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Autore: bambolinarossa98    04/08/2017    1 recensioni
[Seconda storia della serie The Chronicle's of Mafia Family.]
🌟
[Katekyo Hitman Reborn!Crossover]
Gli Anelli Vongola, gli Anelli Mare e i Ciucciotti degli Arcobaleno.
Insieme formano il Trinisette: tre gruppi di sette pietre ciascuno che, si dice, abbiano creato il mondo...

*
[...]Il suo volto era illuminato dalle fiamme che guizzavano nel recipiente di pietra a cui era appoggiato, creando ombre danzanti sul suo viso che lei riusciva a scorgere benissimo... eppure, se doveva soffermarsi sui dettagli, questi le sfuggivano. Come un sogno che si cerca di ricordare mentre quello continua a scivolare via dalla tua mente.
*
[...]Un giorno, in un futuro lontano, potresti guardarti indietro e pensare: ma io ero davvero così? E sarà strano, nostalgico, ma anche buffo e ti scapperà un sorriso perché ti renderai conto di quanto tu sia cresciuta. -
***
Un misterioso bambino venuto dall'Italia.
Uno strano ragazzo venuto dal Giappone.
Un segreto che nasce dagli albori della famiglia mafiosa più potente del mondo.
Il destino di Marinette, ereditato col sangue.
*
[Sequel di The Third Family]
Genere: Azione, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicle's of Mafia Family'
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REVISIONATO IL 05/06/2019
 
 
 
 
Titolo: The Lady of the Ring
Capitolo: 02. L'Armonia del Cielo
Fandom: Katekyo Hitman Reborn, Miraculous
Numero Parole: 3.595
 
 
"Il Boss.
Un leader che comanda un'organizzazione criminale.
In grado di far muovere decine di membri fidati solo con un gesto.
Sostenuto dal rispetto e dall'ammirazione di tutti, visto come un eroe dai bambini poveri del paese...2"
- Perché mi sa tanto di elogio a straforo? - borbottò Marinette con la testa infilata tra le pagine del libro. Aveva iniziato a leggerlo quella mattina quando, dopo aver preparato lo zaino ed aver chiuso anello e yo-yo nella borsa dove si nascondeva Tikki, era uscita per andare a scuola.
Certo, girare per la città con un libro sulla mafia tra le mani non era esattamente un esempio di discrezione, ma dopotutto era tutto lì quello che doveva fare: leggere un libro. Reborn aveva raccomandato che lo finisse prima della fine della settimana, ovvero prima che arrivasse la sua istruttrice: evidentemente il testo forniva le basi per le sue lezioni, qualunque esse fossero.
"Il Boss si preoccupa di proteggere il territorio sotto il suo controllo, gli abitanti e chiunque chieda il suo aiuto..." - Una specie di martire, insomma! - commentò, ironica, prima di inciampare su una borsa lasciata sul marciapiede. Il libro le cadde di mano e si ritrovò distesa a pancia in giù ai piedi delle scale che portavano alla scuola.
- La prima caduta della giornata, Dupain-Cheng? - ridacchiò Chloé, superandola per salire i gradini. Marinette alzò gli occhi al cielo.
- Oh, perfetto! - sbottò, facendo leva sulle braccia per alzarsi e recuperare il proprio libro.
- Stai bene? - chiese una voce maschile alle sue spalle, facendola sussultare: Adrien si stava inginocchiando accanto a lei, preoccupato - Scusa, ho lasciato io la borsa in mezzo alla strada - disse, porgendole il cellulare scivolatole dalla borsetta nella caduta.
- Oh, no, non ti scusare! - si affrettò a rispondere lei - Ero così presa a leggere che non ho visto dove andavo - spiegò, arrossendo leggermente, per impallidire subito dopo quando vide Nino raccogliere l'anello e lo yo-yo.
- Forte! - esclamò, guardando l'arma con occhi luminosi - Dove lo hai preso? -
La ragazza scattò in piedi e li afferrò, nascondendoli velocemente nella propria borsa: - Oh, ehm... sono un regalo... di un amico... dall'estero - spiegò, chiudendola con uno scatto, ignorando il gemito di Tikki quando le cadde l'anello in testa - È venuto a trovarmi e me lo ha portato. Bello, vero? - aggiunse, ridacchiando nervosamente allo sguardo perplesso dei due, nascondendo il libro dietro la schiena. - Adesso devo andare, Alya mi aspetta, grazie ancora! - e, salutando frettolosamente con la mano, corse su per i gradini respirando a fondo.
Ok, doveva pensare positivo. Nino aveva visto lo yo-yo: nessun problema, era solo uno yo-yo.
Nessuno aveva fatto caso all'anello: ottimo.
Aveva parlato con Adrien senza impappinarsi o sparare parole a caso: magnifico.
Aveva fatto la figura dell'idiota davanti ad Adrien inciampando nella sua borsa per leggere quello stupido libro sulla mafia: pessimo. Decisamente pessimo.
Sospirò, posandolo nel proprio zaino mentre varcava il portone dell'istituto, e salí le scale. Entrò in classe con il morale sotto i piedi.
- La giornata è appena cominciata e già sei stanca? - le chiese Alya, seduta al suo posto.
- È la stanchezza di ieri che si fa sentire oggi - rispose lei, gettando la borsa sul banco e abbandonandosi accanto all'amica.
- Che cos'è successo ieri? - domandò la ragazza, curiosa.
Cosa rispondere? "Dei tizi vestiti di nero hanno accerchiato casa mia, ho avuto un colloquio con un boss mafioso e un bambino alto quaranta centimetri mi ha arruolato in una Famiglia mafiosa costringendomi a leggere uno stupido libro per cui ho appena fatto una figuraccia davanti l'amore della mia vita"?
Sospirò. - Niente - rispose, abbandonando la testa sul banco, proprio mentre Adrien e Nino entravano in classe e prendevano posto di fronte a loro.
- Buongiorno, sist'! - esclamò Nino, alzando il pungo. Marinette lo batté senza neanche alzare lo sguardo.
- Che ha? - domandò il ragazzo.
Alya alzò le spalle: - La stanchezza di ieri che si fa sentire oggi - rispose, leggermente divertita.
Adrien si voltò per dire qualcosa ma venne interrotto dall'arrivo dell'insegnante, che lo costrinse a girarsi verso la lavagna mentre posava qualcosa sotto il banco.
 
