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Autore: Signorina Granger    19/08/2017    7 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
E’ passato così tanto tempo dalle Guerre che ormai Lord Voldemort e Tom Riddle sono nomi che si trovano solo negli archivi del Ministero, della Gazzetta del Profeta o nei libri della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Le distinzioni tra Purosangue e non sono finalmente cessate, ormai quelle famiglie che si davano tanta importanza per la purezza della loro stirpe non esistono quasi più nell’universo magico inglese.
I maghi hanno forse finalmente iniziato a guardare i Babbani con maggiore interesse, qualcuno ha persino pensato di unire scienza e magia, dando così vita alla Dollhouse, un’associazione segreta nascosta dietro ad una facciata di esperimenti, che seleziona giovani maghi e combinando le due forze ne resetta le menti: dimenticano chi sono, il loro nome, il loro passato. La loro personalità viene cancellata e reimpostata perché siano al completo servizio dell’associazione: sono solo bambole in mano a dei burattinai, addestrati e pronti ad eseguire qualsiasi ordine.
A qualunque prezzo.
- La storia prende ispirazione dalla serie “Dollhouse”
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 15: Echo
 
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“Julian? Vieni qui, tesoro.”
Il bambino di cinque anni, fermo sulla soglia della stanza, obbedì alle parole della madre, avvicinandosi con leggera titubanza al letto dell’ospedale da lei occupato.
 
Julian si fermò accanto al letto, alzandosi in punta di piedi per sbirciare l’esserino che sua madre teneva tra le braccia, con un minuscolo berrettino rosa in testa, gli occhi chiusi e due piccoli pugnetti che agitava leggermente.
“Hai visto com’è piccola?”
“Molto… quando potrò giocarci?”
 
Marcy rise alla domanda del figlio, allungando una mano per accarezzargli i capelli castani mentre gli assicurava che avrebbe potuto giocare con la sorellina, solo avrebbe dovuto aspettare un po’.
 
“Adesso mi vuoi dire come si chiama? Non me lo hai mai detto mamma.”
“Laureen. Ti piace?”
“Julian è più bello, ma sì… ciao Laureen!”
 
Julian sorrise alla sorellina neonata, allungando un dito per sfiorarle la mano minuscola mentre la madre sorrideva, assistendo alla scena.
 
*
 
Entrò nella stanza senza far rumore come aveva imparato ormai molti anni prima, sorridendo nel scorgere la figura familiare di un uomo che, seduto ad una scrivania, le dava le spalle.
Erin gli si avvicinò con un paio di falcate, chinandosi leggermente per circondargli il collo con le braccia.
 
“Che cosa fai?”
“Ah, ciao… Cominciavo a pensare che ti fossi scordata del tuo vecchio padre, Erin.”
“Sciocchezze… e poi non sei vecchio.”
 
La ragazza sorrise, dandogli un lieve bacio su una guancia mentre il padre, voltandosi verso di lei, le rivolgeva un lieve sorriso.
 
“Sei venuta solo a salutarmi Erin? O devi chiedermi qualcosa?”
“Beh, in effetti… Ci sto davvero pensando ultimamente. So che l’annullamento avviene grazie ad una specie di strano macchinario che avete messo appunto, giusto?”
“Sì, interviene sul cervello con una scarica di magia, ma poi gli Attivi ricevono anche un trattamento manuale per attaccare l’ippocampo e quindi la memoria.”
 
“E non c’è un modo per farli ritornare come prima?”
 
“Perché me lo chiedi, Erin?”
“Curiosità… trovo solo strano, quasi impossibile riuscire ad impiantare una nuova personalità senza lasciare alcun residuo. E’ assolutamente contro natura, davvero non c’è un modo?”
 
Erin inarcò un sopracciglio, osservando il padre attentamente e in cerca di risposte. L’uomo sospirò leggermente, ruotando la sedia girevole per poterla guardare in faccia mentre annuiva:
 
“Ovviamente è contro natura. Ma come tu stessa avrai potuto constatare, non è un processo perfetto. Ci sono stati dei casi in cui gli Attivi sono sfuggiti al nostro controllo, segno che l’amigdala, che regola l’aggressività, è stata troppo danneggiata. La Dottoressa ci ha messo alcuni anni a portare a termine un procedimento corretto, Erin, non è affatto semplice… Certo, a volte l’impronta cerebrale tende a ripararsi da sola.”
“Parli dei loro sogni, delle crisi che hanno mentre dormono?”
“Certo.”
“Quindi l’impronta cerebrale, che voi modificate, tende a ricomporsi da sola… ma non c’è un modo “artificiale” perché ciò accada? Non l’avete mai sperimentato?”
 
“No. Io non ne so niente Erin, ma ormai conosco Cecily DeWitt da diversi anni e so che è molte cose, di certo non ingenua o una sprovveduta… Non ama non avere sempre una risposta, una soluzione a tutto, preferisce prepararsi ad ogni eventualità. Non ne ha mai fatto parola con noi, almeno non che io sappia, ma conoscendola penso che non avrebbe mai ideato un simile processo senza avere una contro-formula a disposizione.”
 
