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Autore: Blue Owl    19/08/2017    3 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 25: [Cause and Effect] Causa ed effetto


SONDAGGIO: Prima riga rientrata sì o no?
    In questo capitolo sto facendo un piccolo esperimento con l’HTML (che inserisco sempre manualmente nei testi, per abitudine, da quando ho cominciato a pubblicare su EFP). In particolare, vorrei tentare di aggiungere un rientro alla prima riga di ogni paragrafo, per evitare quel senso di appiattimento del testo che mi sta proprio antipatico. Non so se questa aggiunta sarà compatibile con la struttura del sito, e comunque se vi va mi piacerebbe avere un parere da parte vostra :)
[Contando che poi, per un caso, la prima parte di questo capitolo è fatta da frasi così brevi che risulta interamente rientrata -.- porca miseria]
Grazie mille, e buona lettura!
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    Voldemort digrignò i denti mentre Bella gli tamponava ancora una volta la ferita.
    Quel babbanofilo aveva rovinato tutto.
    Silente doveva davvero morire.
    Era a causa sua che quel babbano era riuscito a sparargli.
    Era a causa sua che lui non era riuscito a sentire la profezia.
    Comunque… il vecchio non aveva sventato proprio tutto…
    Voldemort sorrise nonostante il dolore e il fiato corto, ricordando come il Ministro aveva tremato di paura accanto a lui mentre gli sussurrava all’orecchio.
    Avrebbe fatto calmare le acque mentre manovrava le sue pedine. Nonostante Silente e questa ferita, le cose sarebbero girate in suo favore alla fine.

O o O o O

    Lucius camminava avanti e indietro nel proprio ufficio, aspettando l’arrivo di Severus. Lo aveva mandato a chiamare un’ora prima e sperava solo che non fosse troppo occupato col vecchio babbanofilo per venire con ciò che gli aveva richiesto.
    La sua vita dipendeva da questo.
    Finalmente, il camino lampeggiò di verde e Severus ne uscì.
    «Severus, presumo che tu fossi-» cominciò.
    «Sì, ho tutto ciò che mi hai richiesto.»
    Lucius fu incapace di trattenere un sospiro di sollievo.
    «Bene. Per favore, seguimi. Bellatrix ci ha recapitato una passaporta,» fece lui, andando in un’altra stanza, poi chiuse bene la porta e innalzò uno scudo per la privacy, per precauzione.
    «Qualcuno sospetta?» Chiese Severus mentre Lucius si spostava verso la scrivania su cui c’era una piuma nera.
    «No, e ho fatto come mi hai chiesto.»
    «Bene, è un sollievo sapere che Draco sarà al sicuro qualsiasi cosa accada,» disse Severus.
    Lucius annuì, ancora una volta grato che Severus capisse l’importanza della famiglia pur non avendone una lui stesso. Avvicinò la mano alla passaporta mentre Severus si portava al suo fianco.
    «Questa ci porterà dove si trova lui,» affermò, senza bisogno di dire chi fosse “lui”.
    «Capisco,» replicò Severus.
    «Spero che tu sappia che cosa stai facendo, Severus,» sussurrò Lucius mentre metteva l’altro mano sul braccio di Severus e attivava la passaporta…
    Si materializzarono in una larga sala da pranzo, non così diversa da quella dei Malfoy. Severus la identificò rapidamente come la dimora di Yaxley.
    «È bello che siate arrivati finalmente, Severus. Da questa parte,» disse Rodolphus Lestrange, marito di Bellatrix.
    Severus si mosse in avanti, lasciando la stanza insieme a Rodolphus. Lucius non li seguì.
    «In che condizioni è?» Chiese Severus, ipotizzando correttamente il motivo per cui si trovava lì.
    «Non lo so, ha lasciato entrare solo mia moglie nella stanza,» affermò piattamente Rodolphus. «Non sa nemmeno che lei ti ha mandato a chiamare.» Sorrise maliziosamente quando arrivarono davanti a una porta chiusa.
    «Capisco,» fece Severus, del tutto indifferente alle parole di Rodolphus, mentre afferrava la maniglia di fronte a sé.
    Rodolphus sbatté le palpebre al coraggio di Severus. «Bene, a meno che non ti serva qualcosa, ora ti lascio.»
    «Molto bene,» replicò Severus con un cenno del capo mentre apriva con sicurezza la porta ed entrava.

