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Autore: _Charlie_    20/08/2017    2 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 42:

 

L'assassina

 

« Bisogna riconoscere che è stata una gran tattica » dichiarò Oliver, mentre si accingevano a raggiungere lo studio di Rhona. « Se fossero entrati nella Cupola indossando quei Braccialetti... oh, non oso immaginare cosa gli sarebbe potuto accadere! »
« Ma quando ci hanno portati qui per la prima volta » iniziò Arya, una bottiglia di vino tra le mani: « tu e Logan cosa avete provato? La magia difensiva ha attaccato anche voi, o sbaglio? »

« Eccome se ci ha attaccati! I nostri corpi stavano letteralmente bruciando! »
« E poi cos'è successo? »
« Non li abbiamo più messi finché Rhona non ci ha fornito una sorta di autorizzazione » disse Oliver, ad un tratto curioso: « quel drago, invece? Come fa ad entrare e uscire dalla Cupola senza il benché minimo disagio? »
« Rhaego non è un demone » lo interruppe Arya, felice di aver montato l'ultimo gradino della scala a chiocciola: « è una creatura antica, dall'eccelso valore e potere. Non mi stupisce il fatto che gli incantesimi delle streghe non abbiano effetto su di lui ».
Nessuna voce meccanica annunciò il loro arrivo. Macchie di sangue inquinavano ancora il marmo, i fregi e le colonne. Dello sfarzo e dell'oro non era rimasto altro che il ricordo.
Il Rifugio tornò operativo qualche ora più tardi, il tempo necessario affinché la sostanza si assorbisse. I primi ad accedervi furono le guardie di Rhona, che recuperarono tutti i cadaveri e li spostarono altrove. Arya non volle sapere dove misero Cinnamon e Nathaniel, e proibì a chiunque di rivelarle in che modo si sarebbero sbarazzati dei loro resti.
Gli effetti personali – tra cui i grimori, gli abiti di tutti i giorni e i gioielli – andarono perduti. Le uniche cose che la Congrega riuscì a recuperare furono i frammenti della Sfera e le divise da combattimento. Arya si sfiorò il petto con un indice – percependo l'assenza del medaglione, trattenne le lacrime. L'ultimo ricordo di suo padre era ormai cenere.
« Perché prima sei voluta passare in mensa? » Le domandò Oliver, destandola dai propri pensieri.
« Sono affari miei » rispose lei, secca: « è bene che tu ne rimanga fuori ».
Sfilarono accanto alla balconata; non vi era più alcun pino che calasse dall'alto – le sue radici erano state avvelenate, il lucernario distrutto. La sua assenza richiamava il vuoto di una torre spoglia, inutile.
« Avanti » la voce di Rhona sgusciò dallo studio ancor prima che bussassero: « venite ».
Oliver fece per entrare, ma Arya lo arrestò bruscamente, afferrandolo per un polso: « rimani qui ».
« Perché? » Protestò lui, la fronte corrugata.
« Perché te lo dico io ».
Quando si fece avanti, la ragazza non notò nulla: era la solita stanza, con il solito parquet scuro, l'armadio verde, il letto a baldacchino e l'arazzo inquietante.
In fondo, dietro ad un tavolo, sedeva una vecchina – fragile, calva, gli occhi incastonati tra le rughe del volto ed uno scialle di seta viola sulle spalle.
Rimasero in silenzio.
Dal loro primo incontro erano trascorsi pochi mesi, ma ad entrambe pareva un'eternità.
Avevano cominciato col piede giusto, nutrendo un forte sentimento di ammirazione reciproca – erano sopravvissute a qualsiasi battaglia, superando ostacoli e difficoltà, dimostrando al mondo di essere invincibili –, poi qualcosa era cambiato: i passi falsi dell'una infastidirono l'altra, e in men che non si dica si ritrovarono sul filo del rasoio.
Arya sostenne lo sguardo di Rhona, trovandolo molto meno letale di quanto fosse mai stato.
Le sue ametiste, difatti, si erano opacizzate, il suo corpo indebolito – il seno le sfuggiva sotto alla veste, le dita le tremavano. In un angolo dello studio riposavano anche i suoi capelli, ridotti ormai ad una caterva di fili bianchi e degrado.
Arya si aprì in un sorriso.
« Non avresti potuto trovare momento migliore » esordì la vecchina, la voce roca.