Erin annuì leggermente, riflettendo sulle parole del padre e rendendosi conto che aveva ragione: sicuramente non conosceva la Dottoressa quanto lui, ma era piuttosto plausibile che avesse creato un modo per annullare l’annullamento. Come diceva sempre lei stessa, amava essere “preparata ad ogni evenienza”.
 
 
“Grazie papà.”
 
*
 
“Su, ripeti… Julian.”
“Tato.”
“Julian!”
“Tato.”
 
Julian sbuffò sonoramente mentre invece la sorellina, seduta sul tappeto davanti a lui, sfoggiava un sorriso semi-sdentato.
“Ma perché non riesci a dirlo?”
“Tato!”
 
Laureen, di poco più di un anno, allungò le braccine verso di lui mentre il fratello maggiore si alzava, prendendola per mano e aiutandola a fare altrettanto.
“Secondo me lo fai apposta…”
 
Laureen continuò a ridere mentre muoveva qualche passo un po’ incerto per andare chissà dove, inciampando di tanto nei suoi stessi piedi e cadendo sul pavimento mentre Julian la seguiva, aiutandola a rialzarsi quando scivolava.
 
Il tutto mentre la madre seguiva i movimenti dei due con occhio vigile, sorridendo di fronte a quella scenetta:
“Siete adorabili… Julian, penso che da grande sarai uno splendido fratello maggiore.”
“Ma se non sa neanche come mi chiamo…”
“Dalle tempo, è ancora piccola.”
 
Marcy li raggiunse con un sorriso, chinandosi per prendere in braccio la figlia e scoccare al contempo un bacio sulla guancia di Julian.
“Mamma, non cominciare con le smancerie!”
“Ma senti che paroloni usa il mio piccolo pappagallo…”
“Non sono un pappagallo!”
“Sì invece, chiacchieri in continuazione… sei il mio piccolo pappagallo.”
 
*
 
Non sapeva nemmeno lui che cosa stesse cercando di preciso, continuava a sfogliare con impazienza i registri dei ragazzi che, nel corso di un intero decennio, avevano subito l’Annullamento.
Era partito da quelli più recenti e ormai era arrivato al registro più vecchio, dove la DeWitt si era annotata i nomi dei primi ragazzi su cui aveva fatto esperimenti… in pratica, quelli che non avevano avuto successo e che probabilmente era finiti con il cervello liquefatto.
 
Non sapeva che nome stesse cercando, solo qualcosa di familiare, che potesse essere riconducibile al suo ex istruttore all’Accademia. Era sicuro che Joseph Richardson non fosse una semplice talpa del Dipartimento per scovare la Dollhouse, sbaragliarla e sbattere finalmente Cecily DeWitt in un processo, aveva la sensazione che fosse spinto da qualcosa di più personale.
Un po’ come lui.
 
Quando i suoi occhi chiari indugiarono su un nome femminile che non aveva mai sentito Nicholas si bloccò, osservando quel nome. O, più precisamente, il cognome di quella ragazza.
Melanie Richardson… e la data risaliva a dieci anni prima, era uno dei primi nomi. Sicuramente al tempo era stata una ragazza di circa 18 anni come tutti gli altri, e dieci anni prima Joseph aveva avuto 23 anni. Cinque anni di differenza… poteva essere benissimo sua sorella.
 
Era solo una coincidenza, lo stesso cognome? Anche se, Nicholas ne era piuttosto sicuro, se Richardson era un cognome piuttosto diffuso tra i Babbani non si poteva dire lo stesso per i Maghi, e sapeva per certo che Cecily non aveva mai fatto esperimenti su Babbani.
 
Nicholas rimise in fretta tutti i fascicoli al loro posto dentro al cassetto, sigillandolo come l’aveva trovato prima di uscire dal piccolo scantinato e chiudersi la porta alle spalle per poi allontanarsi nel corridoio deserto con naturalezza, morendo dalla voglia di riuscire a parlare di nuovo da solo con Alpha per chiarire quella situazione.
 
*
 
“Ciao piccola.”
Julian sorrise alla sorellina, che lo guardò di rimando con aria piuttosto malinconica:
“Appena imparo a scrivere bene ti manderò un sacco di lettere.”
“Le aspetterò, intanto ti scriverò io, ok? Fai la brava.”
 
Il ragazzino si chinò per abbracciare la bambina, che ricambiò la stretta prima di lasciarlo andare, guardandolo sorridere ai genitori prima di sparire dentro un vagone.
 
Pochi attimi dopo Julian si sporse dal primo finestrino disponibile, rivolgendo un ultimo saluto alla famiglia e indugiando con lo sguardo su Laureen, che teneva il padre per una mano e lo stava salutando con l’altra.
 