 
Appena suonò la campanella, Marinette ficcò tutti i libri nello zaino e corse fuori dalla classe, biascicando un frettoloso "Ciao" ad Alya. Adrien si accorse della sua fuga solo quando vide il suo zaino sparire oltre la porta alla velocità della luce.
- Oh, accidenti! - esclamò - Avrei dovuto restituirle il cellulare! - disse, tirandolo fuori da sotto il banco.
- Nessun problema, lo faccio io! - rispose Alya, scendendo le scale che dividevano i banchi - Ma perché hai tu il suo cellulare? - chiese, mentre il ragazzo glielo porgeva. Non ebbero il tempo di dire altro perché quello vibrò appena toccò il palmo della ragazza.
Alya lo guardò incuriosita e lo sbloccò.
- Ehm, non credo che dovremmo... - iniziò Nino, ma lei aveva già aperto i messaggi.
- Non riconosce il numero - disse lei, osservandolo - Oltretutto il suffisso è estero - aggiunse, aprendolo e assumendo un'espressione sorpresa – Vediamo un po' - mormorò - Lal arriverà a Parigi lunedì mattina con un mio jet privato. Puoi fidarti di lei, è stata scelta da Reborn in persona. Buona fortuna, Dino - lesse, aggrottando le sopracciglia - E adesso chi è questo Dino? - chiese, perplessa.
- Prima non aveva detto che quello yo-yo le era stato regalato da un amico venuto a trovarla dall'estero? - chiese Nino, osservando il messaggio - Forse è lui - intuì.
- Yo-yo? Amico dall'estero? Ma di che parli? - chiese la ragazza.
- Non lo sai? - domandò Adrien. Lei osservò crucciata il messaggio.
- No - rispose - Ma andrò a chiderglielo - decise, bloccando lo schermo per marciare fuori dalla classe.
 