O o O o O

    Severus chiuse la porta dietro di sé mentre con gli occhi abbracciava la stanza.
    C’era una parete che impediva la vista dalla porta della maggior parte del letto. Udì dei fruscii, come se qualcuno stesse rimestando tra degli oggetti. C’era una luce, ma era dall’altra parte del muro ed era oscurata da quello che Severus ipotizzò a ragione essere un mobile.
    «Chi è entrato, Bellatrix? Non ho dato a nessuno il permesso di entrare. Chi osa?»
    Severus si sforzò di non sobbalzare al sentire quella voce mentre si avvicinava più lentamente.
    «M-mio Signore, l’ho chiamato io. È Severus. La vostra ferita, mio Signore, I-io sono incapace. Ho fatto tutto ciò che posso, ma speravo che chiamando Severus vi avrei compiaciuto, poiché lui è più abile di me,» disse Bella. «Vi prego, perdonatemi, mio Signore, ma-»
    «Oh, il mio servo fedele. Vieni, vieni, Severus,» la interruppe Voldemort, con la voce rauca.
    Severus girò intorno al muro, trovando il Signore Oscuro che giaceva in un letto con bende insanguinate sparse un po’ ovunque, e davanti a lui una Bella dall’aria di pipistrello che teneva in mano un paio di forbici e un pezzo di garza. C’era un odore disgustoso nell’aria che Severus identificò subito. Quell’odore stucchevolmente dolce e rugginoso poteva essere solo una cosa- sangue. C’erano fiale di pozioni vuote sparse per tutto il pavimento, sangue su tutte le lenzuola e anche sulle pareti. I capelli di Bella erano, come al solito, fuori controllo, ma ciò che li rendeva peggiori erano le strisce rosso scuro tra di essi.
    Era una scena piuttosto orrida, ad essere onesti, e Nagini arrotolata al montante del letto vicino alla testa di Voldemort non era affatto d’aiuto.
    «Mio Signore,» salutò Severus con un inchino rispettoso, come se nulla di ciò che vedeva fosse allarmante. «Vi prego, lasciatemi essere d’aiuto.»
    «Bellatrix,» Esclamò Voldemort.
    «Sì, mio Signore?» Cinguettò lei.
    «Togliti.»
    Bella apparve oltraggiata, ma sapeva di non doverlo contraddire. Si alzò e si mise in un angolo per guardare.
    Severus fece un passo in avanti mentre Voldemort si tirava a sedere con un sussulto celato a malapena. Avrebbe preferito che a Bellatrix fosse stato ordinato di andarsene.
    «Che pozioni avete preso, mio Signore?» Chiese Severus, mettendosi accanto al letto e mantenendo il volto neutro.
    Qualunque cosa fosse sembrata pietà o un’altra qualsiasi emozione “debole” non sarebbe stata ben accolta.
    «Per lo più, pozioni di rinsanguamento, ma ho preso anche una pozione per la riparazione dei vasi sanguigni e un’Ossofast,» rispose lui, prima di aggiungere, «E Bellatrix ha insistito per farmi prendere anche una pozione Antidolorifica.»
    Se era imbarazzato per la cosa, lo nascondeva molto bene.
    «Ultima dose assunta?» Chiese Severus, prendendo dal mantello un sacchetto di pelle arrotolato.
    «Nell’ultima ora, solo due pozioni di rinsanguamento, nient’altro.»
    «La ferita è ancora aperta?» Chiese Severus, posando il sacchetto sul comodino e srotolandolo per rivelare molte fiale di pozioni e vari strumenti.
    «Sì.»
    «Vi prego, fatemi vedere dove,» disse Severus con fermezza, tirando fuori la bacchetta.
    Voldemort si girò, indicandogli il fianco destro.
    Severus riuscì a capire che per lui il movimento fosse difficoltoso, ma non per niente Voldemort era il Signore Oscuro. Non si sarebbe mai permesso di mostrare debolezza.
    Guardando il pasticcio esposto e sanguinolento, Severus scoprì che il fianco del Signore Oscuro era ricoperto di garza tenuta magicamente insieme da incantesimi collanti. Bella aveva fatto certamente un duro lavoro, ma il risultato era approssimativo ed era chiaro che la donna avesse più talento nello smembrare che nel curare.
    Silenziosamente, lanciò un incantesimo diagnostico e alcuni altri che gli rivelassero come stava l’Oscuro Signore. Per tutto il tempo, Bellatrix e Nagini guardavano avidamente. Nonostante si trovasse lì grazie a Bella, sapeva che se lei avesse notato qualcosa di minimamente sospetto lui si sarebbe beccato un Crucio a bruciapelo, se non un Avada, prima di poterlo bloccare o contrattaccare. E poi c’era Nagini. Anche se Severus non desiderava altro che avvelenare o maledire il Signore Oscuro, Nagini avrebbe probabilmente agito prima che lui potesse portare a termine l’incantesimo.
    Oh sì, senza dubbio, Nagini era la più grande alleata di Voldemort. Talvolta Severus si chiedeva se Nagini considerasse Voldemort come un figlio adottivo o qualcosa di simile. Era protettiva con lui fino a quel punto.