“Ci vediamo a Natale!”
“Divertiti… e fai il bravo!”
Annuì alle parole del padre prima di ritrarsi, allontanandosi dal finestrino e sparendo così dalla vista della famiglia, lasciando i genitori a consolare la sorellina per “avventurarsi” per la prima volta nell’Espresso per Hogwarts, inconsapevole che di lì a pochi minuti avrebbe fatto la conoscenza del suo futuro migliore amico.
 
*
 
“Erin? Ti devo parlare.”
“Ah sì?”
 
La bionda stava scendendo le scale in fretta e furia per trovare Alpha o Nicholas e condividere con loro ciò che aveva sentito dal padre, ma i suoi piani andarono in fumo quando s’imbatté inaspettatamente nel suo Attivo.
Era piuttosto insolito che volesse parlarle, non solo non erano mai stati grandi amici ma lui per primo non era tipo da molte parole.
 
Echo però annui, osservandola con attenzione prima di parlare:
“La parola “annullamento” ti dice niente? Perché io non l’avevo mai sentita, prima di ieri sera… eppure, suonava importante.”
 
Alle parole del ragazzo Erin si sentì praticamente raggelare, maledicendo la tendenza del suo Attivo ad ascoltare ed osservare qualunque cosa restando in un angolo buio:
“Ti avevo detto di tornare a dormire, ti avevo detto di non impicciarti!”
“Vero, l’hai fatto, ma come tu stessa hai detto una volta NON sei la mia baby-sitter. Non sono strettamente tenuto ad ascoltarti, dopotutto.”
 
Echo piegò le labbra in un piccolo sorriso mentre Erin invece sbuffò, superandolo e borbottando che aveva altro da fare invece che fermarsi a parlare con lui. Il ragazzo però non sembrò della stessa opinione perché la seguì, parlando senza battere ciglio:
 
“Dico sul serio, Erin. Tu, Nicholas e Alpha sembravate una banda di cospiratori… C’è qualche problema? E che cos’è questo “annullamento”?”
“Non c’è nessun problema Echo… e l’annullamento non è niente che ti debba interessare. Vai a prendere a calci qualcosa o a sparare come tutti gli altri, io ho da fare.”
“Certo, immagino, vai a continuare a cospirare… se cerchi Nicholas è in cucina. E chi era quell’uomo da cui sei andata stamattina? Hai una relazione con uno dei ricercatori della DeWitt?”
 
“Io non… è mio padre. E comunque non sarebbero affari tuoi.”
Erin sbuffò, scoccandogli un’occhiata truce prima di accelerare il passo, allontanandosi in fretta.
Forse avrebbe voluto seguirla ma sapeva che lei non l’avrebbe presa bene e molto probabilmente non gli avrebbe detto nulla, oltre ad assestargli un doloroso calcio rotante. Echo non si mosse, limitandosi a seguirla con lo sguardo e ripensando ancora una volta alla conversazione che aveva avuto la sera precedente con Nick e Alpha.
 
C’era qualcosa di strano, lo sentiva. Qualcosa stava succedendo, ma di certo lei non ne avrebbe mai fatto parola. Aveva dormito malissimo la notte precedente, aveva continuato a pensare a quello che aveva sentito, in particolare quella fastidiosa parola: “annullamento”. Non aveva bel suono, anche se non sapeva a cosa si riferisse.
Da quel che aveva capito i tre avevano parlato di “porre fine” a qualcosa. Ma cosa?
 
*
 
Aveva passato gli ultimi due anni a guardare suo padre fare magie, fantasticando sul momento in cui anche lui le avrebbe imparate… non vedeva l’ora di arrivare ad Hogwarts, il magnifico castello di cui aveva tanto sentito parlare dal padre.
Un po’ la sua famiglia gli mancava, certo, ma concentrandosi sulle affascinanti materie che gli venivano insegnate e sugli amici che si stava facendo riusciva a non pensarci più di tanto.
 
In particolare aveva preso in simpatia fin dal primo momento una sua compagna di Casa, dal nome dolce quasi quanto il suo carattere. Non avrebbe mai pensato di diventare tanto amico di una ragazzina ma si era reso conto in fretta di adorare Rose Williams, sempre così gentile, dolce e sorridente.
E poi c’era Hooland Magnus, certo, altro suo compagno di Casa… Julian lo aveva trovato fin da subito estremamente divertente. Certo, forse un po’ particolare, ma gli piaceva molto.
 
“Hool è tanto che non si vede… secondo te sta bene?”
“In effetti non so dove sia… ma sono sicuro che salterà fuori, vedrai.”
Julian, seduto su un divano nella sua Sala Comune, alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo per Pozioni per rivolgere a Rose un piccolo sorriso, quasi a volerla rassicurare.
 
Ormai si stava facendo buio e del loro amico nessuna traccia… dove si era cacciato? Rose si faceva più irrequieta ogni minuto che passava, in pena per il suo amico, ma Julian era certo che Hooland presto sarebbe ricomparso con un sorriso stampato sulle labbra e una stramba storia da raccontare.
 
