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Autore: esserre93    17/08/2017    2 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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-    Ti vedo pensierosa
-    Forse un po’
Owen e Amelia erano seduti ad un tavolo della caffetteria; Owen scrutava Amelia con il suo solito sguardo che faceva intenerire anche la persona più fredda al mondo e Amelia si dimenticò per un attimo la folle attrazione che la legava ad Arizona
-    Ti va di parlarne?
-    Hai mai tradito?
-    Emmm si
-    Davvero?
-    Si Amelia, ho tradito Cristina 
-    Ti ha perdonato?
-    Si, ci ha provato, ma eravamo troppo diversi, nonostante facessimo una fatica enorme a stare lontani l’uno dall’altra. Tu hai mai tradito?
-    No
-    Sei migliore di me
-    Non penso che una persona si possa giudicare da un singolo tradimento
-    Tu dici? Perché tradire una persona? Non si fa prima a lasciarla? 
-    Penso ci siano molti motivi che spingono una persona ad andare con un’altra
-    Tipo quali?
-    Non so, ricordi cosa hai provato con la donna con cui hai tradito Cristina?
-    Ero ubriaco
-    Pensavo di essere l’unica ad avere degli scheletri nell’armadio
-    Ne ho parecchi
-    Dicevi sul serio ieri mattina riguardo la convivenza?
-    Si Amelia, ma se per te è troppo possiamo rallentare, abbiamo tutto il tempo, giusto?
-    Ci vediamo stasera a cena? Vorrei parlarti di una cosa
-    Non puoi ora?
-    Meglio di no, poi devo tornare su, ho un intervento
-    Va bene, a dopo
Amelia salutò Owen e si diresse verso la sala operatoria. Le cose si stavano complicando e lei non sapeva da che parte stare. C’era Owen, che le infondeva sicurezza,  ma anche tanta paura e poi c’era Arizona che solo al pensiero le venivano i brividi. Conosceva entrambi da pochissimo tempo, eppure erano stati capaci di occupare i suoi pensieri quasi ad ogni ora del giorno. Un punto di domanda enorme aleggiava sulla sua testa e doveva fare chiarezza subito.
Non appena arrivò in sala operatoria, però, trovò Derek.
-    Che ci fai qui? Non hai letto il tabellone?
-    Si però eseguirò io l’intervento
-    E perché?
-    Ti ho diminuito il lavoro, fino a quando non starai meglio
-    Derek, sto bene, altrimenti sarei rimasta a letto stamattina
-    Sono più sicuro così, vai a fare il giro visite al mio posto
-    Certo capo! Mi eri mancato tantissimo
Amelia uscì dalla stanza sbattendo la porta e in quel momento, sul suo cammino incontrò Callie
-    Amelia
-    Callie
-    Come stai?
-    Per colpa tua ho dovuto rinunciare a parte del mio lavoro, spero tu sia contenta
-    Non era ciò che volevo
-    Beh è quello che è successo
-    Volevo chiederti scusa
-    Grazie, ora posso andare? – Callie fece spazio ad Amelia e la lasciò proseguire
In quel momento, per la prima volta da quando era a Seattle, si pentì di essersi trasferita. Sembrava come se qualcuno di molto potente ce l’avesse con lei.
Iniziò il giro visite come Derek le aveva imposto e quando era a metà dei pazienti da visitare ricevette una chiamata dal pronto soccorso
-    Cosa abbiamo?
-    Donna, 29 anni, vittima di incidente stradale, lamenta dolori diffusi
-    Edwards, ma è incinta, avete chiamato qualcuno?
-    Si, ma la Robbins è in sala operatoria, può volerci un po’
-    C’è solo lei libera?
-    Si
Amelia si avvicinò alla donna e iniziò con la visita. Tutti i parametri erano nella norma, ma ciò che la preoccupava era un probabile schiacciamento delle vertebre
-    Qui devo fare assolutamente una RX, non appena arriva la Robbins mandatela li
Amelia corse verso la sala raggi e lì constatò che la paziente avesse bisogno di un intervento immediato, cosa che non avrebbe potuto fare senza l’aiuto di Arizona.
La chiamò più volte senza ricevere risposta, così decise di intervenire senza di lei.
Un’ora dopo l’inizio dell’intervento Arizona arrivò in sala operatoria
-    Scusatemi, ma ci è voluto più del previsto
-    Ho dovuto iniziare, rischiava una paralisi 
-    Hai fatto bene, all’arrivo in pronto soccorso i parametri del bambino come erano?
-    Nella norma, non sarei mai venuta qui se avessi riscontrato qualcosa
-    Lo so, è che sto notando una leggera sofferenza fetale. Non può sopportare ancora per molto. Quanto ti manca?
-    Due ore
-    È troppo, lo faccio nascere.
-    Come fai in questa posizione? Devi per forza girarla
-    La gireremo
-    Non ci pensare proprio. Tutto il mio lavoro andrà perso 
-    Vuoi che il bambino muoia?
-    Non mettermi in questa posizione, cercherò di stabilizzarla e poi ti farò fare tutto quello che devi
-    Ti do mezz’ora
Amelia lavorò il più velocemente possibile sotto gli occhi insistenti di Arizona. Nella sala operatoria c’era tensione, entrambe stavano lavorando per il bene della paziente, ma aveva diverse priorità, dettate dal diverso ambito di intervento
-    Amelia, sbrigati
-    Puoi non starmi con il fiato sul collo?