    Comunque, anche senza Nagini e Bella, tentare un piano del genere sarebbe stato comunque un fallimento. Voldemort era immune a molti veleni, grazie alle innumerevoli alterazioni che aveva compiuto su sé stesso, ed era molto bravo a riconoscere dall’odore le pozioni malevole prima di ingerirle.
    Non per niente Silente diceva che Riddle era stato uno studente brillante. E invece in quanto a maledirlo approfittando del suo stato di debolezza, Voldemort era ancora estremamente veloce, ed era sempre armato con la sua bacchetta.
    No, Severus doveva continuare a comportarsi come un servo fedele. C’era troppo da perdere se avesse fallito - la luce avrebbe perso una spia e Harry avrebbe perso una guida - e anche se avesse avuto successo nel maledire Voldemort, c’era la profezia da considerare. Nel futuro, c’erano state alcune occasioni in cui il Signore Oscuro sarebbe dovuto rimanere ucciso, ma non era accaduto. Severus sospettava che c’entrasse la Magia Antica.
    Qualcosa stava proteggendo Voldemort, impedendo che morisse, e Severus sperava solo di avere ragione nel credere che fosse Harry la chiave per far finire finalmente tutto.
    Quando i suoi incantesimi medici gli ebbero dato tutti i risultati, Severus fece una smorfia, sebbene internamente gioì.
    «Severus?» Chiese Voldemort, la voce spaventosamente piatta.
    «Che cosa ha causato questo?» Domandò Severus, sebbene lo sapesse già.
    Voldemort represse un ringhio. «Un oggetto di metallo chiamato proiettile.»
    «Mio Signore, riesco a vedere che sono state curate di recente due vostre costole, ma...» Severus prese un ampio respiro, dovendo celare l’eccitazione dietro i propri scudi mentali, mentre cercava di suonare grave. «Il proiettile è entrato e ha colpito la vostra penultima costola, frantumandola mentre passava oltre, ha attraversato il fegato e toccato il rene destro, prima di fermarsi vicino alla base di un’altra costola. Se il proiettile avesse mancato quella costola, sarebbe uscito dalla schiena, a pochi centimetri dalla colonna vertebrale. Sfortunatamente, non lo ha fatto, e, a causa del trattamento di Bellatrix, ora è stato inglobato nella costola risanata. Non potrei rimuoverlo ora, a meno che voi non vogliate che ci arrivi fisicamente. Se lo evocassimo magicamente per farlo uscire, potrebbe causare danni irreparabili alla spina dorsale, senza menzionare gravi danni alla costola ricostruita.»
    «Allora lascialo lì,» ordinò Voldemort, lanciando un’occhiataccia a Bella.
    Il Signore Oscuro non era contento.
    «Naturalmente, mio Signore,» affermò Severus, decidendo di non menzionare il rischio di infezioni, men che mai il tetano.
    Era qualcosa che la maggior parte dei maghi non considerava mai, e i pochissimi che lo facevano erano Nati-Babbani. Le pozioni, come la Pozione Peperina (Pepperup Ndt), di solito gestivano problemi del genere, ma infezioni gravi, come quelle che derivavano da corpi estranei introdotti nei muscoli, nelle ossa, e nei tessuti in generale, potevano essere curati solo con regimi aggressivi di pozioni - regimi di pozioni su cui Severus avrebbe convenientemente mancato di fare commenti, figuriamoci somministrarle.
    «Vi darò delle pozioni per curare il danno arrecato al vostro fegato e al rene. Questo dovrebbe aiutarvi molto nella guarigione, mio Signore,» disse Severus, prendendo le pozioni menzionate. «Comunque, prima che le prendiate, dovete sapere che non potrete lanciare incantesimi potenti per le prossime 48 ore. Le pozioni incanaleranno parte della vostra magia per curare i danni interni e ostacolare tale processo potrebbe ritardare il vostro recupero.»
    «Molto bene, Severus. Quanto ci metterà la ferita a guarire?»
    «Beh,» iniziò Severus, decidendo che un po’ di rinforzi all’ego di Tom gli sarebbero tornati utili. «Per un mago ordinario, direi da due a tre settimane, ma per voi, con il vostro potere e le vostre riserve magiche, direi da sei a dieci giorni.»
    Voldemort annuì lentamente, riflettendo sulla situazione.
    «Questo non è troppo seccante. I miei piani non richiedono molta azione da parte mia nelle prossime settimane, ad ogni modo,» affermò Voldemort mentre Severus metteva le pozioni necessarie sul comodino, prima di mettere via le sue altre cose.
    «Posso chiudere la ferita per voi, mio Signore?»
    «Sì, visto che è evidente che Bellatrix è un’incapace,» ringhiò Voldemort, facendo sentire forte e chiaro il fastidio verso la sua servitrice più zelante.
    Bellatrix si fece piccola piccola.
    «Grazie per la concessione di un tale onore, mio Signore,» fece Severus mentre muoveva la bacchetta con fare esperto, rimuovendo le bende zuppe e curando il foro di proiettile… e sigillando con gioia le impurità e gli agenti contaminanti esterni dentro al corpo di Voldemort.