In effetti quando, il mattino dopo, lo vide Julian potè ascoltare di un’assurda storia: a quanto sembrava Hooland si era perso nel bosco e poi si era fatto riportare al castello nientemeno che da un Centauro.
Se non altro, con un amico così, non si annoiava mai.
 
*
 
Entrò in cucina con un enorme sorriso sulle labbra, puntando immediatamente gli occhi su una delle tre ragazze già presenti nella stanza. Passò davanti ad Erin e Nicholas, che stavano parlottando a bassa voce, per raggiungere Isla e abbracciarla da dietro, stampandole un bacio su una guancia:
 
“Buongiorno, passerotto.”
“Ciao Fox… Devi proprio continuare a chiamarmi così?”
“Mh-mh.”
 
Foxtrot si limitò ad annuire mentre Isla si voltava verso di lui, avvicinandolesi per baciarla dolcemente sulle labbra. Il tutto mentre Rose, impegnata ai fornelli come suo solito, ridacchiava:
 
“Tra rose e fior, nasce l’amor…”
“Proprio tu parli? Come mai Hooland non è già qui a cercare di distrarti per rubare cibo extra? E comunque, qualcuno sa se Carter l’ha passata liscia?”
“Ieri sera l’ho visto andare in camera sua, credo che la DeWitt non lo abbia licenziato.”
 
Mentre Foxtrot, Rose e Isla discutevano su quello che poteva essere successo a Carter Erin rivolse un’occhiata in tralice a Nicholas, invitandolo ad alzarsi:
“Andiamo a cercare Alpha… vi devo parlare. Lontano da occhi e orecchie indiscrete.”
 
*
 
“Non amo fare i turni serali, ma in tua compagnia non è così male.”
“Per fortuna che l’hai detto, iniziavo ad offendermi!”
Julian sorrise alle parole dell’amica, mettendo un braccio sulle spalle di Rose per attirarla a sé e darle un bacio sulla tempia.
 
La ragazza gli sorrise con affetto, prendendolo sottobraccio mentre Julian le rivolgeva un’occhiata eloquente:
“Parlando di te, Rosie… C’è qualcosa tra te e Jason Craig? Chiunque se ne accorgerebbe, dopotutto.”
“Beh… diciamo di sì. Secondo te gli piaccio?”
 
“Non saprei, ma dal modo in cui ti guarda penso proprio di sì.”
“Come se TU non avessi ragazze che ti lanciano occhiate languide, Julian Jones. La tua faccia e il tuo carisma fanno conquiste.”
“Sarà anche vero, ma non mi interessa. Non cercare di sviare la conversazione su di me, Rosie! So che c’è qualcosa tra voi due, e se ti rende felice può solo farmi piacere… Ovviamente, se dovesse farti stare male vieni a dircelo, così io e Hooland possiamo pianificare ai suoi danni.”
 
Julian sorrise, pronunciando quelle parole con un velo di ironia mentre Rose invece sbuffava leggermente, non potendo immaginare che di lì ad un anno le cose con Jason avrebbero preso una piega ben diversa, per niente positiva.
 
*
 
Bussò alla sua porta con impazienza e preoccupazione, quasi temendo di fargli quella domanda. Non lo aveva più visto dalla sera prima, quando era stato fatto chiamare dalla Dottoressa… e temeva di sentirsi dire che avrebbe dovuto lasciare la Casa e quindi la Dollhouse.
 
La porta della camera di Carter si aprì e il ragazzo comparve davanti a lei, rivolgendole un lieve sorriso:
“Oh, ciao.”
“Ciao… Allora? Che cosa ha detto? Te ne devi andare? Le hai detto che era stata una mia idea?”
“No e no, Juls… Non me ne vado e non le ho detto che è stata una tua idea, sappiamo entrambi che non è così. Mi sono preso una bella strigliata, ma rimango qui.”
 
Al sentire quelle parole Juliet sorrise, avvicinandoglisi di un passo per prendergli il viso tra le mani e baciarlo con trasporto mentre Carter la prendeva per la vita, incollandosela al petto e sorridendole quando si staccarono:
 
“Perché non me lo hai detto ieri sera? Mi hai lasciata in pena per ore!”
“Pensavo dormissi… eri davvero preoccupata?”
“Certo.”
 
Juliet annuì e il sorriso di Carter si allargò, quasi stentando a credere alla piega che le cose avevano preso tra di loro solo la sera precedente… gli sembrava quasi impossibile.
Così come il non essere stato cacciato dalla Dottoressa. Ma ovviamente ne era felice, non tanto per il lavoro che avrebbe perso ma per la sua Attiva.
 
“Beh, direi di non pensarci più… coraggio, andiamo a fare colazione.”
Carter accennò col capo alle scale e Juliet annuì, lasciando che il suo Guardiano la prendesse per mano per attraversare insieme il corridoio dove alloggiava tutta la squadra e scendere al piano inferiore.
 