 
- Sono tornata! - asserì Marinette, facendo scampanellare la porta del negozio.
- Giornata pesante? - domandò Sabine, chiudendo la cassa.
- Lasciamo stare, ho solo voglia di mettermi a letto e dormire fino a domani - rispose lei, sporgendosi dal bancone per darle un bacio, facendo poi il giro per salire nell'appartamento.
Gettò lo zaino in un angolo e si abbandonò sulla chaise-longue con un sospiro, mentre frugava nella borsetta con la mano: tastò l'anello, lo yo-yo, sfiorò Tikki che stava uscendo... ma del telefono neanche l'ombra.
- Dov'è il mio telefono! - esclamò, scattando seduta e rovesciando il contenuto della borsa, prima di sussultare - Non mi sono fatta dare il telefono da Adrien, quanto sono stupida! - si ricordò, all'improvviso, portandosi le mani al volto. - Che cosa faccio ora? - chiese, guardando Tikki in preda al panico.
- Forse ce l'ha ancora lui - rispose lei - Puoi andare a casa sua a chiederglielo - tentò di proporre. Ogni emozione disparve dal viso della ragazza e si distese in un'espressione neutra.
- Dovrei andare a casa di Adrien. -
- Sì. -
- Per riprendermi il telefono. -
- Sì. -
- Io. A casa di Adrien. -
- È quello che ho detto. -
- Ripensandoci sto meglio senza - concluse rimettendo in ordine la borsetta.
- Ma Marinette! - la riprese Tikki - È una buona occasione per parlare con lui. -
Marinette si morse il labbro e guardò la propria Kwami, che la incorraggiava con gli occhi, prima di sospirare.
- Prendo il telefono e me ne vado - asserì - Ho già fatto abbastanza figuracce per oggi - decretò, rimettendosi la borsa a tracolla e scendendo le scale.
- Vado un attimo da un amico a riprendere il telefono, torno fra dieci minuti - avvertì, attraversando il negozio.
- Ok, ti riscaldo il pranzo! - rispose sua madre, vedendola uscire di gran carriera. Marinette aveva appena svoltato l'angolo quando, dalla parte opposta del negozio, Alya fece la sua comparsa.
 
