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Autore: bambolinarossa98    15/08/2017    0 recensioni
[Seconda storia della serie The Chronicle's of Mafia Family.]
🌟
[Katekyo Hitman Reborn!Crossover]
Gli Anelli Vongola, gli Anelli Mare e i Ciucciotti degli Arcobaleno.
Insieme formano il Trinisette: tre gruppi di sette pietre ciascuno che, si dice, abbiano creato il mondo...

*
[...]Il suo volto era illuminato dalle fiamme che guizzavano nel recipiente di pietra a cui era appoggiato, creando ombre danzanti sul suo viso che lei riusciva a scorgere benissimo... eppure, se doveva soffermarsi sui dettagli, questi le sfuggivano. Come un sogno che si cerca di ricordare mentre quello continua a scivolare via dalla tua mente.
*
[...]Un giorno, in un futuro lontano, potresti guardarti indietro e pensare: ma io ero davvero così? E sarà strano, nostalgico, ma anche buffo e ti scapperà un sorriso perché ti renderai conto di quanto tu sia cresciuta. -
***
Un misterioso bambino venuto dall'Italia.
Uno strano ragazzo venuto dal Giappone.
Un segreto che nasce dagli albori della famiglia mafiosa più potente del mondo.
Il destino di Marinette, ereditato col sangue.
*
[Sequel di The Third Family]
Genere: Azione, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicle's of Mafia Family'
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REVISIONATO IL 05/06/2019
 


Titolo: The Lady of the Ring
Capitolo: 03. Lal Mirch, l'Arcobaleno Incompleta
Fandom: Katekyo Hitman Reborn, Miraculous
Numero Parole: 3.385
 
 
 
Il sole non era neanche apparso all'orizzonte quando Marinette si svegliò, quella mattina. Era rimasta a fissare il soffitto della sua camera finché la luce non aveva inondato la stanza e l'orologio del suo cellulare non aveva segnato le sette e cinque minuti.
Quindi si era alzata, aveva fatto la doccia e si era vestita, nella più assoluta calma. Era scesa in cucina, si era seduta a tavola ed aveva a malapena dato due morsi al suo croissant: aveva lo stomaco chiuso tanta era l'agitazione .
Verso le otto le era arrivato un messaggio di Dino che la informava che Lal sarebbe arrivata alle nove, massimo le dieci, e che non c'era bisogno che l'aspettasse. Aveva risposto con un "Ok", la mente troppo vuota per mettere insieme più di due parole in una frase di senso compiuto, ed aveva preso lo zaino, uscendo.
Inutile dire che l'aria fresca di quel lunedì la rimise completamente in moto. Respirò a fondo, con gli occhi chiusi, e annuì.
"Forza, Marinette, non essere patetica!" si riprese mentalmente, voltando l'angolo e incamminandosi verso la scuola.
 
 
 
Le dita ticchettavano insistentemente sul banco senza dar segno di voler smettere. Marinette si stava mordicchiando le unghie della mano sinistra, mentre osservava il cellulare accuratamente nascosto dai libri posto davanti a sé: aspettava, senza neanche sapere cosa.
Forse un messaggio di Dino che le diceva che Lal era arrivata o sua madre che la informava sulla stranezza di quell'istruttrice (perché ne era sicura: quell'insegnante sarebbe stata strana, se lo sentiva). E invece niente, silenzio totale.
E Marinette non ce la faceva più.
- Marinette... - la chiamò una voce accanto a lei. La ragazza sobbalzò.
- Sí? - chiese, incontrando gli occhi rossi di Juleka.
- Stai facendo un casino assurdo con quelle unghie - l'avvertì. Marinette smise di picchiettarle sul banco, senza ricordarsi quando avesse effettivamente cominciato, e alzò gli occhi sul suo gruppo di lavoro: Alya, Rose e Alix la stavano guardando con un misto di sconcerto e seccatura.
- Scusate - mormorò, ritirando la mano sotto il banco.
- C'è qualcosa che non va? Sembri nervosa - notò Alix, tornando a scrivere la sua ricerca.
- Cosa? Oh, no, non è niente - rispose, portando una mano alla borsetta e tastando l'anello. Ci giocherellò un po' e se lo fece scivolare lungo il dito. Doveva stare tranquilla, solo stare tranquilla. - È una cosa da niente, la risolverò presto - aggiunse, tirando un sorriso. Alix e Juleka si scambiarono un'occhiata, Alya si limitò a gettarle uno sguardo penetrante che lei cercò di ignorare e Rose parve dubbiosa ma tornarono tutte a lavoro.
Marinette si sforzò di concentrarsi sulla legge della fisica che doveva applicare per testarne la veridicità, ma proprio non ce la faceva: la sua mente era piena di mille pensieri, tutti confusi e disordinati, e come se non bastasse iniziava anche a sentire la stanchezza della notte passata quasi in bianco.
Se solo qualcuno si fosse fatto sentire, chiunque...
Un plic secco le attraversò i timpani ed una puntura al collo la fece sobbalzare.
- Ahi! - esclamò, portandosi una mano dietro la nuca e strofinandosi la parte lesa. Alzò gli occhi sulle sue amiche e iniziò a vederci sfocato, il corpo le si fece pesante e le palpebre si chiusero da sole. Abbandonò la penna, che scivolò sul foglio lasciandovi una scia indistinta, e tentò di aggrapparsi al banco.
- Marinette! -
L'ultima cosa che vide fu Alya balzare in piedi, poi il freddo del pavimento e il buio.
 