O o O o O

    Harry guardò Perenelle che faceva uscire Norberta dalla stalla per farla poi dirigere nel campo accanto ad essa.
    Nicholas gli aveva detto che avrebbero avuto bisogno di usare della Magia dei Draghi per cominciare ad alleggerire il sigillo sulla sua magia, e siccome Norberta lo conosceva ed aveva fiducia in lui, lei era la scelta migliore.
    «Devi fare esattamente quello che ti dico, Harry. Se sbagli nel seguire le mie istruzioni, potrebbero esserci terribili conseguenze,» fece Nicholas, mettendo una ferma mano sulla sua spalla.
    :Sì, Harry. Fai come ti dice: Sibilò Coral, ai suoi piedi, prima di scivolare verso Perenelle per poter guardare.
    «Capisco,» disse Harry, provando a deglutire senza fare troppo rumore.
    «D’accordo. Voglio che tu la fissi negli occhi e semplicemente che sostenga il suo sguardo. Non distoglierlo finché non lo fa lei,» disse Nicholas, muovendosi di lato per stare in piedi di fianco a Norberta e mettendo una mano sulle scaglie del drago.
    Harry fece come gli era stato detto, e Norberta ricambiò il suo sguardo con un’intensità che non aveva mai visto nello sguardo di qualcuno, mentre Nicholas cominciò a sussurrare in uno strano linguaggio.
    Gli occhi di Norberta si assottigliarono ed emisero un bagliore bluastro, prima che questo si trasformasse in un lampo argentato. Harry non avrebbe potuto distogliere lo sguardo nemmeno se avesse voluto farlo.
    Sentì innalzarsi un’ondata di potere, sebbene Harry non riuscisse a capire da dove venisse. Era bollente, ma di un calore protettivo e costante. Sentì le mani chiudersi a pugno e le ginocchia che gli diventavano deboli, ma il suo contatto visivo con Norberta non vacillò. Gli occhi del drago lampeggiarono di nuovo e lui sentì il centro del suo essere che si faceva più pesante. Il peso non scomparve, ma aumentò, e il ragazzo sentì il petto che gli si gonfiava e il cuore che martellava. Proprio quando pensava che sarebbe stato schiacciato dall’interno, il peso scomparve, come se fosse stato assorbito, e in quel momento Norberta finalmente spostò gli occhi. Harry provò a fare lo stesso, ma invece di distogliere lo sguardo, la vista gli si oscurò e si sentì cadere.
    La cosa successiva che Harry seppe fu che era disteso nel suo letto a casa dei Flamel.
    «Beh, Harry, credo che tu abbia fatto grandi progressi oggi. Congratulazioni, ti sei appena liberato di un quarto del sigillo che avevi,» disse il Signor Flamel, chinandosi su di lui.
    Harry sbatté le palpebre. «Che cosa vuol dire?»
    «Perché non lanci un incantesimo e lo vedi da solo?» Chiese lui, mentre Coral si srotolava dal polso di Nicholas e scivolava sul letto accanto ad Harry.
    Lentamente, Harry si sedette e tirò fuori la sua bacchetta di fenice.
    Dava una sensazione diversa. Era ancora la sua bacchetta, certo, ma riusciva a sentire viticci di calore che passavano dalla sua mano all’impugnatura della bacchetta. Era straordinario.
    «Che incantesimo dovrei lanciare?» Chiese Harry.
    Flamel fece una pausa, prima di tirare fuori i propri occhiali da lettura e di spezzarli a metà con un gesto deciso.
    «Che ne dici di Reparo?» Domandò, poggiando la montatura rotta sul letto.
    Harry sbatté le palpebre, prima di fare come suggerito. Radunò la propria magia, un po’ nervoso perché era la prima volta che lanciava questo incantesimo - sebbene conoscesse la formula e il movimento della bacchetta. «Reparo.»
    La sua magia pulsò nell’aria, attraversando ogni cosa mentre lui puntava la bacchetta agli occhiali rotti. Ci furono degli strani scoppiettii, fruscii, e suoni di spostamenti, che echeggiarono tutto intorno a loro mentre gli occhiali di Nicholas si saldavano magicamente e si aggiustavano. Con ciò, Harry spostò gli occhi alle altre cose nella stanza, stupendosi di trovarle in uno stato migliore di come fossero prima.
    Nicholas iniziò a ridere. «Ben fatto, ragazzo! Vedi? E ci sono ancora altri tre quarti del sigillo da rimuovere, ma prima hai bisogno di abituarti alla quantità di magia che hai ora a tua disposizione.»
    Harry concordò di tutto cuore.