*
 
Quando aveva scoperto cosa stesse succedendo tra Rose, la sua migliore amica, e il suo ragazzo Julian aveva dovuto appellarsi a tutto il suo buonsenso per non andare dal Corvonero e ridurlo a brandelli… oltre allo sforzo immane che aveva fatto per non parlarne con Hooland.
Sentiva che era sbagliato, non poteva tenerlo all’oscuro, non era giusto. Ma aveva promesso a Rose che non ne avrebbe fatto parola con nessuno, così aveva trovato il modo di far sapere la verità all’amico senza infrangere quel patto: conosceva i turni di Rose e aveva detto ad Hooland di aspettare sveglio in Sala Comune un mercoledì sera, certo che quando Rose sarebbe rientrata lui si sarebbe accorto di qualcosa.
 
Così era stato, i due avevano parlato e la mattina dopo Hooland gli aveva chiesto da quanto lo sapesse. Solo una settimana, in realtà, e per fortuna l’amico non se l’era presa, così come Rose.
Dopo quasi un mese i due cercavano solo di convincere l’amica a denunciare quello che stava subendo, senza però grandi risultati.
 
Non poteva andare avanti così fino alla fine dell’anno, lo sapevano tutti e tre… ma forse Rose si rifiutava di vedere come stavano veramente le cose.
 
Era tardo pomeriggio e Julian era andato in Biblioteca per rimettere a posto un paio di libri che aveva preso in prestito per una ricerca di Erbologia. Sapeva che Hooland era in Sala Comune, si erano salutati poco prima, ma non vedeva Rose da quando le lezioni erano terminate.
 
Aveva la fastidiosa sensazione che fosse proprio insieme a Craig e ne ebbe la conferma quando, attraversando la grande Biblioteca per raggiungere il reparto giusto, s’imbatté proprio nella sua amica. E con lei Jason Craig, che la stava visibilmente infastidendo.
 
Julian si fermò di colpo, restando immobile per qualche istante mentre teneva gli occhi verdi fissi sulla scena. Sapeva che se avesse usato la magia in Biblioteca per Schiantarlo avrebbe passato dei guai, ma allo stesso tempo moriva dalla voglia di farlo.
 
“Jason, smettila.”
Rose, seduta su una sedia, cercò di allontanare da sé il ragazzo ma senza grandi risultati.
“Jason…”
Premette le mani sul petto del Corvonero, cercando di spingerlo dal suo stesso corpo mentre lui le teneva una mano sulla spalla, inchiodandola sulla sedia mentre le lambeva il collo con le labbra, mormorandole di tacere.
 
“Credo che ti abbia detto di smetterla. Forse non ci senti?”
Sentendo la voce familiare di Julian Rose aprì gli occhi, quasi sorridendo di sollievo mentre il compagno di Casa, fermo davanti a lei, metteva una mano sulla spalla di Jason per poi allontanarlo bruscamente dall’amica.
 
“Jones, puoi farti i cazzi tuoi?”
“Non me ne frega proprio niente di te Craig, ma se c’è di mezzo Rose allora non sto a guardare. Rosie, andiamo.”
 
Julian rivolse un’occhiata quasi disgustata al Corvonero mentre prendeva l’amica per mano, guardandola alzarsi e prendere la borsa prima d seguirlo, sistemandosi in fretta e furia la camicia bianca.
 
“Vai davvero con lui, Rose?”
“Certo che viene con me. Tu invece va’ a farti una doccia fredda, ti servirà.”
 
Julian scoccò un’ultima occhiataccia al ragazzo prima di sparire insieme all’amica, che appoggiò la testa sulla sua spalla prima di mormorare qualcosa con un filo di voce:
“Grazie.”
 
*
 
“Quindi secondo tuo padre c’è un modo?”
“Sostiene di sì, ma ha detto di non saperne niente… e ha senso, credo sia una cosa che la DeWitt terrebbe solo per sé. Prima che tu me lo chieda Bennet NO, mio padre non la sta coprendo… lo conosco, e mi fido di lui, non mi mentirebbe.”
 
Erin incrociò le braccia al petto con aria risoluta, parlando con tono piuttosto fermo mentre scoccava un’occhiata eloquente in direzione dell’ex compagno di Casa, che sollevò entrambe le mani:
 
“Ok, va bene, mi fido. Non ci resta che capire QUALE sia questo modo. Tu non sei sai nulla?”
“No, niente, non ne ha mai fatto parola… del resto dubito che Cecily si sia mai fidata di me al 100%, sa che sono stato un Auror dopotutto. Ma è molto testarda e piuttosto diffidente con chiunque, dubito che potremmo riuscire ad estorcerle informazioni a riguardo se non ne ha parlato nemmeno con tuo padre, Erin.”
 