 
 
La stanza era fredda e spoglia, completamente buia se non per un vago sentore di luce penetrare da una piccola finestrella in cima alla parete. Non sapeva dove si trovava né perché era lì, era solo cosciente di essere seduta su una sedia, scomoda e molto dura. Provò ad alzarsi ma si accorse di avere le braccia incatenate ai braccioli. Un basso ringhio le fuoriscì dalla gola e provò a raggiungere con le dita il bordo della giacca che indossava, sicura di trovarci il suo fidato coltellino di emergenza.
Un sospiro la fece bloccare e si guardò intorno, drizzando le orecchie al più piccolo movimento.
- Io non lo farei se fossi in te - esalò la voce di un ragazzo.
Poi la vide, nell'angolo più remoto della stanza, seduto su una poltroncina nera con le braccia conserte e le gambe accavallate, una figura avvolta in un completo scuro.
- Chi sei? - chiese, calma. La sua voce, però, le suonò strana: era bassa, profonda, dolce... maschile.
Il ragazzo alzò di poco il viso per guardarla: lei non riuscì a scorgere nulla tranne le sue labbra, che si aprirono in un sorriso dolce e sincero, tanto da lasciarla spiazzata.
- Un amico. -
 
 
Marinette aprì lentamente gli occhi, confusa e stordita: ricordava di aver fatto un sogno, un sogno strano, ma non ricordava quale. Sbatté le palpebre un paio di volte e mise a fuoco il soffitto bianco dell'infermeria della scuola. Cos'era successo?
Ah, già, si era addormentata nel bel mezzo del progetto. Sospirò, portandosi una mano alla fronte e richiudendo gli occhi. Perché dovevano succedere tutte a lei?
- Buongiorno, Marinette - la salutò una voce, senza dubbio di una ragazza, accanto a lei.
- Mh... buongiorno - mugugnò in risposta. Riaprì gli occhi e voltò il capo di lato, giusto per mettere a fuoco la bambina seduta su uno sgabello accanto al letto: se ne stava a gambe incrociate, lasciando intravedere le sottili gambe lasciate scoperte da un pantaloncino blu. Indossava degli stivaletti ed aveva la coscia destra coperta da una benda, per il resto era coperta da una mantella marrone.
La cosa che la colpì di più furono gli occhiali da aviatore rossi che indossava e il tatuaggio a forma di fiamma sulla guancia destra, i suoi capelli erano corti e blu scuro.
Infine si soffermò sui due particolari più appariscenti che accesero una lampadina nella sua testa: sapeva chi era quella bambina, aveva già visto quelle caratteristiche. Lei era alta quaranta centimetri ed aveva un ciucciotto poggiato sul petto, questo però era grigio con una spirale di lingue nere all'interno. Era esattamente come Reborn.
- Tu... sei l'istruttrice, giusto? - chiese, alzandosi sui gomiti.
Lei si tolse gli occhiali, poggiandoli sul capo e mostrando i grandi occhi di un rosso opaco. - Mi chiamò Lal Mirch e sono qui per istruirti - si presentò, seria.
Marinette lo sapeva che sarebbe stata strana. - Uhm... che cosa sei? - azzardò.
- Un Arcobaleno, anche se incompleta - rispose, pronunciando "Arcobaleno" in italiano.
- Arcobaleno? Come Reborn? - domandò Marinette, mettendosi seduta.
- Più o meno - rispose lei - Come ho detto sono incompleta. -
La ragazza la guardò perplessa, facendo scivolare le gambe oltre il lettino. - Ce ne sono altri come voi? - chiese, curiosa.
- Sette in totale, uno per ogni attributo. Io sono l'ottava ma perché sono fallita: sarei dovuta essere l'Arcobaleno della Pioggia, ma all'ultimo secondo qualcun altro ha incoscientemente preso il mio posto - spiegò, alzandosi in piedi - Ma non siamo qui per parlare di me: Reborn mi ha incaricata di addestrarti per diventare un ottimo membro della Famiglia Vongola.
Sia chiaro, io non faccio nulla per nulla: ti allenerò ma appena sento una lamentela o una mancanza di collaborazione da parte tua non ci penserò due volte ad andarmene. A quel punto te la vedrai con Reborn e non so quanto la cosa ti convenga: non è quel tipo di istruttore che va troppo per il sottile - disse, spiccia - Ti ho fatta venire qui per parlarti di persona, non potevo aspettare la fine delle lezioni. -
- Fatta venire qui? - Marinette era confusa: non era svenuta in classe?
Lal tirò fuori dal mantello un piccolo fucile di precisione, impassibile - Ho dovuto improvvisare - si limitò a dire.
La ragazza sgranò gli occhi e si portò una mano alla nuca, ricordando la puntura subita prima di svenire. - Mi hai narcotizzata?! - sbottò, incredula.
- Mi serviva un pretesto per farti uscire - spiegò lei, tranquillamente. La ragazza la guardò ad occhi sbarrati, senza fiato. - Ma adesso basta parlare, torniamo a casa: tua madre era preoccupata quando la scuola l'ha chiamata - tagliò corto Lal, mettendosi il fucile sulla schiena e saltando giù dallo sgabello.
- Ma... ma... - balbettò Marinette, vedendola dirigersi verso la porta. Chiuse la bocca e sbatté le palpebre: ed ora come ne sarebbe uscita?
 
 
 