O o O o O

    Remus entrò nei propri alloggi ad Hogwarts. Grazie a Silente e agli altri, sarebbe potuto rimanere come insegnante di DADA di Hogwarts per l’immediato futuro. La maledizione era sparita, beh, entrambe le maledizioni se si contava anche la sua ex licantropia. Il loro lavoro sugli scudi aveva prodotto molti benefici. Non solo era sparita la maledizione su DADA, ma Hogwarts era più fortificata che mai. Aveva scudi che avrebbero fatto ingelosire la Gringott e difese aggressive che si sarebbero attivate immediatamente se qualcuno con cattive intenzioni avesse tentato di introdurvisi, umano o no, in particolare coloro che erano travestiti in qualsiasi modo.
    Andò al proprio divano, stendendosi mentre rifletteva sui recenti eventi.
    Albus sarebbe tornato ad Hogwarts l’indomani, ma sarebbe stato confinato a letto per tutta la settimana successiva. L’intervento di tre giorni prima era stato un successo e i dottori erano speranzosi che il suo recupero sarebbe stato senza problemi.
    In più, la salute mentale del Preside sembrava stabile. Il mago ammetteva di sentirsi un po’ affaticato, ma c’era da aspettarselo. Le sue capacità di linguaggio erano migliorate, ma comunque si stava facendo vedere da un logoterapista, perché balbettava ancora nella pronuncia delle parole quando era particolarmente stanco. Stava anche andando da un fisioterapista per farsi aiutare nel recupero delle abilità fino-motorie del lato sinistro che aveva perduto. Una volta tornato ad Hogwarts, i terapisti avrebbero lavorato con lui ogni Lunedì e Giovedì. In quanto alla sua soglia di attenzione e sulla capacità di concentrazione, era ancora troppo presto per dirlo per certo, ma sembrava molto meglio di quanto avesse anticipato il dottore.
    Comunque, non tutto era così positivo.
    Dopo aver ripreso conoscenza e aver ricevuto il suo primo pasto in ospedale, presto divenne chiaro che aveva perso qualcosa. Il suo senso del gusto. All’inizio, Pomfrey e gli altri avevano creduto che volesse solo farsi portare da loro qualcosa di dolce, visto che si lamentava che il cibo dell’ospedale era insapore, ma dopo che Severus si era preso la briga di passargli di nascosto una ciambella al limone trasfigurata per avere l’apparenza di una semplice fetta di pane, era diventato evidente. Dopo alcuni esperimenti col cibo, scoprirono che Silente aveva l’ipogeusia -una perdita parziale del gusto, e l’iposmia -una perdita parziale dell’odorato. Riusciva a sentire il sale e lo zucchero, ma dovevano essere concentrati e non parte di un campione complesso di cibo. Tali condizioni erano piuttosto comuni con i traumi al lobo frontale e il Dottor Price aveva detto che sfortunatamente non c’era nulla che potessero fare per aiutarlo. Era il corpo di Silente che doveva riparare il danno. Albus era demoralizzato, ma confidava nella speranza che potesse non essere permanente. Tutti confidavano nella possibilità che questa perdita sensoriale alla fine potesse sparire.
    Remus chiuse gli occhi, portando altrove i pensieri. Era appena tornato da una visita a Sirius e aveva condiviso alcune novità con lui. Manteneva sempre Severus al di fuori della conversazione, poiché Sirius era ancora immaturo quando si trattava di qualunque cosa relativa a quell’uomo. Quando aveva brevemente menzionato il nome di Severus qualche giorno prima, Sirius era scattato, facendo stravaganti commenti su come Piton probabilmente si stava inchinando ai piedi del Signore Oscuro.
    Remus aveva subito messo in chiaro le cose, affermando che Severus era una spia e che Silente stesso aveva incondizionata fiducia in lui. Remus aveva anche chiarito che non avrebbe tollerato un’altra parola negativa da Sirius su di lui. Remus non aveva ancora detto a Sirius che Severus era l’Insegnante di Pozioni di Hogwarts e che era diventato il professore preferito di Harry e il suo prezioso mentore, ma l’ex licantropo aveva deciso che avrebbe potuto aspettare. Sirius si stava ancora riprendendo e non aveva bisogno di subire un tale colpo.
    Sirius aveva chiesto dove fosse Harry, ovviamente, ma considerando gli ultimi eventi, aveva accettato borbottando le parole di Remus “Albus ci ha assicurato che Harry è in un posto sicuro ma non ci ha detto dove”.
    Remus sospirò. Desiderava sapere dove fosse Harry, ma Albus e Minerva avevano le labbra cucite in proposito. Tutto ciò che sapeva era che non stava più dai Dursley e che non ci sarebbe mai più tornato, per fortuna. Remus quasi desiderava essere ancora un licantropo. Se le parole velenose di Severus su di loro erano un indizio… forse solo per una volta sarebbe stato giusto…
    Soffocò il pensiero. Che cosa orribile anche solo da immaginare. Si rimproverò da solo, concentrandosi su qualcos’altro.
    Il Ministero e la Stampa si stavano lentamente calmando, in quanto a panico, ma ora le cose cominciavano a muoversi. Nuove misure di sicurezza e leggi venivano proposte mentre Caramell assicurava al pubblico che stavano lavorando per rendere più sicuro il loro benessere, e che Silente era in via di pieno recupero.
    Madama Bones, Remus lo sapeva, era infastidita dall’atteggiamento spensierato e noncurante di Caramell, come molte altre persone, in particolare i membri del Wizengamot. Caramell stava mantenendo una posizione rilassata-in-barba-al-pericolo-per-migliorare-la-propria-immagine-pubblica, e Remus era più che certo che non sarebbe finita bene - per nessuno.