 
- Ehm... - fu tutto quello che gli uscì in risposta al frettoloso "Marinette è convinta che tu abbia ancora il suo telefono e sta venendo da te: non farla muovere, sto arrivando!" detto da Alya appena aveva risposto al telefono. Ci aveva messo tre secondi buoni a capire ciò che gli era stato detto e altri cinque a formulare una risposta poiché Nathalie era entrata in camera sua proprio mentre stava aprendo bocca.
- Adrien, c'è una tua compagna di classe al cancello: dice che hai il suo cellulare - informò.
- Oh, sì, dille che scendo subito - rispose lui per poi tornare alla propria conversazione - Sì, è qui, le dico di aspettarti - rispose, chiudendo la chiamata e correndo di sotto. Marinette era davanti al cancello, giocherellando nervosamente con un piccolo anello che portava al medio della mano destra.
- Ciao - salutò lui, arrivandole di fronte e facendola sobbalzare.
- Ahm, ciao - rispose lei, nascondendo per qualche motivo le mani dietro la schiena. Scese un silenzio imbarazzante per una decina di secondi prima che la ragazza si schiarisse la gola - Ehm, credo tu abbia il mio telefono... - cominciò, titubante.
- Oh, sì... volevo dartelo stamattina ma poi sei scappata via e quindi Alya si è offerta di portartelo - rispose Adrien, tranquillo. Marinette s'irrigidì, sbarrando gli occhi: il suo telefono lo aveva Alya che probabilmente ora la stava aspettando in camera sua... era andata fin lì per nulla!
- Oh... - fu tutto ciò che disse - Allora ti ho scomodato per niente, scusa - sospirò affranta. L'ennesima figuraccia: vai così, Marinette!
- Non preoccuparti, tranquilla, comunque Alya sta arrivando: mi ha appena chiamato - le sorrise lui.
Marinette si portò le mani davanti le gambe, in silenzio, rigirandosi l'anello al dito: non sapeva perché lo aveva indossato, lo aveva fatto in un gesto quasi automatico, eppure non riusciva a sentirselo scomodo o estraneo. Era quasi come se fosse stato creato apposta per il suo dito, se lo sentiva come un secondo strato di pelle e in un certo senso le infondeva anche coraggio avere qualcosa di così familiare.
Familiare... perché le era familiare, poi?
- Bell'anello - disse d'un tratto il ragazzo risvegliandola dai suoi pensieri.
- Oh... ehm... grazie – rispose lei, nascondendolo con la mano d'impulso - È un regalo. -
- Del tuo amico dall'estero? - domandò lui, malizioso. Marinette si ritrovò ad arrossire guardando quegli occhi ammiccarle.
- Sì... in un certo senso - mormorò abbassando lo sguardo: non avrebbe mai detto che era un simbolo di appartenenza ad un clan mafioso. Mai.
Ad interrompere quel momento pseudo-intimo (che parolona) fu l'arrivo di Alya, tutta trafelata che reggeva il telefono di Marinette.
- Tu... signorinella... - ansimò, reggendosi sulle ginocchia - ...mi devi parecchie spiegazioni! - esclamò, mettendosi dritta e piazzandogli il cellulare col messaggio aperto sotto il naso: la ragazza, dapprima confusa, impallidì quando lo lesse. Afferrò il telefono di scatto e lo osservò ad occhi sgranati.
- Come hanno avuto il mio numero! - esclamò, sconvolta, prima di rendersi conto di averlo detto ad alta voce. Alzò gli occhi sui due ragazzi, che ora la fissavano con un sopracciglio alzato, e si schiarì la gola. - Beh, insomma... - cominciò, prima che un lampo le attraversasse la mente - Un attimo: hai letto i miei massaggi? - domandò mentre un fastidioso senso d'irritazione le cresceva dentro, suo ma al contempo estraneo. Una strana sensazione che la destabilizzò per un secondo prima di farle riprendere il contegno.
- Beh, è successo per caso... - rispose Alya, ora sulla difensiva.
- Alya i messaggi sono una cosa privata! - ricordò Marinette e l'idea di mettere la password si fece sempre più strada dentro di lei.
- Comunque... si può sapere chi è questo Dino? E chi è che dovrebbe arrivare qui a Parigi? - domandò Alya, sviando il discorso. E ci riuscì benissimo dato che Marinette richiuse la bocca di colpo senza sapere cosa rispondere: “un boss mafioso e la mia istruttrice mafiosa?
- Ehm... lui è... - iniziò, balbettando. Cosa si sarebbe inventata ora?
- Pss... yo-yo! - sibilò Tikki, dalla sua borsa, e Marinette colse il lampo di genio.
- Il Presidente di un'azienda di giocattoli - rispose, sicura - Sì! Ha la sua sede in Italia, stavano testando un nuovo tipo di yo-yo e... visto che siamo amici mi ha regalato il prototipo - spiegò, convincendosi sempre più che quella fosse la verità per poter convincere anche loro.
- Il Presidente di un'azienda di giocattoli? - Alya incrociò le braccia e la guardò scettica - Quanti anni ha questo tipo? - domandò.
Marinette si ritrovò a corto di parole: gli era sembrato sulla ventina, su per giù.
- Una ventina... credo - rispose, incerta. Lo sguardo di scetticismo aumentò.
- Marinette... - cominciò la ragazza ma venne bruscamente interrotta dal suono del cellulare della ragazza che vibrava. Lei lo guardò incerta ed aprì whatsapp: lo stesso numero di prima, sicuramente Dino. Aprì la chat e... sgranò gli occhi e scoppiò sonoramente a ridere quando vide l'immagine che le era stata mandata, non riuscendo proprio a trattenersi.
- Cosa...? - provò a chiedere Adrien, ma lei scosse il capo e voltò il telefono verso la ragazza.
- Puoi dirmelo tu quanti anni credi che abbia - rise. Alya sgranò gli occhi ed aprì la bocca in una perfetta "o": l'immagine mostrava un selfie di Dino puramente artigianale, sicuramente appena sveglio dati i capelli arruffati su un lato (che gli davano un'aria affascinante, doveva ammetterlo). Indossava una maglia un po' cascante che recava la scritta "Sorry not Sorry" mentre una tartaruga di terra stava pigramente poggiata sulla sua spalla. Dietro di lui si poteva avere uno scorcio di un ragazzo in canotta e pantaloncini meramente abbandonato su una poltrona, con una rivista sulla faccia che gli lasciava scoperti i non troppo lunghi capelli argentati3.
La didascalia diceva: "Sto pagando penitenza. Scusa."
Alya boccheggiò qualche istante, passando lo sguardo dal ragazzo a Marinette e viceversa. - Tu... tu hai un amico del genere e io non ne sapevo niente?! - sbottò, incredula ed indignata.
- Beh, è una cosa recente - rispose lei, sospirando per riprendersi. Senza neanche pensarci sopra salvò il numero di Dino e impostò la foto come immagine di contatto: si sarebbe fatta delle belle risate ad ogni chiamata.
- Però, mica male il ragazzo - commentò Adrien. Marinette s'irrigidì un attimo.
- Ahm... dici? Non ci ho fatto caso – rispose con una mera alzata di spalle, evitando accuratamente di guardarlo.
"Tranquillo, nessuno problema. Mi hai rallegrato la giornata" scrisse velocemente in risposta, prima di tornare a spostare lo sguardo sui suoi amici.
- Devo tornare a casa, ora, o mia madre si preoccupa - rispose, senza riuscire a smettere di sorridere - Ci vediamo! - salutò con la mano, avviandosi per strada.
Alya sembrò riscuotersi e saltò su - Ehi, aspetta un secondo! - urlò, ma la ragazza era già sparita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Spero che tu te la stia cavando bene".
Marinette prese il telefono dal rialzo nella parete e si sistemò meglio sui cuscini, aprendo la chat di whatsapp. Restò qualche secondo con il pollice sulla tastiera poi digitò una risposta.
"Ho letto dodici capitoli del libro negli ultimi tre giorni. Credo di sì".
Dieci secondi dopo arrivò la risposta.
"Ottimo. Ricordo quando Reborn costrinse anche me a leggerlo, con l'unica differenza che tu non hai una pistola constantemente puntata addosso.
Domande?"
Marinette ci pensò su giusto il tempo per formularla.
"Sì. Come hai avuto il mio numero?"
Dino rise.
"Stai pur sempre parlando con un mafioso."
Anche lei rise e mandò uno smile per farglielo sapere.
"Giusto.
La prima volta che ho messo l'Anello ha preso fuoco... ma quando lo indosso ora non lo fa. Come mai?"
Stavolta il messaggio ci mise più tempo ad arrivare.
"Le Fiamme si sprigionano in circostanze precise. Esistono diversi tipi di Fiamme che possono essere attivate con i rispettivi anelli: tu che possiedi la Fiamma del Cielo hai un anello del Cielo. Ovviamente anche l'apparizione delle Fiamme dipende da individuo ad individuo: di solito, per i più, è la determinazione. Per altri può essere altro... tipo l'irritazione o il desiderio di fare qualcosa."
Marinette lesse attentamente la spiegazione prima di rispondere.
"Quindi anche gli altri membri della Famiglia hanno un anello?"
 