Marinette aprì la porta di casa trovando sua madre sulla soglia, il volto pallido e preoccupato che la scrutava attentamente per vedere qualche segno di cedimento.
- Tesoro, che cosa è successo? - chiese, venendole incontro.
La ragazza, che non era riuscita a proferire parola durante tutto il tragitto, alzò gli occhi sulla donna.
- Sono stata narcotizzata... da una bambina di un anno - mormorò, inflessibile, prima di entrare in casa. Lal varcò la soglia dopo di lei portando con sé un piccolo borsone da viaggio nero.
- Salve, signora Cheng - salutò lei, inchinandosi brevemente - Io sono Lal Mirch e da oggi sarò l'istruttrice personale di sua figlia. -
Sabine sbatté le palpebre, perplessa, e si girò verso la figlia che nel frattempo si era versata un bicchiere di latte.
La ragazza si limitò ad annuire, bevendo il liquido tutto d'un fiato, come se cercasse in quello un'ancora di salvezza. Poi sospirò poggiandosi con le mani al banco.
- Resterà con noi per un po' - disse, oramai arresa - Ordini dall'alto. -
- Oh - si limitò a dire lei, per poi voltarsi verso Lal - Beh, spero ti troverai bene qui da noi, Lal - sorrise, incerta.
- Ne sono sicura - rispose la bambina, raggiungendo Marinette - Dov'è camera tua? -
- Di sopra - illustrò lei - Ti faccio strada – aggiunse, salendo le scale con Lal alle calcagna, ed aprì la botola. Lal vi entrò, guardandosi attentamente intorno.
- Abiti in una soffitta - constatò.
- Già, ma non me ne lamento - rispose lei, richiudendo la botola. Lal studiò la stanza, posando il borsone per terra, poi gettò uno sguardo al letto al di sopra della scrivania.
- Lì andrà bene - disse infine, aprendo il borsone e tirando fuori diversi attrezzi e un rotolo di stoffa marrone, poi salì la scaletta e sparì oltre il letto della ragazza.
- Okay - mormorò lei, senza neanche provare a protestare. Si sfilò l'anello e lo posò sulla scrivania per poi aprire la borsa e vuotarla: lo yo-yo e il telefono raggiunsero l'Anello e Tikki volò fuori.
- Davvero ti sta bene tutto questo? - bisbigliò.
- Ho qualche alternativa? - rispose lei, sedendosi e accendendo il computer. Passarono cinque minuti di totale silenzio, finché dei rumori alquanto sinistri non fecero alzare lo sguardo ad entrambe. Tikki e Marinette si scambiarono un'occhiata.
- Non credo di volerlo sapere – ammise, la ragazza in risposta allo sguardo di Tikki.
Poco dopo, Lal balzò giù dalla scaletta e salì sulla scrivania per poterla guardare in faccia.
- Da domani inizieremo l'addestramento - avvertì, togliendosi la mantella e piegandola accuratamente, per poi poggiarla accanto la tastiera del computer - Hai tante cose da imparare e poco tempo per impararle: Reborn si è mosso troppo tardi, questo non renderà le cose facili - spiegò. Poi spostò lo sguardo di lato e vide Tikki sospesa a mezz'aria accanto al suo viso, pietrificata in quella posa. - È quello cos'è? - chiese, curiosa.
Marinette spostò lo sguardo da Tikki a Lal un paio di volte. - Ehm, il mio... Kwami? - rispose incerta.
Lal non mosse un muscolo per alcuni secondi, infine annuì - Per quella storia della supereroina? -
Marinette sgranò gli occhi - Lo sai anche tu?! - chiese.
- Lo sappiamo tutti - rispose lei, impassibile.
- Tutti chi? - domandò la ragazza, impallidendo.
- Tutti noi Arcobaleno e tutta la Decima Generazione dei Vongola - specificò.
- Ma... perché?! - chiese Tikki, nel panico tanto quanto lei.