O o O o O

    «Sono seria, Albus. Poco lavoro!» Esclamò Madama Pomfrey. «Se torno qui e la trovo a testa in giù svenuto sulle scartoffie, potrei sentirmi propensa a lasciarla così!»
    «Poppy, te lo assicuro, non farò nessun lavoro con le scartoffie oggi. Minerva si sta già occupando di rimuovere da questo ufficio qualsiasi pezzo di carta che richieda la mia firma. Avrò solo una piccola riunione con Cornelius e Amelia Bones così che possano essere sinceri quando dicono pubblicamente che mi hanno visto e che non sto per morire.»
    Pomfrey borbottò a quelle parole, desiderando che Silente prendesse le cose un po’ più seriamente e che rimanesse a letto per un’altra settimana invece di tornare ai suoi doveri. Ma era il Preside e il Capo del Wizengamot e tante altre cose. Il lavoro doveva essere fatto. Ancora si domandava se fosse una buona idea che Albus avesse mantenuto tutte le sue posizioni nel mondo magico, ma al momento trovare un sostituto avrebbe fatto più male che bene. Solo Merlino sapeva che sorta di persona avrebbe preso il suo posto se avesse deciso di recedere da qualche posizione. Con Caramell, non sarebbe stata sorpresa di veder coinvolto anche qualcuno come Yaxley.
    «Beh, se inizia a stancarsi, farà meglio a tornare a letto, Albus,» affermò Pomfrey.
    «Lo farò, Poppy, lo farò,» promise lui, andando dietro la propria scrivania mentre il camino lampeggiava di verde.
    Ne uscì Madama Bones, presto seguita dal Ministro Caramell.
    «Buongiorno, Madama Pomfrey,» salutò la Bones prima di guardare Albus.
    «Come sta, Albus?»
    «Molto meglio della settimana scorsa,» rispose gioviale Silente.
    «Sì, ci hanno detto che eri in cura da alcuni esperti al di fuori del Ministero,» fece Caramell. «Ti hanno trattato bene?»
    Silente sollevò un sopracciglio, come domandandosi perché Cornelius avrebbe pensato altrimenti, ma in realtà era sorpreso che non sapessero che era stato nelle amorevoli mani dei babbani.
    «Sì, perfettamente bene. Gli devo davvero molto,» rispose con franchezza.
    «Bene, Albus, ci vediamo dopo,» disse Pomfrey, dirigendosi alla porta mentre salutava la Bones e Caramell con un cenno del capo.
    «Certo, Poppy,» rispose Albus prima di indicare ai due le sedie davanti alla sua scrivania.

O o O o O

    Severus uscì dallo studio di Lucius e andò alla biblioteca. Avevano appena finito di discutere i recenti eventi e le loro precauzioni per ciò che sarebbe potuto accadere.
    Entrando nella biblioteca buia, lanciò un tenue lumos e iniziò a guardare gli scaffali.
    C’era un sacco di conoscenza utile qui e Severus voleva riacquistare familiarità con alcuni controincantesimi.
    Chiuse gli occhi, le copertine nere gli ricordarono il diario di Riddle che aveva recentemente distrutto. Era stato piuttosto resiliente e resistente, ma alla fine non aveva potuto sopravvivere al suo Ardemonio. Si era occupato di quell’oggetto malefico nella Stanza delle Necessità, ed era stata un’impresa galvanizzante.
    Sapeva che Lucius non era felice che lui avesse distrutto il diario, ma anche Malfoy aveva dovuto ammettere che il mondo stava meglio senza. Sperava solo che il Signore Oscuro non glielo avrebbe richiesto tanto presto.
    «Padrino?»
    Severus si voltò, non sorpreso di trovare Draco in piedi dietro di lui.
    «Sì, Draco?» Chiese, girandosi mentre toglieva un libro da uno scaffale.
    Severus scandagliò le sembianze di Draco. Non si poteva negare che il ragazzo fosse un principe purosangue, ma c’era qualcosa… una rigidità nelle sue spalle, una preoccupazione dipinta sul suo volto giovane che non ci sarebbe dovuta essere.
    «Non sapevo che fossi qui,» disse Draco dopo un momento. «La mamma non mi ha detto che saresti venuto o che eri arrivato.»
    «Questo è perché non lo sapeva. Sono venuto a parlare con tuo padre e a fare qualche ricerca,» fece lui, decidendo che non aveva bisogno di nascondere nulla al momento.
    Draco annuì, gli occhi saettarono sulla copertina del libro.
    Non commentò sulla scelta di lettura di Severus -”Incanti Oscuri”- ma spostò il peso da un piede all’altro, sembrando nervoso.
    «C’è qualcosa che ti preoccupa, Draco?»
    Draco annuì lentamente prima che Severus gli facesse segno di sedersi sulla sedia vicina mentre lui gli girava intorno e aspettava in piedi di fronte a lui.
    «Circa una settimana fa, io, uh, ho sentito per caso i miei genitori che parlavano,» iniziò Draco.
    Severus ascoltò mentre Draco riassumeva tutto quello che aveva sentito, incluse le precauzioni che erano state preparate, il fatto che i suoi genitori non stavano più supportando il Signore Oscuro, e che Harry era colui che avrebbe dovuto uccidere Voldemort.
    «Capisco. Perché non hai detto ai tuoi genitori che li hai sentiti?» Chiese Severus.
    «Hanno abbastanza cose di cui preoccuparsi, e dirglielo non avrebbe cambiato nulla,» rifletté Draco. «E poi, papà odia quando la gente origlia.»
    «Allora perché lo stai dicendo a me?»
    Draco si strinse nelle spalle. «Non lo so. Sono solo… insicuro su alcune cose. Se mamma e io lasciamo l’Europa, che ne sarà di papà e di tutti gli altri? E tu? Pensi che le cose si metteranno veramente così male? Pensi che Tu-Sai-Chi diventerà così potente?»
    Severus represse un sospiro.
    «Draco, sono sempre stato sincero con te, quindi ora ascoltami. Le cose potrebbero non mettersi tanto male, ma se lo facessero, io e alcuni altri abbiamo preparato una serie di piani di emergenza per aiutare a proteggere più persone che possiamo. Sappi anche che io e tuo padre non getteremo via le nostre vite in un sacrificio inutile, e non correremo rischi innecessari. Vale lo stesso per tutti quelli che scelgono di rimanere e di combattere se il futuro dovesse diventare troppo tragico. E in quanto a quello che penso del Signore Oscuro… non si tratta più di chiedersi se diventerà così potente. Lo è già. Comunque, il potere non è tutto. Ci sono cose che il Signore Oscuro non capirà né avrà mai. Non è imbattibile.»
    Draco annuì, sebbene fosse chiaro che non era esattamente stato confortato dalle parole di Piton, ma soltanto alleggerito un po’.
    «E Harry è… voglio dire, è vero? Harry dovrà affrontarlo alla fine?»
    «Credo che Harry lo abbia già affrontato di persona due volte nell’anno passato, ma se ho capito la tua domanda, sì, un giorno dovrà affrontarlo di nuovo e dovrà sconfiggerlo definitivamente.»
    «È per quello che è successo prima? Voglio dire, quando era un neonato?» Chiese Draco.
    «Sì.» Severus decise di non approfondire la cosa. Quella risposta era già da sola abbastanza problematica.
    «Pensi che ci riuscirà, Padrino?» Domandò Draco.
    Severus non rispose subito, la sua mente tornò alle future battaglie di Harry e ai suoi sforzi, ai fallimenti e alle occasioni mancate per un soffio, fin quando, con lo sguardo del ricordo, vide un paio di occhi di un verde intenso - l’ultima cosa che aveva visto prima di apparire nei suoi alloggi, nove anni nel passato.
    «Lo farà,» affermò con decisione Severus, mai stato tanto sicuro di qualcosa in tutta la sua vita.