“E allora che si fa? Non possiamo aspettare certo in eterno, giusto? Sono passati due anni da quando la nostra squadra si è formata, ma ci sono Attivi che sono qui da anche più tempo. Hanno subito già a sufficienza questa mostruosità, sono ridotti a delle marionette nelle mani della donna che dice di averli aiutati quando invece li ha privati della loro memoria e della loro stessa identità.”
“Per non parlare delle loro famiglie, che nemmeno li ricordano.”
 
Nicholas si rabbuiò leggermente, pensando con un nodo allo stomaco ai suoi genitori che, negli ultimi anni, andava a trovare piuttosto di rado: era molto difficile guardarli e parlare con loro senza dirgli che avevano anche un’altra figlia. Era difficile vederli sorridere e vivere serenamente una bugia.
 
“So meglio di voi che tutto questo è sbagliato. Ma da quando sono arrivato qui il mio punto fisso è sempre stato questo, porre fine alla pagliacciata di Cecily DeWitt, nessuno la odia più di me. E questo vuol dire non solo sbatterla nelle aule del Wizengamot, vuol dire anche annullare quello che ha fatto a quei poveri ragazzi e alle loro famiglie.”
“Riportare i ricordi alle famiglie non sarà difficile, il problema sono gli Attivi.”
Erin sbuffò debolmente mentre invece Nicholas continuò a tenere gli occhi chiari fissi su Joseph, esitando per un attimo prima di parlare:
 
“Ha preso tua sorella, vero? Anni fa. Ho letto i registri, quelli che ormai nessuno riprende più in mano… c’è una Melanie Richardson che è stata portata qui e “annullata” dieci anni fa, quando la Dottoressa stava ancora facendo esperimenti.”
 
“Sì… era mia sorella.”
“Davvero? Che cosa le è successo?” 
 
Erin sgranò gli occhi chiari, sorpresa da quella rivelazione mentre l’ex Auror sospirò, passandosi una mano tra i capelli neri:
 
“Beh, è stata portata qui, non l’ho più vista da quando l’ho accompagnata a prendere il treno per concludere l’ultimo anno ad Hogwarts dopo Natale. Solo che, come ha detto Nicholas, erano i primi tentativi… Cecily DeWitt sarà anche una perfida, cinica stronza ma è molto intelligente, e brava in ciò che fa. Ma nessuno è così geniale da arrivare alla soluzione al primo tentativo, nemmeno lei. Ho avuto notizie di mia sorella solo tempo dopo, l’hanno trovata viva ma senza un briciolo di memoria, con il cervello irrimediabilmente rovinato, incapace di formulare frasi. E’ caduta poco dopo in coma vegetativo, il cervello non reggeva più.”
 
E poi ho dato il consenso per ucciderla
 
“Ecco perché sei qui… non ti ha mandato il Ministero, hai scelto tu. Per vendicare tua sorella.”
“E per capire se i miei dubbi erano fondati, al tempo non ero sicuro che fosse stata effettivamente manomessa dalla Dollhouse. Ma ho messo le mani sugli stessi registri di cui forse persino Cecily non rammenta l’esistenza e ho trovato il suo nome, come te Nicholas. Mia sorella è morta per colpa di questo posto, spero davvero che la tua abbia una sorte diversa.”
 
“Quindi che si fa? Aspettiamo in eterno? Cecily non ci darà mai se c’è o meno un modo per riportare gli Attivi come prima, non lo farebbe mai. E a trovarlo da soli potremmo metterci mesi, tiene sempre tutte le sue dannate cose sigillate con la magia o protette con centinaia di password.”
“Triste ma vero, Erin. No, non possiamo aspettare in eterno, prima o poi capirebbe cosa stiamo cercando di fare… Hai detto che Echo ha sentito la nostra conversazione ieri sera, no? Non possiamo permettere che ciò accada di nuovo. Io credo che sia arrivato il momento di fare concretamente qualcosa, posso scrivere al Dipartimento in ogni momento: questo posto è super protetto con la magia, trovarlo è difficilissimo, ma con una talpa all’interno per gli Auror non sarà un problema venire qui e prendere quella donna con la forza.”
 
“Quindi vorresti lasciar intervenire gli Auror ed estorcere alla Dottoressa il modo per far tornare gli Attivi normali solo in seguito?”
“Quello che sta facendo è decisamente illegale, le si potrebbe proporre un patteggiamento. E’ intelligente, accetterà. Il problema è che ha fatto firmare agli Attivi, così come a voi, diversi contratti: ha l’autorizzazione firmata da tutti loro per l’annullamento, ovviamente in quasi tutti i casi costretti con la Maledizione Imperius. Io stesso ho preso gran parte di loro e li ho trascinati qui con la forza quando stavano per tornare a casa con il treno, a quel punto la Dottoressa parlò con loro, gli spiegò cosa volesse fare, gli propose di sottoporsi all’operazione… ovviamente tutti rifiutarono, eccetto Seth, ma Cecily fa così, finge di chiederti il consenso quando in realtà ha già deciso. Ora, ha i contratti firmati, ma è comunque perseguibile legalmente: usare le Maledizioni senza Perdono è un reato, e fortunatamente abbiamo un testimone a riguardo di cui nessuno dubiterà.”
 
