità, nuda e cruda, tranne che mi faceva male fino al midollo, quindi iniziai a scendere e lei mi raggiunse, dopo, per farmi smaltire la rabbia e l’imbarazzo, fissavo senza vedere il mondo circostante poi mi sfiorò la spalla.
“ E’ la loro vita, Catherine, non la tua, e tu ti sposerai  per amore”
“Come no”Sorrisi, adulta, amara-“Non mi sposerò mai  Olga, sarò la tua dama di compagnia e staremo sempre insieme..”
“Cretina, ti sposerai e dai retta, se avrai una bambina … le darai come secondo nome il mio.”
“Non il primo?-“con ironia.
“No, non sono così vanitosa. E un maschio lo chiamerai Nicholas, giusto. O Philippe, se non Felipe, come il tuo antenato”Adorava Felipe de Moguer, il combattente, il pirata.
“Non mi sposerò e non avrò figli, Olga. Tu e io staremo insieme, sempre, ti sposerai, sarò la tua ancella e la madrina dei tuoi figli, mai mi sposerò, dai retta.”
“Come no, Catherine, avrai dei figli e ti sposerai.”
“No”
“Invece sì”
“Non penso”
Sì, dammi retta. E ti sposerai per amore.- lo ribadiva, ci credeva e forse potevo crederlo io pure. Due romantiche, a prescindere, che credevano nel lieto fine.”
“Non credo proprio.”
Sbagliavo in pieno, come appurammo poi.
Avrai il tuo lieto fine, Cat. “
Andres e Felipe,lo sono stati, il mio lieto fine,ma a quale prezzo.
 
Il giorno dopo portai tre sigarette di contrabbando, un accendino, foglie di menta, dovevo esaudire un suo desiderio, fumare, due principianti alla riscossa, che tossirono a più non posso.
Ma così era.
Poi fu il turno di leggere di contrabbando "MADAME BOVARY", lo voleva leggere senza censure, Gilliard, il precettore di francese delle granduchesse, passava al vaglio le sue letture e segnava, cancellandole, le parole inutili, guarda caso quelle delle scene più interessanti o proibite. A Olga non andava, ricordavo che a dieci anni sosteneva che era inutile imparare i verbi ausiliari, erano i servi dei principali. Era una fautrice di Golia, rispetto a Davide, nella storia biblica di Giuseppe e dei suoi fratelli, parteggiava per il primogenito.
(Se esiste un Dio, sa che ha amato Olga e i suoi)
“Spiegami che colpa ho se Alessio non obbedisce a nessuno” Sancì aprendo la copertina del libro.” Si agita a tavola, pilucca dai piatti altrui e bada che i nostri genitori sono presenti, se ne va sotto la tavola, sfila UNA scarpa e ci mette una fragola.”
“Fammi indovinare, tua madre ti ha brontolato, come al solito. E la dama ha fatto un salto, possibile che abbia rilevato dopo la manovra” Annuì e compresi che intendeva comportarsi male con cognizione di causa, che stavamo facendo una cosa proibita, anche se mi veniva da ridere, Alessio era davvero imprevedibile. Sapevo anche che, non fosse stato emofiliaco, le sue intemperanze non sarebbero passate lisce.
“Lo hai rilegato tu con questo cartone anonimo?”
“Sì, per sicurezza e lo riporterò via.”
“ Lo leggerò a rate in questo modo, ma se lo tengo tra le mie cose può essere pericoloso. Che è tutto controllabile o controllato”
“Inizia, o ci metterai mesi. “ le diedi un bacio sulla guancia, poi la lasciai alle sue meditazioni.
Non ci mise mesi a leggere, ma a rileggere, se lo imparò a memoria, lei era così, divenne tra i suoi preferiti, come l’Iliade e l’Odissea.
Continuò a cavalcare il vento su Tintagel, il potente corsiero,  a ogni occasione
 
   
 
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