O o O o O

    Silente fu felice di vedere Caramell che lasciava il suo ufficio, e sebbene non lo infastidisse la presenza di Madama Bones, voleva starsene da solo, così la salutò con gentilezza mentre la donna spariva nel camino.
    Che riunione noiosa e quasi del tutto inutile. Beh, suppose di non essere stato affatto dell’umore giusto per sopportare la voce dolorosamente petulante e egocentrica di Caramell- non che fosse mai stato veramente dell’umore giusto per sentirla, ma non era quello il punto.
    Madama Bones stava facendo un ottimo lavoro per quanto ne poteva dedurre. Era sollevato che qualcuno come lei fosse diventato il Capo dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia. Dubitava che esistessero molte altre persone che avrebbero reagito bene quanto lei durante le ultime settimane.
    In quanto a Caramell, quell’uomo era senza speranza. Se possibile, era diventato più idiota che mai. Era come se fosse in un altro mondo, inconsapevole dei pericoli attuali che minacciavano il Ministero e tutta la popolazione d’Inghilterra- sia babbani che maghi. Era quasi come se…
    Albus fece una smorfia, quando gli sembrò che qualcosa lo colpisse mentalmente.
    C’era qualcosa che avevano trascurato. C’era qualcosa di sbagliato. Qualcosa che non quadrava in Caramell.
    Silente aprì un cassetto della scrivania, cercando la ciotola che gli era mancata da morire nella settimana passata. Poggiò la ciotola di caramelle al limone sopra alla scrivania e se ne mise una in bocca. Deluso dalla mancanza di sapore, se ne cacciò in bocca altre cinque, senza curarsi degli sguardi stralunati che Fawkes gli dedicava.
    Si stava sbagliando? Stava vedendo dei problemi dove non ce n’erano (non che Caramell stesso non fosse già classificabile come problema)?
    Silente si reclinò sulla sedia e iniziò ad occludere. Forse schiarendosi la mente sarebbe riuscito ad arrivare in fondo a quella storia.
    Mentre lo faceva, riemersero in superficie pensieri casuali: pensieri e ricordi che era contento di rivedere per un istante prima di metterli da parte e passare ai successivi.
    Albus sorrise, ricordando quanto Severus gli aveva detto qualche giorno prima su quello che aveva fatto a Voldemort.
    Solo Severus avrebbe avuto il fegato di sigillare dei contaminanti esterni dentro il corpo di un Signore Oscuro mentre veniva osservato, non solo dal mostro stesso, ma anche da Bellatrix e Nagini. Quell’uomo era audace, e sebbene non fosse impavido, era più coraggioso di quanto la maggior parte delle persone non pensasse. E anche se Albus sapeva che delle conseguenze prima o poi ci sarebbero state, sperava disperatamente che le azioni di Severus non venissero scoperte da Voldemort e dai suoi seguaci.
    Non sarebbe finita bene.
    Mentre spingeva via quel ricordo, si spostò al successivo, certo di aver quasi finito, ma quindi qualcosa diede uno strattone nella sua mente. Aprì gli occhi: non gli piaceva la sensazione scombussolante che aveva appena avuto e sapeva di aver bisogno di andarci cauto e di chiamare aiuto. Non poteva rischiare che, qualunque cosa fosse appena successa, accadesse di nuovo, o peggiorasse. Aveva troppi ricordi che doveva tenere in ordine e ben sepolti.
    Voltò la testa verso Fawkes che ora lo guardava con preoccupazione.
    «Per favore va’ a chiamare Severus. Ho il presentimento che questa faccenda debba essere trattata il prima possibile,» disse.
    Fawkes andò via con un cenno, sparendo in una palla di fuoco.