-    Devo intervenire
-    Ecco, ecco! Ho fatto
Amelia aiutò Arizona nel proseguimento dell’intervento
-    Chiamate Karev. Amelia, appena ti passo il bambino mettilo subito nell’incubatrice poi penserò a tutto io prima che arrivi Alex
Arizona fece nascere il bambino e quando lo mise tra le mani di Amelia, quest’ultima sentì un’emozione travolgente. Era la prima volta che faceva nascere un bambino e l’ultima volta che ne aveva tenuto uno in braccio era prima che suo figlio esalasse l’ultimo respiro. Delle lacrime iniziarono a rigarle il viso, cercando di non farsi notare adagiò il bambino come le aveva suggerito Arizona e nel momento in cui arrivò il dott. Karav lei uscì dalla sala operatoria per dirigersi nella stanza del medico di guardia. 
Si stese sul letto e i ricordi di tutto ciò che era successo a Los Angeles le invasero di nuovo la mente. Trasferirsi a Seattle l’aveva aiutata ad andare avanti, ma il passato non poteva essere cancellato.
Circa un’ora dopo sentì bussare e Arizona entrò nella stanza
-    Ehi, cosa ti è successo?
-    Nulla
-     Puoi parlare con me
-    L’ultima volta te ne sei andata sbattendo la porta
-    Lo so, ma non riesco ad essere arrabbiata con te, mi ha fatto male vederti in quello stato in sala operatoria 
-    Sono riemersi solo alcuni ricordi
-    Tuo figlio?
-    Si
Amelia vide Arizona sedersi sul letto accanto a lei e allargare le braccia. Senza pensarci troppo ci si rifugiò iniziando a piangere.
-    Sfogati, ne hai bisogno. Ci sono io con te
-    Perché la mia vita è così incasinata? Cosa ho fatto di male? È la mia punizione per aver sprecato parte della mia vita a drogarmi?
-    Non colpevolizzarti. Sono sfide che ci vengono date per far sì che possiamo diventare più forti di prima
-    Perché sei sempre così ottimista?
-    Devo esserlo. Secondo te io non ho mille dubbi su ciò che ci sta accadendo?
-    Certo, non l’ho mai messo in dubbio
-    Se vogliamo stare insieme dobbiamo essere unite
-    Stasera vado a cena con Owen, per parlargli
-    Hai deciso di dirglielo? – Negli occhi della bionda si accese una luce e ad Amelia scappò un sorriso
-    Si
Arizona iniziò a baciare ogni parte del viso di Amelia. Quando arrivò sulle labbra, però, si soffermò più del previsto
-    Ehi, non voglio più baciarti sapendo di tradire Owen, ci vediamo stasera?
-    Non so se per stasera stessa riuscirò. Dipende come la prenderà Callie
-    Hai ragione, scusami. Ma lo farai?
-    Amy, guardami negli occhi. Secondo te sto mentendo?
Amelia alzò lo sguardo verso gli occhi di Arizona e ciò che vide non riuscì a spiegarlo. L’azzurro dei suoi occhi era cristallino, senza veli, senza ombre. 
-    No, non stai mentendo
-    Allora fidati di me. Ti scrivo stasera, va bene?
-    E poi cosa faremo?
-    Che intendi?
-    Non possiamo venire in ospedale e ostentare la nostra felicità di fronte ad Owen e Callie
-    Non lo faremo, lo terremo per noi, fino a quando non saremo sicure dei nostri sentimenti
-    Callie mi ha chiesto scusa
-    Lo so, mi aveva detto che lo avrebbe fatto
-    Ho meritato quel pugno
-    Non è vero, non avevamo fatto ancora niente di sbagliato. Purtroppo non le ho parlato quando avrei dovuto ed ho lasciato che le cose precipitassero
-    Posso chiederti una cosa?
-    Certo
-    Fate ancora sesso?
Di fronte a quella domanda Amelia guardò negli occhi di Arizona dove vide quel velo che fino a poco prima era scomparso. Quella domanda l’aveva turbata e il motivo poteva essere solo uno
-    Cavolo Arizona e hai avuto il coraggio di rimproverarmi per Owen
-    Non ti ho ancora risposto alla domanda
-    Ho letto la risposta nei tuoi occhi, a quanto pare ti conosco più di quanto tu creda
-    Amy
-    Dannazione, non chiamarmi così solo per indorare la pillola 
-    Ma perché ti arrabbi?
-    Perché mi manda in bestia il fatto che tu ti faccia ancora tua moglie
-    Fino a ieri ti facevi ancora Owen, chi mi impedisce di pensare che oggi tu non te lo sia fatto qua?
-    Stai scherzando vero?
-    Scusami, non lo penso davvero, è che sono stanca di tutto questo. Non appena avrò parlato con Callie rimarrò senza casa e probabilmente con mia figlia che mi odierà
-    Non potrebbe mai odiarti, sei sua madre
-    Ci sentiamo stasera ok? Voglio andare a controllare la paziente e poi andarmene a casa
-    Va bene. Buona fortuna
   
 
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