"Certo. Ognuno ha un attributo diverso di cui è il portatore.
Noi li definiamo Guardiani.
Tu, ad esempio, sei la Guardiana del Cielo."
 
"Quanti attributi esistono?"
 
"Sette: Cielo, Tempesta, Pioggia, Nuvola, Fulmine, Sole e Nebbia.
Ogni attributo ha una funzione precisa. Quella del Cielo è l'Armonia.
Non a caso quasi tutti i Boss possiedono l'attributo Cielo: come me, Aria e Tsuna."
 
"Ma io non sono un Boss... no?"
 
"No. Però questo non significa niente: si nasce con un attributo che spesso ereditiamo.
Un tuo antenato evidentemente possedeva la Fiamma del Cielo."
 
"Le Fiamme sono una cosa che hanno tutti?"
 
"Sì, ogni individuo nasce con una rispettiva Fiamma (o anche più di una benché raro) ma possono essere incanalati solo dagli Anelli creati per farlo. Gli Anelli della Famiglia Vongola, per esempio, hanno origini antiche e sono stati creati appositamente per questo. Esistono anche altri sette anelli appartenenti ad un'altra famiglia ed al momento questi quattordici sono gli unici esemplari sulla Terra in grado di incanalare le Fiamme."
 
"Se anche il Boss dei Vongola possiede la Fiamma del Cielo, significa che anche lui ha un anello del Cielo."
 
"Esatto."
 
 
"Quindi esistono due anelli del Cielo?"
Dino rise di nuovo.
"Sei più perspicace di quanto pensassi. Sì, i Vongola sono gli unici a possedere due Aanelli del Cielo."
 
"E come mai?"
 
"Mi dispiace, ma non credo che questo sia il momento, e il mezzo, migliore per parlarne."
 
"Capisco."
 
"Scusami se ti lascio ma qui è quasi l'alba e sarà meglio che mi sbrighi."
 
"Sei in Giappone?"
 
"Già. Come ha detto anche Reborn Tsuna vive qui quindi la Famiglia vi ha la sua residenza. Mi farò sentire appena arriverà Lal."
 