O o O o O

    Severus lanciò il suo mantello di traverso sulla sedia, pronto a mettersi a letto, quando Fawkes fiammeggiò proprio sopra la sua spalla.
    Non poté evitare di lanciare un’imprecazione di sorpresa mentre Fawkes gli si aggrappava alla spalla e lo tirava subito via.
    Riconobbe rapidamente l’ufficio del Preside e non riuscì a fare a meno di temere il peggio mentre si voltava per guardare verso la scrivania del suo mentore.
    Ma i suoi timori parvero infondati quando vide Silente che sedeva dietro la scrivania, con l’aria calma e perfettamente a posto. Severus calmò a forza il suo cuore sconvolto, domandandosi il perché di quella brusca convocazione visto l’aspetto normale dell’uomo.
    «Preside, c’è qualcosa di urgente?» Riuscì a dire Severus.
    «Ho paura di sì, Severus. Vedi, un momento fa stavo occludendo la mente e ho dovuto fermarmi. Credo che ci sia qualcosa che non va. Potresti…?» Si indicò la tempia.
    Severus fece una smorfia, ma tirò fuori la bacchetta e si avvicinò alla scrivania.
    «Che cosa è successo?»
    «Non ne sono sicuro, ma mentre stavo occludendo, ho sentito un violento strattone. È difficile da descrivere, ma è stato molto spiacevole.»
    «Proverò a vedere che cosa non va,» disse Severus dopo aver lanciato un incantesimo diagnostico e non aver ricevuto nulla di rilevante. «Pronto?» Albus annuì.
    «Legilimens!»
    Beh, la mente di Silente era di certo stratificata, complicata, ed eccentrica.
    Lo scudo mentale esterno era una delicata cascata di caramelle al limone. Quando le difese mentali di Albus erano attivate al massimo della potenza, era una travolgente valanga impenetrabile di dolcetti gialli. Grato che il Preside avesse abbassato un po’ gli scudi di occlumanzia, Severus continuò, provando a farsi un’idea di che cosa apparentemente non andava.
    Stava quasi per cominciare a pensare che la cosa fosse frutto dell’immaginazione del suo mentore, quando accadde. Era quasi impercettibile, ma c’era.
    «È successo di nuovo,» sentì l’affermazione dalla voce di Silente.
    Severus si spinse oltre, cercando di trovare da dove si originava lo strattone, quando accadde di nuovo, guidandolo verso un punto in particolare.
    Gli ci volle un momento per esaminare che cosa stava percependo, prima di tornare indietro e porre fine all’incantesimo.
    «Credo di aver capito il problema, Preside. Alcune delle sue difese sono diminuite, e quando la sua magia lo rivela, cerca di rimediare - da qui gli strattoni. Dubito che sia permanente o causa di gran preoccupazione, poiché percepisco che le sue capacità per questa arte magica (l’Occlumanzia NdT) sono ancora presenti e forti.»
    «Che cosa ha causato tutto ciò e quanto è grave?» Chiese Albus.
    Severus non fu sorpreso dalla domanda. Era difficile per chiunque, a prescindere dalla sua esperienza, vedere e diagnosticare un problema all’interno dei suoi stessi scudi mentali. Era il motivo per cui era vivamente consigliato rivolgersi a un occlumante di fiducia per farsi aiutare quando si sospettava un problema.
    Talvolta qualcuno da “fuori” doveva dare un’occhiata.
    «Posso solo ipotizzare che questo sia una conseguenza della sua recente ferita alla testa. Come lei sa, non comprendiamo appieno il cervello, ma è evidente che tali ferite possono avere conseguenze in ogni aspetto della mente. Credo che lei abbia solo bisogno di rafforzare e forse ricostruire alcune sezioni delle sue difese. Non sarei sorpreso poi se il riparare queste difese potesse rivelarsi d’aiuto nell’alleviare alcuni degli altri suoi problemi, per lo più quello della concentrazione.»
    Silente sorrise. «Credo che tu abbia ragione, ragazzo mio. Grazie.»
    «Per il punto in cui erano situate le fratture, mi concentrerei sui ricordi recenti e partirei da lì. Il danno non sembra spingersi troppo indietro nel tempo, in quanto a ricordi.»
    «Non dovrebbe essere troppo difficile,» fece Albus, interiormente sollevato che le cose non fossero gravi quanto aveva temuto all’inizio.
    «No, non dovrebbe, ma se avesse bisogno della mia assistenza, mi troverà nei miei alloggi,» disse Severus con un cenno gentile del capo.
    Con questo, Severus uscì tramite il camino, lasciando che l’esperto Preside compisse le proprie riparazioni mentali.


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Grazie a chi legge e a chi recensisce!
A presto con il prossimo capitolo, Pedine in movimento.




   
 
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