“Ovvero?”
“Me.”
 
*
 
Sorrise nel guardare il suo Patronus, un pappagallo. Non riuscì proprio a non pensare a sua madre, che era solita chiamarlo proprio così per la sua fluente parlantina.
Il settimo anno stava per finire ma non se ne faceva un crucio, sicuramente Hogwarts gli sarebbe mancata ma moriva anche dalla voglia di iniziare la sua nuova vita una volta terminata la scuola, di vivere la vita reale oltre il castello.
 
Gli occhi chiari del ragazzo si spostarono dal suo Patronus quando iniziò a sentirsi osservato, guardandosi intorno per averne la conferma.
In effetti c’era qualcuno che lo stava guardando, e anche quando i loro occhi s’incrociarono quella donna bionda non accennò a distogliere lo sguardo, studiando il Tassorosso con attenzione.
 
Era sicuro di averla già vista da qualche parte, forse proprio a scuola, ma non ricordava con chiarezza come si chiamasse. Eppure non riuscì a restare indifferente di fronte al suo sguardo, provando quasi una strana sensazione davanti a quegli inquisitori occhi chiari e piuttosto gelidi.
Una sensazione che non aveva proprio niente di piacevole.
 
*
 
Erin saliva le scale quasi due gradini alla volta, diretta in cucina per cerare i suoi “colleghi”: Alpha le aveva detto di cercare Isla, Rose, Hooland e Carter e di parlare con loro, spiegargli cosa stesse succedendo e avvisarli.
Quando lei gli aveva chiesto, di rimando, che cosa avrebbe dovuto fare se qualcuno di loro si fosse dimostrato “contrario” Alpha si era limitato a dirle di ricordare loro che avrebbero avuto delle conseguenze da affrontare in seguito se avessero deciso di appoggiare la DeWitt fino alla fine.
Il tutto mentre lui avrebbe scritto al suo amico Capo degli Auror e Nicholas avrebbe dovuto occuparsi degli Attivi della loro squadra: a sentire l’ex Auror gli Attivi avrebbero potuto reagire in qualunque modo di fronte ad una specie di invasione, e non era il caso che si ferissero attaccando gli Auror… così aveva dato al Guardiano una valigetta piena di siringhe e gli aveva semplicemente detto di “metterli a nanna” prima dell’arrivo dei suoi vecchi colleghi.
 
Entrando in cucina Erin sorrise con sollievo nel trovare tutti i compagni, affrettandosi a parlare:
 
“Scusate? Dovrei parlare con Isla, Rose, Carter e Hooland… ragazzi, potete lasciarci soli? Ho un paio di cose da dire da parte di Alpha.”
“Certo.”
 
Juliet annuì prima di scivolare dal suo sgabello, uscendo dalla cucina senza obbiettare insieme a November, seguite subito dopo da Quebec e Foxtrot. Echo invece esitò, scoccando un’occhiata piuttosto scettica alla sua Guardiana prima di uscire a sua volta dalla stanza, lasciando i Guardiani soli.
 
“Allora, che cosa vuole Alpha? Abbiamo un’operazione?”    Carter inarcò un sopracciglio, guardando la bionda chiudere la porta della stanza con gli occhi chiari carichi di curiosità, così come tutti gli altri.
“Diciamo che una è già in corso… statemi a sentire e aprite bene le orecchie, non so quanto tempo abbiamo.”
 
*
 
Mentre correva Echo sbuffò, scoccando un’occhiata torva in direzione della sua Guardiana, impegnata nella sua stessa operazione dopo essersi sfilata i tacchi:
“Dovevi proprio metterlo KO e far saltare la copertura, LaFont?”
“Non farmi la predica Echo, io me ne stavo seduta al bancone del bar a farmi gli affari miei come d’accordo mentre tu facevi il resto, dovevo solo controllarti a vista… Ma poi è arrivato il solito imbecille che si è messo a fare il simpaticone e ad allungare le mani. Non me ne sto certo con le mani in mano.”
 
Erin sbuffò, ripensando con irritazione al fastidioso tipo che aveva atterrato poco prima, abbandonando il suo Martini sul lucido bancone di mogano per saltare letteralmente sulle spalle del tipo e torcergli il collo usando le gambe come leva.
“L’ho visto… Ero a tanto così dallo scoprire il codice della cantina, complimenti.”
“Oh, insomma, che tragedia, non l’ho mica ammazzato!”
 
Echo roteò gli occhi, evitando accuratamente di replicare – non voleva certo fare la stessa fine di quel poveraccio – mentre uscivano dall’albergo. Senza dire niente Erin lo prese prontamente per un braccio per Smaterializzarsi insieme a lui, sparendo dal piazzale pieno di costose auto per poi ricomparire davanti alla Casa.
 