- Non si hanno segreti all'interno di una Famiglia - rispose Lal, seria - E gli Arcobaleno sanno tutto - concluse, sedendosi sulla scatola che conteneva il diario di Marinette - È nostro dovere dal momento che ti addestreremo. -
- Che significa che mi addestrerete? - chiese Marinette, perplessa - Non lo farai solo tu? -
Lal le rivolse uno sguardo penetrante - Reborn non ti ha detto nulla? - il tono con cui pose quella domanda fu tra il serio e l'accusatorio.
- Mi ha detto solo che faccio parte di una Famiglia Mafiosa capeggiata da un certo Tsuna, nient'altro - spiegò. Lal sospirò.
- Accidenti a lui, lascia sempre il lavoro sporco agli altri - borbottò, seccata - Apri bene le orecchie, Marinette, perché ciò che sto per dirti è strettamente legato al futuro tuo e della Famiglia Vongola - asserì, talmente seria da farle quasi paura - Tu non sei una Guardiana qualunque... ma sei destinata a guidare la Famiglia al fianco del Boss: tu sei il Braccio Sinistro del Decimo! -
Scese in silenzio attonito. Marinette guardò quella sottospecie di bambina ad occhi sgranati e bocca semiaperta per pochi istanti prima di esplodere.
- Io sono... COSA?! -
L'urlo che ne seguì fece tremare le fondamenta della casa tanto che sua madre, che stava svuotando la lavastoviglie al piano di sotto, sobbalzò dallo spavento rischiando di rovesciare l'intero servizio di piatti.
La ragazza era balzata in piedi, ribaltando quasi la sedia e facendo sussultare Tikki.
- Il Braccio Sinistro del Decimo - ripeté Lal, calma - E gradirei non urlassi - aggiunse. Marinette si risedette, ancora troppo scossa per dire qualsiasi frase di senso compiuto.
- Nessuno mi ha detto che dovevo essere il Braccio di qulcuno! - esclamò, sconvolta.
- Questo perché Reborn non sa cosa siano le priorità - ribatté Lal, piccata - Ad ogni modo, il tuo è un ruolo molto importante. Ogni Boss dei Vongola ha avuto un Braccio Sinistro, tu sei la decima che affiancherà Sawada nel guidare la Famiglia. - spiegò.
- No, no, aspetta un secondo... in che senso guidare? Non voglio una responsabilità del genere! - protestò Marinette.
- Non c'è molto da temere, in sé è molto semplice: dovrai solamente consigliare il Decimo, occuparti della sua sicurezza, sostituirlo se occorre e, in caso di morte prematura del Boss, prendere il suo posto fino alla successione. -
Marinette socchiuse la bocca inorridita - Prendere il suo posto? - mormorò, flebilmente.
- In caso di morte - specificò Lal.
- Questo dovrebbe confortarmi? - chiese.
- Beh, in effetti... no - ammise lei.
La ragazza si portò una mano alla fronte, con un sospiro stanco. - In pratica devo essere la sua segretaria? - domandò.
- No, dovrai essere la sua ombra - specificò Lal.
- Oh, beh, adesso sì che mi sento sollevata - borbottò ironica.
- Non sarà pericoloso? - mormorò Tikki, leggermente inquieta.
- Certo che lo è, stiamo pur sempre parlando di mafia - tagliò corto Lal, impassibile.
- Ma... come puoi essere così tranquilla - chiese il Kwami, decisamente sconvolto.
- Abitudine - rispose lei - Io facevo parte della Milizia Militare, prima di essere maledetta. -
- Di bene in meglio - commentò Marinette, abbandonandosi sulla sedia.
- Tutto bene, Marinette? - chiese Tikki, esitante, non vedendola reagire.
- Oh, certo - rispose lei, stirando un sorriso abbastanza inquietante - Quale altro motivo avrei per non stare bene a parte quelli appena elencati? -
 