"Ok, grazie ancora per aver risposto al mio interrogatorio."
Il ragazzo rise.
"Dovere, signorina Cheng."
Chiusero la conversazione dandosi la buonanotte (e il buongiorno in caso di Dino), poi Marinette spense il telefono e s'infilò sotto le lenzuola. Passò parecchio tempo prima che riuscisse a prendere sonno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Marinette faticava ancora a comprendere come avesse fatto a ficcarsi in una situazione simile. Guardò con aria di sfida l'oggetto incastrato nel suo dito, coperto dall'oramai familiare tuta rossa a pois neri, lo afferrò tra i denti incastrandolo nei molari e tirò con tutte le sue forze... a parte l'acido sapore del metallo l'anello non voleva saperne di sfilarsi.
Ma perché?
Lo indossava quando si era trasformata, era vero, ma avrebbe dovuto sparire insieme ai suoi vestiti, la sua borsetta e tutto il resto... invece era ancora lì, fin troppo appariscente e, cosa più inquietante, era come se avesse assorbito il potere del Miraculous: come il resto del costume non si toglieva.
E Marinette era nel panico.
Se qualcuno lo avesse notato e lo avesse associato a lei sarebbero stati guai; si guardò furtivamente intorno e adocchiò delle lenzuola stese su un balcone. Pregando che i proprietari non la linciassero ne strappò alcuni pezzi e li legò intorno a tutte le dite, così da sviare ogni sospetto. Poi saltò sul tetto a fianco e corse verso l'ennesimo nemico.
 
 
Marinette non era mai stata molto fortunata, ma quando era Ladybug era tutto un altro conto. Chat si era limitato a bersi il "Problemi con il costume, me ne occupo dopo" quindi non aveva fatto domande sulle dita momentaneamente avvolte nelle bende della compagna. Il che era un bene.
Oltretutto, l'Akuma non era un nemico molto forte e questo era ancora meglio. Però era veloce e questo giocava a loro svantaggio. Chat schivò un attacco diretto e sparì dietro un cumulo di macerie proprio mentre lei estraeva lo yo-yo. Si mise in posizione e cercò di afferrare l'oggetto Akumizzato: voleva sconfiggere quell'Akuma il più presto possibile. Doveva farlo.
Lanciò lo yo-yo verso di lui, accorgendosi troppo tardi della Fiamma arancione che guizzava al di sopra della stoffa; come se fosse stata una traccia di benzina la Fiamma seguì il filo dello yo-yo e divampò sull'estremità. Tanta fu la sorpresa che deviò la traiettoria, lo yo-yo si conficcò nel muro e gli lasciò un solco profondo. Marinette lo fissò sbigottita: sapeva che il suo yo-yo era indistruttibile... ma non che potesse distruggere.
Lo ritirò e la Fiamma disparve appena lo ebbe tra le mani: non ci volle molto a fare due più due.
- Fantastico - mormorò, osservando meravigliata il punto sotto le bende in cui era nascosto l'anello. Dino le aveva spiegato che le Fiamme si palesavano in determinate circostanze e che, per i più, era la determinazione a farle attivare: possibile che fosse così determinata a liberare l'Akuma da far attivare le Fiamme? E come mai le Fiamme avevano ricoperto il suo yo-yo arrivando additittura a potenziarlo? Che servissero a quello?
- Problemi con lo yo-yo? - chiese Chat, apparendo dal nulla e mettendo K.O. il nemico con un colpo ben assestato. Marinette trasalì.
- Cos... no! Nessuno! - rispose velocemente - Liberiamo l'Akuma, sbrighiamoci! - si riprese, mettendo l'arma a posto e correndo verso il nemico.
Ed ecco che si dava il via all'ennesima routine quotidiana: rompere l'oggetto Akumizzato, far uscire la farfalla, purificarla, rimettere tutto in ordine con il Miraculous e compiacersi per il lavoro svolto.
Insomma, quello che fanno tutti gli adolescenti che si rispettano.
Chat si stiracchiò al suo fianco mentre lei ancora studiava le bende che nascondevano l'anello, mille pensieri e idee che le vorticavano nella testa.
- Certo che Papillon dovrebbe anche prendersi una pausa: non è giusto che dobbiamo lavorare anche nel nostro giorno libero - sbadigliò.
Quelle parole fecero scivolare via dalla mente di Marinette tutte le sue elucubrazioni mentali per concentrarsi su una sola, ben più orrenda e agghiacciante: - Come? - chiese, cercando di non far tremare la voce.
- Il nostro giorno libero. Tu come la definisci la domenica? - rispose Chat, scherzoso. Ma lei aveva ben poca voglia di scherzare: era domenica, ciò significa che il giorno dopo sarebbe stato lunedì.
Marinette deglutì lentamente, mentre sentiva l'ansia divorarla dall'interno come un parassita e il panico farsi largo prepotentemente dentro di lei: il giorno dopo sarebbe arrivata la sua Istruttrice.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note🎶:
2Tratto dal capitolo 02 di Katekyo Hitman Reborn
 
3Sì, è Hayato. Spoiler!
   
 
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