“Bene… ad Alpha lo dici tu, comunque.”
“Perché io? Sei tu l’Attivo, TU dovevi occupartene!”
“Sì, ma tu sei la mia Guardiana, dovevi assicurarti che portassi a termine il compito…”
“Bene, ce la giochiamo allora: testa parli tu, croce lo faccio io.”
 
*
 
Nicholas guardò la siringa che teneva tra le dita, ripensando alle parole di Alpha: a sentire il suo ex istruttore gli Attivi avrebbero semplicemente perso conoscenza per diverse ore, non rischiando così di intralciare l’intervento degli Auror nella Casa. Avrebbe dovuto addormentarli e poi portarli semplicemente nelle rispettive camere, facendoli sparire per un po’. Avrebbe voluto chiedere ad Alpha dove avesse trovato quella roba, ma forse le siringhe erano solo il risultato di un’accurata ispezione dei laboratori.
 
In fin dei conti, probabilmente nella loro testa quello che facevano non era nulla di esageratamente scorretto, non avevano idea che la Dottoressa avesse fatto rapire dei ragazzini appena diplomati, costretti a firmare un contratto e poi fatto un’operazione su di loro.
 
No, loro probabilmente vivevano sotto una campana di vetro.
 
Nicholas sospirò, ripetendosi che lo faceva per il loro bene mentre attraversava il corridoio praticamente deserto, guardando November camminare qualche metro davanti a lui:
 
“November?”
“Ah, ciao… Tu non partecipi alla “riunione”?”
“No, io… so già tutto.”
Nicholas si fermò davanti a lei, prendendola per un braccio per impedirle di allontanarsi:
 
Scusa, November.”
La ragazza lo guardò con espressione confusa, ma non ebbe il tempo di chiedergli di cosa stesse parlando: un attimo dopo sentì un ago perforarle la pelle del braccio.
 
“Nick, che cosa…”
“Non preoccuparti, andrà tutto bene. Ora chiudi gli occhi e basta.”
 
*
 
Quando un gufo dall’aria familiare aveva picchiettato alla sua finestra non aveva esitato ad aprirla, lasciando che il rapace entrasse nel suo ufficio per slacciare e leggere la lettera che teneva legata alla zampa.
 
Aveva riconosciuto subito la calligrafia ormai ben nota di Joseph… e un piccolo sorriso quasi vittorioso comparve sul volto del mago nel leggere delle righe che aveva atteso a lungo: il suo via libera, finalmente.
Richard si alzò, uscendo dall’ufficio senza smettere di sorridere prima di parlare a voce alta:
 
“Joanne, raduna gli altri… abbiamo una stronza da andare a trovare, finalmente.”
 
*
 
“Io sono d’accordo. Insomma, molti di loro erano miei amici. Quando sono arrivato qui non me ne rendevo conto, ma è tutto terribilmente sbagliato… e sono certo che la pensate così anche voi, alla fine.”
 
Alle parole di Hooland Rose annuì, esitando per un attimo prima di rivolgersi ad Erin:
“Ha ragione Hool. E’ la cosa giusta, che tornino com’erano prima.”
 
“Mi fa piacere sentirlo… al momento Nicholas li sta sedando, non preoccupatevi, è solo per tenerli lontani dai guai, lo farà anche con quelli della Charlie e della Bravo. Sono sicura che se decidete di aiutarci non dovrete pagare alcuna conseguenza, in fin dei conti possiamo essere considerati tutti “complici” della DeWitt, ma Alpha potrà benissimo togliervi dai guai. Se prendete la scelta giusta, ovviamente.”
 
Gli occhi verdi di Erin si soffermarono su Isla e Carter, che ancora non avevano proferito parola da quando lei aveva smesso di parlare.
Isla, che fino a quel momento si era limitata a fissare un punto indefinito del muro, si voltò finalmente verso di lei:
 
“Torneranno alla loro vera personalità? Riacquisteranno la memoria?”
“Beh, ci proveremo.”
Isla annuì leggermente, non potendo fare a meno di pensare a Foxtrot. Voleva davvero che le cose andasse così? Voleva davvero che ritornasse ad essere Cecil?
Certo, era giusto e lo sapeva, ma non lo voleva nemmeno perdere. Anche se forse doveva pensare nell’interesse del ragazzo e non nel suo.
 
“Ok. Ci sto. Carter?”
“Se è per il bene di Juliet… allora va bene.”
 
“Eccellente.”








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Angolo Autrice:

Buonasera! Eccomi qui anche con l'ultimo capitolo dedicato ad un personaggio preciso... Il prossimo "chiuderà il cerchio", diciamo, e poi ovviamente ci sarà l'Epilogo. 
Ci sentiamo presto, spero, con l'ultimo capitolo!

Signorina Granger 
   
 
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