 
Marinette non aveva dubbi: quella era la cena più strana a cui avesse mai preso parte. Aveva sistemato dei cuscini su una sedia per permettere a Lal di arrivare all'isolotto e si era seduta accanto a lei, avendo cosí di fronte i suoi genitori.
Poteva sembrare una tranquilla cena di famiglia se non fosse stato per il silenzio imbarazzante che aleggiava su di loro.
L'unica che non sembrava risentirne era proprio Lal che, dopo aver constatato che il suo cibo non fosse avvelenato, aveva iniziato a mangiare tranquillamente.
Sabine e Tom si scambiarono un'occhiata e la donna si pulì la bocca con il tovagliolo prima di parlare.
- Allora, Lal - disse, allegramente - Che cosa fai di solito, a parte l'istruttrice? - chiese, cercando di intavolare una conversazione.
Lal finì di masticare il boccone prima di rispondere: - Ero nella Milizia Militare, una volta, quindi eseguo lavori di spionaggio e assalto su commissione - rispose, tranquillamente.
- Oh, ehm... interessante - commentò Tom, incerto - E... cosa hai detto di essere? - chiese. Sabine gli diede una gomitata.
- Tom, non è educato - lo riprese, sottovoce: evidentemente pensava che la conidizione di Lal fosse un imbarazzante problema fisico. Povera illusa.
- Un Arcobaleno - rispose - Una Bambina Perfetta, anche se incompleta -.
I due coniugi la fissarono per un attimo, evidentemente incerti su cosa rispondere, finché Sabine non provò a riprendere il discorso, sorridendo.
- Oh, e che cosa sono gli Arcobaleno? - chiese.
- Mi dispiace ma queste sono informazioni riservate - tagliò corto Lal. Marinette si posò una mano sulla fronte, tentando di concentrarsi sul suo pollo con scarso successo.
Il resto della serata la passarono in totale silenzio.
 
 
 