« Stavo pensando alla stessa cosa » rispose lei: « com'è accaduto? »
« Oh, Hazelle non era l'unica ad aver appreso qualche trucchetto ».
« E il tuo qual è? »
Rhona allungò il mento verso l'uscita: « i pini sono sempre stati i miei alberi preferiti. È lì che nascosi il mio cuore ».
« Allora non sbagliavo quando ti criticavo, dicendo che ne eri sprovvista! »
« Affatto » la donna proseguì: « aspetterai che il mio corpo cada in pezzi o... ».
« In realtà, volevo deliziarti con del buon vino » Arya agitò la bottiglia che aveva in mano: « l'ho appena preso in mensa, ma ho aggiunto un ingrediente che lo renderà ancora più gradevole ».
« Ovvero? »
La ragazza si avvicinò alla scrivania: « hai un calice? »
« Mi deludi, signorina Mason » Rhona recuperò dal cassetto un bicchiere di vetro, lungo come quelli che si usano per lo champagne: « ti ha dato fastidio il modo in cui ho trattato il tuo amico? Markos? »
« Diciamo che ho capito chi sei realmente ».
« Dillo ».
« Una stronza opportunista che avrebbe preso il comando di Rozendhel, andando contro agli accordi che sono stati stipulati secoli e secoli fa con gli Umani e gli Elfi » Arya stappò la bottiglia e riempì il bicchiere di Rhona – era un vino così scuro, denso che pareva inchiostro: « hai annullato lo Scisma e prima o poi avresti sciolto tutte le Congreghe. Saresti diventata il capo della Comunità Magica. Sei un despota, fai ciò che ritieni più giusto nonostante tutti ti dicano che è sbagliato ».
« È vero! » Esclamò Rhona tra un sorso e l'altro: « volevo il comando di tutta la città, annientare i demoni e... perché no? Anche gli umani ».
« Lo so » Arya la fulminò con uno sguardo: « so tutto dei bombardamenti ».
« Oh, e come? »
« Non sono stati i demoni a far saltare in aria casa mia, vero? Sei sempre stata tu. Hai lanciato bombe di fuoco sulla povera gente, senza alcuno scrupolo ».
« In guerra, o si vince o si muore » Rhona abbassò lo sguardo: « come ne sei venuta a conoscenza? »
« Haramir » rivelò Arya, fredda: « era parecchio scosso dopo l'attacco dei Cacciatori, continuava a blaterare cose come: “si sono vendicati! Ci sta bene!” Anche lui è un debole, sai? »
« Non sei un vero leader se non riesci a confrontare la morte, i cadaveri e tutto ciò che scaturisce la guerra ».
« Già ».
« Anche tu, però, hai una fetta di colpa » Rhona fece una smorfia, annullando la presa che aveva sul calice e facendolo schiantare sul pavimento: « le regole del Rifugio non ammettono l'uso della magia in un caso come quello di ieri. Tu hai richiamato il Fuoco Aureo e, da quel momento, tutti si sono sentiti autorizzati a lanciare incantesimi a destra e a manca, colpendo i loro compagni, uccidendoli ».
« Dovevo salire in superficie ».
« Tutti dovevano » Rhona sorrise: « non siamo poi così diverse, vero? »
Arya scelse di non replicare. Non c'era più alcun bisogno di assecondarla, di sentire ancora le sue stupidaggini. Mantenne quindi il silenzio ed aspettò. L'ingrediente che aveva aggiunto non era altro che sangue di demone – recuperato dal campo di battaglia, da una di quelle bottiglie utilizzate dai Cacciatori.
Rhona, al contrario, non sembrava aver finito e, indicando l'arazzo sulla parete, cominciò di nuovo: « è stato un artista a regalarmi quel coso, dopo avergli raccontato la mia storia. Quella che vedi sono io. Molti anni fa ho dato vita ad una creatura, lo sapevi? »
« Non mi interessa ».
« Gli Umani hanno attaccato il mio Villaggio Eterno ed ogni cosa è stata divorata dalle fiamme » Rhona tremò: « dopo aver vagato per i boschi, uno stregone mi accolse in casa sua... nella notte, uccise mia figlia e mi tenne in ostaggio per mesi, stuprando i resti del mio corpo e facendomi morire di fame ».
« Sta' zitta! »
« Era solo per farti capire che... ».
Una scintilla di Fuoco Aureo volò dalla mano di Arya e, con prepotenza, attraversò il petto della vecchina.
Rhona ruzzolò a terra.
Esanime.

 

 

 

 

 

  
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