- Oh, ecco cosa ci eravamo dimenticati! -
Marinette restò a fissare un punto imprecisato sullo schermo computer mentre sentiva il suo occhio sinistro sbattere convulsamente.
- Di... menticati? - mormorò flebilmente - Come potete dimenticare una cosa simile? - chiese, ormai sull'orlo di una crisi di nervi.
Dino sorrise, a mo' di scusa - Il fatto è che negli ultimi tempi abbiamo avuto molte cose di cui occuparci... deve esserci sfuggito questo dettaglio durante il nostro colloquio - spiegò.
Marinette provò l'inspiegabile e irrefrenabile impulso di picchiarlo, una cosa mai successa prima.
- Non è un problema, gliel'ho spiegato io - informò Lal, seduta a gambe incrociate tra i morbidi capelli di Marinette per arrivare alla webcam.
- Ottimo, allora il problema è risolto - rispose Dino, trafficando con qualcosa che aveva di fianco e regalando una vista ravvicinata del suo petto coperto dalla maglia nera del pigiama alle due.
- Dove sei? - chiese Marinette, cercando di capire cosa stesse facendo il ragazzo.
- A casa di Tsuna. Per la precisione sul pavimento del suo salotto - rispose lui, riapparendo nella visuale - Qui è ancora presto e non volevo svegliare lui e Reborn - spiegò.
Si sentirono dei rumori dall'altro lato, poi una voce femminile rientrò nel campo uditivo di Marinette parlando in giapponese. Dino si voltò e disse qualcosa poi tornò a guardare le ragazze, mentre un paio di piedi avvolti in calzini bianchi gli passavano di fianco.
- La madre di Tsuna - spiegò, allo sguardo spaesato di Marinette - Sta preparando la colazione. Voi che fate di bello? -
La ragazza sembrò riscuotersi. - Oh, cerco il metodo migliore per non farmi chiudere in manicomio - rispose lei, agitando la mano con noncuranza.
Il ragazzo rise - Non è così male come sembra, vedrai che ci farai l'abitudine - tentò di tranquillizzarla, alzando poi lo sguardo verso le gambe avvolte in un paio di jeans che gli si erano fermate di fianco. Ci fu una breve conversazione, poi s'inginocchiarono accanto a lui e una ragazza poco più che diciassettenne apparve sullo schermo. Era molto carina, con lunghi capelli rosa opaco avvolti in un asciugamano bianco e grandi occhi verdi. Era decisamente occidentale, italiana forse.
La squadrò per un attimo, infine sorrise. - Ciao - salutò, in perfetto accento francese.
- Ehm... ciao - rispose Marinette, facendo un cenno con la mano.
- Marinette, lei è Bianchi - presentò Dino - È un hitman anche lei. -
- È un piacere conoscerti, Marinette - rispose lei, strofinandosi il panno sulla punta dei capelli - Sei proprio come ti ha descritta Reborn - commentò - Ciao, Lal - aggiunse.
- Ciao, Bianchi - rispose la bambina, impassibile.
Sì, era decisamente italiana.
- Come mai in piedi a quest'ora? - chiese Dino, curioso. Bianchi si portò i capelli umidi dietro la schiena.
- Io e Rika4 abbiamo alcune cose da fare - rispose, sul vago - Vero, Rika? - aggiunse, sporgendosi verso la ragazza dall'altro lato di Dino. Marinette sbarrò gli occhi: da dove era uscita quella? Un attimo prima non c'era!
- Quando sei arrivata? - chiese Dino, sorpreso. La ragazza dai capelli neri, che evidentemente si chiamava Rika, si voltò verso di lui.
- Ma se sono sempre stata qui - rispose lei, come se fosse ovvio.
Marinette era sicura di no.
- Ma... lei non... - provò a dire, indicandola col dito, ma Lal la fermò con un cenno della mano.
- Lascia perdere - rispose, scuotendo la testa.
La ragazza, suo malgrado, seguì il consiglio. Lal guardò l'ora su display del pc, mentre Dino e Rika avevano intrapreso un'accesa discussione metà in italiano e metà in giapponese. Bianchi era sparita.
- È ora di dormire, domani mattina devi alzarti presto - disse.
- Ma non sono neanche... - provò a protestare Marinette.
- Ci vediamo - tagliò corto, chiudendo la chiamata sotto lo sguardo sorpreso di Dino e Rika.
- Ma... - cominciò Marinette, Lal saltò giù dal suo capo e la ragazza sospirò - Lasciamo perdere - concluse, spegnendo il computer.
Salì la scaletta, preceduta dalla bambina, e trovò Tikki già profondamente addormentata sul suo cuscino. S'infilò sotto le coperte e spense la lampada, sistemandosi sul materasso; fu allora che si accorse dell'amaca montata sopra il suo letto, poco più a destra, dove Lal si era sistemata. La domanda sorse spontanea: - Da dove è uscita quella? -
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note🎶:
4Rika è un personaggio del Prequel The Third Family ambientata nell'arco dei primi capitoli del manga fino a dopo la Battaglia degli Anelli, momento in cui inizia The Lady of the Ring. Ci saranno diversi accenni a questa storia, più che altro tramite la nomina di eventi e personaggi da parte degli altri protagonisti.
   
 
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